L’evoluzione delle barche a vela nei secoli è stata continua, e continua ancora oggi, con i cantieri che non smettono di proporre migliorie. E il bello è che le “novità” presentate dai cantieri non sono sempre legate allo sviluppo tecnologico propriamente detto, non si parla solo di innovazioni dettate dall’ottimizzazione dell’elettronica di bordo. Nel terzo millennio si continua anzi a lavorare sulle superfici veliche, sulla distribuzione delle vele e via dicendo, e quindi su equilibri che mutano da secoli. Se fino a qualche decennio fa la norma era quella dei grandi genoa e delle piccole rande, oggi ormai la consuetudine è quella di avere dei genoa sempre più ristretti, andando invece a investire sulla superficie della randa. Ecco allora che quest’ultima diventa sempre più il vero propulsore dello scafo a vela, mentre il genoa perde il ruolo di protagonista. E nel momento in cui il fiocco si riduce, non meraviglia il crescere della popolarità del fiocco autovirante. Va sottolineato che questa non è affatto un’innovazione degli ultimi anni, non è un’invenzione: si tratta anzi di un meccanismo che si ritrova in tante barche dei secoli passati, su piccoli scafi da lavoro come su importanti velieri. Proprio il fiocco autovirante è stato riproposto irregolarmente nelle più diverse occasioni, per arrivare anche sulle derive: si pensi alla deriva olimpica Soling, caratterizzata per l’appunto dalla presenza della rotaia del fiocco autovirante. Ma cos’è nel concreto un fiocco autovirante, quali sono i vantaggi, e quali sono gli svantaggi di questa alternativa?
Cos’è il fiocco autovirante
Il nome di per sé dice tutto: il fiocco autovirante è una vela triangolare issata all’albero di prua, sempre con il suo bel rollafiocco, che vira da solo, in automatico. Citando dal libro “La Vela: oltre la patente nautica” di Giuseppe Zerbi – scritto più 20 anni fa, e quindi sul nascere di questa “moda” – il fiocco autovirante viene definito come un qualcosa di «poco diffuso in Italia ma interessante» un fiocco che «passa da una mura all’altra senza che sia necessario mollare e tirare le relative scotte». Si capisce che, ovviamente, l’obiettivo del fiocco autonomo è quello di facilitare la navigazione, senza dover andare ad armeggiare con le cime: perfetto per esempio per chi desidera navigare in solitario. Ma come si traduce tutto questo in realtà? Tutto si basa sulla presenza di una rotaia leggermente curva, nella quale può scorrere liberamente un carrello con un passascotta, a sua volta collegato al fiocco. Si capisce quindi che, a questo punto, è il solo movimento del timone a far passare il fiocco da una parte all’altra, cambiando mura.
Il montaggio del fiocco autovirante
Passeggiando tra le banchine di un qualsiasi porto turistico di dimensioni importanti è possibile cogliere diverse barche a vela dotate di fiocco autovirante. C’è in particolare un cantiere per il quale questa particolare manovra è diventata iconica e caratterizzante: si parla del tedesco Hanse, marchio che può ormai essere associato automaticamente alla presenza del binario sul ponte. Ma ci sono anche tanti altri costruttori che negli ultimi anni hanno inserito sempre con maggiore insistenza il fiocco autovirante sui propri scafi: si parla del francese Bénéteau, dello statunitense Island Packet o ancora, dell’inglese Southerly. Va detto peraltro che optare per questa opzione non significa influenzare solo il tipo di navigazione. Vuol dire infatti anche mutare il design della barca, che diventa così più minimalista, più ordinata, più pulita.
E se diversi cantieri propongono ormai con una certa regolarità il fiocco autovirante, va detto che non è impossibile installare questo tipo di manovra su barche che ne risultano originariamente sprovviste. Si tratta però di un’operazione da non improvvisare, sapendo che l’equilibrio del piano velico di una barca non è cosa con cui giocare a cuor leggero. Nel caso specifico del fiocco autovirante, sappiamo che questa vela deve essere decisamente più corta del triangolo di prua, e quindi fermarsi un po’ prima del lato anteriore dell’albero; una barca originariamente dotata di un genoa generoso si troverà così a essere inevitabilmente più orziera, per via del fiocco autovirante che sposta il centro velico all’indietro. Prima di decidere di installare un fiocco autovirante utilizzando un apposito kit, insomma, è molto meglio chiedere una consulenza a un esperto.
I vantaggi del sistema autovirante
Quali sono i vantaggi del fiocco autovirante? Perché di vantaggi, va detto, ce ne sono parecchi: mica quelli di Hanse e di Bénéteau fanno le cose a caso. La semplicità di conduzione ne guadagna parecchio, avendo la bugna collegata a una sola scotta, e non più a due; e quella singola scotta agisce in autonomia, grazie per l’appunto al carrello, libero di spostarsi da una parte e dall’altra. Ecco che allora si potrà virare senza dover avere i membri dell’equipaggio all’opera sulle scotte, a mollarne una e a recuperare l’altra. Meno lavoro, meno stress. Ma non solo, come bene sanno i naviganti, al ridursi delle cime in coperta si riducono per forza di cose anche incattivamenti, ostacoli agli spostamenti e disordine.
L’esistenza stessa del binario e le dimensioni ridotte della vela portano poi ad altre conseguenze positive. Per esempio va sottolineato il fatto che la vela non potrà mai andare a strofinarsi sul candelieri e sulle crocette: per via dell’escursione limitata, quindi, avremo una vela che non si logora velocemente per l’usura, portando a minori spese per la manutenzione delle vele. Per via del suo funzionamento, inoltre, il fiocco autovirante tende sempre a essere in tensione. E ancora: avendo un fiocco ridotto, con la possibilità di annullarlo al centro dell’imbarcazione, offre la possibilità di tenerlo alzato anche in condizioni di vento sostenuto. Insomma, ci sono tanti pro nel fiocco autovirante: vediamo i contro!
Gli svantaggi da non trascurare
Lunga è la fila dei velisti che mai e poi mai opterebbero per il fiocco autovirante. Perché sono abituati con il sistema classico, perché i lupi di mare spesso non amano le soluzioni tese a rendere la navigazione più semplice, perché le prestazioni possono risultare compromesse, perché si desidera un genoa abbondante. E in effetti proprio le dimensioni forzatamente ridotte di questa vela sono il suo primo svantaggio, pur avendo visto che proprio questa caratteristica assicura anche dei vantaggi. Ma non ci sono dubbi: a fronte di un genoa leggermente sovrapposto, un fiocco autovirante non può che perdere circa un quinto della superficie velica, il che non fa certo felice chi è alla ricerca di prestazioni ottimali. La perdita di velocità si sente soprattutto in condizioni di vento debole. Certo, c’è chi argomenta che per ridurre questo gap si può tirare in ballo lo spinnaker, ma è anche vero che lo scopo di questa manovra automatica è quella di ridurre i movimenti.
C’è poi chi nutre dei forti sospetti nei confronti dei fiocchi autoviranti già a guardare le rispettive rotaie. Le quali sono sono sì leggermente curve, ma pur sempre trasversali e fisse, così da non poter portare in avanti il punto di scotta, il che può portare a degli svergolamenti.
E tu, cosa preferisci: una conduzione più fluida e facile, o il massimo delle performance nel segno della tradizione?
Bello!
Ci sarebbe voluta una fotografia della rotaia