Pesca a bolentino: accessori e trucchi

La pesca a bolentino? Facile, almeno se vista dall’esterno. Ma nel momento in cui il pescatore desidera aumentare le probabilità di successo e puntare a prede più prestigiose e più grosse, il livello di difficoltà si alza: in quel momento la pesca a bolentino diventa un’arte, che come tale va raffinata uscita dopo uscita. Qui, dunque, ti spiegheremo tecniche, trucchi e accessori sia per chi si avvicina per la prima volta a questa disciplina, sia per chi, invece, ha già una certa esperienza con il bolentino, ma che desidera pescare qualcosa di più delle solite donzelle e dei soliti sugarelli. Partiremo quindi da una velocissima spiegazione della pesca a bolentino per poi vedere insieme i luoghi, le barche e gli accessori necessari: l’obiettivo, come sempre, è quello di aumentare divertimento e soddisfazione!

La tecnica a bolentino: le basi

Cos’è la tecnica bolentino? Si tratta di una tecnica di pesca – anzi, di un insieme di tecniche di pesca – molto diffusa, e per questo motivo andremo piuttosto veloci con questa introduzione. Il bolentino si pratica sempre e solo da una barca, e a partire da una certa distanza dalla costa, armati di una canna da pesca dotata di mulinello. A seconda della profondità del fondale e dalla distanza della costa, si parla di bolentino costiero, di bolentino di mezza altura – anche detto bolentino pesante – e infine di bolentino di grande altura, anche detto di profondità, partendo dal presupposto che, in genere, con la distanza dalla costa aumenta di solito anche la profondità stessa del fondale. Ma si sa, visto le notevoli differenze che caratterizzano le andature batimetriche dei nostri mari, le definizioni troppo strette rischiano di lasciare il tempo che trovano.

Sta di fatto che ogni diversa tecnica di bolentino richiede movimenti e strumenti differenti. Chi pratica bolentino costiero, e quindi lungo la costa non oltre i 30 metri di fondale, avrà bisogno di un tipo di canna e di accessori, mentre chi pratica il bolentino di mezza altura o di medio fondale (fino ai 100 metri di fondale) avrà bisogno di strumenti differenti. Lo stesso dicasi per il bolentino di profondità, e dunque per chi si avventura oltre le 6 miglia dalla costa e comunque in fondali oltre i 100 metri.

Ma cosa accomuna queste differenti tecniche? In ogni caso, per pescare a bolentino, si cala sul fondo un terminale multiamo: nel momento in cui il pesce è ferrato, si procede con il recupero. Di per sé, quindi, nulla di impossibile. Non ci si deve però illudere: l’atto di per sé può essere semplice, ma solo a patto di una precisa pianificazione a priori. Insomma, il bolentino non si fa a casaccio: i luoghi in cui si vuole calare l’esca devono essere scelti con cura, in base al tipo di preda che si cerca, al tipo di mangiata usata, al momento, alla stagione e via dicendo.

Dove pescare a bolentino

Si può dunque pescare a bolentino su una barca a partire da qualche decina di metri dalla costa fino ad arrivare al mare aperto. Come si sceglie il posto dove pescare? Ebbene, non si può – non si dovrebbe – scegliere sul momento. É bene invece pianificare il tutto con cura prima dell’uscita, esaminando la carta nautica alla ricerca del fondale giusto (come vedremo tra poco, ogni fondale ospita delle prede differenti) e, una volta arrivati sul posto, facendosi aiutare dall’ecoscandaglio (in caso di dubbio, ti invitiamo a leggere la nostra guida sull’uso dell’ecoscandaglio per pescare) avviare l’azione di pesca.

Il compito di chi vuole pescare a bolentino è dunque quello di studiare l’uscita a priori, delineando una strategia: a un determinato fondale, in una specifica stagione, a un certo orario e con un tipologia di attrezzatura, infatti, si insidieranno prede diverse.

Il fondale roccioso può essere sicuramente un’ottimo spot di pesca: qui molti pesci trovano riparo o, in alternativa, cibo in abbondanza. Chi pratica bolentino, su questo fondale, potrà trovare lo scorfano rosso, la murena, il sarago, l’orata, la cernia, la tanuta e in concomitanza di secche pagelli, sgombri, occhioni e palamite. Se il fondale roccioso è un buon luogo, quello sabbioso è invece tendenzialmente da evitare, soprattutto a basse profondità; a maggiore distanza dalla costa, anche su sabbia è possibile pescare il pagello, la mormora, la tracina, la razza, la triglia, la gallinella e qualche pesce piatto.

E per quanto riguarda il fondale coperto da posidonia, annunciato dalla carta nautica o dallo stesso ecoscandaglio? Ebbene, in quel momento potrebbero subentrare anche i dentici, accompagnati da spigole, da orate, da saraghi, dalle occhiate, dai sugarelli e dagli sgombri.

Il vero paradiso di chi pesca a bolentino è però la secca, soprattutto se non segnalata: qui si può trovare un po’ di tutto, dagli spariti al pesce azzurro, passando per le cernie, le spigole, le ricciole, i tonnetti e via dicendo. Altro posto che nessun pescatore dovrebbe lasciarsi scappare è quello circostante un relitto, soprattutto su fondale roccioso: l’opportunità in questo caso è quella di insidiare gli stessi pesci tipici delle rocce più qualche San Pietro, qualche rana pescatrice, qualche sciabola e qualche grossa cernia.

Quale barca per la pesca a bolentino

Quale barca usare per pescare a bolentino? Ebbene, questa domanda non può avere una risposta immediata. Chi pratica il bolentino leggero, e quindi prettamente costiero, può usare anche il più piccolo natante, senza peraltro avere l’obbligo di patente nautica. É possibile in questi casi usare una piccola barchetta o un piccolo gommone azionato con un motore fuoribordo leggero, o persino una barca a remi, se si ha la fortuna di avere delle zone pescose a pochi metri dalla riva.

barca per pesca a bolentino

È leggermente diverso il discorso per chi vuole praticare il bolentino classico di mezza altura: in questo caso i remi sono tendenzialmente da escludere. Con l’aumentare della profondità è inoltre utile avere più spazio a bordo, e dunque avere una barca di almeno 5 metri con uno spazio a poppa sufficientemente ampio per permettere i basilari movimenti di pesca, senza troppe costrizioni.

C’è infine bisogno di una barca in grado di navigare senza problemi in mare aperto per il bolentino di altura o di profondità: qui è bene avere una barca provvista di cabina e comunque abbastanza veloce, per tornare a riva in tempi brevi in caso di cambiamenti improvvisi sul fronte meteorologico. Ogni tecnica di bolentino, dunque, richiede dei prerequisiti diversi quanto a barca: in ogni caso, è quasi obbligatorio essere dotati di un ecoscandaglio, per sondare il fondale alla ricerca di prede, e possibilmente di un GPS portatile nautico, per memorizzare per la volta seguente le zone più pescose. (Se hai qualche dubbio sul tipo di imbarcazione da scegliere per il tuo hobby preferito, scopri la nostra guida su come scegliere la barca da pesca)

Inutile dire che in base alla variante di pesca a bolentino che andremo ad approcciare, l’imbarcazione dovrà obbligatoriamente avere a disposizione di una serie di portacanne da barca specifici.

Scegliere la canna da bolentino

Il discorso per la canna da bolentino profondo è simile a quello appena fatto per la barca: i requisiti cambiano al variare del fondale e alla tipologia di prede che vorremmo insidiare. In linea generale, è obbligatorio attrezzarsi con una canna da barca, e quindi lunga oltre al 1,8 metri, con anelli passanti per la lenza e con una potenza superiore alle 4 libbre (questi, va detto, sono i requisiti minimi). Chi pratica il bolentino costiero potrà utilizzare una canna telescopica o ad innesti lunga dai 2 metri fino ai 4 metri, realizzata in carbonio ma anche in fibra di vetro. In tutti i casi è bene avere dei passanti a doppio ponte, in grado di resistere alla tensione e di evitare il surriscaldamento del filo, e un portamulinello molto robusto, il range di potenza può variare dai 50 fino ai 300 grammi.

Da non perdere:   Gruetta per barca: perché e come installarla

La canna per il bolentino di mezza altura o bolentino pesante deve ovviamente essere ancora più resistente: lunga tra i 2 e i 4 metri, deve avere un’azione bipartita o progressiva (dove per il bolentino leggero si può scegliere anche una canna con azione di punta) e con un range di potenza che può variare dai 300 ai 500 grammi. L’impugnatura deve essere tale da permettere di pescare con mulinelli di grossa taglia.

Infine, ci sono le canne da pesca a bolentino più potenti di tutte, ovvero quelle per il bolentino di profondità. Qui si apre un universo vastissimo, con canne pensate per pescare oltre i 100 metri e con altre che invece sono realizzate per andare oltre i 500 metri: si tratta di distanze ovviamente considerevoli, che necessitano di passanti in pietra molto resistenti, attacchi robusti e, ovviamente, di mulinelli elettrici, il tutto su una canna di circa 3 metri con una potenza riferita in questo caso al libbraggio che può variare dalle 12 alle 50 libbre, difatti queste canne così potenti, ci permettono di pescare con zavorre da 500 grammi fino a 2 chilogrammi.

Tra le varie declinazioni del bolentino, vi sono della canne da barca specifiche per la pesca dei cefalopodi, seppie, calamari e polpi, possono essere pescati sia a scarroccio con canne dal vettino sensibile che supportano l’utilizzo di piccoli piombi e artificiali detti egi, sia con canne specifiche per la cattura dei calamari nella tecnica del tataki, in questo caso l’attrezzo utilizzato ha una spiccata azione di punta e la giusta riserva di potenza per affrontare anche grossi “diavoli rossi”, in genere queste canne che superano i 2 metri di lunghezza, supportano zavorre fino ai 300 grammi e artificiali detti oppai.

Il mulinello giusto per il bolentino

Quale mulinello da bolentino scegliere per la pesca a bolentino? Ecco una domanda che affligge tanti neofiti di fronte a un negozio di accessori per la pesca. Ebbene, qui, finalmente, possiamo dare delle risposte piuttosto precise. Stiamo parlando di un elemento fondamentale, sopratutto nel momento in cui ci si stacca dalla costa per andare verso fondali di 60, 80, 100 o 150 metri: calare e salpare lenze su questi fondali stancherebbe chiunque, anche il più forte dei pescatori, e non si può certo pensare che il mulinello più economico possa affrontare senza problemi questi sforzi. Quello che serve è quindi un mulinello affidabile, resistente, con una grande capienza e con una frizione di buon livello.

Per il bolentino costiero si può scegliere un mulinello a bobina rotante o fissa (meglio la seconda opzione) con una capienza che deve andare dai 200 metri di monofilo in su ed una taglia che può variare dal 3000 all’ 8000. L’obiettivo è quello di aver un mulinello con un rapporto di recupero elevato, per salpare più filo possibile a ogni giro di manovella, ma non sempre possiamo basarci su questo elemento, difatti, se ricerchiamo grosse prede, un rapporto di recupero lento, ci aiuterà a contrastare nel migliore dei modi la potenza di una grossa orata, di un dentice o perchè no di un bell esemplare di cernia. Indubbiamente, man a mano che ci si allontana dalla costa, diventa sempre più evidente la necessità di abbandonare il mulinello classico per servirsi di quello mulinello elettrico, vero e proprio must quando si parla di bolentino di profondità. Le taglie di quest’ultimo, cambiano in base alla casa produttrice, tuttavia, quando parliamo di mulinelli elettrici non sempre si fa riferimento a modelli grossi per il bolentino profondo, in commercio ne esistono di diversi, dai piccoli mulinelli elettrici utilizzati dalla tecnica del tataki alle moderne tecniche provenienti dal Giappone come nel caso del Tai Rubber e quindi del Light Jigging, fino ad arrivare a taglie medie utilizzate su fondali medio-alti sia a bolentino che nel Vertical Jigging.

Accessori per pescare a bolentino

Abbiamo visto quale barca, quale canna da pesca e quale mulinello usare per la pesca a bolentino. Non è però tutto qui: servono ovviamente altri accessori da pesca specifici. È necessario prima di tutto avere l’elemento che dà nome all’intera tecnica, ovvero il bolentino, costituito dalla lenza madre, dal “trave” in nylon che presenta un piombo, e dal finale in fluorocarbon  caratterizzato da più braccioli con gli ami. Gli ami devono essere robusti, molto affilati e dimensionati in modo razionale in base alle prede che si vogliono insidiare, e devono essere al massimo 6.

Soffermiamoci qualche momento sulla lenza madre. Questa deve essere almeno lunga il doppio rispetto al fondale massimo sul quale si intende pescare: il principiante, a questo punto, si domanderà di certo il motivo di questo ‘spreco’ di lenza e quindi di soldi. Ebbene, le risposte sono semplici: per prima cosa bisogna riempire correttamente il mulinello, secondaria, la velocità e la forza delle correnti subacquee sono tali da richiedere maggiore lenza per toccare rapidamente il fondo, necessità che si fa sentire maggiormente quando si pesca in deriva. Per quanto riguarda il materiale ci si può orientare sul nylon per il bolentino costiero, con un diametro da 0.25 fino a 0.50 millimetri. Per le altre specialità, dopo anni di impero da parte di nylon e di dacron, si sta passando verso il multifibra PE, che costa sicuramente di più, ma che permette di usare mulinelli di dimensioni ridotte, e che in ogni caso – visto il diametro ridotto – presenta meno resistenza di fronte alle correnti. E ancora: la lenza da pesca multifibra è più rigida, permettendo così una trasmissione molto sensibile delle tocche del pesce.

Le esche per bolentino

Merita una breve riflessione anche il tema delle esche per pesca a bolentino. Questa tecnica, va detto, conosce molte esche diverse, ma ci sono alcune regole da rispettare. Quando si pesca in altura, è difficile trovare qualcosa che riesca a funzionare quanto la sarda, mentre invece in determinate secche non si riesce a fare nulla se non si è provvisti di cefalopodi. In altre aree è d’obbligo il gamberetto vivo, mentre altrove funzionano bene i bibi e i coreani, per non parlare degli spot in cui a regnare è la cozza intera leggermente aperta. É dunque bene informarsi sempre sulle abitudini alimentari di una specie e sulle particolarità di una ‘nuova’ zona di pesca, così da non farsi cogliere impreparati.

Non bisogna poi dimenticare i sabiki, come per esempio quelli prodotti da Tubertini, da sempre una garanzia di qualità e di successo per i pescatori italiani come per quelli internazionali. Abbiamo già parlato altrove della pesca con sabiki: si tratta di quella che in Italia viene chiamata pesca con la mitraglietta, ovvero con una sequenza di ami eventualmente tressati, decorati e colorati, per attirare la nostra preda.

Come e perché pasturare

Ci sono tanti pescatori che associano senza dubbi la pesca a bolentino alla pasturazione. In questo caso si procede a calare sul fondale al di sotto della barca un retino o un contenitore retato contenente un trito di pesce di bassa qualità, come per esempio di sardine e gamberetti. Pian piano, per la corrente subacquea e per il beccheggio stesso della barca, la pastura tenderà a fuoriuscire dal retino, richiamando i pesci, questa tipologia di pasturazione è ideale per ricercare le orate, saraghi, spigole, ma anche pesci appartenenti alla famiglia degli sgombridi, quest’ultimi ultimi sono particolarmente insidiati con la tecnica del Light Drifting.

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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.

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