Il miglior gommone: il RIB per il 2020

Sì, per anni i gommoni sono stati considerati come dei mezzi nautici di seconda classe, riservati a tutte quelle persone che non potevano permettersi una barca vera e propria. Insomma, la concretizzazione in gomma del concetto ‘voglio ma non posso’. Le cose, però, sono decisamente cambiate, e ora i gommoni – meglio, i RIB – hanno decisamente recuperato terreno. Ecco quindi che la scelta del migliore gommone per il 2020 non è una liste trista di battelli pneumatici altrettanto tristi, quanto invece un susseguirsi di scafi richiestissimi e dannatamente intriganti.

Prima di vedere qual è il miglior gommone per il 2020, però, vogliamo ripercorrere insieme la storia di questo mezzo nautico. Come si è arrivati al RIB? Qual è il percorso che collega insieme quegli antichi cannotti con questi scafi ultramoderni?

Come si è arrivati al RIB: una storia del gommone
Il miglior gommone: il RIB
I migliori gommoni per il 2020
Aggiornamento: i migliori gommoni per il 2022

Come si è arrivati al RIB: una storia del gommone

Quand’è che si è iniziato a solcare le onde su quelli che oggi chiamiamo “gommoni? Prima di partire con questa lunga storia, è forse il caso di parlare un po’ di lessico. No, niente di noioso e di allarmante: vogliamo solo precisare che, per anni, il termine “gommone” non è stato dei più usati dai cantieri, i quali hanno preferito per molto tempo parlare per l’appunto di RIB, ovvero di Rigid hull Inflatable Boat. Solo ultimamente, di fatto, si è re-iniziato a usare la parola gommone anche al di sopra di un certo livello.

Se per gommone intendiamo qualsiasi mezzo nautico comprendente una camera d’aria per meglio galleggiare sull’acqua, allora la storia del gommone affonda secoli e secoli addietro: difficile dire, infatti, qual è stato il momento in cui l’uomo ha iniziato a ‘gonfiare’ le pelle degli animali per costruire delle zattere galleggianti. In alcuni musei, in giro per il mondo – a Shangai ma non solo – si posso ammirare questi natanti preistorici, i quali consistevano di fatto in pelli cucite, incollate e gonfiate – si parla soprattutto di pelli di ovini – e fermate al di sotto di zattere rudimentali, e quindi al di sotto di canne di bambù.

Insomma, l’idea di usare delle camere d’aria per tenere a galla un’imbarcazione non è moderna, anzi. Ma quelli sono solo dei lontanissimi antenati dei nostri gommoni. Se vogliamo individuare qualcosa che, almeno concettualmente, si avvicini di più, è necessario correre fino al diciannovesimo secolo, nello specifico fino al 1840. Tra i padri dei RIB c’è infatti il Tenente della Royal Navy Peter Halkett, il quale proprio in quegli anni iniziò a progettare delle imbarcazioni gonfiabili e facilmente trasportabili. La sua idea, va detto, era talmente innovativa da non essere compresa dai contemporanei, e per certi versi è futuristica persino per oggi.

Ma a cosa tendeva Peter Halkett? Semplice: lui voleva un natante leggero e pratico, tale da poter essere smontato e rimontato a piacere. Più nello specifico, il suo obiettivo era quello di costruire un natante da utilizzare per l’esplorazione dell’artico canadese: serviva quindi qualcosa di abbastanza robusto da poter dare sicurezza in navigazioni difficili (soprattutto per le temperature) e, allo stesso tempo, qualcosa di facilmente trasportabile su terreni altrettanto difficili. Va sottolineato che, a quel tempo, per le esplorazioni artiche i marinai dovevano trascinare faticosamente sui ghiacci delle pesanti scialuppe di legno, che ovviamente rallentavano moltissimo le operazioni.

Il suo primo ambizioso progetto fu quello di costruire un battello gonfiabile, realizzato totalmente da un tessuto impregnato di gomma. Attenzione: il bello è che Halkett aveva pensato a uno gommone che, quando non utilizzato e quindi sgonfio, potesse essere indossato come un pesante mantello. E non è tutto qui: la vela della sua imbarcazione artica poteva essere usata a mo’ di ombrello, e il remo come bastone. Insomma, già il primo progetto del tenente aveva del genio.

Il secondo, più realistico, prevedeva un gommone abbastanza grande e stabile da poter trasportare due persone, che poteva essere sgonfiato e arrotolato, così da poter essere messo comodamente in spalla – fedele al suo stile, Halkett spiegava che una volta sgonfio il battello poteva anche essere impiegato come coperta, ovviamente impermeabile.

All’infuori di qualche esploratore artico, nessuno sembrò però apprezzare, a livello commerciale, le invenzioni del tenente. Dopo alcuni anni, si provò persino a riciclare l’idea come battelli per pescatori e cacciatori (all’anatra), ma l’idea non sfondò.

Eppure l’epoca giusta per la nascita del gommone era proprio quella. Nel 1843, infatti, venne creata la vulcanizzazione della gomma naturale. Il pioniere qui fu Charles Goodyear, che per primo pensò di legare chimicamente lo zolfo al materiale – mediante riscaldamento – in modo da ottenere un materiale elastico e resistente alle basse temperature. Senza l’invenzione di Goodyear – che però non pensava affatto ai gommoni nautici, va sottolineato – fu possibile poi pensare ai battelli pneumatici come li conosciamo oggi.

Sfruttando l’idea di Goodyear – ancor prima che questo riuscisse a brevettarla nel 1844 – Thomas Hancock, uno scienziato, fece i primi progetti di gonfiabili nautici costruiti con gomma vulcanizzata. Nessuno, però, trasformò in realtà le idee di Hancock, che di fatto rimasero per decenni su carta. Per trovare le prima applicazioni di questa teoria bisogna infatti aspettare fino agli anni Trenta del Ventesimo secolo, quando Reginal Forest Dagnall, con la sua azienda RFD, portò su mercato la prima zattera di salvataggio gonfiabile.

 

Dalla zattera di salvataggio ai battelli pneumatici veri e propri il passo fu, se non breve, sicuramente non lungo. L’RFD, ancor prima di essere impegnata nella produzione di gonfiabili per la nautica, era tra i leader internazionali nella produzione di dirigibili, insieme a Zeppellin e a Zodiac. E fu proprio quest’ultima azienda francese a dare manforte allo sviluppo dei gommoni: sempre negli anni Trenta, infatti, l’azienda propose il famoso Cat pneumatico Zodiac, pensato per equipaggiare l’esercito. E si può dire che il primo gommone davvero famoso a livello internazionale fu proprio una creatura della Zodiac: parliamo ovviamente del mitico L’Hérétique, il battello usato nel 1952 dal medico parigino Alain Bombard, che come è noto – per studiare la sopravvivenza in mare – si lasciò andare alla deriva per 65 giorni bevendo acqua di mare (in modo misurato e scientifico, sia chiaro) e cibandosi di placton. Il tutto, per l’appunto, avvenne su un gommone da 4,5 metri, dotato di una piccola vela innestata a prua.
Tre anni dopo, nel 1955, fu battezzato il primo gommone italiano, ovvero il primo battello pneumatico firmato da Pirelli, a segnare una reale diffusione dei gommoni.

Si trattava, va detto, di gommoni piuttosto diversi rispetto a quelli che conosciamo noi: i gommoni che si producevano per il pubblico fino ai primi anni Settanta erano sempre e comunque completamente smontabili, pensati per essere facilmente trasportati in auto, e senza avere quindi la necessità di un posto barca o di un carrello. Si trattava di due tipologie distinte di battelli pneumatici: da una parte c’erano i gommoni a chiglia pneumatica, e quindi totalmente gonfiabili o sgonfiabili; dall’altra c’erano i più stabili ma anche più pesanti gommoni con chiglia in listelli di legno.

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La carena rigida arrivò a metà anni Settanta: l’inventore dei RIB, e quindi il padre nobile dei migliori gommoni che oggi vediamo nei nostri porti, è stato Franco Donno, che disegnò quelle scocche rigide in vetroresina che conosciamo ormai molto bene. La trasportabilità, ovviamente, non poté più essere altrettanto immediata e semplice, ma ne guadagnarono stabilità, comfort, velocità e tranquillità.

Il miglior gommone: il RIB

Così, dopo tanti esperimenti, si arrivò al miglior gommone, ovvero al RIB. Con lo svilupparsi di questi battelli i tubolari hanno via via perso la funzione originale e principale del galleggiamento, tanto che, ormai, i tubolari in gomma dei RIB non toccano più nemmeno l’acqua, nemmeno de fermi. E c’è di più: in molti casi i tubolari sono modificati per eliminare uno dei vantaggi più tipici dei gommoni, ovvero l’ingombro interno, venendo costruiti come semicircolari e non più a tutto tondo. I RIB presentano inoltre dimensioni via via sempre più importanti, motori sempre più potenti e anche entrofuoribordo (quindi non solamente motori fuoribordo come un tempo, scelta che ovviamente resta l’unica per i tender) e, infine, persino delle cabine.

Senza ombra di dubbio, il vero trendsetter per quanto riguarda i RIB è stato lo stilista Roberto Cavalli, che nel 1999 trascorse l’ultima estate del millennio su un pazzesco RIB da 17 metri, un Novamarine HD Seventeen nero, impossibile da non notare: da allora il concetto di gommone RIB come barca ‘di tutto rispetto’ è stato totalmente sdoganato.

E ora, veniamo a noi: qual è il miglior gommone per il 2020? Ecco alcuni modelli da leccarsi i baffi.

I migliori gommoni per il 2020

Technohull Omega 45

Partiamo con il bellissimo 13,80 metri di Tecnhohill: il cantiere greco ha messo un mare un daycruiser dalle forme eleganti e aggressive, che può raggiungere gli 85 nodi di velocità grazie ai suoi quattro motori fuoribordo da 400 cavalli nella sua impostazione più spinta e al profilo altamente idrodinamico. Dotato di T-Top per vivere appieno della vita sul ponte, questo megatender, va detto, non sacrifica la comodità per la velocità, con confortevoli divanetti e un bagno chiuso.

gommone di lusso

Zar Formenti – Zar 95 Sport Luxury

Scendiamo di taglia con lo Zar 85 SL, ma non certo di qualità. Si tratta di un battello di 9,60 metri, adatto all’uso sportivo o per dei fine settimana divertenti. La dinette a prua può ospitare fino a 8 persone, e una porta scorrevole nascosta a lato del cruscotto porta in una cabina con bagno e letto matrimoniale.

 

Ranieri – Cayman 38 Executive

Qui siamo in Italia, più di preciso in Calabria, con il cantiere Ranieri a proporre un RIB da 11,70 metri, che supporta una coppia di motori fuoribordo (è peraltro possibile passare anche alla tripletta). Questo gommone può portare fino a 24 persone e conta 4 posti letto. Moderno del design, sportivo ma non tanto da essere esageratamente cattivo, può essere acquistato nella versione open o completo di Hard Top. Per unire funzionalità e risultato estetico, il calpestio è in teak sintetico.

 

Magazzu MX 18 Coupè

Restiamo in Italia e spostiamoci un po’ più Sud, in Sicilia, alla scoperta dell’MX-18 Coupè, un mega RIB da 17,50 metri, largo 4,90 metri. E queste misure si riflettono ovviamente sottocoperta, con una cabina armatoriale posta a prua, una seconda cabina per gli ospiti, due bagni e una dinette. E sempre per non farsi mancare nulla, a poppa c’è anche lo spazio per ospitare una moto d’acqua.

gommone RIB

 

Pirelli T Line 75

La T Line è la serie luxury dei tender Pirelli: qui il gommone si fa maxiyacht, con motore entrofuoribordo e altezza ridotta per poter mettere a riposo il mezzo in qualsiasi garage. Il modello T 75 è lungo 7,50 metri (il modello più corto della gamma è il T45, lungo 4,5 metri) e largo 2, 5 metri, e può trasportare 8 passeggeri.

gommone Pirelli

Lomac – Gran Turismo 14.0

Il modello dotato di tre motori Yamaha V8XTO, da 425 cavalli ognuno, garantisce una velocità massima di 55 nodi. Lungo 14 metri, docile nonostante la motorizzazione muscolosa – va detto che il cantiere propone come linea principale la motorizzazione a tre fuoribordo da 350 cavalli – offre ampi spazi, dalla plancetta a tutto baglio al prendisole poppiero, senza parlare della cuccetta doppia a prua e del bagno con annesso box doccia.

RIB

 

Novamarine – Black Shiver 160

Abbiamo menzionato Novamarine in relazione a Roberto Cavalli, e non potevamo chiudere questo articolo sul miglior gommone senza nominare il Black Shiver 160 di questo cantiere: lungo 15,90 metri, è il più corto dei RIB Novamarine a ospitare una comoda e lussuosa cabina del tipo open space. Motorizzato con 4 fuoribordo da 450 hp – o da tre motori da 370 hp nella versione entrofuoribordo – si vende come tender di megayachts ma anche, ovviamente, come day cruiser. Si distingue per il design inconfondibile del marchio, e per i dettagli tecnici tipici di Novamarine, quali i galleggianti non pneumatici bensì in materiale espansi, e l’utilizzo di vinilestere, fibra di vetro e kevlar.

quale gommone 2020

Aggiornamento: i migliori gommoni per il 2022

Poco più di due anni dopo torniamo su questo articolo, per dare qualche informazione aggiornata a chi è alla ricerca del miglior RIB per il 2022. Vediamo qualche altro modello che vale davvero la pena conoscere, vagando tra i più promettenti marchi per gommoni.

Tecnorib – Pirelli50

L’annuncio è stato fatto poco prima dello scorso Yachting Festival di Cannes: entro la fine del 2022 Tecnorib varerà un RIB in collaborazione con Pirelli. E non si tratta di un RIIB, qualsiasi, anzi: quello che arriverà nei prossimi mesi sarà un signor gommone da 50 piedi, e quindi di poco più lungo di 15 metri. L’obiettivo, hanno annunciato i produttori, è quello di coniugare il concetto di maxirib con quello di walkaround, e allo stesso tempo quello di aumentare la vivibilità degli spazi in coperta. Il P50, come si chiamerà il nuovo RIB, sarà il collega grosso dei già apprezzati P42 e P35 (come si è visto al Salone di Venezia nella primavera del 2021, e che vediamo in foto qui sotto).

rib gommoni 2022

 

Zodiac – Medline 6.8

Tra le novità più interessanti in casa Zodiac nel 2021 c’è stato sicuramente il Medline 6.8, pensato per trasportare fino a 14 passeggeri. Lungo poco meno di 7 metri ed estremamente stabile, conta due spazi relax e una consolle decentrata a dritta, abbastanza ampia per inserire eventualmente un chartplotter di dimensioni importanti. Si tratta del terzo modello della “gamma mediterranea” dopo i Medline 7.5 e il 9.

rib 2022

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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.

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