Come usare l’ecoscandaglio per pescare

Conoscere a menadito i diversi fondali, studiare gli spot, immergersi con maschera e pinne per vedere cosa c’è effettivamente sotto la nostra barca, scandagliare fisicamente il fondale con cima e piombino, o persino prelevare dei piccoli frammenti dal fondo per capire se lì, sotto alla chiglia, c’era, sabbia, fango o cos’altro. Per fortuna, oggi giorno, il mondo della pesca è più semplice. Possiamo infatti contare sull’ecoscandaglio, un alleato speciale per tutti i diportisti, ma soprattutto per i pescatori, i quali con questo dispositivo elettronico possono gettare un occhio al di sotto la superficie del mare e ricavare informazioni preziose. Occhio: non bisogna mai scordare che nemmeno il più preciso, costoso e innovativo degli eco/plotter può trasformare un novellino in un campione di pesca. Le informazioni che ci arrivano dall’ecoscandaglio sono sì sempre più accurate e scrupolose, ma vanno sempre e comunque interpretate. Bisogna mettersi in testa, per esempio, che nessun dispositivo, ora come ora, è in grado realmente di distinguere due pesci con due biomasse uguali: per capire realmente cosa stiamo vedendo sullo schermo si dovrà pensare allo spot, alla stagionalità, alla posizione rispetto al fondale e via dicendo. Insomma, gli ecoscandagli sono sì utilissimi, ma non sono miracolosi. E per fortuna, altrimenti lo sport della pesca diventerebbe decisamente banale!

Questo non toglie il fatto che, negli ultimi anni, gli ecoscandagli sono andati migliorando grandemente. Basti pensare che, tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, quando i pescatori iniziavano ad acquistare i primi preistorici ecoscandagli, quelli finivano per restare per lo più spenti, tale era la difficoltà del loro utilizzo. Le informazioni che questi primitivi aggeggi – scriventi o forniti di lampadine – potevano dare ai pescatori erano sì utili, ma molto difficili da interpretare. Passando poi per l’avvento dei transistor e quindi, finalmente, per quello dei microprocessori, gli ecoscandagli sono diventati più piccoli, più intelligenti e sopratutto più user friendly. Non vogliamo certo dire che oggi usare un ecoscandaglio sia fin da subito una passeggiata, ovviamente no. Ma di certo, dopo qualche prova, con il giusto impegno, usare un ecoscandaglio per pescare è sicuramente alla portata di tutti!

L’importante è capire come funziona un ecoscandaglio: avendo ben in testa i concetti di frequenza di lavoro, di propagazione del suono e di potenza si potrà infatti riuscire a interpretare meglio le immagini a video, per riuscire davvero a ‘vedere’ cosa succede al di sotto degli scafi delle nostre barche.

Anatomia di un ecoscandaglio
La potenza e la frequenza di lavoro di un ecoscandaglio
Come usare l’ecoscandaglio per pescare: leggere il monitor
Usare l’ecoscandaglio per pescare: leggere le marcature dei pesci

Anatomia di un ecoscandaglio

Per imparare davvero a usare l’ecoscandaglio per pescare è necessario tuffarsi per un po’ nel mondo dell’elettronica. Restando solo al livello ‘superficiale’ dell’eco/plotter, infatti, è davvero difficile interpretare correttamente i segnali che questo ci presenta davanti. Partiamo, quindi, dalle basi, ovvero dai componenti che costituiscono l’ecoscandaglio: parliamo del trasmettitore e del ricevitore, i quali sono solitamente posizionati in plancia, e del trasduttore, il quale è alloggiato a livello dello scafo. Per quanto riguarda l’installazione del trasduttore, esistono varie possibilità, dall’effettuare un foro nella zona centro-poppa per sistemare il dispositivo all’esterno fino al ricavare un apposito box all’interno della carena in vetroresina. Il trasduttore è collegato al trasmettitore e al ricevitore da un cavo. Quando noi accendiamo il nostro ecoscandaglio, il trasmettitore trasmette – per l’appunto –dell’energia elettrica attraverso questo cavo fino al trasduttore, il quale trasforma questa elettricità in impulso sonoro, diretto verso il fondale marino.
Fin qui, se non si vuole scavare troppo in profondità, nulla di incomprensibile. L’impulso sonoro si propaga nell’acqua verso il basso, fino a incontrare qualcosa: il fondale marino, un relitto, dei pesci. Quando raggiunge una di queste superfici, l’impulso rimbalza, produce un’eco, e ritorna quindi al trasduttore, il quale riceve il segnale sonoro, lo trasforma in energia elettrica e lo invia verso la plancia, dove verrà accolto dal ricevitore. Questo, grazie all’opera dell’amplificatore, amplificherà – anche qui, per l’appunto – il segnale, per poi presentarcelo in forma fruibile sullo schermo dell’ecoscandaglio. Tutti gli ecoscandagli, dal primo all’ultimo, funzionano in questo modo. Alcuni, per dei fattori che vedremo tra poco, danno delle immagini più ricche e più chiare di altri, ma il nocciolo resta sempre lo stesso: l’elettricità viene convertita in impulso sonoro per effetto di elettrostrizione, e l’eco che ne risulta viene poi convertita nuovamente – sempre per elettrostrizione – in segnali elettrici, che vengono amplificati e tradotti sullo schermo.

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La potenza e la frequenza di lavoro di un ecoscandaglio

Avviciniamoci un po’ di più a questi dispositivi per capire il loro utilizzo durante la pesca. Abbiamo visto che dal trasduttore si produce un’onda sonora, la quale si propaga nel liquido. Ovviamente, però, non si parla di un’unica onda sonora: il trasduttore invia verso il fondo più di un impulso, e quindi più di un’onda. Il numero di onde prodotte in un dato periodo viene misurato in hertz. Se dunque un trasduttore genera 1.000 emissioni soniche in un secondo, parleremo di un chilohertz.
Gli ecoscandagli attualmente in commercio lavorano a diverse frequenze, in linea generale tra i 50 e i 200 chilohertz, anche se va sottolineato che alcuni dispositivi superano di gran lunga questo limite, andando oltre i 400 chilohertz. Altro fattore da tenere in considerazione è la potenza, ovvero il numero di watt: con il crescere di questo numero, cresce la profondità alla quale si può arrivare a ‘vedere’. Va però sottolineato che si può parlare sia di potenza al trasduttore che di potenza di picco, due valori molto diversi: il secondo è infatti 8 volte più piccolo del primo.

Torniamo sul concetto della frequenza. Anticipiamo una cosa: gli ecoscandagli più recenti possiedono la funzionalità Chirp, che permette di lavorare su frequenze multiple: il vantaggio di questa soluzione ti apparirà piuttosto chiaro tra qualche riga.
Si è detto che nel mondo degli ecoscandagli ci sono frequenze di lavoro diverse. Ci sono quelle basse, che lavorano intorno ai 50 kHz, fino a 200 kHz, e quelle alte che lavorano intorno ai 70 kHz, fino a 200 kHz. Nessuna delle due è in assoluto ‘la migliore’. Dipende da come si vuole usare l’ecoscandaglio per la pesca!
Ipotizziamo che tu stia pescando, e che tu stia pescando a bolentino dalla tua barca su un fondale di 50 metri. Il tuo obiettivo è ovviamente quello di non tornare a casa a mani vuote, e dunque miri a sapere cosa c’è immediatamente sotto di te: quello che ti serve è dunque un cono di visuale stretto e ben definito, che ti potrà essere garantito da un trasduttore ad altra frequenza. Ma mica tutti praticano la pesca a bolentino. E non sempre. Magari uscirai con la tua barca a vela per pescare a traina d’altura. Ecco allora che, ovviamente, il cono stretto di cui sopra ti andrà, per l’appunto, ‘stretto’. Avrai bisogno di qualcosa di più largo: se prima si parlava di un cono di 10°-20°, avrai ora bisogno di un cono a 45°, illuminando così una maggiore porzione di fondale. Ti servirà dunque un trasduttore a 50 kHz, e quindi a bassa frequenza.

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Ma perché le onde ci comportano in questo modo? Proviamo a spiegarlo in modo semplice. Devi dunque sapere che un ultrasuono con una frequenza di 50 kHz genera – nell’acqua sotto la barca – un’onda lunga 3 centimetri; un ultrasuono con frequenza di 200 kHz, invece, genera un’onda lunga 7,5 millimetri. Le differenze, però, non solamente queste. La frequenza maggiore, con un’onda decisamente più corta, permetterà una maggiore definizione. Ma sarà caratterizzata da un coefficiente di penetrazione minore, nonché da un cono di propagazione delle onde più ristretto. Per capire questo concetto è utile catapultarsi schiettamente per un attimo nel mondo sonoro: pensa, per esempio, alle casse utilizzate durante un concerto. Ti è mai capitato di sentire un concerto in lontananza? I suoni bassi si distinguono benissimo anche da lontano, mentre gli acuti scompaiono del tutto. Il concetto è il medesimo: il subwoofer (bello grande) emette delle note molto basse che vengono udite in qualsiasi direzione, mentre il tweeter (piccolo), la cassa per le note alte, distribuisce le onde sonore solo davanti a sé. Chi si mette a lato si perderà tutta una gamma di suoni.
Più sopra abbiamo accennato alla funzione Chirp: adesso puoi certamente capire i vantaggi di poter fare affidamento su un ecoscandaglio che, anziché leggere il fondale con due frequenza standard, fa di più, utilizzando un vasto range di frequenze per darci una visione molto dettagliata.

Come usare l’ecoscandaglio per pescare: leggere il monitor

Bene, ora abbiamo capito, su per giù, come funziona questo dispositivo elettronico. Ora non ci resta che capire come usare l’ecoscandaglio per pescare, e quindi come leggere il monitor. Saliamo quindi in barca, lasciamo l’ormeggio e accendiamo l’ecoscandaglio. Allontanandoci dalla banchina e prendendo il largo vedremo che, pian piano, il numero relativo alla profondità indicato dal nostro monitor aumenterà, espresso in piedi o in metri. Vedremo il fondale – più debole se fangoso, diverso ancora se ricoperto da posidonie – e quindi la superficie toccata dagli ultrasuoni che rimbalzano verso il trasduttore, e vedremo qui e lì dei cambiamenti di linea, più o meno definiti, a segnalare scogli, relitti e via dicendo.

Da qui in poi, ovviamente, entra in gioco l’esperienza. Un aggregazione di macchie ci mostrerà la presenza di un banco di pesci: tanto più scura sarà questa immagine, maggiore sarà la densità del banco. Ma non è tutto qui: sarà utile anche guardare la disposizione e la forma del banco. Molto probabilmente, di fronte a un banco che assume una forma ‘fusiforme’, si avrà, non molto distante, un predatore, il quale potrebbe per l’appunto annunciarsi proprio sullo schermo.

Ma il problema di chi si avvicina per la prima volta all’utilizzo dell’ecoscandaglio per la pesca sta proprio qui, ovvero nel riconoscere i pesci. Parliamo, quindi, delle marcature dei pesci.

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Usare l’ecoscandaglio per pescare: leggere le marcature dei pesci

Come leggere le marcature dei pesci sull’ecoscandaglio? Prima premessa: tutto dipende dal tipo di ecoscandaglio e dal settaggio dello strumento. Seconda premessa: come si diceva, i segnali che arrivano sullo schermo vanno sempre interpretati. L’ecoscandaglio non è un televisore che ci riporta esattamente tutto quello che avviene sotto la barca, non parliamo di una telecamera, quanto invece di un trasduttore! L’unico modo per vedere sempre in anticipo il pesce che si avrà tra le mani è infatti quello di dedicarsi alla pesca subacquea.

Se vuoi continuare a pescare dalla barca, quindi, devi imparare a leggere le marcature dei pesci. I migliori ecoscandagli ti permettono di mostrare la presenza dei pesci in modo differente sullo schermo. Puoi impostare la visualizzazione user friendly, con i pesci visualizzati come delle simpatiche icone a forma di pesce. Oppure puoi optare per la visualizzazione attraverso degli archetti, o ancora, attraverso dei puntini. In linea di massima, la visualizzazione attraverso archetti è tendenzialmente più fedele rispetto a quella per icone: è infatti possibile capire in modo più affidabile la reale dimensione dei pesci. Tutto sta, ovviamente, nel superare lo scoglio iniziale di tradurre un archetto in un pesce, pensando poi a taglia, a profondità, a temperatura e a spot per capire di che pesce si sta guardando.

L’altra modalità per visualizzare i pesci sullo schermo – quella più moderna – è quella che si può usare mediante al funzionalità downscan. Qui bisogna aguzzare l’occhio, non ci sono infatti né archetti né icone. Si tratterà invece di piccoli segnetti e di puntini, su una visione quanto più veritiera e precisa possibile del fondale. Va peraltro sottolineato che, per rendere più facile la vita del pescatore, con i moderni ecoscandagli è possibile usare contemporaneamente la funzione Chirp e la funzione Downvision, per avere un’immagine assolutamente esaustiva di quello che succede sotto la barca.

Da qui in poi, ovviamente, serve l’esperienza: utilizzo dopo utilizzo, uscita dopo uscita, si riuscirà a interpretare sempre meglio il proprio ecoscandaglio, così da poterlo utilizzare per pescare in modo efficace le più diverse prede, dal calamaro al grande tonno rosso!

Usare l'ecoscandaglio per la pesca

Il miglior ecoscandaglio economico

Forse hai già acquistato un ecoscandaglio di ultima generazione, e sei arrivato su questo articolo del nostro magazine per imparare a usarlo al meglio. O forse non possiedi nessun ecoscandaglio, e hai voluto leggere questo pezzo per capire se effettivamente questo dispositivo per la pesca può rendere il tuo hobby più entusiasmante e più soddisfacente. In questo secondo caso, non ti resta che sfogliare la categoria dedicata agli ecoscandagli nel nostro e-commerce di articoli e ricambi per la nautica, per individuare il dispositivo perfetto per la tua barca. Potrai scegliere tra dispositivi Simrad, Garmin, Lowrance e B&G, passando dagli ecoscandagli più economici, con un costo di circa cento euro, per arrivare ai sonar più completi per la pesca sportiva. Nella scelta del miglior ecoscandaglio economico, va detto, è bene tenere in considerazione il fatto che alcuni ecoscandagli vengono venduti con trasduttore compreso, mentre altri modelli vengono venduti senza nessun accessorio compreso: nel valutare il prezzo d’acquisto non bisogna dimenticare questo dettaglio, per fare i conti correttamente.

Detto questo, tutti i produttori cercando di portare sul mercato, a fianco dei modelli più prestigiosi, anche quello che diventerà il miglior ecoscandaglio economico. Garmin, per esempio, insegue questo obiettivo con i propri modelli Striker di dimensioni ridotte, i quali non a caso sono estremamente diffusi a livello nazionale. Lowrance, da parte sua, ribatte con i modelli Hook, estremamente semplici da utilizzare. Questi modelli di ecoscandaglio offrono tutte le funzioni base: da lì non si può che salire, di prezzo e di funzionalità, in base alle proprie esigenze concrete di pesca in barca!

 

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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.

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