Sembra essere arrivata l’epoca delle barche autonome. No, i nostri porti turistici non saranno certo riempiti già domani da imbarcazioni senza pilota, e i nostri porti commerciali aspetteranno ancora diversi anni prima di essere aggrediti in massa da navi senza equipaggio. Eppure è un dato di fatto che gli autopiloti per barca stanno diventando sempre più intelligenti. E ancora, si stanno moltiplicando i progetti concreti capaci di trasformare le barche autonome in realtà, con degli scafi che, senza piloti a bordo, hanno già compiuto traversate di massimo riguardo. La cosa interessante è che, per sviluppare delle imbarcazioni senza piloti, si va di volta in volta a portare avanti tante altre tecnologie preziose per il diporto del futuro: pensiamo agli autopiloti, ai sistemi di sicurezza, ai pannelli solari per barca e via dicendo. Ma a che punto siamo nel concreto con le barche a guida autonoma? Vediamo una sintesi della situazione attuale.
Un esempio di barche a guida autonoma: la Mayflower Autonomous Ship
Tra le barche a guida autonoma più famose a livello internazionale c’è la Mayflower Autonomous Ship, che ha preso il nome dalla famosa nave dei Padri Pellegrini del 17° secolo. Parliamo di un trimarano sviluppato dall’organizzazione non profit Promare e da Ibm, che certo non ha bisogno di presentazioni. Alimentata da dei pannelli solari e guidata dall‘intelligenza artificiale che raccoglie ininterrottamente dati dal radar, è stata pensata per attraversare l’Atlantico, partendo non a caso proprio da Plymouth. La velocità massima raggiungibile è di 10 nodi, con un backup costituito da un generatore diesel. Il primo tentativo è stato programmato per il settembre 2021, contando di completare la traversata oceanica in 3 settimane; peccato che il viaggio si sia concluso solo 3 giorni dopo, per un problema tecnico. È curioso peraltro sottolineare che di per sé l’intelligenza artificiale avrebbe deciso di continuare il viaggio, nonostante il danno; è stato invece il “controllore” umano dalla terraferma che ha deciso di far tornare indietro la Mayflower Autonomous Ship. Il secondo tentativo è stato fatto nell’aprile del 2022, puntando alle coste della Virginia; per un problema tenico dopo circa un mese in mare si è deciso di cambiare la rotta, per raggiungere invece Halifax.
La prima barca autonoma ed elettrica ad attraversare l’Atlantico
La prima barca totalmente elettrica, a guida autonoma e alimentata unicamente con energia solare in grado di compiere una traversata atlantica è stato il monoscafo Mahi. Parliamo di una barca lunga 4 metri, completamente ricoperta nella parte superiore da pannelli solari Solbian e spinta da motori elettrici marini Torqeedo. Mahi è un concentrato di tecnologia, grazie a sensori di temperatura, di conducibilità e di ossigeno disciolto, a un modem di bordo per comunicare con la terraferma e a un GPS, il tutto coordinato da un software auto-sviluppato. Ebbene, questa è stata la prima tra le barche autonome a energia solare in grado di compiere la traversata oceanica, percorrendo gli 8.000 chilometri tra A Coruña, in Spagna, e le coste della Martinica: il tutto in ben 6 mesi di navigazione. Va detto peraltro che dopo 3 mesi di navigazione, nel gennaio del 2022, la barca ha perso il collegamento satellitare; nonostante questo, è stata in grado di portare a termine in completa autonomia il proprio viaggio fino alle Antille.
Altri esempi di barche a guida autonoma: da Hyundai in poi
C’è chi si sta spingendo ancora più in là nel campo delle barche autonome. È il caso di Hyundai, che per mezzo della sua controllata Avikus ha presentato al Consumer Electronics Show 2022 di Las Vegas un’imbarcazione da crociera senza pilota in grado di trasportare 12 passeggeri. Il test è stato fatto qualche mese prima nelle acque della Corea del Sud, con la barca che ha trasportato 12 persone lungo i 10 chilometri del canale di Pohang, il quale si contraddistingue proprio per le difficoltà di navigazione: l’obiettivo è di portare sul mercato a breve termine le prime barche autonome da diporto. E ci sono altri esempi di questo tipo, come la nave mercantile norvegese a guida autonoma che già oggi trasporta fertilizzante tra una fabbrica e un porto poco distante, o come la nave cisterna a guida autonoma che dal Texas ha raggiunto la Corea del Sud – attraversando il Canale di Panama – grazie a un software di casa Avikus.
I problemi in vista per le imbarcazioni senza pilota
Insomma, le tecnologie per le barche autonome esistono ormai tutte. E tante sono già presenti in forme diverse per il diporto di tutti i giorni: si pensi ai pannelli solari, ai generatori eolici per barca e via dicendo. Sapendo peraltro che le barche sono sempre più accessoriate per affrontare crociere più lunghe in modo del tutto “autonomo” anche a livello di risorse, grazie a batterie capienti e a dissalatori per il diporto. I problemi per il futuro delle barche autonome potrebbero essere invece altri: le minacce degli attacchi informatici, la questione del diritto marittimo internazionale, e via dicendo.