I faraglioni: origini, leggende, e dove trovarli

Come bene sa chi in questi mesi si è trovato a navigare nelle acque dell’isola di Capri, è stato recentemente introdotto un divieto di navigazione nei pressi dei famosissimi faraglioni, simbolo dell’isola e conosciuti in tutto il mondo. In effetti questo è stato il traguardo di un lungo processo per lo sviluppo di un’area marina protetta intorno all’isola, con la collaborazione ISPRA, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, avviato già nel 2019. Per anni, e in modo sempre più intenso, durante i mesi estivi si radunavano intorno ai faraglioni migliaia di barche, di ogni dimensione e tipo, con un sopraffollamento tale da presentare, secondo l’amministrazione locale, un reale pericolo ambientale. Ecco che allora le nuove disposizioni prevedono 4 diverse zone di tutela , con la zona di tutela A – la più severa – che abbraccia proprio gli stupendi faraglioni di Capri. Qui di fatto è esclusa ogni navigazione, non solo quella a motore, ma anche quella a vela e a remi. E mentre in queste settimane online sono diventati virali vari video di diportisti che, distratti o meno, hanno trascurato il divieto per navigare fino a sotto a queste grandiose formazioni rocciose, non si può fare a meno che constatare il fenomenale potere attrattivo dei faraglioni, in Italia e nel mondo. Ma come si formano questi spettacoli naturali marini?

Come nascono i faraglioni

Con il termine faraglione si indica una formazione rocciosa in mezzo al mare, distaccata dalla terra ferma. Nell’osservare questi grandi massi nasce natura la domanda: come si sono sviluppati? Com’era la conformazione di quella costa cento, mille anni prima? Ebbene, dietro alla formazione dei più classici faraglioni c’è un lento processo di erosione, causato da delle onde che, ora dopo ora, giorno dopo giorno, anno dopo anno, erodono un promontorio che poggia nel mare. A volte succede che una porzione di tale promontorio sia formato da rocce più “tenere”, che quindi cedono più velocemente rispetto a quelle più “dure”. Con il tempo si forma così un buco a livello del mare, che vi via si amplia, formando un arco: nel momento in cui cade la volta di questo arco si formano i faraglioni. Non è un caso se alcuni dei faraglioni più famosi al mondo – come per l’appunto il Faraglioni di Mezzo di Capri – presentino una cavità; e ancora, basti pensare ai faraglioni di Torre Sant’Andrea, nel Salento, con il suggestivo Arco degli Innamorati.

faraglioni salento

Un po’ di etimologia: cosa c’entrano i fari

Visto come si formano i faraglioni, vale la pena capire perché noi italiani li chiamiamo in questo modo. Gli inglesi, per esempio, gli chiamano sea stack, ovvero “ciminiera marina” o “pila marina”. Il nostro termine “faraglione” ha invece strettamente a che fare con il latnio pharus, che in effetti è alla base del termine usato anche nelle altre lingue “romanze”, o derivate dal latino: in catalano è il faralló, in spagnolo è il farallón, in portoghese il farelhão, in francese il farillon. Ma come mai questi massi rocciosi monolitici che svettano sul mare sono associati ai fari? Come è ovvio che sia, l’uomo ha avuto a che fare prima con i faraglioni, e solo successivamente con i fari marittimi posizionati lungo la costa. A quanto – secondo il grande esperto di linguistica romanza Gerhard Rohlfs – tutto deriverebbe dal francese dei normani che conquistarono il meridione italiano, e che nell’indicare gli spuntoni rocciosi dei nostri mari dotati di faro, usarono per l’appunto il termine farillon, che poi venne mutuato dall’italiano e dalle altre lingue del Mediterraneo.

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I faraglioni più famosi, in Italia e nel mondo

Non esistono unicamente i faraglioni di Capri. Tante altre curiose formazioni rocciose di questo tipo sono infatti mete dei diportisti in tante altre parti del mondo, diventando spesso simboli stessi della nautica da diporto e della bellezza di navigare lungo le coste.

In Italia per esempio ci sono i già citati faraglioni del Salento, da quelli di Sant’Andrea alle Due Sorelle di Torre dell’Orso. Ci sono poi ovviamente quelli siciliani, da quelli di Scopello alle Isole Ciclopi, ad Aci Trezza (qui vale la pena sottolineare che si tratta di scogli di pietra lavica) per non parlare di quelli di Lipari e di Ciriga. E ancora, altri faraglioni si trovano anche in Sardegna, nelle Marche, in Calabria e in Toscana.

Tra i faraglioni più famosi al mondo ci sono i Dodici apostoli, in Australia, ovvero delle torri rocciose che svettano lungo il tracciato della Australia’s Great Ocean Road: va detto che però le torri sono in realtà otto, dopo che la nona è collassata su sé stessa nel 2005.  Sempre in Australia c’è l’altissimo e strettissimo faraglione Totem Pole, meta – più che di diportisti – di audaci climber, con i suoi 65 metri di altezza.

Ma se di importanti altezze dei faraglioni si vuole parlare è doveroso tornare in Europa, o meglio in Scozia, con il caratteristico Old Man of Hoy, un faraglione rossastro dell’omonima isola; per restare oltre la Manica, altro faraglione stupendo è l’irlandese Dun Bristed, che nella sua sommità presenta tra le altre cose i resti di una chiesa.

Altri faraglioni giustamente famosi in tutto il mondo sono Ko Tapu, in Tailandia, Reynisdrangar, in Islanda, Sail Rock, in Russia, Kicker Rock, in Ecuador, e ovviamente Ball’s Pyramid: qui si parla però di un vero e proprio monte roccioso, i resti di un vulcano che svettano per ben 562 metri sopra al mare.

Alcune leggende sui faraglioni

Nel corso dei secoli questi stupendi monoliti hanno stimolato la creazione delle più diverse legende, con narrazioni che talvolta affondano nel mito. Pensiamo per esempio alle citate Isole dei Ciclopi, tra Aci Castello e Aci Trezza, che si chiamano così perché Omero avrebbe ambientato proprio qui lo scontro tra Polifemo e Achille, con il primo a lanciare dietro al secondo delle giganti rocce, nel mare, per la rabbia d’essere stato accecato. O pensiamo al faraglione Pizzomunno, a Vieste: questo sarebbe stato in origine un pescatore innamorato, la cui ragazza venne però uccisa dalle sirene per la loro forte gelosia; pietrificato dal dolore, Pizzomunno si sarebbe trasformato in uno scoglio.

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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.

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