Quali sono i reali consumi del motore entrobordo della tua barca da 16 metri? E quali sono gli effettivi consumi del motore fuoribordo del tuo gommone? Rispondere a queste domande in sede teorica, senza quindi aver tenuto conto dei consumi effettivi segnati magari durante l’estate scorsa, è davvero difficile, difficilissimo. Non è un caso se, nel momento in cui si acquista una barca a motore, non si sa mai realmente quali saranno gli effettivi consumi di carburante che si dovranno affrontare. Certo, ci si arriva abbastanza vicini accostando formule, dichiarazioni del produttore e magari, in caso di barca usata, dell’ex proprietario. Ma la certezza è sicuramente lontana, in quanto i fattori in gioco sono davvero tanti.
Eppure sui libri per la patente nautica la fanno semplice, con formule pronte all’uso, che se prese alla lettera spesso illudono lo studente di poter calcolare in quattro e quattr’otto la quantità precisa di benzina o di diesel che si spenderà durante una crociera di parecchi giorni (va peraltro detto che tutti questi testi dovranno presto essere aggiornati per aiutare gli studenti a calcolare anche l’autonomia non solo di motori a benzina o a gasolio, ma anche GPL ed elettrici). Sui quiz per la patente nautica non si lascia tanto spazio a dubbi, con quesiti del tipo “quanto carburante devo avere a bordo, incluso l’incremento del 30% di sicurezza, per percorrere 10 miglia alla velocità di 5 nodi, sapendo che il consumo orario è di 50 litri l’ora?” oppure “un motore fuoribordo 2 tempo a scoppio consuma 300 grammi per cavallo per ogni ora di moto. Con un peso specifico di 0.75 Kw per litro, qual è il consumo medio di tetto motore fuoribordo 2 tempo a scoppio?”. Per rispondere alle domande più complesse, esistono ovviamente delle formule generali, che vedremo poi. Ma queste funzionano in sede d’esame, e funzionano per farsi un’idea astratta dei consumi che si potranno affrontare prima di una crociera o di un’uscita… ma non si possono certo definire perfette. Anzi: vediamo perché calcolare il consumo del motore di una barca non è così facile.
Perché calcolare i consumi del motore di una barca non è immediato
I consumi di una barca, in generale
Cosa tenere in considerazione per calcolare i consumi del motore di una barca
Le formule per calcolare l’autonomia e i consumi in barca
Ridurre i consumi del motore fuoribordo
Perché calcolare i consumi del motore di una barca non è immediato
Il problema, forse, è che siamo abituati a ragionare come se fossimo sempre in automobile. Quando siamo sulle nostre quattro ruote, sappiamo piuttosto bene quanto andremo a consumare: lo sappiamo perché il produttore della macchina ci ha dato una finestra piuttosto affidabile dei consumi che dovremo affrontare su strada extraurbana e urbana. Questo, però, non succede nel mondo delle barche da diporto. Perché? Pensi che sia forse perché i cantieri navali vogliono tenerci sulle spine? No, il motivo è diverso, e più banale: molto semplicemente, chi produce i motori delle barche è un soggetto diverso rispetto al costruttore della barca nel suo complesso. Un determinato motore è pensato per essere montato su tante barche differenti, così come barche diverse possono essere motorizzate con tanti propulsori. Quindi sì, il produttore di motori può mettere sul mercato un motore fuoribordo, entrobordo o entrofuoribordo dicendoci qual è il suo consumo massimo e medio, ma si tratterà di una cifra approssimativa, frutto di test di laboratorio slegati a un reale utilizzo. Non è tutto qui: va detto che non esiste nessuna reale legge o protocollo che stabilisce in quale modo i produttori di motori nautici devono esprimere il consumo dei loro prodotti. Certo, tutti sono tenuti per legge e dichiarare il consumo del propulsore nel relativo certificato di potenza, ma sul come quello debba essere calcolato ed espresso non ci sono regole da seguire. Avremo quindi produttori che riportano il consumo medio calcolato su una barca qualsiasi (statisticamente parlando, non la tua), produttori che riportano il consumo massimo risultante da un test fatto in laboratorio e via dicendo. Questi dati, insomma, lasciano in buona parte il tempo che trovano, rendendo effettivamente difficile per un diportista calcolare a priori l’effettivo consumo del motore che desidera acquistare.
L’intento di questo articolo, come avrai capito, è quello di spiegare come capire qual è il consumo reale di un motore fuoribordo o di un qualsiasi motore per barca, e quindi potrebbe spiazzarti l’affermazione che seguirà, la quale sembrerebbe troncare di netto ogni possibile considerazione ulteriore: per capire quanto consuma realmente un motore, non si può fare altro che montarlo sulla barca che si intende effettivamente associare a quel propulsore, ed effettuare un test specifico in condizioni di utilizzo realistiche. Questo significa che il test dovrà essere effettuato al lago se l’interessato userà quella barca e quel motore al lago, con il numero di persone che effettivamente utilizzeranno quella barca e così via.
Certo, vista così la faccenda è un po’ disarmante. É però vero che molti costruttori di motori hanno iniziato a proporre al pubblico dei test specifici in acqua, riportando quindi le performance e i consumi dei propri motori montati su determinate barche. In certi casi si può dunque sapere quanto consumano quei motori fuoribordo se montati singoli o in coppia su una barca di tale tipologia e di tale dimensione. Con quei dati, è senz’altro più semplice farsi un’idea sui potenziali consumi sulla propria barca.
I consumi di una barca, in generale
Tutti, prima di acquistare una barca, si informano in modo abbastanza dettagliato sui consumi del suo motore – che, per ovvie ragioni, hanno un impatto minore, quasi marginale, nell’economia di una barca a vela. Ma sarebbe sbagliato concentrarsi solamente su quelli, o imputarsi eccessivamente su di essi trascurando tutte le altre spese che comportano la gestione e la manutenzione. Certo, ci sono i consumi del motore, ma ci sono anche le tariffe per l’ormeggio. Ci sono dei fortunati che ormeggiano la barca nelle rare concessioni demaniali, a circa 350 euro l’anno; tutti gli altri, invece, per il posto in banchina devono sborsare molto di più. Per i soli 6 mesi estivi si parte infatti tendenzialmente dai 1.500-2.000 euro. E se il ‘posteggio’ per l’estate può costare davvero tanto, non si deve credere certo che quello invernale sia da meno, con prezzi davvero importanti per i rimessaggi invernali coperti. Bisogna poi tenere in conto l‘assicurazione della barca, che può cambiare enormemente tra un caso e l’altro: la Responsabilità Civile, obbligatoria, è decisamente economica, restando quasi sempre al di sotto ai 150 euro l’anno. La polizza Corpi Yacht, facoltativa, costa invece molto di più, soprattutto per chi vuole inserire anche la copertura durante le regate. Poi ci sono gli inevitabili costi di manutenzione; e qui si va dall’antivegetativa alla pulizia del teak, fino alle periodica messa a terra dell’albero per le barche a vela e alla revisione della zattera di salvataggio. Insomma, sì, è importante capire qual è il consumo effettivo del motore oppure dei motori fuoribordo della propria barca: un consumo maggiore o minore del 10%, però, rischia di essere poco più di una ‘goccia’ nel mare magnum delle spese di manutenzione di una barca.
Cosa tenere in considerazione per calcolare i consumi del motore di una barca
Dopo uno sguardo d’insieme sui consumi complessivi di una barca, torniamo a concentraci sui consumi del motore. Abbiamo visto che la cifra indicata dal produttore del motore sul certificato di potenza relativa ai consumi è da prendere con le pinze; questo, va sottolineato ancora una volta, senza nessuna malizia da parte dei costruttori di motori: la poca precisione di questi valori è da collegare all’impossibilità di esprimere una cifra precisa e certa per qualsiasi barca che ospiterà il motore. Su quali dati bisogna dunque fare affidamento per capire il consumo di un motore nautico? Ebbene, ci sono senz’altro le formule che ti proporremo tra poco, le quali però, spesso, sembrano procedere un po’ a braccio, brancolando nel buio a causa di un’eccessiva semplificazione.
Per capire il consumo effettivo di un motore su una data barca, in ogni modo, si dovrebbe sempre partire dall’analisi di quest’ultima, e non di quella del motore, cercando eventuali test presentati su delle riviste del settore su barche uguali o perlomeno simili. É possibile farsi un’idea dei consumi di un motore di un brand anche equiparandoli con i test specifici effettuati con un motore con la stessa cilindrata e gli stessi cavalli di un altro marchio. In tutti i casi, è bene mantenere una certa approssimazione, data dallo stile di guida, dal carico della barca, dalle condizioni meteorologiche. I più ottimisti terranno un margine del 5%, i più realisti del 10%. Tutti i testi di nautica, del resto, quando insegnano le formule per calcolare l’autonomia di carburante per una barca, consigliano di imbarcare sempre il 30% in più del carburante necessario. Dunque, passiamo finalmente a queste formule!
Le formule per calcolare l’autonomia e i consumi in barca
Con il termine ‘autonomia‘ di una barca si indica quanto un’imbarcazione può navigare in sicurezza, senza dover imbarcare ulteriori risorse. Nel calcolo dell’autonomia di una barca rientrano quindi acqua potabile, viveri e, ovviamente, carburante. Dato che in mare non esistono benzinai a ogni secca o scoglio, è sempre bene avere un’idea abbastanza precisa dei consumi del proprio motore. A questo scopo, i libri teorici ci propongono varie formule per calcolare l’autonomia di carburante, a partire dal consumo specifico del motore, espresso in Kg/h/cv o litri/h/cv.
La regola più generale e più teorica ci dice che i motori fuoribordo dai 20 ai 40 cavalli consumano dai 0.45 a 0.67 Litri/cavallo/ora; i consumi di motori fuoribordo più potenti, e quindi oltre i 40 cavalli, consumano tra gli 0.45 e i 0.40 Litri/cavallo/ora. Ancora più in generale, per i motori entrobordo a benzina si calcolano dai 0.28 a 0.35 Litri/cavallo/ora, dove nel caso dei motori diesel si passa da 0.23 a 0.26 Litri/cavallo/ora. Questi, va detto, sono valori del tutto teorici, utili solamente per farsi un’idea astratta del consumo del motore, delle ore di autonomia residue (dividendo il carburante presente per il consumo medio) e delle miglia percorribili (moltiplicando le ore di autonomia per la velocità).
Ci sono altre formule da prendere in considerazione. C’è per esempio quella che prevede di calcolare il consumo orario di un motore espresso in litri attraverso un coefficiente, il quale sarebbe fissato a 0.2 nel caso dei motori a diesel e a 0.4 per i motori a benzina. Tale coefficiente dovrebbe essere moltiplicato per i cavalli del motore per avere il consumo orario in litri al quale fare riferimento. Altre volte ancora si parte dal consumo in grammi per ora per cavallo, partendo per esempio da un valore di 240 grammi per i motori a benzina.
Sui forum e nelle chiacchierate di banchina, però, ognuna di queste formule, non appena proposta, viene subito demolita a suon di prove empiriche, con tutti i diportisti a portare a esempio i consumi dell’estate precedente, a una data velocità media, con tot persone a bordo e via dicendo. Questo a dimostrare che nessuna formula può darci un dato certo, per il semplice fatto che i fattori da prendere in considerazione sono tantissimi. Certo, il tipo di barca fa la differenza, e a questo si aggiunge la velocità media, lo stile di guida, il numero di passeggeri a bordo, le vettovaglie, il meteo, lo stato dello scafo, e così via.
Ridurre i consumi del motore fuoribordo
Quando si tratta di consumi del motore di una barca, nessuno ovviamente vuole incrementarli. Anzi, quando si parla di consumi, il fine ultimo è quasi sempre quello di ridurli almeno un po’, per il bene del portafoglio e dell’ambiente. Ma come si fa a ridurre i consumi del motore della propria barca? Facciamo l’esempio di una barca di dimensioni ridotte che monta una motore fuoribordo: come è possibile risparmiare un po’ di carburante senza ledere le performance? Di certo è bene pulire per bene lo scafo, in quanto una vegetazione incontrastata sull’opera viva non può che frenare l’avanzamento. Bisogna inoltre non portare peso inutile, togliendo da cuccette e da gavoni tutto il superfluo.
Se i consumi si rivelano tendenzialmente eccessivi, forse è necessario modificare la posizione del motore fuoribordo sullo specchio di poppa, per ridurre la resistenza all’avanzamento. Potrebbe essere utile, per esempio, alzare leggermente il motore, senza però discostarsi eccessivamente dalla posizione indicata dal produttore: alzando il motore fuoribordo si riesce infatti a “scaricare” la pinna del piede e la piastra anticavitazione, ma si va anche incontro a una maggiore probabilità, per l’appunto, di ritrovarsi con un’elica in cavitazione, nonché di compromettere il raffreddamento del motore (per una diminuzione dell’acqua in entrata).
Ovviamente chi si muove (anche) a vela ha la soluzione sotto gli occhi, anzi, al di sopra di essi: tutto starebbe nel prendersi il tempo necessario per navigare più spesso spinti dal vento, senza dover utilizzare continuamente il motore per rispettare delle tabelle di marcia predefinite.
L’ipotesi motore fuoribordo elettrico
Di certo chi è particolarmente attento ai consumi del proprio motore fuoribordo guarda via via con maggiore interesse al mercato dei motori fuoribordo elettrici. Si parla infatti di propulsori che, anno dopo anno, stanno acquisendo sempre maggiore popolarità nel mondo nautico, per diversi motivi. Da una parte, la sensibilità verso le tematiche ambientali è sempre più accentuata; dall’altro, la qualità dei motori fuoribordo elettrici sta via via incrementando, con propulsori che a fronte di costi di acquisto che stanno diminuendo nel tempo (per via dell’allargarsi dell’offerta) riescono a essere sempre più performanti e più potenti. I vantaggi del motore elettrico per barca sono quelli noti: ci si può spostare senza inquinare, è possibile navigare in acque che sono interdette alle normali barche a motore, ed è anche possibile risparmiare un po’ sul pieno. Va infatti detto che con il motore fuoribordo elettrico si può scegliere eventualmente anche di fare il pieno “in casa”, con costi molto inferiori rispetto a quelli delle colonnine elettriche pubbliche e sì, ovviamente più bassi rispetto a quelli dei soliti carburanti. Stare attenti ai consumi significa stare attenti all’ambiente e al portafoglio: i motori nautici elettrici permettono di avere vantaggi in entrambi i casi.
Non va peraltro dimenticato che, probabilmente, il futuro dei motori nautici sarà probabilmente elettrico. Non ci sono state delle segnalazioni in tal senso, ma gli indizi ci sono, e sarebbe da ingenui trascurarli. Pensiamo al fatto che molti laghi europei sono già diventati navigabili solamente con dei propulsori a batteria, o pensiamo al fatto – ancora più importante e decisivo – che a partire dal 2035 in Italia come in altri paesi europei sarà vietata la vendita di automobili con motore a benzina o diesel: tutto fa pensare che a breve, anche per le imbarcazioni, ci sarà una rivoluzione su larga scala.