Abbiamo già visto, qualche tempo fa, come scegliere la barca da pesca: in quella sede abbiamo considerato quali sono le tipologie di imbarcazione da diporto più adatte per questa attività, come dovrebbe essere il pozzetto, le caratteristiche fondamentali del posto di comando, i requisiti del motore e via dicendo. Difficilmente, però, la barca che acquisterai o che hai già acquistato sarà già perfettamente pronta per supportarti al meglio durante l’attività di pesca, che sia essa a traina, a bolentino, a spinning, a drifting e via dicendo. No: la barca da pesca, insomma, va personalizzata e integrata dal pescatore stesso, di modo da renderla uno strumento efficace e coerente con il proprio stile di pesca.
Ma quali sono gli elementi fondamentali per una barca da pesca? Come si organizza una barca nel modo migliore per pescare in modo soddisfacente e divertente? Tutto dipende, ovviamente, dal tipo di pesca, dal tipo di preda, dal tipo di esca e dalle proprie abitudini. In questo articolo vogliamo però riunire alcuni degli strumenti distintivi per le barche da pesca, spiegandone gli utilizzi, gli optional e le possibili variazioni.
Non solo barca: kayak e belly boat
Organizzare la barca da pesca: i portacanna
Indispensabili su una barca da pesca, i portacanna – detti anche portacanne da barca – sono un alleato insostituibile per il pescatore. E parliamo del pescatore in senso molto ampio, poiché il portacanna risulta fondamentale per la pesca al bolentino, per la traina d’altura, per la traina con il vivo e via dicendo. Va detto che, di portacanne, ne esistono davvero di tantissimi tipi, di fissi e di regolabili, a incasso o installabili più liberamente, di costosi e di veramente economici – tanto che diventa per certi versi assurdo pensare a dei portacanne fai da te, se non nei casi in cui ci sono delle esigenze davvero particolari che il mercato non è in grado di soddisfare; va da sé, quindi, che molto raramente è necessario ricorrere a dei portacanne fai da te).
Quali sono i grandi vantaggi dei portacanne per le barche? Ebbene, prima di tutto possono essere installati davvero su qualsiasi tipo di imbarcazione. Quindi sì, possono trovare posto sui classici fisherman, ma anche sulle barche a vela, sui gommoni, e persino sulle canoe e sui kayak, talvolta persino sui kayak gonfiabili e belly boat. E poi sono incredibilmente versatili, e permettono di rendere la pesca più produttiva e, allo stesso tempo, meno stressante e noiosa. Avere dei portacanne vuol dire infatti poter pescare con più canne da pesca in una volta sola, e farlo mentre si è impegnati a fare qualcos’altro: a regolare velocemente l’andatura del motore, a cambiare il canale del VHF marino, a manovrare le vele o sì, magari a remare sul proprio kayak!
Ma quanti tipi di portacanne esistono? Ci sono, prima di tutto, i modelli a incasso. Si tratta quindi dei portacanna che ‘scompaiono’ all’interno della barca, tipicamente all’interno delle murate, e che dunque necessitano di un intervento invasivo a bordo dell’imbarcazione da pesca, con fori di una certa dimensione. Eccezion fatta per barche molto piccole e per pescatori che si limitano al bolentino classico o alla traina leggera, è dunque bene evitare i portacanne a incasso più economici, come i portacanna in nylon, che non possono ovviamente essere sottoposti a sollecitazioni eccessive. Chi vuole un portacanna a incasso duraturo e che sappia resistere a sollecitazioni importanti, quindi, dovrà rivolgersi verso altri materiali, come per esempio i portacanna a incasso in acciaio inossidabile. Chi cerca il compromesso può invece optare per dei portacanne in ottone.
Non esistono ovviamente solo i portacanne a incasso: esistono anche quelli da parete, quelli da pulpito, quelli da installare sulle battagliole e via dicendo, tutti più o meno orientabili. Avere un portacanne orientabile è ovviamente premiante durante l’attività di pesca vera e propria: se infatti nelle rastrelliere portacanne si domanda solamente un supporto sicuro per le canne da pesca, nei portacanne si cerca un aiuto versatile per la pesca vera e propria, per avere sempre l’assetto da pesca ottimale, come nel caso delle traina col vivo o nella pesca a drifting con gli apposito portacanne rocket.
Resta da capire quanti portacanna dovrebbero essere installati su una barca. Ebbene ne servono sicuramente alcuni, potremmo perfino dire tanti: l’importante è non farsi prendere dalla frenesia del portacanne, arrivando a installarne in posti difficilmente raggiungibili (i famosi porcacanne inservibili) oppure, al contrario, in posti già coperti da altri portacanne con la medesima inclinazione e direzione. É dunque bene pensare a quelli che sono le reali esigenze che si possono avere, e decidere quanti portacanne da pesca potranno servire effettivamente, e quanti portacanne a riposo potranno tornare utili, senza esagerare.
Non si pesca solo con artificiali: le vasche del vivo
Ovviamente chi pratica spinning dalla barca può bellamente saltare questo paragrafo: qui si parla infatti della pesca col vivo, come la traina con il vivo e via dicendo. Ebbene, chi pratica questo tipo di pesca ha ovviamente tutto l’interesse del caso a mantenere bene vive – e vivaci – le proprie esche, che devono rimanere in perfetta salute fino a quando verranno calate in mare. Il concetto di fondo è piuttosto semplice: il pescatore che tratta meglio le sue esche, al momento buono, avrà delle esche guizzanti, che si muoveranno veloci, e che quindi renderanno il tutto molto credibile. Ma non è tutto qui, sia chiaro. Non bisogna infatti dimenticare che a fine battuta, i pesci esca rimasti in buona salute possono essere liberati in mare.
Insomma, di ottimi motivi per avere a bordo delle buone vasche del vivo ce ne sono almeno due. Ma come deve essere una buona vasca del vivo? Ebbene, contrariamente a quanto potrebbe pensare una persona che si avvicina per la prima volta a questo argomento, non basta un contenitore pieno d’acqua e stop. Macché! I pesci non dovranno restare lì dentro solo per una decina di minuti! Le migliori vasche del vivo, quelle cioè che spesso sono montate di serie sulle barche fisherman di qualità. Prima di tutto è necessario avere un ricambio continuo dell’acqua, che può essere messo in atto attraverso l’ausilio di un’apposita autoclave dotata di rubinetto per regolare il flusso che pesca acqua marina. Va detto che l’autoclave non ha solamente il compito di ricambiare l’acqua (per eliminare le tossine e per mantenere la temperatura corretta): è bene anche andare a creare una vera e propria corrente, così da mantenere impegnate le esche. Le aguglie, nel momento in cui si trovano in acque completamente ferme, finiscono per assumere posizioni e movimenti anomali, che perdurano anche nel momento in cui vengono immesse in acque libere.
Quanto alla quantità d’acqua, e quindi al volume, questo non deve essere ridotto: ci sono per esempio pesci che necessitano di una superficie piuttosto ampia per potersi muovere in modo abbastanza naturale – si pensi per esempio ai sgombri. E ancora, le pareti non dovrebbero avere spigoli, e non è un caso se le migliori vasche del vivo presentano forme dolci e arrotondate: in questo modo le esche non si faranno del male urtando contro le pareti, tutt’altro che impossibile per i moti della barca e, sopratutto, nel momento in cui verranno disturbate dal pescatore. Questo è particolarmente importante quando si tratta di esche dal tipico nuoto scomposto, come per esempio i calamari. Anche i colori e la luce giocano un ruolo nelle vasche del vivo: le pareti dovrebbero essere colorate con dei colori tenui, e non si dovrebbe mai optare per contenitore completamente buio. Meglio, invece, prevedere un po’ di luce.
Molte barche da pesca sono dotate non di una vasca del vivo singola, quanto invece di due contenitori vicini ma separati. In questo caso una delle due vasche può essere usata per conservare il pescato.
Quando il gioco si fa duro: la sedia da combattimento
Qualche giorno fa abbiamo parlato della pesca a drifting, e quindi anche della pesca al tonno. E qui – quando si parla di tonno gigante – c’è un accessorio indispensabile, un accessorio che semplicemente non si può non avere. Certo, un pescatore può decidere di fare pesca in stand-up, e quindi in piedi. Ma è anche vero che l’assenza di una sedia da combattimento installata sulla barca si traduce per forza di cose nell’impossibilità di pescare prede davvero grosse.
Ecco allora che, per i pescatori più ambiziosi, la sedia da combattimento diventa una vera e propria necessità. Ne esistono, va detto, di molte tipologie diverse. Alcune sembrano delle comode poltroncine, con sedile imbottito, braccioli e schienale. Altre, invece, sembrano degli attrezzi decisamente più ‘duri’, più tecnici, che hanno a che fare molto meno con il riposo: ci riferiamo ovviamente alle sedie da combattimento senza schienali e senza imbottiture. Alcune sedie da combattimento presentano poi dei poggiapiedi, altre ne sono prive.
Certo, la scelta della sedia da combattimento deve essere fatta tendendo in considerazione diverse cose. Tra queste ci sono sicuramente le proprie abitudini, le proprie esigenze, il livello di aiuto che si vuole avere dalla sedia. Ma anche ovviamente le dimensioni della barca, e quindi lo spazio a disposizione per installare la sedia (che deve riuscire a girare in ogni caso almeno di 180 gradi). In base al tipo di motore, al tipo di barca e ai propri desideri, inoltre, si dovrà decidere se installare la sedia da combattimento a prua oppure a poppa. Chi possiede un cabinato con motore entrobordo con trasmissione in linea d’asse opta automaticamente per la sedia da combattimento posizionata in pozzetto. Per decidere il punto preciso in cui installare la sedia va ovviamente calcolato l’effettivo ‘lavoro’ della canna da pesca, con la lenza che deve essere comodamente al di là delle murate e della plancia di poppa. In certi casi, peraltro, si opta anche per l’installazione della sedia da combattimento direttamente sullo specchio di poppa, un lavoro che, come si può immaginare, diventa decisamente più complesso.
Nel caso di barche da pesca con motori marini fuoribordo, la sede ideale della sedia da combattimento si sposta a prua, per mantenersi ben lontani dalle eliche. Affinché l’installazione a prua sia davvero conveniente, però, arrivare alla sedia deve essere comodo: solo le barche con dei passaggi comodi, sicuri e veloci ai lati della cabina possono quindi optare per questa soluzione.
Non si può trascurare il fatto che l’installazione a poppa o a prua determina delle differenze notevoli al momento dell’azione di pesca. Di certo pescare a prua rende più agevole inseguire il pesce che fugge, ma rende più difficoltoso il recupero, da fare in retromarcia.
Gli occhi e le mappe nautiche non bastano: l’ecoscandaglio
Indubbiamente il buon pescatore deve avere occhio e memoria, e deve saper leggere la cartografia nautica. Ma si sa, quando ci si allontana dalla costa, l’occhio serve a ben poco, e la memoria ancora meno. E sì, leggere le mappe nautiche ci può aiutare per capire dove si trovano i fondali ricercati, dove sono le secche e via dicendo. Per la pesca a drifting e in generale per capire cosa c’è al di sotto della superficie, però, è necessario avere un ulteriore strumento, ovvero l’ecoscandaglio, vero e proprio tesoretto del pescatore moderno.
Usare l’ecoscandaglio per pescare non è difficile: è però necessario prendere dimestichezza con i simboli e con le funzioni del proprio dispositivo, in modo da poterlo sfruttare al meglio. Le immagini che risultano a video, poi, devono essere interpretate correttamente.
Sul mercato esistono molti tipi di dispositivi diversi, e per questo motivo scegliere il miglior ecoscandaglio per la propria barca non è quasi mai facile né veloce. Si deve partire da quelle che sono le proprie esigenze: un pescatore che fa traina costiera non avrà bisogno della stessa potenza di un pescatore che mira al tonno gigante. Sicuramente un ecoscandaglio integrato con un GPS nautico può essere utile a tutti i pescatori, così da poter segnare e memorizzare, per esempio, degli spot particolarmente pescosi. Ma non è detto che tutti i pescatori abbiano bisogno di un ecoscandaglio con schermo touch screen e con il controllo integrato del pilota automatico per barca, o con una mappa mondiale inclusa.
Questi sono solamente alcuni dei principali dispositivi che possono trovare spazio su una barca da pesca: sta al singolo pescatore organizzare la propria imbarcazione di uscita in uscita per renderla sempre più funzionale!
Non solo barca: kayak e belly boat
Va peraltro detto che l’appassionato di pesca non deve pensare che questa attività possa essere effettuata esclusivamente dalla barca o dalla riva. Ci sono anche dei compromessi, ovvero dei mezzi che permettono di allontanarsi dalla riva pur senza usare necessariamente una barca vera e propria, con i costi e la manutenzione che questa comporta. Il primo esempio di pesca “a largo” senza barca è costituito dai kayak, ovvero dai mezzi rigidi o gonfiabili che permettono di spostarsi pagaiando al mare, al lago e nei fiumi, per una pesca ancora più autentica e sportiva. Ma c’è un tipo di mezzo nautico che è stato inventato appositamente per la pesca: parliamo del belly boat, ovvero del piccolo gommoncino che permette di stare seduti a filo d’acqua, spostandosi senza usare né vele, né timoni né pagaie: sono infatti le nostre gambe, armate di pinne, che permettono di muoversi con un belly boat, offrendo un’esperienza di pesca assolutamente divertente e soddisfacente. Vuoi provare qualcosa di nuovo? Allora metti in attimo in pausa l’organizzazione delle barca per la pesca, e prova un belly boat!