Il mondo del diporto è regolato da un marasma di regole. Alcune assolutamente chiare e ovvie, altre, invece, che danno adito a confusioni, che non sono immediatamente comprensibili e che fanno storcere il naso a parecchi. Nella stragrande maggioranza dei casi, però, le norme che dobbiamo rispettare e che ci arrivano dritte ditte dal Codice Nautico mirano a migliorare la sicurezza in barca. Perché delle persone senza patente nautica non possono portare barche con motori di oltre 40 cavalli? Perché questo significherebbe mettere in mano a chiunque delle imbarcazioni con dei propulsori molto potenti, aumentando i potenziali rischi. Per quale motivo tra le dotazioni obbligatorie ci deve essere un giubbotto salvagente regolamentare? Per il semplice fatto che questo è il primo e più importante degli strumenti per salvaguardare chi si mette in mare. La radio per barca, i salvagente anulari, gli estintori barca, le distanze massime di navigazione dalla costa, le precedenze, le boette fumose e tutte le norme che regolano questi aspetti della navigazione hanno come obiettivo ultimo la sicurezza in barca.
Si potrebbe dunque essere portati a pensare che il rispetto delle norme del Codice nautico sia sufficiente non solo per evitare salate multe, ma anche per poter navigare in piena sicurezza. Sì… e no. Possiamo infatti dire che, in alcuni casi, le norme nautiche indicano “il minimo indispensabile”, quando invece il buon senso potrebbe indicare delle soluzioni ancora più efficaci e sicure. Questo perché, molto semplicemente, in alcuni casi i produttori arrivano ancora prima dei legislatori, proponendo dei dispositivi più sicuri di quelli indicati come obbligatori. Proprio per questo motivo, oggi, vedremo insieme alcuni casi in cui le dotazioni obbligatorie per la barca, di per sé, non bastano per garantire la massima sicurezza in barca, per sé e per il resto dell’equipaggio. E si sa, a volte – soprattutto durante le emergenze – sono davvero i dettagli a fare la differenza!
Le dotazioni di sicurezza: un riassunto degli articoli nautici obbligatori
Abbiamo già scritto una guida molto apprezzata e costantemente aggiornata sulle dotazioni di bordo obbligatorie per le barche; qui, quindi, ci limiteremo a riassumere al massimo lo spirito di queste importanti regole del Codice nautico, sottolineando il fatto che in alcuni casi queste possono essere considerate come “migliorabili” dal diportista attento alla sicurezza in barca. Occhio: resta sempre il fatto che le norme del Codice nautico devono sempre e comunque essere rispettate in ogni singolo passaggio. Si tratta, insomma, di fare sempre qualcosa di più, e mai qualcosa in meno.
Come è noto, le norme relative agli articoli nautici che devono assolutamente essere presenti su una barca sono suddivise in 8 categorie, in base alla distanza di navigazione della barca relativa. Si parla dunque di norme diverse chi naviga Senza alcun limite, Entro le 50 miglia, Entro le 12 miglia, Entro le 6 miglia, Entro le 3 miglia, Entro 1 miglio, Entro 300 metri e infine Nei fiumi, torrenti e corsi d’acqua. Con l’aumentare della distanza dalla riva, insomma, cresce anche il numero di articoli nautici per la sicurezza da avere a bordo. La base – e quindi quanto previsto, per intenderci, per navigare oltre i 300 metri dalla riva, ma entro 1 miglio – è composta da un giubbotto di salvataggio regolamentare per ogni persona a bordo, da un salvagente anulare con cima, da una pompa o da un altro attrezzo di esaurimento e infine da un estintore. Si tratta però solo del minimo necessario: solo chi naviga lungo costa, infatti, può accontentarsi di dotazioni così ridotte. Non è un caso se, per la navigazione oltre le 6 miglia – ma entro le 12 miglia – si aggiungono anche la zattera di salvataggio costiera, una boetta luminosa, due boette fumogene, una bussola, due fuochi a mani, due razzi a paracadute, dei segnali sonori e la radio VHF marino. Per la navigazione senza limiti, poi, si sommano il dispositivo E.P.I.R.B (Emergency Position Indicating Radio Beacon), la zattera di salvataggio senza limiti, il binocolo, il barometro, l’orologio di bordo, le carte nautiche e il riflettore radar, nonché ovviamente la cassetta per il pronto soccorso.
Non avere a bordo tutti gli articoli nautici obbligatori del caso significa andare incontro, in caso di controlli, a una sanzione amministrativa che va dai 207 euro di partenza per arrivare a un massimo di 1.033 euro. Ma, soprattutto, chi non segue alla lettera questi obblighi potrebbe trovarsi doppiamente in difficoltà in caso di emergenza. Ed è proprio ai casi di emergenza che guardiamo nel momento in cui diciamo che sì, ci sono dei dispositivi che possono garantire la sicurezza della barca ancor più di quanto fatto da quelli previsti nelle disposizioni del Codice della nautica.
Il salvagente perfetto per il recupero dell’uomo in mare: il rescue buoy
Indubbiamente – come ha sottolineato Fabio nella sua guida circa cosa fare con un Uomo a mare – ritrovarsi con una persona caduta accidentalmente in acqua durante la navigazione è tra le evenienze potenzialmente più pericolose e drammatiche che potrebbero accadere su una barca. Non si tratta, però, di una possibilità particolarmente remota, anzi. Un urto accidentale, un’onda più forte del previsto, una manovra violenta, o magari una semplice svista: ci sono tanti motivi per i quali ci si può ritrovare a dover gestire di tutta fretta un uomo in mare.
Nel momento in cui una persona cade in mare, è necessario eseguire in breve tempo delle manovre precise: senza perdere d’occhio il luogo esatto dell’incidente, bisogna lanciare in acqua il salvagente anulare, accendere il motore, fissare quanto prima un waypont, effettuare la comunicazione di emergenza sul canale 16, invertire la rotta e via dicendo.
Tutto questo si può fare con gli articoli nautici obbligatori che tutte le barche hanno a bordo. Pensa, però, a cosa vuol dire ritrovarsi a dover gestire un uomo in mare ferito, o magari senza sensi, con un salvagente anulare: in che modo questo potrebbe essere d’aiuto concreto nell’azione di salvataggio? In una situazione in cui ogni secondo può essere cruciale, è necessario poter contare su qualcosa di più funzionale, e soprattutto più agevole, per permettere di mettere al sicuro chi è caduto in mare e quindi di portarlo in salvo.
In questo senso, accanto al ciambella di salvataggio, diventa essenziale avere un salvagente a forma di cavallo: Plastimo propone un ottimo Rescue boy pronto all’uso, con contenitore resistente ai raggi ultravioletti e con sagola galleggiante gialla, con o senza boetta. Certo, costa più di un normale salvagente, ma nello sfortunato caso di un uomo in mare può fare davvero la differenza, e chi si è ritrovato ancora in queste drammatiche situazioni lo sa molto bene!
La bandierina galleggiante per trovare l’uomo in mare
Restiamo su uno degli argomenti più scottanti della sicurezza in barca, e dunque sull’uomo in mare. Il problema principale, in questi casi, è molto spesso quello di non perdere di vista il luogo esatto in cui la persona in questione è caduta in mare. Non a caso le regole di sicurezza in barca sono chiare nel dire che, in caso di uomo in mare, è necessario che una persona assuma immediatamente il ruolo dello “spotter”, ovvero della persona che, fisicamente e senza fare null’altro, si impegna a indicare con l’indice l’esatta posizione dell’uomo in mare, così che non venga perso di di vista un solo momento. Il ruolo dello spotter diventa fondamentale nel caso di onde, di visibilità limitata, di grande velocità e via dicendo.
È fondamentale, insomma, non perdere mai di vista l’uomo in mare. Per questo motivò è molto importante avere a bordo qualcosa che possa aiutare a rendere visibile il luogo della caduta, o la persona in mare. In mancanza d’altro, è bene lanciare in acqua nello stesso momento in cui qualcuno cade qualsiasi altra cosa galleggiante, come per esempio un parabordo.
A questo scopo in commercio si possono trovare le utilissime Aste IOR, indispensabili durante le regate d’altura: si tratta di bandiere colorate che indicano in modo lampante la posizione dell’uomo in mare. Nella loro versione gonfiabile, queste bandierine sono contenute all’interno di un involucro. In alcuni casi si hanno delle vere e proprie Aste IOR personali, da attivare in prima persona in caso di caduta in mare, così da poter essere trovati immediatamente.
Il giubbotto? Deve essere in perfette condizioni
Abbiamo visto che il giubbotto salvagente è obbligatorio per tutte le barche che navigano oltre i 300 metri dalla costa. In poche parole, il giubbotto di salvataggio è sempre dovuto, per il semplice fatto che sarebbe da pazzi fare l’opposto. Negli ultimi anni i produttori hanno portato sul mercato giubbotti salvagente via via più efficaci, per garantire la massima sicurezza in barca in qualunque situazione. Ormai possiamo starcene tranquilli indossando sempre il giubbotto salvagente, anche quelli più potenti, da 150, 180 o persino da 290 Newton, senza avere il minimo ingombro.
Tutto questo, ovviamente, grazie al salvagente autogonfiabile, grazie al meccanismo della pastiglia di sale o grazie al sensore idrostatico. Il problema, però, è che i giubbotti salvagente, diventando via via sempre più “avanzati”, diventano anche più “delicati”. Insomma, se pensiamo ai classici giubbotti di salvataggio a stola, c’è ben poco da controllare: se non ci sono strappi o parti mancanti, è assolutamente tutto ok.
È diverso il caso del giubbotto salvagente autogonfiante: con questi dispositivi d’emergenza, infatti, ci si trova a che fare con degli strumenti ricchi di componenti soggette a danneggiamenti o a usura. Non pensiamo quindi solo alle cinghie o ai tessuti, ma anche alla camera d’aria, alla bomboletta che contiene il gas compromesso, all’attivatore, alla pastiglia di sale e via dicendo. Il rischio, insomma, è quello di avere a bordo un giubbotto di salvataggio che però, al momento del bisogno, semplicemente non farà il suo dovere.
Ecco perché, pur non avendo a che fare con un obbligo di legge, è fondamentale controllare periodicamente il proprio giubbotto salvagente. Noi di HiNelson offriamo questo servizio di revisione per tutti i giubbotti di salvataggio gonfiabili, di qualunque brand! (Per chi acquista un nuovo giubbotto di salvataggio Plastimo SL180 N la revisione entro 24 mesi dell’acquisto è tra l’altro inclusa nel prezzo).
Zattera di salvataggio ma non solo: il modulo di recupero
Quando pensiamo ai battelli di sicurezza non possiamo che concentrarci sulla zattera per barca, le quali come abbiamo visto sono contemplate nelle dotazioni di sicurezza. Ipotizziamo però di avere a che fare con un uomo in mare, magari in condizioni di visibilità ridotta, o persino in piena notte: siamo tutti d’accordo che, in questo caso, la zattera di salvataggio non potrebbe essere in alcun modo utile per salvare la persona caduta in mare.
Ecco allora che può tornare incredibilmente utile, in caso di emergenza, un dispositivo che si situa a metà strada tra una zattera di salvataggio e le aste IOR che abbiamo visto sopra. Parliamo dei praticissimi moduli di recupero, ovvero di dispositivi gonfiabili che possono facilitare enormemente le operazioni di recupero di un uomo in mare: si tratta di un modulo a gonfiaggio automatico che, una volta gonfio, può ospitare l’uomo in mare (o le persone che sono cadute in acqua) mettendole al sicuro e rendendole visibili, grazie alla superficie riflettente e alla luce automatica posta in cima all’asta.
Infine, per dimostrare che per garantire la massima sicurezza in barca è necessario guardare anche un po’ più in là rispetto agli obblighi del codice nautico, vogliamo presentarti i nostri “sacchi” per il pronto soccorso. Quante volte ti sei lamentato di avere poco spazio a bordo? A rubare spazio prezioso ovviamente sono anche le dotazioni di sicurezza, le quali però, come abbiamo visto, devono assolutamente restare a bordo. Ecco quindi che può essere davvero comodo e conveniente adottare un contenitore poco ingombrante e versatile – oltre che sicuro – per tutto il materiale sanitario di bordo. Perché non sostituire la tua cassetta del pronto soccorso rigida e ingombrante con un sacco stagno appositamente studiato?
Il rilevatore di gas in barca
Chiudiamo infine con un sensore che è effettivamente molto utile per aumentare la sicurezza in barca quando si hanno dei serbatoi carburante barca posizionati negli ambienti interni: parliamo ovviamente del rilevatore di gas per barca, di quel famoso fumer sniffer che inizia a dare l’allarme nel momento in cui individua la presenza di gas infiammabile a bordo. Basta davvero poco infatti per trasformare un’uscita in una tragedia. I fumi della benzina, per esempio, potrebbero fuoriuscire e diffondersi negli ambienti interni della barca, preparandola quindi a una possibile esplosione. Nel momento in cui il rilevatore di gas infiammabile si attiva e inizia a suonare – segnalando per esempio una fuga di gas nella sentina – è necessario far uscire tutti dalla barca ed evitare di azionare qualsiasi dispositivo elettrico, per chiedere immediatamente soccorso attraverso radio VHF o cellulare.