Chiacchiere in banchina con Nenella Montanari

C’è sempre una nota di invidia nell’ascoltare la storia di chi fa della propria passione un lavoro, perché non c’è cosa più bella che passare tutti i giorni facendo la cosa che più si ama.

La passione è indubbiamente un potente motore che permette di intraprendere quel districato cammino che porta a raggiungere i propri obiettivi; ma le vette più belle da raggiungere richiedono sempre impegno, dedizione e tenacia e non sempre è così facile raggiungerle.

Lo stesso affascinante ma impegnativo cammino lo hanno intrapreso Nenella Montanari e Sandro Farina, moglie e marito che nel 1983 hanno trasformato il loro amore per il mare in un’azienda che si chiama Forniture Nautiche Italiane.

 

“Per me è come essere in ferie e non lavorare, anche se spesso entri in un vortice e passi anche 14 ore in ufficio, ma dopo 35 anni rifarei assolutamente tutto”

Così inizia la nostra chiacchierata in banchina proprio con Nenella.

Come è nata l’idea che ha poi fatto nascere FNI?

L’idea è nata per servire 3 importanti negozi di nautica presenti nella nostra zona. Conoscendo i titolari che ci avevano fatto presente la loro difficoltà a reperire alcuni prodotti, abbiamo pensato di diventare noi degli accentratori di acquisto. Successivamente abbiamo capito che potevamo spostare il nostro servizio anche fuori dalla Toscana.

La passione che diventa professione. Quanto richiede impegno e quanto è stato facile.

L’amore per il mare, per il nostro lavoro e la nostra tenacia hanno reso il nostro cammino almeno sopportabile, anche se non facile perché comunque ci vuole tanto impegno, veramente tanto. L’azienda ti vuole vedere in faccia tutti i giorni, non puoi avere un orario, e ti devi mettere in gioco ogni giorno.

Quindi gestire un’azienda richiede più sacrificio o più dedizione?

Sicuramente più dedizione.

E allora come si affrontano i momenti difficili?

Con perseveranza perché è proprio questo che ti porta a continuare sulla tua strada verso quell’ideale, quell’obiettivo che è davanti a te. Di momenti difficili ce ne sono tanti, dalla crisi economica fino ai nuovi competitors che ti portano ad uno stato d’ansia dove ci si chiede cosa succederà e come bisogna agire. A questo punto però bisogna essere convinti del proprio lavoro e andare avanti con onestà e con serietà. Ci sono stati dei momenti veramente difficili e tristi come quando, durante la crisi economica del 2008, abbiamo visto tanti dei nostri clienti chiudere le loro attività da un giorno all’altro. Non bisogna fermarsi davanti a nessun tipo di ostacolo.

Come è cambiato il mondo della nautica dagli anni ‘80 ad oggi?              

Ci sono stati enormi cambiamenti da quando abbiamo iniziato la nostra attività nel 1983, basti pensare che gli articoli più venduti all’epoca erano i remi e gli scalmi, la percentuale della popolazione che si affiancava al mondo della nautica, e quindi anche il numero di barche, era nettamente inferiore a quella di oggi, e l’armatore era mosso esclusivamente dalla passione, oltre al fatto di potersi permettere una barca. Oggi ovviamente tante cose sono cambiate come sono cambiate le stesse imbarcazioni e, se è vero che c’è un maggiore avvicinamento al mondo della nautica, è altrettanto vero che non lo si fa solo per la passione ma anche per uno status symbol. Fa parte di una normale evoluzione. Quello che ho notato però è che oggi nella nautica mancano i giovani. L’utente medio infatti è più vicino ai 50/60 anni e questo perché le nuove generazioni hanno poche certezze, e se è difficile acquistare anche solo un’automobile figuriamoci una barca. Oggi poi c’è la tendenza a noleggiare la barca per le vacanze senza accollarsi l’onere di acquistarne una, e questo è un vero peccato. Credo però che la cosa più importante deve essere una rieducazione del popolo italiano, dove esiste ancora la convinzione che chi ha la barca è ricco o un evasore e non un appassionato spinto dall’amore per il mare. Quanta gente gioca a carte a Montecarlo e spende di più che tenere una barca in un porto. Chissà perché ogni volta che si parla di barche sembra di stare su un altro pianeta, cosa che non lo è in altri paesi dove a volte in famiglia ad avere una barchetta sono in due, padre e figlio. Questo perché è vista appunto come un hobby e una passione. Per questo motivo mi sono battuta, durante le riunioni di UCINA, per portare la nautica nelle scuole. Quest’anno è finalmente stata istituita La Giornata del Mare, dove si fa entrare la cultura marinara negli istituti di ogni livello. Dobbiamo riportare i valori del mare alle persone visto che l’Italia ne è bagnata su tutti i lati.

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Quindi quale consiglio si sente di dare ad un giovane che vuole fare della sua passione anche il suo lavoro?

Che ci deve provare, si deve buttare, non deve assolutamente avere remore e non fermarsi ai primi ostacoli. Ovviamente bisogna agire con i piedi per terra ragionando su come raggiungere i propri obiettivi e le proprie idee. I giovani di oggi sono molto insicuri, hanno paura di sbagliare e le difficoltà non riescono a superarle, ecco perché ci sono tanti ragazzi depressi. Cercano la certezza di una strada facile, quando invece non sanno che c’è più soddisfazione a raggiungere un obiettivo dopo una salita.

Per chiudere questa nostra chiacchierata a questo punto le chiedo qual è il segreto per lavorare con il proprio marito.

(Ride) Tanta forza, tanto amore. Siamo riusciti a costruire tra noi un equilibrio perché ci siamo divisi i compiti sin dall’inizio; lui segue la parte acquisti e la scelta del prodotto, io la parte amministrativa. Quindi non è stato un vivere sempre fianco a fianco, anche se le decisioni importanti si prendono insieme, perché è fondamentale avere la stessa prospettiva e in presenza di divergenze di opinioni l’obiettivo deve essere necessariamente comune. Per capire meglio le racconto questo episodio: un giorno venne in azienda un cliente e mentre si stava parlando lui mi raccontò che era il suo 36esimo anniversario, allora io gli dissi che anche per me e mio marito erano 36 anni di matrimonio. Lui mi guardò e disse: “Signora, non è possibile, lei è troppo giovane per essere sposata da così tanto tempo.” E gli risposi così: “In realtà oggi sono 18 anni, ma siccome si lavora insieme valgono doppio, quindi sono 36.” Situazioni come la nostra possono mettere in discussione la coppia, perché in determinati momenti non si può essere marito e moglie ma si è colleghi, però è anche vero che si comprende meglio la stanchezza dell’altro dopo una giornata impegnativa. Oggi, a 35 anni di attività e dopo 40 anni di matrimonio mi sembrerebbe strano non lavorare insieme, e spesso mi chiedo come fanno gli altri.

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Scritto da
Laura Doria
Laura Doria
Mi chiamo Laura Doria e sono nata al mare, quindi raccontare storie ed incontrare i personaggi del mondo della nautica è qualcosa di naturale per me. Perché è sempre un grande privilegio scrivere della passione che punta la prua verso i grandi orizzonti blu.

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