L’elettrificazione del settore nautico sembra ancora molto lontana dal completarsi: le barche spinte dal motore elettrico sono ancora poche o pochissime. E in effetti di ostacoli ce ne sono parecchi, con l’uso dei motori elettrici che, per certi versi, risulta ancora più difficile in mare che sull’asfalto e con le ruote. In Italia, di certo, non sta aiutando il lunghissimo stallo del famigerato incentivo per l’acquisto di motori elettrici per barca: pur potendo contare su una legge e sulla copertura finanziaria, non si è ancora visto nessun decreto attuativo, lasciando così ancora oggi tutto su carta (aggioramento dicembre 2023: è stato votato un emendamento che introduce il bonus statale per l’acquisto di motore fuoribordo elettrico). Al di là di tutto, la cosa certa è che, per oggi, la tecnologia non è tale da permettere l’elettrificazione di qualsiasi barca con gli stessi costi e le medesime performance dei motori endotermici. Ecco che allora in certi casi, per ridurre le emissioni inquinanti e con esse il rumore, senza però affidarsi al 100% all’elettricità, si opta per delle barche ibride. Ma di cosa si tratta nel concreto, come funzionano, e quando questa può essere una buona soluzione?
Barche ibride: come funzionano?
Di dubbi in merito non ne abbiamo molti: il futuro della mobilità deve essere pulito e rinnovabile, e quindi tendenzialmente elettrico. E questo vale anche per la nautica da diporto, che deve poter contare su dei motori che non producano emissioni di gas a effetto serra, che non facciano rumore disturbando la fauna marina, e che non richiedano combustibili facili a sversarsi in mare. Detto questo, per come sono le cose oggi, non è sempre possibile decidere di navigare con una barca completamente elettrica. A frenare sono in certi i casi i costi, lo spazio a disposizione, le performance e vai dicendo, laddove in tanti altri casi la motorizzazione elettrica si presenta invece come una soluzione ideale.
Ecco, le barche ibride si inseriscono nel discorso nel momento in cui c’è la volontà di inquinare meno ma, allo stesso tempo, non ci si può affidare completamente a un propulsore elettrico. La barca ibrida è per l’appunto un’imbarcazione che offre entrambe le opzioni, e che presenta quindi sai la possibilità di navigare consumando unicamente energia elettrica, sia quella di navigare consumando del normale carburante. Di fatto le barche ibride, a livello di concetto e anche di funzionamento, possono essere associate alle automobili ibride che circolano da anni sulle nostre strade. Si utilizza quindi per esempio la sola elettricità per uscire dal porto, oppure per navigare con tranquillità lungo la costa, o ancora, per muoversi in rada senza fare rumore, e via dicendo; mentre invece si passa al carburante nel momento in cui le batterie sono quasi scariche, o quando si vuole un po’ di velocità in più.
Esempi di barche ibride
Sul mercato oggi possiamo trovare diversi cantieri che propongono delle barche ibride. Tra i protagonisti a livello internazionale c’è per esempio il marchio Greenline Yacht, che propone imbarcazioni ibride da ben 15 anni. Per chiarezza, va detto che questo cantiere produce sia imbarcazioni full electric, sia ibride, sia convenzionali. Prendiamo per esempio il modello Greenline 39: in modalità diesel questo scafo permette una velocità massima di 18 nodi, spinto da un motore da 250 HP; in modalità ibrida invece la velocità massima è di 7 nodi, con la possibilità di coprire fino a 20 miglia nautiche con questa modalità. Lo stesso modello, con il solo motore elettrico, garantisce invece la velocità massima di 11 nodi. In generale, le barche ibride Greenline permettono di consumare 4 volte meno carburante rispetto alle imbarcazioni tradizionali.
Altro cantiere che propone delle barche ibride è Azimut Yachts, che nel 2023 proporrà l’Azimut Seadeck 6 e l’Azimut Seadeck 7, rispettivamente di 17,25 e 21,88 metri: il marchio garantisce che con queste imbarcazioni potranno ridurre le emissioni del 40%.
Perché e quando optare per una barca ibrida
Le barche ibride non sono quindi dei prototipi. Al contrario, esistono, con cantieri nativamente dedicati e cantieri di lunga storia che stanno in questi anni lanciando delle serie ibride, talvolta al fianco di quelle full electric. Per non parlare delle soluzioni meno istituzionali, a partire per esempio da quei possessori di catamarani che decidono di installare in uno scafo un motore diesel, e nell’altro un motore elettrico, creando così dei catamarani concettualmente ibridi (eventualmente con un sistema di ricarica che permette di impiegare la coppia non sfruttata dal motore endotermico per caricare il pacco batterie).
Ma quando effettivamente l’ipotesi della motorizzazione ibrida ha maggiore senso? Sappiamo benissimo che il motore elettrico ha indiscutibili vantaggi ambientali. Ma sappiamo anche che attualmente un motore potente ha bisogno di un pacco batterie estremamente importante, il che, oltre un certo livello di potenza, può diventare problematico: gli accumulatori occupano poco spazio e pesano parecchio, aspetti tutt’altro che favorevoli per il mondo della nautica, alla ricerca al contrario di leggerezza e ingombri minimi. E ancora, le batterie possono costare molto, sapendo che in media il prezzo è di circa 900 euro per ogni kWh di accumulatore. Una barca pesante, o una barca che aspira alla velocità, può quindi difficilmente essere al 100% elettrica al mondo d’oggi. Ecco, in questi casi l’ipotesi dell’ibrido ha assolutamente senso, per non compromettere la navigazione e allo stesso tempo ridurre l’inquinamento: parliamo quindi di motoscafi che richiedono potenza, di barche di dimensioni importanti, e via dicendo.
Quando l’ibrido ha poco senso
Abbiamo visto cosa sono le barche ibride, abbiamo visto quando una motorizzazione ibrida ha effettivamente senso. E quando invece sarebbe più sensato spostarsi verso una motorizzazione completamente elettrica, senza degli aiuti di natura fossile? Di certo delle piccole barche – pensiamo a dei piccoli gommoni o a dei barchini da pesca – possono trovare tutto il necessario in un motore fuoribordo elettrico. Lo stesso può essere detto anche per le derive, per delle barche da fiume, oppure per degli scafi medi utilizzati per la sola navigazione giornaliera. Certamente l’ago della bilancia si sposta dalla motorizzazione ibrida verso quella elettrica all’aumentare dello spazio da poter dedicare a dei pannelli fotovoltaici, per generare energia gratuita e pulita a bordo, e da poter dedicare alle batterie, per prolungare l’autonomia.
Ma c’è ovviamente un altro fattore: la possibilità di navigare a vela. Anzi, a dirla tutta si potrebbe dire che gli scafi a vela sono già di per sé ibridi, sfruttando sia il vento che il motore. Ecco, combinando vela e pannelli fotovoltaici, la motorizzazione elettrica diventa efficace anche su scafi di dimensioni importanti, soprattutto quando si parla di barche veloci anche con poco vento, e che permettono così di sfruttare lo stesso motore elettrico come idrogeneratore.
Ora dovresti avere ben chiaro cosa sono le barche ibride e come possono inserirsi nell’attuale e futuro mercato nautico!