Il motore marino per una piccola barca a vela

Le barche a vela montano il motore marino come propulsore secondario. Quello primario è ovviamente costituito dalla vela, la quale sfrutta un combustibile del tutto gratuito e pulito, ovvero il vento. Eppure non si può certo affermare che il motore marino, su una barca vela, sia un elemento marginale. Anzi: si tratta di un componente di primaria importanza, che deve essere sempre perfettamente funzionante e in ordine. Si pensi alla necessità dell’ingresso e dell’uscita dai porti, con il relativo divieto di manovrare a vela, ma anche ad altre situazioni in cui il motore è d’obbligo, come per esempio alle manovre di ancoraggio che si devono eseguire in rada, per la ricarica delle batterie di bordo, per sopravvivere alle bonacce e via dicendo.

Certo, non si dovrebbe esagerare, per non snaturare la nostra barca, che non monta una vela a caso. Ciononostante, come non mancano di far notare i velisti puri e un filino pignoli, lungo le nostre coste non è affatto raro vedere dei diportisti che navigano a motore anche quando ci sarebbe vento a sufficienza per usare solamente il propulsore primario. Per quale motivo si accende il motore quando la vela potrebbe assolutamente bastare? Spesso, per i motivi che nulla hanno a che fare con la navigazione vera e propria, e quindi per non uscire da rigorosi piani di crociera, per arrivare tra i primi in una baia particolarmente ‘in’, per non perdere i pochi ormeggi disponibili in un porto gettonato. Ed è così che, anziché godersi i tipici ritmi rilassati della navigazione a vela, si finisce per accendere il motore anche quando non serve, replicando quello che facciamo tutti i giorni nella vita lavorativa e cittadina, pensando che a contare sia la meta, non il viaggio per raggiungerla. Il che, non ci dovrebbe essere la necessità di sottolinearlo, è totalmente contrario al concetto stesso del diporto!

Sta di fatto che il motore è una parte fondamentale non solo delle barche a motore, ma anche nelle barche a vela. Capire quali sono i migliori motori marini entrobordo per la propria piccola barca a vela usata, o trovare il migliore motore fuoribordo per la propria nuova barca da 6, 8 o persino 10 metri, dunque, sono quesiti da non prendere alla leggera. In questo post parleremo quindi della scelta del motore marino per le barche a vela di dimensioni ridotte, pensando sia al nuovo che all’usato. E partiremo proprio da qui, dalla rimotorizzazione.

La rimotorizzazione della vecchia barca a vela
Il classico entrobordo
I vantaggi del motore fuoribordo per la barca a vela fino a 10 metri
I migliori motori marini entrobordo e fuoribordo: i marchi

La rimotorizzazione della vecchia barca a vela

Non è solo nel momento dell’acquisto di una barca nuova che il diportista si interroga sul motore marino più adatto alle proprie esigenze. Lo stesso accade anche a chi compra una barca usata, nonché a chi vuole rimettere mano alla propria datata imbarcazione. E sì, quando si guarda ai motori entrobordo montati sulle barche che affollano i nostri mari, si scoprono non di rado propulsori vecchi di 20, di 30 o persino di 40 anni. Anzi, quella di scorrazzare lungo costa – e non solo – con motori entrobordo molto datati è una caratteristica piuttosto diffusa. E i rapporti dei diportisti con questi mostri del passato, si sa, sono spesso di odio e amore, con tutto l’affetto che si può provare per un motore che spesso ci ha permesso crociere magnifiche, e con tutta l’acredine per il tantissimo tempo risucchiato da manutenzione del motore e riparazioni.

Sì, perché chi monta dei motori entrobordo vecchi ‘vive’ nel vano motore ben più di chi, invece, ha scelto un motore entrobordo nuovo. L’avvio del motore, in quei casi, è spesso un terno al lotto, con perdite di olio, intasamenti e via dicendo. Ma queste continue incertezze non possono durare in eterno: a un certo punto, non si può che optare per la rimotorizzazione della barca barca a vela.
Ma quale tra i migliori motori marini entrobordo scegliere per la propria vecchia barca? Ebbene, va sottolineato che, ancor prima di guardare le caratteristiche dei motori sul mercato, è bene guardare alle caratteristiche del vecchio motore e della barca in sé. Sì, perché la situazione può essere ovviamente migliorata, ma difficilmente può essere trasformata del tutto.

Prima di tutto va per esempio sottolineato il fatto che, se il motore è vecchio, troppo vecchio, lo stesso si potrà generalmente dire anche a proposito di tanti altri componenti collaterali, dall’albero motore al sistema di scarico. Cambiando il motore, dunque, si dovrà probabilmente mettere mano anche a tanti altri componenti, per non lasciare l’opera a metà. Questa è una prima importante considerazione da fare, relativa all’impegno richiesto, alle tempistiche e sì, anche al prezzo complessivo della rimotorizzazione della barca a vela.

In linea di massima, il nuovo motore entrobordo della barca sarà più potente. E non lo diciamo perché siamo dei preveggenti. Lo diciamo perché nella maggior parte dei casi è proprio così, per due motivi. Prima di tutto, perché se l’obiettivo è quello di migliorare la piacevolezza della navigazione, qualche cavallo in più costituisce la più naturale delle scelte. In secondo luogo, perché per alcuni decenni gli armatori hanno deciso di dotare le barche a vela di motori debolucci, di fatto sottodimensionati rispetto alla barca su cui sono stati montati. Parliamo delle barche a vela di 30 e di 40 anni fa, le quali arrivavano talvolta a montare dei motori che non solo rendevano poco piacevole la navigazione in alcuni situazioni, ma che anzi potevano trasformarla in poco sicura. Ovviamente non bisogna esagerare, raddoppiando la potenza del motore. Perché quella barca, di tutti quei cavalli in più, non saprà cosa farsene, anche in relazione al peso maggiore del motore, nonché alle dimensioni, che potrebbero diventare proibitive. E occhio, perché quando si pensa al nuovo motore marino entrobordo, non si deve pensare solamente al fatto di inserirlo nel vano, ma anche di avere poi libero accesso a esso e alle sue parti, senza eccessive difficoltà.

Per il resto, in linea di massima, le considerazioni che si possono fare intorno a un motore entrobordo per una barca usata sono le medesime che devono essere fatte per una barca nuova.

Il classico entrobordo

Per anni il motore entrobordo è stata la scelta pressoché automatica per le barche a vela di dimensioni contenute, e quindi al di sotto dei 10 metri. Questo perché, per esempio, i motori fuoribordo (a due tempi) non sono riusciti, per lungo tempo, a eguagliare gli entrobordo quanto ad affidabilità. Indubbiamente i motori entrobordo, a parità di performance, tendono a costare di più, con differenze significative tra motori entrobordo con trasmissione saildrive e motore in versione linea d’asse.

In linea di massima, per i motori entrobordo diesel al di sopra dei 50 cavalli, la parola d’ordine degli ultimi anni è Common-rail. Con tale termine, utilizzatissimo ma dal significato spesso sconosciuto, si indica la presenza di un condotto unico tra la pompa a iniezione e di una serie di iniettori computerizzati, che assolvono l’importante compito di immettere una quantità esatta di carburante nella camera di combustione. Lo scopo è quello di eliminare le perdite e aumentare il rendimento del propulsore (il diesel Common-rail ha un rendimento di oltre il 10% migliore rispetto ai colleghi tradizionali). Si ha così un motore più performante, più efficiente, meno inquinante e meno rumoroso. L’unico inghippo è relativo alla complessità del propulsore, che aumenta notevolmente, rendendo decisamente più difficile la manutenzione fai da te.

Da non perdere:   Una barca a vela e la musica. Sara Castiglia e il suo Carillon Navigante.

Non va poi dimenticato il fatto che, così come i motori fuoribordo elettrici non sono più una rarità, qualcosa si sta pian piano muovendo anche sul fronte dei motori entrobordo. Già nel 2016, infatti, Torqeedo ha presentato un entrobordo elettrico – in occasione del Salone nautico di Dusseldorf – pensato proprio per rendere le barche a vela del tutto sostenibili a livello ambientale. Si trattava, nello specifico, di un motore elettrico con saildrive con una potenza compresa tra i 10 ai 25 kW, in base al modello, equiparabile di fatto a dei motori tradizionali di 20 – 40 cavalli. Va peraltro sottolineato che il modello presentato era arricchito già allora della funzionalità di idrogeneratore: durante la navigazione a vela, di fatto, l’elica poteva essere usata come turbina per generare energia elettrica, da immagazzinare nelle batterie installate a bordo.

Questo, velocemente, per quanto riguarda il motore entrobordo. Oggi, però, questo tipi di motori non sono più una scelta scontata per le barche a vela. Anzi, ci sono tanti ottimi motivi per optare per un motore fuoribordo (o per più motori fuoribordo) per tutte le barche a vela entro i 10-12 metri di lunghezza.

barca a vela motore entrobordo o fuoribordo

I vantaggi del motore fuoribordo per la barca a vela fino a 10 metri

Non sono poche le persone che, dopo anni passati in lugubri sentine d’olio e di liquido refrigerante, hanno deciso di troncare per sempre il rapporto con i motori entrobordo. Il fatto positivo è che, insieme al loro inasprirsi dei sentimenti nei confronti della motorizzazione ‘classica’, si sono via via sviluppati dei motori fuoribordo sempre più affidabili e performanti, con un bisogno di manutenzione che, è ormai assodato, si rivela minore rispetto a quello degli entrobordo.

Prima di tutto, va detto che, se i motori entrobordo hanno conosciuto un’evoluzione piuttosto ridotta negli ultimi anni – eccezion fatta per il discorso degli entrobordo elettrici – per quanto riguarda i motori fuoribordo c’è stata un’importante evoluzione. Come si diceva, sono migliorate le performance, e si è via via semplificata la manutenzione. Quella ordinaria, di fatto richiede delle competenze meccaniche davvero a livello basico. L’importante è ricordarsi sempre di svuotare il carburatore quando la barca resterà ferma per un po’ di tempo e dare una lavata al motore con acqua dolce. Già queste due azioni, di fatto, proteggono a lungo questi motori marini.

Eliminati i problemi di affidabilità dei tempi passati, i fuoribordo si rivelano inoltre più economici degli entrobordo. E ancora, gli altri vantaggi sono ancora più banali: essendo installati a poppa, i fuoribordo non richiedono impiantistica, e portano tutto il rumore e gli odori al di fuori della barca, il che non è certo poco quanto a comfort, nelle cuccette e non solo. Non è tutto qui. Il diportista che, dopo anni e anni di entrobordo, con un solo gesto inclina il motore fuoribordo sollevando l’elica al di sopra della superficie, è di fatto un diportista nuovo e raggiante. Questo vuol dire eliminare un freno non trascurabile altrimenti fisso durante la navigazione a vela, e ovviamente significa anche, durante i periodi di non utilizzo, salvare l’elica stessa e il piede da tutte le minacce dell’acqua marina. E vogliamo davvero parlare di quanto sia diverso liberare da una cima sommersa l’elica dell’entrobordo rispetto a quella di un fuoribordo?

Indubbiamente anche i fuoribordo hanno i loro svantaggi, i quali sono piccoli ma non del tutto trascurabili. Qualche pescatore, per esempio, non ama la presenza e l’ingombro del motore a poppa, che non è il massimo quando la lenza della canna da pesca si aggira da quelle parti. Qualcuno preferisce inoltre il motore entrobordo perché se ne sta ben nascosto e al sicuro, laddove invece il motore fuoribordo è passibile di botte nonché di occhiate interessate. E ancora, a livello di performance i migliori fuoribordo non sono comunque dei muli come i migliori motori marini entrobordo, i quali sopportano meglio gli sforzi prolungati. Sempre gli entrobordo, inoltre, rimangono imbattibili in caso di mare formato, per il semplice fatto che la loro elica è immersa a maggiore profondità.

I migliori motori marini entrobordo e fuoribordo: i marchi

Quando si parla di motori entrobordo, i produttori più quotati sono probabilmente Volvo Penta e e Mercruiser, ai quali si aggiungono i marchi Cummins, VM, Fnm (Fiat), Vm, Yanmar (BMW), Vetus, Nanni, Lombardini e via dicendo. È ancora più variegato il mondo dei motori fuoribordo: Honda, Tohatsu, Evinrude, Mercury, Yamaha, Suzuki, Johnson, ai quali si aggiungono ormai i tanti produttori di fuoribordo elettrici, con Torqeedo in testa.

strumenti per la pulizia della barca

Considerazioni finali

Nella scelta del motore da assegnare alla barca a vela non bisogna soffermarsi sull’uso normale che si fa quotidianamente del motore per uscire dal porto. Molto meglio pensare al motore che dovremmo avere nel caso in cui ci trovassimo ad affrontare venti forti e mare in prua, bonacce, mare formato, correnti di marea o avarie all’impianto velico. Ecco, in questi casi è necessario poter contare su un motore affidabile, che permetta di tornare in porto senza problemi. Attualmente, per come è l’offerta di motori nautici al giorno d’oggi, i propulsori elettrici sono senz’altro un’opzione da tenere in considerazione per le barche piccole, soprattutto entro i 7 o 8 metri di lunghezza: l’obbligo è ovviamente quello di poter contare su un pacco di batterie che possa garantire in tutti i casi un’autonomia sufficiente. Ed è proprio qui il problema quando si parla di imbarcazioni più grandi, ovvero oltre gli 8 metri: poter vantare batterie a sufficienza per spingere la barca per il tempo necessario, con l’aumentare delle dimensioni e quindi del peso, è via via sempre più difficile. Insomma, quando c’è da smotorare a lungo su barche pesanti, i motori classici, e in particolarmente gli entrobordo diesel, continuano ancora oggi – ma forse ancora per poco – a essere la soluzione migliore.

 

 

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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.
  1. Manutenzione/rimessaggio entrobordo RUGGERINI monocilindrico 1985, su lancia legno “sorrentina” mt
    600.
    Come procedere?
    Grazie.
    Francesco Cappelli – NAPOLI

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