Ormai il nostro Paese, come tanti altri, è costantemente a rischio siccità. Fino a non molto tempo fa questo pericolo era eminentemente estivo, con la siccità che andava a colpire in particolar modo determinate aree del Meridione. Negli ultimi anni invece qualcosa è cambiato, con periodi siccitosi che mettono in difficoltà il Paese anche nei mesi invernali, e anche al Settentrione, come è accaduto tra 2022 e 2023, con una lunga crisi idrica che, paradossalmente – ma neanche troppo – si è conclusa con le drammatiche alluvioni in Emila Romagna. È un dato di fatto: in Italia come altrove le precipitazioni sono spesso assenti o ridottissime, così da ridurre al minimo le riserve di acqua dolce, cosa che mette in crisi l’agricoltura, l’idroelettrico e non solo. In certi casi si arriva effettivamente al rischio di non avere accesso a dell’acqua potabile. Per un paese circondato dall’acqua, che presenta la bellezza di 8.300 chilometri di costa, può sembrare persino assurdo: ma si sa, l’acqua di mare è fatta per la pesca, per la navigazione, per il nuovo, tutt’al più per l’eolico offshore, ma non certo per essere bevuta. Chi si lasciasse convincere del contrario – magari proprio dalla sete estrema – andrebbe incontro a una disidratazione immediata, proprio per via della grande quantità di sali disciolti in essa. Con la desalinizzazione di acqua marina, però, anche mari e oceani possono diventare fonti di acqua dolce.
La siccità del mondo
Abbiamo aperto parlando delle crisi idriche che l’Italia ha dovuto affrontare negli ultimi tempi, ma va sottolineato il fatto che la carenza d’acqua dolce è un problema gravissimo a livello mondiale, che in talune aree rende la vita difficilissima da molti anni. Va peraltro evidenziato che, vista l’attuale e continua crescita della popolazione mondiale – e visto l’assenza di una parallela crescita delle risorse idriche – il calo delle precipitazioni e il riscaldamento globale si presentano come ostacoli enormi e altamente drammatici. Secondo le Nazioni Unite, attualmente nle mondo ci sono circa 2 miliardi di persone che non hanno accesso a dell’acqua potabile sicura. È in continuo aumento inoltre il numero dipersone che sperimentano la carenza d’acqua dolce almeno una volta l’anno.
Sappiamo che sulla Terra ci sono 1,4 miliardi di chilometri cubi d’acqua: tantissima. Il 97% di questa è però salata, formando mari e oceani. Tantissima altra acqua è inoltre intrappolata nei giacchiai, nelle calotte polari, nei nevai perenni, e via dicendo. Di fatto, dell’acqua presente sul pianeta, meno dell’1% può essere effettivamente usata dall’uomo, e ci sono aree geografiche in cui le riserve sono totalmente insufficienti. Sono tantissime le cose da fare: adottare sistemi agricoli e produttivi più sostenibili, tappare le tantissime falle degli acquedotti, imparare a non sprecare l’acqua nel quotidiano, e via dicendo. Tutto questo però in molti casi richiede tempo, ed è per questo che la desalinizzazione di acqua marina può essere, se non la soluzione, un prezioso aiuto.
Cos’è la desalinizzazione dell’acqua
Abbiamo visto che bere l’acqua di mare fa male: essa contiene infatti mediamente 35 grammi di sale per ogni litro, laddove invece l’acqua di un fiume presenta solo un decimo di grammo di sale per litro. Il processo di desalinizzazione – anche detto di dissalazione – permette di andare a ridurre in modo drastico o persino di eliminare del tutto la parte di sali presenti nell’acqua marina, rendendola così di fatto dolce, utilizzabile in agricoltura o persino come acqua potabile. Ma come avviene la desalinizzazione dell’acqua marina?
Tecniche per la desalinizzazione dell’acqua marina
Esistono diversi modi per desalinizzare l’acqua del mare. Il più immediato, antico e semplice è quello della distillazione: andando a riscaldare l’acqua marina si ottiene del vapore acqueo, così da separare l’acqua dolce dal sale. In un laboratorio questo processo potrebbe essere fatto usando un fornelletto, un’ampolla, un tubo inclinato e un becher: a livello industriale, invece, questo metodo viene portato su larga scala con i dissalatori a evaporazione. Va però detto che questi impianti, per via della mole di energia utilizzata per riscaldare l’acqua, sono costosi e non esattamente sostenibili (anche se va detto che in alcuni casi è possibile impiegare l’energia solare per avviare l’evaporazione). Il metodo più diffuso è quello dell’osmosi inversa, con la desalinizzazione dell’acqua marina che avviene per mezzo della messa in pressione dell’acqua salata, facendola passare attraverso delle apposite membrane che, per via della pressione presente maggiore rispetto a quella osmotica, riescono a separare il sale dall’acqua. Questo metodo richiede molta energia, ma meno rispetto al metodo precedente. E ancora, una tecnologia più recente messa a punto per desalinizzare l’acqua di mare è quella dello scambio ionico, un processo più complesso che si basa della rimozione degli ioni per mezzo dell’impiego di apposite resine.
Va detto che devono essere fatti ancora molti miglioramenti: oltre a usare molta energia, gli impianti per la desalinizzazione dell’acqua marina producono uno scarto, chiamato salamoia, che in quantità ingenti può finire per danneggiare gli ecosistemi marini.
Dove sono gli impianti dissalatori in Italia e nel mondo?
Molte persone possono guardare alla dissalazione dell’acqua marina come a un processo innovativo e persino futuristico. In realtà non è affatto così, e a dimostrarlo c’è la grande diffusione di impianti per la desalinizzazione dell’acqua nel mondo. Ci sono Paesi in cui gli impianti di questo tipo sono una costante, come Arabia Saudita, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Quatar e Bahrain. Questi paesi mediorientali, da soli, presentano il 70% della capacità globale di desalinizzare l’acqua marina. L’Arabia Saudita, per esempio, ricava circa il 50% della propria acqua potabile proprio dai propri impianti dissalatori. Ma questi impianti non sono presenti solo in Medio Oriente; anche in Nord Africa se ne contano molti, soprattutto in Algeria e in Libia, e tanti altri se ne trovano in California e in Florida.
E sì, ci sono vari impianti per la dissalazione dell’acqua anche in Italia. Alcuni sono per esempio attivi nelle piccole isole, come quelle abitate lungo la costa della Toscana, del Lazio e della Sicilia. Uno è attivo in provincia di Rovigo, a Taglio del Po, dopo essere stato preso in affitto dalla Spagna (Paese europeo che utilizza ormai largamente i dissalatori) mentre un altro ancora, decisamente più grande, sta per essere costruito a Taranto.
I dissalatori diventeranno sempre più comuni in futuro
Come si può capire in base a quanto detto qui sopra, i dissalatori non sono affatto dispositivi futuristici. Anzi, sono presenti nella vita quotidiana di tante persone: a volte si parla di enormi impianti, altre volte si dispositivi decisamente più piccoli: lo sanno bene i diportisti che sulle proprie imbarcazioni hanno installato un dissalatore per barca, che permette di avere sempre acqua dolce a bordo, senza dover quindi puntare unicamente sui serbatoi per acqua potabile.
Negli ultimi anni lo sviluppo dei dispositivi e delle tecnologie per la desalinizzazione dell’acqua è stato continuo e veloce, puntando a ridurre i costi di questi processi e di questi dispositivi, a rendere il processo più rapido nonché ad abbattere in generale l’impatto ambientale. In un futuro non lontano, probabilmente, i dissalatori saranno dispositivi molto diffusi lungo le coste, a livello pubblico come a livello privato, per poter affrontare con meno problemi anche lunghi periodi siccitosi. Non ci sono però dubbi: si tratta di un aiuto, non di una soluzione.