Come utilizzare il pilota automatico in navigazione

Una domanda si diffonde sempre di più tra i diportisti: come utilizzare il pilota automatico in modo efficace? Se lo chiede il navigante che sta accarezzando l’idea di acquistarne uno da installare sulla propria a barca, ma talvolta se lo domanda anche chi sulla propria imbarcazione il pilota automatico già ce l’ha. Capita per esempio di comprare una barca nuova di zecca – o usata – che monta già un dispositivo di questo tipo, senza però saperlo come sfruttarlo in modo efficace. E di certo negli ultimi anni parlare di “guida autonoma” può dire tutto o nulla, ben sapendo che, dal mondo dell’automotive a quello della nautica, l’autonomia può assumere le più diverse formule. In linea di massima è bene anticipare fin da subito che nessun pilota automatico, nemmeno il più avanzato, costoso e completo, può sostituire completamente il comandante della barca: insomma, l’idea di accendere il pilota automatico e andare a dormire sottocoperta per ritrovarsi qualche ora dopo di fronte al porto di arrivo è lontana dalla realtà. Vediamo quindi come funzionano questi dispositivi, per capire come utilizzare il pilota automatico in navigazione in modo utile e soprattutto sicuro.

Come funziona un pilota automatico

Prima di vedere come utilizzare il pilota automatico è bene spiegare come funzionano questi dispositivi (pur ricordando che abbiamo già scritto un bel post in cui spieghiamo il funzionamento del pilota automatico in barca). Come si è certamente accorto chi ha visitato la categoria del nostre e-commerce dedicato ai piloti automatici per barca, questi prodotti elettronici sono tutt’altro che uguali l’uno l’altro: possiamo per esempio dividerli in due grandi gruppi, mettendo da una parte tutti i dispositivi pensati per le barche dotate di timoneria a ruota, e dall’altra tutto quelli pensati per i timoni a barra. Questa è peraltro solamente una delle possibili differenziazioni che si potrebbero fare in relazione a questi dispositivi.

Ma come funzionano nel concreto? Di fatto abbiamo a che fare con un dispositivo che reagisce in base a una raccolta piuttosto ampia di informazioni. Un pilota automatico integrato presenta per esempio una bussola elettronica, fondamentale per orientarsi; un processore interno, attraverso il quale viene processata la rotta inserita dal diportista e comparata con il dato fornito dalla bussola stessa, per capire come correggere il timone; e poi c’è per l’appunto l’unità di potenza, la quale va a spostare la pala del timone in base all’elaborazione vista sopra. Questo ultimo elemento agisce in diversi modi, potendo essere sia meccanico che idraulico.

pilota automatico come usarlo in barca

Ovviamente abbiamo semplificato un po’: gli autopiloti più moderni e completi vanno a raccogliere informazioni anche da altre fonti presenti a bordo, come dal GPS o persino dal Radar nautico. Vediamo quindi ora come utilizzare in pilota automatico in navigazione!

Come utilizzare il pilota automatico in navigazione

Ancora prima di vedere come utilizzare il pilota automatico in navigazione, è bene capire quando usare questo dispositivo. Di certo è un alleato prezioso per il diportista che naviga in solitaria, oppure per chi naviga insieme a persone alle quali non possono essere affidati dei compiti: di fatto, permette di fare altro mentre la barca prosegue la rotta stabilita, pur sottolineando il fatto che il diportista non può distogliere del tutto l’attenzione: potrebbe infatti essere necessario un suo intervento correttivo in qualsiasi momento. Detto ciò, l’autopilota può essere molto comodo per ridurre al minimo gli interventi manuali, così da permettere per esempio di dedicarsi alle vele o alle manovre, per riposare un pochino durante una guardia lunga ore, per scrutare liberamente il cielo, per mangiare uno snack, e via dicendo.

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Detto questo, ci sono diversi modi per utilizzare il pilota automatico in navigazione. Il più ovvio e basilare è quello di impostare una rotta da seguire, così da ridurre per l’appunto al minimo il bisogno di interventi manuali al timone: maggiore sarà la precisione del dispositivo installato a bordo – anche in base alle fonti di informazioni effettivamente presenti, dal GPS al radar – più alto sarà l’effettivo livello di autonomia del dispositivo. Con mare tranquillo e nessun ostacolo in vista, si potrebbe persino fidarsi a scendere in coperta a prendere una giacca, o persino a preparare un caffettino. Questo sapendo che, in presenza di sensori del vento, l’autopilota consente anche al diportista di mantenere un angolo costante rispetto al vento stesso, dando la priorità a quest’ultima rispetto alla bussola. E ancora, il navigante può definire dei waypoint: si potrebbe persino arrivare ad avere l’illusione, collegando il pilota automatico al chartplotter, di poter lasciare del tutto il timone, affidando a questo “robot” il totale governo della barca. Ecco, questo sarebbe un deciso eccesso di fiducia. Parliamo di un alleato, di un supporto, mai di un sostituto.

Non bisogna inoltre dimenticare quanto può essere vantaggioso usare il pilota automatico in caso di uomo in mare: i dispositivi dotati di funzione MOB permettono infatti di tornare in modo automatico esattamente lì dove si è verificata la caduta fuoribordo, per permettere un recupero quanti più rapido possibile.

Come usare il pilota automatico durante la pesca

Vale la pena precisare che un autopilota di ultima generazione può essere un valido aiuto anche per chi desidera pescare in barca. Taluni modelli permettono per esempio – una volta connessi all’ecoscandaglio – di navigare non tanto in base a una rotta decisa dal comandante, quanto invece mantenendosi su una profondità abbastanza costante, così da massimizzare le possibilità di cattura durante la pesca a traina; è infatti noto quanto possa essere inefficace dover continuamente regolare la profondità delle esche stesse. E ancora, il pilota automatico può essere molto utile per chi pratica pesca in profondità o jigging, andando a mantenere ferma la barca. Ci sono poi talvolta delle funzionalità specifiche che permettono di tracciare una rotta ben precisa rispetto a un waypoint, navigando in tondo intorno a esso oppure procedendo a zig-zag, e via dicendo.

Ridurre il carico sull’autopilota sulle barche a vela

Visto come usare il pilota automatico in navigazione nonché durante la pesca, è bene prima di chiudere ricordare ai velisti che sarebbe sempre facilitare il lavoro di questo dispositivo: affinché il pilota automatico possa dare il meglio, così da ridurre errori o persino problemi, è necessario ricordarsi di regolare con cura le vele, per non avere un’imbarcazione sovrainvelata, rischiando così di avere a che fare con sbandamenti notevoli.

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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.

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