Lasciare la banchina con la propria barca: una guida per svolgere la manovra in piena sicurezza

Esattamente come per un aereo, le manovre di inizio e fine di un viaggio in barca sono quelle a cui occorre prestare più attenzione nel mondo nautico. Avvicinare un’ imbarcazione alla banchina per ormeggiare richiede molta cautela, ma anche uscire dal porto e puntare la prua verso il mare aperto è una manovra che richiede concentrazione e una certa sequenza di azioni e accorgimenti per essere svolta in maniera regolare e sicura.

In questo approfondimento, daremo un’occhiata a quali sono le regole da tenere a mente quando si sta al timone per uscire dal porto in totale sicurezza e potersi poi dedicare completamente alla navigazione senza preoccupazioni.

Nel caso volessi approfittare anche per ripassare le procedure di attracco, abbiamo pubblicato a suo tempo un paio di utili approfondimento: il primo è un utile decalogo su come portare a termine un ormeggio perfetto, il secondo è un approfondimento su come ormeggiare la propria barca in rada

Manovra per uscire dal porto: elenco di azioni per lasciare la banchina

La maniera più semplice per lasciare il proprio posto di attracco si compone di pochi passaggi da tenere a mente. 

In primo luogo, occorre naturalmente procedere all’accensione del motore dopo essersi assicurati che la manetta sia in posizione neutra e la marcia disinserita. Non fa inoltre mai male controllare i fiotti dello scarico d’acqua di raffreddamento a poppa siano abbondanti.

A questo punto, una volta rimossi dal ponte gli oggetti che possono arrecare fastidio durante le manovre di sgancio della propria barca (a vela o a motore), possiamo procedere. 

Prendendo ad esempio l’attracco classico con doppia cima di ormeggio a terra e con una o due dal lato del canale (trappa) in cui la barca sta perpendicolare alla banchina e con la poppa rivolta verso terra: come prima cosa occorrerà verificare la direzione del vento al momento dell’operazione. 

A questo punto, si procede liberando il cavo sottovento rispetto agli altri, con i rimanenti che dovrebbero essere in grado di tenere sufficientemente ferma la barca. Un paio di osservazioni sulla condizione del vento: nel caso di vento sostenuto, la cima sottovento potrebbe anche non essere in tensione per via della pressione esercitata dall’aria sullo scafo, mentre in caso di assenza di vento sarebbe una buona idea liberare per ultimo il cavo di prua per evitare che la poppa della barca (a motore o a vela) urti la banchina.

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Nel momento in cui il cavo di prua (trappa) è completamente affondato, si può procedere al recupero senza rischiare di rimanere impigliati per poi finalmente partire e transitare in porto.

Transitare in porto con la barca e uscire

Ci siamo liberati dell’ormeggio, abbiamo portato il motore a marcia avanti e possiamo ora procedere verso l’uscita del porto: quali regole ci sono da tenere a mente? 

In primo luogo, il limite di velocità. A dispetto di piccole variazioni locali, si parla di 2 o 3 nodi al massimo per evitare di produrre onde che potrebbero fare fastidio alle altre barche ormeggiate. Fatta questa premessa, ricordiamoci di tenere sempre la dritta durante la navigazione in porto. Bisogna comunque sempre rimanere vigili in questa fase e agire con accortezza: occorre sempre essere pronti a fermarsi in caso di altre barche in transito improvviso o essere preparati a segnalare la propria presenza con la sirena di bordo nel caso in cui si avesse la precedenza.

Proprio su questo tema, è anche utile rinfrescare la memoria e ricordare che le unità in uscita hanno la precedenza su quelle in entrata, sempre. Fa eccezione a questa regola solo il porto di Brindisi, il cui processo di entrata e uscita è ordinato da un’apposita ordinanza e prevede invece il capovolgimento di questa norma.

Quando la barca è finalmente fuori dai confini del porto, si può procedere a ritirare i parabordi sia a prua che a poppa e riporli nei loro appositi spazi affinché non intralcino la navigazione in procinto di cominciare.

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Scritto da
Luigi Oriani
Luigi Oriani
Nato a Milano nel 1992, la pianura che circonda la sua città non gli impedisce di sviluppare una grande passione per il mare. Chiedetegli di descrivere il suo momento ideale e vi parlerà di un tramonto in barca, sorseggiando un bicchiere di bianco nella baia di Corfù mentre il pesce sfrigola sulla griglia.

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