Se c’è una cosa che si può dire sul mondo della nautica, è che questo non è per nulla caritatevole a livello del lessico nei confronti di chi ha poca o nulla conoscenza del vocabolario marino. Le difficoltà si moltiplicano nel momento in cui si ha a che fare con le barche a vela, le quali presentano una miriade di elementi, di andature e di gesti con nomi che, dall’esterno, risultano del tutto oscuri e misteriosi. Parole come genoa, lasco, stralli, boline, spinnaker e via dicendo non hanno alcun significato per chi se ne resta saldamente a terraferma; a questo va aggiunto che ci sono termini che, per la storia dell’elemento indicato, moltiplicano la confusione agli occhi dei non addetti ai lavori. Pensiamo proprio al bompresso, parola intorno alla quale scriveremo oggi: il termine è uno, ma gli oggetti indicati sono di fatto due. C’è il bompresso di ieri, così come era presente nei velieri di un tempo, e c’è il bompresso attuale, che troviamo su tante barche a vela moderne. Il posizionamento è pressapoco lo stesso, ma cambiano in buona parte funzioni, materiali, forme e utilizzo. Vediamo quindi cos’era e cos’è il bompresso delle barche, e che cosa serve.
Cos’è il bompresso, nelle barche antiche e moderne
Pensiamo ai velieri di un tempo, come per esempio ai poderosi galeoni che solcavano mari e oceani nel 16° secolo. Lì potevamo trovare diversi alberi, come l’albero di bonaventura, l’albero di mezzana, l’albero maestro e l’albero di trinchetto, tutti perfettamente verticali; e potevamo trovare per l’appunto anche il bompresso, un “albero” che anziché essere verticale si presentava in posizione decisamente inclinata, tra i 30 e i 45 gradi rispetto all’orizzonte. Si trattava quindi di un albero in legno montato a prua, al di là del trinchetto: il nome deriva da “bōchsprē”, ovvero il termine usato per indicare per l’appunto l’albero di prua in lingua sassone. Così lo troviamo sui velieri dei secoli passati, fino all’inizio del Novecento. A partire dalla Grande Guerra, pressappoco, il bompresso scompare, per rifare la sua comparsa sulle barche a vela a partire dagli anni Ottanta; da quel momento inizia a fare capolino nella parte anteriore delle barche il bompresso moderno, un’asta non più in legno ma in alluminio o in carbonio, anche rimovibile o retraibile. Ma a cosa serve il bompresso? Vediamo come veniva utilizzato un tempo e come viene utilizzato al giorno d’oggi.
A cosa serve?
Torniamo al passato, così da capire bene la differenza tra il bompresso di oggi e quello di ieri. Questo albero di prua inclinato, nei secoli passati, aveva lo scopo di murare le vele di prua, ovvero fiocco e controfiocco: era quindi il punto di ancoraggio delle boline. Va peraltro detto che un’evoluzione di questo albero inclinato fu quello di montare al di sotto di esso un pennone, così da poter montare sotto il bompresso un’ulteriore piccola vela, rettangolare, chiamata controcivada. Si trattava insomma di un allungamento della barca, inteso ad aumentare la superficie velica a disposizione.
Con l’arrivo del Novecento, però, i cantieri navali iniziarono a pensare che questo prolungamento non valesse più la candela: nelle regate finiva per penalizzare le barche. Non va poi dimenticato che questo albero inclinato un tempo era tra le parti più pericolose delle barche, tanto da guadagnarsi il nome di “widow maker”, ovvero “fabbricatore di vedove”. In presenza di mare agitato, infatti, il bompresso finiva spesso sott’acqua, portando con sé anche lo sfortunato marinaio chiamato ad avventurarsi su di esso per gestire le boline.
Il bompresso fa il suo ritorno nel mondo della nautica con l’introduzione di vele anteriori più grandi – dallo spinnaker al gennaker – proprio per spingere sempre più prua la vela stessa, per ricevere una quantità maggiore di vento anche in condizione di venti leggeri. Oggi giorno il bompresso può essere regolato in altezza ritirabile; non mancano peraltro le evoluzioni in delfiniera, con queste aste che diventano camminabili.
Le statue sotto il bompresso
Quando ci si avventura nei musei navali, o quando ci si imbatte in velieri di un tempo, non è raro imbattersi nelle statue sotto il bompresso. Molto spesso infatti i velieri presentavano delle figure di prua – come anche va detto delle figure di poppa – ovvero delle sculture che andavano a decorare l’imbarcazione. Va sottolineato che la funzione non era solamente estetica: di frequente infatti queste sculture sotto il bompresso avevano lo scopo di proteggere l’imbarcazione durante i suoi viaggi. Da qui dunque l’abitudine di posizionare a prua personaggi storici, divinità, figure del mito, animali di buon auspicio e via dicendo.
Vorrei sapere, per cortesia, la funzione velica del bombresso, vale a dire quando veniva usato , in quali circostanze i fiocchi ad esso collegati venivano ammainati o issati, per esempio in caso di burrasca o di tempo ancora peggiore ho letto da qualche parte che le sue vele erano le uniche a restare issate?
Ciao Raffaele, il bompresso è un’estensione per avanzare il punto di mura delle vele. Usato per armare vele di prua come fiocchi e controfiocchi. Ancora oggi si trova su imbarcazioni a vela in particolare su barche da regata e viene utilizzato per armare vele come genneket o codezero.