Barca a vela: il futuro è con motore elettrico

Tra quanti anni i nostri mari saranno percorsi esclusivamente da barche a vela con motore elettrico? Indubbiamente questa rivoluzione non sarà immediata. Eppure, guardando al progresso relativo ai propulsori elettrici, alle batterie e ai sistemi di ricarica, questo punto non sembra troppo lontano nel tempo. Meglio, insomma, farsi trovare preparati: per questo motivo in questo articolo riassumeremo i passi che sono stati compiuti negli ultimi anni nel campo della motorizzazione elettrica per le barche, concentrandosi sulle barche a vela. Qualche tempo fa avevamo infatti parlato delle migliori barche a motore con propulsori elettrici, ma è indubbiamente vero che, se davvero una rivoluzione elettrica ci deve essere, questa dovrebbe partire proprio dalle barche a vela, ovvero da imbarcazioni che, a partire dal loro propulsore principale (le vele, e quindi il vento) sono già di per sé votate alle zero immissioni, e quindi all’abbandono degli inquinanti motori termici.

Non è certo tutto qui: dotare una barca a vela di un motore elettrico soddisfacente è certamente più facile che farlo su una barca a motore. Il principale problema dei motori marini elettrici – come peraltro accade anche nel mondo dell’automobile – è quello dell’autonomia, ma si dà per scontato che, potendo contare su delle vele, gran parte della navigazione avvenga per l’appunto sulla scia del vento. Ne risulta quindi che, nel caso di una barca a vela, l’autonomia del motore elettrico marino non deve essere per forza particolarmente alta. Questo discorso vale però fino a un certo punto: una barca a vela con motore elettrico che parte per una lunga traversata o per una lunga crociera, infatti, avrà comunque bisogno di un’autonomia notevole, se non altro per poter navigare in tranquillità e in sicurezza.

Insomma, da scoprire e da discutere, intorno alle barche a vela con motore elettrico, c’è né di sicuro. Buona lettura!

Prima del motore elettrico: i motori ibridi per barche

Per certi versi, è possibile vedere la storia dei motori elettrici per barche come una narrazione parallela a quella relativa ai motori elettrici per automobili. Con una piccola ma importante differenza: nel caso dei propulsori marini, si è iniziato a sperimentare con un leggero ritardo. E sì, “leggero” è un eufemismo. Con questo non vogliamo certo dire che nel settore automotive la propulsione elettrica sia effettivamente una realtà solida, diffusa e arrivata. Non si tratta però di un sogno irraggiungibile come lo era qualche anno fa. Certo, per una Tesla Model X si parte da quasi 90 mila euro, siamo d’accordo. Ma una Renault Zoe si porta a casa con 25 mila euro, una Skoda Citigo per 20 mila, una Volkswagen e-Up parte da 23 mila euro, e la stessa Tesla Model 3 parte da 50 mila euro.

Ma non si è arrivati subito a questi modelli full electric accessibili. No, si è partiti anni fa con dei motori non elettrici, quanto invece ibridi. Lo ricorderemo tutti: il primo veicolo ibrido sul mercato è stata la Toyota Prius, uscita la bellezza di 23 anni fa, nel 1997. E anche nel campo nautico non si è partiti subito con i motori elettrici, quanto invece con gli ibridi. Ma non negli anni Novanta: il primo propulsore marino di questo tipo è stato realizzato nel 2009, per uno yacht da sogno di quasi 60 metri. Questo primo esempio, insomma, non può essere preso come il vero incipt della storia dei motori ibridi per barche. L’inizio di questo percorso è piuttosto da collocare nel 2011, quando Vismara dotò il  V50 Hybrid Energheia da 16 metri di un motore ibrido, prima barca a vela di dimensioni “normali” a essere motorizzata con questo nuovo sistema.

Ma attenzione: di cosa si parla quando si tirano in ballo i motori ibridi? In effetti, i motori ibridi per barche si possono dividere in due grandi tipologie. Da una parte, ci sono i motori ibridi marini che usano un gruppo elettrogeno, tendenzialmente un generatore diesel, per ricaricare le batterie; dall’altra, ci sono i propulsori ibridi che sono messi in linea d’asse con un “classico” motore diesel, che può essere totalmente autonomo e svincolato dal propulsore a batteria, così da permettere al diportista di usare l’uno o l’altro.

É stata proprio questa – la seconda – la prima tipologia di motori ibridi usata su barche a vela. Tali sistemi, però, stanno lasciando decisamente il posto ai motori elettrici ricaricati da gruppi elettrogeni, i quali riducono gli sprechi e diminuiscono drasticamente i rumori e le vibrazioni da imputare alle trasmissioni meccaniche.

Ma si sa: il vero obiettivo non è la barca a vela con motore ibrido: la meta è una barca a vela con motore elettrico, senza il bisogno di un generatore.

Una barca a vela con motore elettrico

In questi anni si sta cercando di passare oltre i motori ibridi per abbracciare la propulsione full electric. A rendere tutto questo possibile è ovviamente il progresso che abbiamo conosciuto in questi anni nel campo delle batterie al litio, che permettono di erogare voltaggi che i costruttori dei primi ibridi, fino a qualche tempo fa, potevano solamente sognare. Sta qui, di fatto, la chiave di volta: dotare i motori elettrici delle barche a vela – e non solo – di batterie abbastanza potenti e capienti da garantire un’autonomia sufficiente.

Già adesso un velista che non ha particolari problemi di budget può dotare la propria barca di motore primario full electric accompagnato da delle buone batterie al litio. Questo a patto di non essere il tipo di velista che, a ogni calo di vento, vuole accendere il motore, per continuare a viaggiare alla velocità ideale. In questo caso, sarà meglio scendere il compromesso, ovvero l’ibrido. Per ora, insomma, il propulsore full electric è riservato a chi va a vela tutte le volte che è possibile farlo, e che è quindi disposto a cambiare rotta o a rallentare un po’.

Ma come sono i motori elettrici per barche che troviamo oggi sul mercato? Le performance di questi propulsori a zero emissioni di ultima generazione sono migliori di quelle che conoscevamo negli anni scorsi grazie a un’innovazione che, perlomeno superficialmente, può essere compresa anche dai non esperti. Si tratta infatti di motori elettrici senza spazzole, chiamati per l’appunto brushless: se infatti i propulsori elettrici di solito funzionano grazie al contatto dei contatti elettrici sull’albero, che crea ovviamente attrito, quello nuovi funzionano senza tale strisciamento, garantendo una resistenza meccanica minore, e quindi performance migliori e, è da sottolineare, un’usura ridotta.

Sul fronte dell’autonomia, come detto, sono stati fatti grandi passi in avanti per quanto riguarda le batterie. Ma le batterie costano, con i prezzi che aumentano al crescere della loro autonomia. E non è tutto qui: il problema dell’autonomia resta comunque, rendendo necessario portarsi nei porti per “fare il pieno”. L’alternativa è quella di affidarsi a dei pannelli fotovoltaici, che possono aiutare a fornire energie al propulsore elettrico, in modo davvero ecosostenibile. Ma si si può fare di più: quando il motore è spento, può essere ricaricato grazie al movimento dell’elica.

Da non perdere:   Come fare il nodo a cappio o a scorsoio

motori ibridi elettrici per barca

Il motore elettrico che si ricarica a vela

Siamo abituati a pensare all’elica della barca come a un mezzo fondamentale per la sua propulsione. Ed è assolutamente normale vederla così. Nel mondo delle barche a vela con motore elettrico, però, l’elica può essere qualcosa di più, andando a ricaricare le batterie collegate al motore, facendo di quest’ultimo un ottimo idrogeneratore di energia elettrica.

Questo è possibile grazie a tre aspetti. Prima di tutto, grazie ai motori brushless di cui abbiamo appena parlato. In secondo luogo, grazie alle velocità medie che possono essere raggiunte con gli scafi moderni, che grazie a delle carene sempre più performanti permettono di correre in modo marcato usando solo e unicamente le vele: l’elica girerà così in fretta al di sotto della barca, portando tanta energia alle batterie. Con un sistema di ultima generazione, a velocità medie elevate, è possibile avere energia bastante per mezzora di navigazione a motore dopo due ore di navigazione a vela. Niente male, no?

Abbiamo detto che il fulcro di tutto questo è l’elica. Ma per avere un’elica efficace in tal senso è bene avere un’elica pensata per girare al contrario rispetto alla sua rotazione tipica, ovvero quella che permette l’avanzamento della barca spinta a motore. Ecco dunque che entra in gioco il terzo aspetto che rende possibile la generazione di energia elettrica mentre si naviga a vela, ovvero l’elica a passo variabile: parliamo quindi di un’elica che, al contrario di quella classica e fissa, può mutare l’orientamento delle sue pale, così da assumere un’inclinazione perfetta per sfruttare al meglio l’avanzamento a vela per produrre energia.

Mettendo tutto questo insieme, è possibile avere delle batterie che si ricaricano in modo piuttosto efficiente durante la navigazione a vela. E occhio, perché il motore elettrico si può trasformare in un idrogeneratore di energia elettrica non solo al proprio servizio, ma anche al servizio dell’intero impianto elettrico della barca.

I vantaggi del motore marino elettrico in una barca a vela

Abbiamo visto, quindi, come si è arrivati al motore elettrico per barche a vela, e come è lo stato dell’arte della tecnologia ai nostri giorni. Il problema, come detto, è relativo al prezzo: le tecnologie per avere una barca a vela di dimensioni importanti mossa da un motore elettrico ci sono tutte, ma per adesso risultano inaccessibili ai più. Con il progredire delle tecnologie, però, i prezzi dovrebbero via via diminuire, fino a diventare simili – o quantomeno comparabili – a quelli dei motori marini termici.

Insomma, il grande svantaggio dei motori elettrici, messa da parte la questione dell’autonomia, è legata senza ombra di dubbio al prezzo. Ma ci sono tanti grandi vantaggi! Ecco i principali:

Entrare nelle aree marine protette. Con una barca a vela con motore elettrico – o ibrido – è possibile veleggiare – e quindi ormeggiare – in aree marine protette. E in Italia non ce ne sono poche, alcune delle quali sono di assoluto interesse: si pensi all’isola dell’Asinara, a Montecristo e via dicendo.

Per eliminare i costi del gasolio. Il gasolio costa, e nei porti costa ancora di più. E ne serve, ne serve parecchio, anche per motori medi, soprattutto se non proprio nuovi: avere bisogno di 5 di gasolio litri all’ora anche per un motore 40 cavalli senza obbligo di patente nautica è un attimo. Come ben sanno i diportisti, il livello di gasolio scende anche all’ormeggio, per il frigorifero, per le luci e via dicendo, così da ritrovarsi magari a spendere senza accorgersene una ventina di euro solo per una serata con gli amici in porto. Nel momento in cui ci si muove, ovviamente, i consumi salgono, soprattutto quando si trova bonaccia. Con il motore elettrico, tutti questi costi vengono ridotti al minimo.

La manutenzione meno costosa. La manutenzione del classico motore per barca è fatta di tantissime spese. Si pensi ai filtri, all’olio, alle giranti, tutta roba che va sostituita molto spesso. Ci sono poi i controlli e le sostituzioni da fare intorno alle turbine, agli scambiatori, all’impianto di raffreddamento, all’iniezione, alle fasce elastiche, agli scarichi. Ecco, con i motori elettrici il numero di interventi necessari è destinato a calare drasticamente.

Silenzio e zero vibrazioni. Il velista ama spostarsi a vela anche perché questa permette di navigare senza avere a che fare con il rumore prolungato e continuo del motore marino. Ecco, con i motori elettrici il rumore scompare: per farsene un’idea basta pensare agli spaventi che si prendono quando un automobile elettrica ci passa di fianco in città, silenziosa come una pantera. Non vengono eliminati solo i rumori: anche le vibrazioni scompaiono, il che è un bene per il comfort di chi si trova sulla barca e per la barca stessa, che meno trema, meglio sta.

Il rispetto dell’ambiente. Lo mettiamo per ultimo, ma dovrebbe essere il primo vantaggio a cui si pensa: avere un motore marino elettrico, che sia un entrobordo o un motore fuoribordo, significa per prima cosa eliminare le emissioni, e quindi smettere una buona volta di inquinare. Certo, il velista inquina già molto meno di un diportista che si muove con barca a motore. Ma quanto sarebbe bello fare un passo in più?

 

Il motore fuoribordo elettrico sulla barca a vela

Di certo in molti, negli ultimi anni, hanno capito i vantaggi di poter installare sulla propria barca a vela un motore fuoribordo, lasciandosi così alle spalle i problemi tipici dell’entrobordo. E di sicuro questa scelta è in linea perfetta con la filosofia dell’andare a vela, di andare quindi per mare con il minimo indispensabile. Un motore fuoribordo garantisce meno ingombro e manutenzione più facile e più veloce, nonché – a parità di potenza – un prezzo minore. E se fosse invece di optare per un fuoribordo elettrico? Aziende come Torqeedo propongono dei motori fuoribordo elettrici di potenze diverse, dagli ultralight  per kayak e piccoli natanti fino ai motori Cruiser, paragonabili di volta in volta a fuoribordo da benzina da 25 o più cavalli. Certo, il prezzo di acquisto è maggiore rispetto ai colleghi termici, ma ci sono molti vantaggi: la possibilità di usare la barca anche in aree protette, la silenziosità del propulsore, l’assenza quasi totale della necessità di fare manutenzione, i costi ridotti del pieno e via dicendo.

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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.
  1. Insomma, il grande svantaggio dei motori elettrici, messa da parte la questione dell’autonomia, è legata senza ombra di dubbio al prezzo..
    Come è possibile che un motore elettrico sia costoso quando i suoi componenti sono infinitesimalmente meno costosi di un motore endotermico?

  2. una domanda che guarda al futuro: ma secondo te, sarà possibile prossimamente , sbarcare un motore termico da una barca che ne è equipaggiata, e sostituirlo con uno elettrico??

    • Sicuramente! Ci sono già molte aziende che propongono soluzioni similari sul mercato. E presto avremo anche player della caratura di VOLVO PENTA attivi nel segmento!

    • ciao
      per ora non c’è alcuna notizia di una sostituzione così massiccia, da endotermico ad elettrico.
      Nella tecnica si fanno passi da gigante con poco tempo, quindi incrociamo le dita e mai dire mai!

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