La mia peggior paura mentre portavo la barca durante le ore notturne della Traversata Atlantica era di cadere in acqua a seguito di un’onda o un urto accidentale. Alcune notti in mare sono davvero buie e tempestose. E senza luce capire da dove arrivano le onde e quanto sono alte è una vera impresa.
A questo proposito il giubbotto salvagente è un must have ed oltre a quello è un’ottima abitudine collegarsi alla Life-Line tramite il cavo ombelicale.
La cosa peggiore che può capitare su una barca se non consideriamo l’affondamento è proprio l’uomo a mare. Possono esserci mille motivi per cadere fuoribordo; il ponte bagnato, un onda più alta delle altre, il cedimento di una draglia o anche un malore improvviso. Sappiate però che questa situazione non capita così di rado come si può pensare.
Su una barca a vela è molto complicato reagire prontamente ad una caduta ma in questo articolo spiegherò come affrontare questa brutta situazione di emergenza. Alcuni metodi funzionano meglio di altri a seconda delle condizioni meteo-marine, del tipo di barca e dell’esperienza dell’equipaggio.
Come in tutte le situazioni di emergenza in primis il comandante e tutto l’equipaggio dovranno mantenere la calma.
Procedura Uomo a Mare – MAN OVERBOARD
Come appena detto esistono molte procedure di recupero ma, SE vedi cadere l’uomo a mare tutte iniziano nel seguente modo:
- Appena ci si rende conto della caduta in acqua bisogna gridare “UOMO A MARE” o se equipaggio di idioma misto “MAN OVERBOARD”. La voce deve essere abbastanza forte da poter essere udita da tutto l’equipaggio.
- La seconda cosa importantissima da fare è avere ciò che in inglese viene chiamato lo “Spotter”, il puntatore umano. Lo Spotter è la persona dell’equipaggio che durante il recupero non fa altro che indicare letteralmente con l’indice della mano la persona in mare senza distrarsi. La figura dello Spotter è importantissima soprattutto in caso di onda. Per curiosità prova a buttare un parabordo a mare e esercitati a tenerlo puntato con il dito. Scoprirai che con onda non è poi così semplice.
- Mentre lo Spotter indica qualcuno deve lanciare il salvagente in acqua sia esso salvagente anulare o a ferro di cavallo, in mancanza di salvagente va bene qualunque cosa che galleggi a portata di mano.
- ACCENDERE immediatamente il motore.
- Se presente un plotter premi il pulsante MOB o fissa un Waypoint. Comunica sul canale 16 di aver perso un uomo a mare e la posizione in cui ti trovavi al momento della caduta.
SE non vedi l’uomo cadere a mare dovrai procedere in questo modo:
- Inverti la rotta
- Inizia a ripercorrere la rotta inversa aiutandoti con la traccia del plotter
- Invia subito una richiesta di soccorsi sul Canale 16
- Cerca di capire con l’equipaggio quanto tempo è passato dall’ultima volta che il MOB è stato visto a bordo e stima una possibile posizione in base alla tua velocità media
Manovra Recupero Uomo a Mare
Ecco alcuni metodi per recuperare un uomo a mare. Ogni metodo ha i suoi pro e contro da valutare in base alle condizioni meteo marine. Ricordati sempre di ACCENDERE immediatamente il motore.
Metodo Figura a 8 – FIGURE 8
L’approccio classico all’Uomo in Mare
- Porta la barca al traverso
- Allontanati di almeno 5 lunghezze di barca dal MOB (man overboard)
- Vira
- Torna con vento al giardinetto
- Avvicinati di bolina al MOB
Metodo Stop Veloce – QUICK STOP
Questo metodo pare essere il migliore al momento al punto che anche l’ISAF lo consiglia caldamente.
- Accendi il motore
- Naviga in cerchio per tornare alla posizione MOB
- Fiocco a collo
- Ammaina il fiocco
- Dirigiti verso il MOB
Recupero Uomo a Mare dall’acqua
Posso presentare due scenari; nel primo l’Uomo a Mare è vigile mentre nel secondo scenario l’uomo ha perso conoscenza.
Se il malcapitato è vigile appronta una scaletta di imbarco rapido sulla fiancata. A questo proposito ne troverai molte sul mercato. Ma se l’uomo a mare è ferito o non riesce ad arrampicarsi dovrai attrezzarti con salvagente o altro e cercare di issarlo a bordo a forza di braccia. Se disponi di un argano per motori del tender puoi pensare di usare quello ma organizzati per tempo.
Se la persona in acqua non è vigile lo scenario si complica e non di poco. Il primo impulso vedendo un tuo amico o una persona cara in acqua a faccia in giù è quello di buttarsi ad aiutarla.
Ovviamente potrai fare questo se non sei da solo sulla barca e se hai qualcuno che possa governare al tuo posto altrimenti metterai in pericolo anche te stesso e non avrai nessuna possibilità di poterti salvare nel caso in cui tu riesca a raggiungere l’uomo a mare. Se sei da solo dovrai avvicinarti il più possibile, mettere la barca alla cappa, prendere la cima più lunga che hai, un giubbotto di riserva e lanciarti in soccorso dell’uomo a mare.
Nel caso tu possa contare su di una persona lanciati in acqua con un giubbotto aggiuntivo. Quando la barca ritornerà vicino a te fatti lanciare una cima e fissala sotto le ascelle della persona svenuta o al giubbotto di salvataggio per poterla issare a bordo.
Se invece la vittima sta galleggiando a faccia in su comportati normalmente come per un recupero di una persona cosciente.
Leggi anche la mia serie di articoli “Sopravvivere ad un naufragio”
Consigli
Questi consigli fanno parte della mia esperienza personale. Molti velisti fissano il salvagente al pulpito di poppa tramite la cimetta galleggiante. Io trovo questa pratica sbagliata e pericolosa e ti spiego perché.
Dal momento della caduta all’urlo “Uomo a Mare” ed al lancio del salvagente ci va del tempo, tempo in cui la barca sta filando magari a sette nodi. Supponiamo che fra la caduta ed il lancio passino 20 secondi. Vuol dire che la barca nel frattempo è avanzata di circa 72 metri.
Almeno nel mio caso la cima galleggiante non è più lunga di una trentina di metri, lunghezza che renderebbe impossibile un recupero a strascico.
La cosa migliore da fare è quindi avere sempre a portata di mano il salvagente senza cuffia e slegato dal pulpito. In questo modo, una volta lanciato, galleggerà fino al momento in cui il malcapitato riuscirà ad aggrapparvisi in attesa del tuo ritorno.
Come già detto, una delle cose più difficili da fare è non perdere la persona di vista. Operazione ardua soprattutto se ci sono onde importanti. In questo caso un’attrezzatura particolarmente utile è la Dan Buoy, in italiano chiamata Asta IOR, dato che è indispensabile durante le regate d’altura.
Cos’è l’asta IOR? Semplicemente una bandiera galleggiante che può essere fissa oppure gonfiabile. Se gonfiabile è contenuta all’interno di un involucro a sgancio rapido. La differenza di costo fra le due versioni è minima. Esistono anche meccanismi più complessi che contengono al suo interno anche l’asta e bandiera e includono seggiolini per attendere i soccorsi e molto altro.
Oltre a questi due accorgimenti se ne avete occasione gettate in acqua anche i parabordi, sarà così più facile per l’uomo a mare trovare immediatamente qualcosa a cui sostenersi.
Se anche tu conosci un consiglio che può essere utile in caso di UOMO A MARE scrivilo nei commenti!
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