Correnti galvaniche: cosa sono e cosa fare

Può colpire la pala del timone, l’elica del motore fuoribordo, altre parti del propulsore o lo stesso scafo della barca: la corrosione è una minaccia potenzialmente letale alla salute delle nostre imbarcazioni, e talvolta avanza in modo subdolo e rapido. Ma cosa determina l’accanirsi dell’erosione su una ben precisa dell’opera viva di una barca? Nella maggior parte dei casi a essere responsabili di questo fastidioso fenomeno sono le correnti galvaniche, contro le quali però abbiamo diversi meccanismi di difesa.

Vediamo quindi cosa sono le correnti galvaniche e immediatamente dopo come difendere la nostra barca dai conseguenti fenomeni corrosivi.

Cosa sono le correnti galvaniche?

Nel mondo del diporto quasi tutti sanno cos’è la corrosione galvanica, ma ben pochi sanno spiegare nel concreto cosa la causa. Vale quindi fare una lezione teorica, ma facile-facile: le correnti galvaniche altro non sono che delle correnti elettriche, ovvero dei flussi di elettroni che si muovono da una parte e dall’altra; si tratta va sottolineato di correnti elettriche deboli, debolissime.

A generare una corrente galvanica è molto semplicemente la differenza tra il potenziale elettrico esistente tra due materiali, per l’appunto diversi. Ecco che allora è praticamente automatico, nel momento in cui abbiamo due metalli differenti, avere tra di loro anche una corrente galvanica.

In un mondo nautico in cui i metalli la fanno da padrone in diverse parti al di sotto della linea di galleggiamento, le correnti galvaniche risultano praticamente inevitabili. E se è vero che si parla di correnti galvaniche soprattutto in campo diportistico, è altrettanto vero che in realtà questi flussi di elettroni spontanei e incontrollati ci sono anche sulla terraferma, nei suoli che contengono diversi metalli: qui a farsi vettore del flusso di elettroni è l’umidità del terreno.

Nel caso delle barche il flusso delle correnti galvaniche è ancora più semplice, essendo gli scafi delle nostre barche immersi in un elettrolita qual è l’acqua di mare.

Cos’è la corrosione galvanica in barca

Quindi sì, al di sotto della linea di galleggiamento delle nostre barche immerse in acqua ci sono delle correnti galvaniche. Fin qui non ci sarebbe nulla di male; senonché questi flussi di elettroni comportano un fenomeno dannoso, ovvero la corrosione galvanica. Per quale motivo? È presto detto: le correnti galvaniche dal punto di vista elettrochimico possono essere descritte non come una semplice corrente elettrica, quanto invece come il passaggio di elettroni dal metallo meno nobile a quello più nobile.

Tale flusso ovviamente alla lunga ha delle conseguenze, ovvero per l’appunto l’acuirsi della corrosione galvanica. Ecco che allora avremo una parte particolarmente debole (come un elemento in alluminio o in ferro) via via corrosa dal “furto” di elettroni da parte di parti più nobili (in rame, in acciaio inox e via dicendo).

Come anticipato, le correnti galvaniche non possono essere eliminate; parallelamente, non si può pensare di eliminare ogni metallo dallo scafo della nostra barca, sapendo peraltro che ci sarà sempre da qualche parte un metallo più nobile pronto a scatenare delle nuove correnti galvaniche. Diventa quindi essenziale individuare delle soluzioni efficaci per proteggersi dalla corrosione galvanica, mettendo al sicuro scafo, elica, timone e prese a mare.

Come difendersi dalle correnti galvaniche: gli zinchi (anodi sacrificali)

Il modo più banale, più diffuso e pure più economico di difendere la propria barca dalla corrosione di origine galvanica è quello di concentrare in elementi sacrificabili le correnti galvaniche. Nel momento in cui si capisce che questi flussi risultano inarrestabili, è bene infatti distoglierli dalla barca: da qui l’idea di installare al di sotto della linea di galleggiamento degli anodi sacrificali, ovvero degli zinchi.

Da non perdere:   Andature di una barca a vela: quali sono e come riconoscerle? 

Si tratta quindi di rondelle, piastrine, barrette e via dicendo realizzate in zinco, e pensate fin dall’inizio per concentrare su dì sé gli effetti deleteri delle correnti galvaniche. Va detto che il materiale più comune è per l’appunto lo zinco, ma va sottolineato che gli anodi sacrificali possono essere prodotti anche con altri metalli poco nobili, come per esempio l’alluminio o il magnesio.

La corretta gestione degli anodi sacrificali

Affinché siano efficaci per proteggere la barca dalle correnti galvaniche, gli anodi sacrificali devono essere montati nella posizione giusta: la regola aurea da seguire è quella di posizionarli negli immediati pressi dell’elemento che, essendo caratterizzato da un potenziale elettrochimico particolarmente basso, tenderebbe a consumarsi in fretta.

Il consiglio in ogni caso è quello di controllare con una certa regolarità gli zinchi. Nel momento in cui la barca viene lasciata in acqua, e soprattutto in acqua salata, è assolutamente necessario assicurarsi che gli anodi si stiano corrodendo: se così non fosse, è altamente probabile che altri elementi stiano cedendo i loro elettroni in luogo degli anodi sacrificali, che diventerebbero così inutili.

Trovare degli anodi sacrificali corrosi e consumati è quindi buona cosa, così come è bene sostituirli in tempo, in genere intorno al 65% – 75% di usura, per non rischiare insomma di arrivare troppo tardi.

Un alleato speciale contro la corrosione galvanica: l’isolatore

Indubbiamente gli anodi sacrificali rappresentano lo strumento di difesa numero uno contro le conseguenze delle correnti galvaniche. Non si tratta però dell’unico metodo possibile. Anzi: chi tiene la propria barca per lunghi periodi nelle acque di porti popolate da tante barche connesse alla banchina dovrebbe prendere in seria considerazione l’installazione di un isolatore galvanico (anche detto separatore galvanico). Si tratta di un dispositivo di per sé abbastanza semplice, che deve essere posizionato sulla linea a 220 V in ingresso, in modo da evitare la diffusione delle correnti dannose per messo di esso; le correnti galvaniche potrebbero infatti essere esasperate dai tanti (vecchi) impianti elettrici delle barche connesse alla rete elettrica del marina.

isolatore galvanico

Occhio: l’isolatore galvanico non sostituisce in nessun modo gli anodi sacrificali, i quali restano in ogni caso la difesa numero uno contro le correnti galvaniche.

Altri trucchi per ridurre la corrente galvanica e le sue conseguenze

Fermi restando i metodi visti finora per tutelarsi rispetto le correnti galvaniche, ci sono altri accorgimenti per ridurre l’esposizione della barca alla corrosione causata da questi fenomeni elettrochimici. È buona norma per esempio evitare di lasciare collegato il cavo della 220 V quando  non è necessario, così da spezzare anche senza l’uso dell’isolatore la rete che potrebbe causare la corrosione del nostro scafo; e ancora, è bene optare sempre per l’uso di metalli ad uso marino, anche per i più banali fissaggi a bordo della barca, per non esporre automaticamente questi dispositivi a una lenta ma inesorabile corrosione.

Ciò sapendo che – seppur in misura minore – le correnti galvaniche sono presenti anche al di sopra della superficie dell’acqua, con l’aria umida e salmastra che diventa un discreto conduttore: ecco che allora a bordo della barca sarebbe sempre meglio evitare di mettere a contatto dei metalli differenti; nel caso in cui questo risulti impossibile, la soluzione più efficace è rappresentata dall’inserimento di una barriera. Facciamo un esempio: nel caso in cui sia necessario installare un accessorio con delle parti in acciaio su una plancetta in alluminio sarà bene interporre tra i due n foglio di plastica o di gomma.

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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.

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