Traina veloce: una guida

Qualche mese fa, quando abbiamo iniziato a parlare della pesca in barca su queste pagine, abbiamo preparato tra le altre cose una guida sulla traina alla spigola, esponendo le tecniche e gli accessori necessari per insidiare nel migliore dei modi questo predatore famelico, tanto comune nei nostri mari. Oggi vogliamo tornare sull’argomento, ma per farlo ci sposteremo leggermente più a largo, e accelereremo un po’: sì, perché oggi parleremo di qualcosa simile e allo stesso tempo diverso, e decisamente più rapido. La traina veloce è una tecnica di pesca piuttosto diffusa nei nostri mari: i primi a importarla nel nostro Paese furono i pescatori del mar Ligure, prendendo esempio da quanto facevano poco più in là i cugini della Costa Azzurra. Oggi la traina veloce viene praticata quasi ovunque nel Mediterraneo: partendo da questo presupposto, vogliamo dare qualche dritta a chi vuole cimentarsi con questa tecnica.

Ecco gli argomenti trattati in questo articolo:

Impostare la velocità della traina

A differenziare la traina veloce dalla traina “normale” è per l’appunto la velocità di avanzamento della barca da pesca. Ma in base a cosa si regola il numero di nodi con cui avanzare nel momento in cui ha inizio l’attività di pesca vera e propria? Ebbene, tutto ovviamente dal tipo di esca che viene utilizzata per la pesca a traina, nonché dalla preda che si intende insidiare.

Il concetto, però, è che il tipo di preda che vogliamo attirare influenza il tipo di esca che useremo, così come il luogo in cui daremo inizio alla battuta da pesca. Ecco quindi che chi effettua la traina costiera ha a che fare per lo più con pesci non particolarmente veloci, nonché, nella maggior parte dei casi, con delle specie che si muovono a poca distanza della superficie (eccezion fatta, a voler essere precisi, per le tracine e per le spigole). Ecco dunque che la traina costiera, viste le prede alla quale ambisce, è già di per sé una traina “lenta”, e deve dunque puntare a una velocità massima di circa 4 nodi.

Diverso il caso quando ci si sposta più a largo: le prede tipiche della traina di media altura e di altura sono infatti dei pesci che abitualmente nuotano più velocemente, e tendenzialmente nella prossimità della superficie. Se ne desume quindi che la traina di media altura e di altura diventa automaticamente – perlomeno nei nostri mari – traina veloce, con una velocità che si attesta anche ai 7, 8 o addirittura 9 nodi.

Da tutto questo si capisce quindi non solo che la traina veloce è la traina che si effettua nella pesca d’altura, ma anche che la traina veloce sarebbe del tutto inadatta lungo le coste.

L’occhio del pescatore da traina

Non stupisce il fatto che molti pescatori si avvicinino in modo “leggero” al mondo della traina veloce e della traina in generale. A guardare questa tecnica dall’esterno, infatti, potrebbe sembrare che il pescatore non faccia altro che impostare alcune canne da pesca sui rispettivi portacanne da barca, per poi regolare la velocità del motore, e quindi andarsene a zonzo, senza una meta o un percorso preciso, aspettando che un pesche abbocchi. Ovviamente non è così: il pescatore deve essere in grado di analizzare la situazione per capire dove andare e come muoversi.

Dove dirigersi, quindi, per fare traina veloce? Ovviamente ognuno ha le sue zone preferite, o le proprie conoscenze. Poi possono certamente aiutare le carte nautiche che, indicandoci la natura dei fondali, ci possono dire parecchio a proposito delle specie che possiamo trovare nei paraggi. Ma a livello di analisi in tempo reale, mentre si sceglie in che direzione muovere la barca, cosa ci può aiutare? Beh, prima di tutto bisogna imparare ad alzare lo sguardo, e a vedere se i nostri amici gabbiani si muovono in qualche direzione particolare: anche loro, come noi, stanno perlustrando lo specchio d’acqua, ma da una prospettiva migliore. Loro, nello specifico, puntano agli stessi pesciolini che sono a loro volta puntati dalle nostre prede: vogliamo cose diverse, le quali però si trovano potenzialmente nello stesso luogo.

Oltre ai gabbiani, può essere l’analisi stessa della superficie del mare a darci qualche dritta: lì dove l’acqua si presenta untuosa, molto probabilmente, si può ipotizzare un recente banchetto di pesciolini-foraggio, con le sardine che, disperdendo i propri grassi, ‘sporcano le acque’. Ma si può avere la fortuna di arrivare sul posto poco prima del banchetto, quando la palla di pesce foraggio è ancora presente.

E in assenza di segnali espliciti? In quel caso – non solo, peraltro – arriva in nostro soccorso il fido ecoscandaglio, a indicarci la presenza di branchi di pesci e via dicendo.

Le prede della traina veloce

Quali pesci sono nel mirino del pescatore che fa traina veloce? Le specie che si possono attirare con questa tecnica sono molte: si tratta di fatto di tutti i predatori che si possono incontrare a largo e in vicinanza della superficie. Indubbiamente, però, la preda che va per la maggiore, o meglio, la preda alla quale tutti ambiscono, è il tonno, o meglio, i tonnetti rossi che si muovono usualmente in branco. Il tonno rosso, va detto, è un pesce che può raggiungere peso e dimensioni di massimo rispetto: quando si parla di tonnetti da branco, però, si parla di pesci che difficilmente oltrepassano i 50 chilogrammi. Da lì in poi si va infatti verso i tonni intermedi, fino ad arrivare ai tonni giganti che oltrepassano il quintale. Sempre parlando dei tonni rossi, va ricordato che la misura minima per la pesca è di 30 chilogrammi (o 115 centimetri): al di sotto di quella soglia è sempre e comunque obbligatorio ridare libertà al pesce, e anche in fretta.

Oltre ai tonni rossi (e ai piccoli alletterati) chi si dà alla traina veloce può insidiare anche le lampughe, inconfondibili pesci dalle tonalità elettriche che mutano dal giallo al blu: parliamo comunque di un pesce che può pesare più di 15 chilogrammi. E ancora, non è certo raro imbattersi in aguglie imperiali, tonno alalunga detto anche tonno bianco, al pesce spada o alla palamita, pesce azzurro che presenta carni simili allo sgombro (vale la pena ricordare che nel caso della palamita il limite minimo per la pesca è di 25 centimetri).

Dove e quando pescare a traina veloce

Come detto, in linea generale, la traina veloce è la traina di media altura e di altura, e quindi effettuata al largo. Le reali distanze dalla costa, però, variano di luogo in luogo. Lungo le coste occidentali della Sardegna, per esempio, non si contano gli incontri con tonni di dimensioni importanti entro tre miglia dalla costa. Altrove, invece, per individuare dei branchi, chi pratica traina veloce deve allontanarsi molto, molto di più: in Liguria si parla nella maggior parte dei casi di una distanza minima di 20 miglia. Insomma, la distanza dalla costa cambia in modo importante da un luogo all’altro, con conseguenze notevoli anche per quanto riguarda il tipo di barca da impiegare per la pesca: un pescatore che si deve muovere abitualmente a 30 miglia dalla costa avrà delle esigenze estremamente diverse da quello che può pescare entro le 6 miglia, per quanto riguarda la potenza dei motori, la stabilità della barca e persino la patente nautica (partendo comunque dal presupposto che le prede tipiche della traina veloce presuppongono una barca con una certa ariosità e facilità di movimento a bordo).

Da non perdere:   Scegliere la canna da pesca perfetta: la guida alla scelta per tutti

Ogni luogo, quindi, ha le sue regole non scritte per quanto riguarda la pesca a traina veloce: in ogni caso, per iniziare, è consigliabile prendere in considerazione solo tratti di mare a partire dai 250 metri di profondità. Non mancano ovviamente i diportisti che, anziché impostare il movimento della barca in base alle esigenze della traina, approfittano di una traversata per filare alcune lenze: parliamo quindi dei velisti che, per esempio, nell’attraversare ampi spazi di Mediterraneo per raggiungere la propria prossima meta vacanziera, approfittano dell’occasione per procurare una cena gustosa all’equipaggio, mirando al colpo grosso . In tal caso è bene fare attenzione ai salti di fondale, nonché alla presenza di eventuali relitti o strutture galleggianti: in entrambi i casi, le probabilità di incrociare un branco di predatori aumenta.

Sul quando fare pesca a traina veloce, in realtà, è difficile esprimersi. È certamente vero che il periodo maggiormente favorevole è quello estivo, ma da qui a limitare la stagione della pesca a traina veloce ai soli mesi caldi c’è differenza. Di fatto, è possibile darsi alla traina veloce praticamente tutto l’anno, ma i risultati saranno sicuramente migliori tra la primavera inoltrata e la prima metà dell’autunno.

Tecnica e accessori per pesca traina veloce

La zona è quella giusta, il fondale è abbastanza profondo, il periodo dell’anno ci sorride. Non ci resta che calare le lenze. Si possono per esempio usare 4 canne da pesca: in genere, nel preparare il tutto, si parte dalle due canne laterali, usando degli appositi portacanne laterali, e quindi si termina calando le lenze centrali. È fondamentale, nella traina veloce come in quella normale, variare le distanze, pur senza restare troppo vicini alla barca o allontanarsi troppo: meglio stare, in ogni caso, in un intervallo tra i 30 e i 90 metri.

Le nostre prede, vale la pena ricordarlo, sono dei cacciatori che si muovono tendenzialmente in branco: da qui, dunque, l’importanza doppia di usare più canne, e quindi più esche, dando così l’impressione ai nostri predatori di avere a che fare con un piccolo gruppo di pesci in fuga. Non stupisce che in alcuni casi dei pescatori particolarmente attrezzati, con barche di tutto rispetto, arrivino a usare fino a 8 o persino 9 canne, usando ovviamente dei portacanne e della antenne divergenti per evitare ingarbugliamenti vari tra le lenze.

Per quanto riguarda l’uso delle esche, la regola generale, in questi casi, è quella di scegliere l’artificiale giusto in base alla preda ricercata in quel momento dai nostri predatori. Chi incontra un branco di sardine dovrà quindi usare, per esempio, degli artificiali argento azzurri, e di volta in volta variare con Rapala, octupus, piume, kona, colori e dimensioni, in base al contesto. Per questo motivo chi fa traina veloce dovrebbe sempre avere un discreto rifornimento di esche artificiali!

Una volta impostate le canne, è bene fissarle e quindi impostare la frizione: una resistenza eccessiva, in caso di abboccamento di un tonno, porterebbe quasi inevitabilmente alla rottura della lenza da pesca; una resistenza troppo ridotta, al contrario, non potrebbe garantire una ferratura efficace.

Va sottolineato che i tonnetti vanno “richiamati” e incuriositi, cosa che riesce particolarmente difficile alle barche a vela che procedono a motore spento. Quando abbiamo a che fare con tunnidi, infatti, non dobbiamo pensare al rumore del motore come a un fastidio, quanto invece come a un alleato: da qui la necessità, per i velisti, di usare opportunamente dei richiami visivi, e quindi, per esempio, dei polpetti colorati morbidi in silicone messi in serie, oppure a degli appositi richiami chiamati teaser bird, o anche volgarmente chiamati aeroplanini.

Nel momento in cui un pesce abbocca, la barca deve rallentare, le lenze libere vanno recuperate per evitare pericolosi incroci, e può avere inizio il combattimento, dopo aver sfilato la canna e aver indossato la cintura da combattimento (ne abbiamo parlato nel post dedicato alla pesca a drifting). Dapprima, soprattutto nel caso di prede di grosse dimensioni, è necessario stancare il pesce, lasciandolo quindi sfogare, recuperando la lenza rapidamente nei suoi momenti di rifiatamento (usando la tecnica del pompaggio).

La canna da pesca per la traina

Aggiungiamo qualche riga per quanto riguarda la scelta della canna da pesca per la traina. Di fatto parliamo di canne molto diverse dalle altre: se in genere le canne da pesca sono piuttosto versatili, canne da traina leggera sono decisamente specializzate, e vengono usate solo per l’universo traina. Insomma, usare una canna di questo tipo in un contesto diverso da quello di un’imbarcazione in movimento ha ben poco senso. Abbiamo quindi delle canne con manici estremamente rigidi ma non troppo pesanti, sempre forniti del necessario aggancio per il portacanne della barca. Il fusto, tendenzialmente in vetro o in fibra di carbonio, è pensato per essere molto resistente, e per garantire una riposta molto rapida e precisa: il carbonio, da questo punto di vista, è imbattibile. Vale la pena aggiungere che le canne pensate per la pesca a traina si possono dividere in due grandi gruppi.

Il gruppo più ampio, e più conosciuto, è quello delle normali canne da traina, con un cimino estremamente lungo – circa due volte e mezzo il manico – con mulinello da pesca posizionato alla metà della parte inferiore; il secondo gruppo è quello delle canne da pesca per chi punta a combattere in piedi, e che ha quindi bisogno di una canna che consenta un’eccellente azione di pompaggio. Più costose e complesse, pensate per la pesca del tonno, presentano il mulinello più vicino, nonché un cimino più corto.

L’uso dei motori nella pesca a traina

Chiudiamo questo articolo dedicato alla traina veloce con una considerazione sull’uso del motore fuoribordo. Sono sempre di più le barche che fanno affidamento su due o più motori fuoribordo a poppa, anche nel mondo della pesca. Ebbene: come comportarsi nel caso della pesca a traina veloce? Meglio usare tutti i motori, o utilizzarne solo uno? Entrambe le soluzioni presentano dei vantaggi. Usando tutti i motori, e quindi due motori fuoribordo nel caso più comune, si avrà una maggiore guidabilità della barca, da non dare per scontata durante le fasi di combattimento. Le batterie della barca verranno caricate in modo corretto, e tutti i motori verranno usati nello stesso modo, con un pieno allineamento delle ore di moto.

Usare un solo motore alla volta, invece, ci permette di ridurre il consumo di carburante, di diminuire il rumore e le vibrazioni, nonché di fatto di ridurre l’usura stessa dei motori, che potranno essere usati alternativamente. Quali vantaggi preferisci?

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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.

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