Chi non ha già sentito parlare almeno una volta dell’isola di rifiuti plastici dell’Oceano Pacifico, chiamata a livello internazionale Pacific trash vortex oppure Great Pacific garbage patch? Si tratta di quell’enorme, incredibile e terribile accumulo di rifiuti che galleggia tra il 35º e il 42º parallelo Nord, a testimoniare meglio di qualsiasi altra cosa il livello di inquinamento dei mari. Nelle diverse indagini condotte finora si stima che questa chiazza di rifiuti – per lo più plastici – abbia un’estensione variabile e compresa tra i 700 mila chilometri quadrati e i 10 milioni di chilometri quadrati, così da avere una superficie che può essere quella della Spagna come quella degli Stati Uniti. Ma per vedere dei mari inquinati – e per capire quanto sia importante capire come gestire i rifiuti in barca – non serve certo andare lontano. Il nostro stesso Mediterraneo da questo punto di vista è messo tutt’altro che bene, sapendo che l’Europa riversa ogni anno in mare una quantità di macroplastiche compresa tra le 150 e le 500 mila tonnellate, alle quali aggiungere tra le 70 e le 140 mila tonnellate di microplastiche. E ancora, Legambiente riporta i dati del progetto europeo Common, secondo il quale l’80% dei rifiuti dispersi nell’ambiente marino e costiero è composto da plastica, con circa il 20% rappresentato da mozziconi di sigaretta. Non stupisce quindi che un pesce su tre tra quelli analizzati abbia ingerito della plastica nella propria vita, cosa che si può dire anche per oltre la metà delle tartarughe. Numeri come questi non possono lasciare insensibili, men che meno quando si parla a dei diportisti, i quali più di ogni altro dovrebbero avere a cuore la salute del mare. Vale quindi la pena ripassare alcune regole su come gestire i rifiuti in barca in modo corretto, a partire dalla prima: in mare non si getta mai nulla!
La normativa sulla gestione dei rifiuti sulle imbarcazioni
Prima di vedere quali sono i principali consigli per gestire i rifiuti in barca in modo corretto, vale la pena ricordare a sommi capi quali sono le regole da seguire. In primo luogo vanno ricordate le regole generali, ovvero tutte quelle normative relative allo smaltimento dei rifiuti in Italia, fin dal DPR 915 del 10 settembre 1982. Qui sono stati fissati i principi generali, la classificazione dei rifiuti, le competenze di Stato, Regioni, Provincie e Comuni, e via dicendo. Poi c’è stato il decreto legislativo del 5 febbraio 1997 numero 22, chiamato Decreto Ronchi, con il quale la normativa è stata riordinata mettendo al centro due principi chiave: per prima cosa, che è vietato abbandonare i rifiuti, in modo assoluto e generale, così da avere l’obbligo di smaltire o di recuperare i rifiuti; in secondo luogo, che è necessario ridurre sia la quantità che la pericolosità dei rifiuti, attraverso recupero, riutilizzo e riciclaggio, sempre prioritari quanto possibile rispetto allo smaltimento.
Poi ci sono le regole che interessano in modo apposito il mondo del mare e dei porti, e che danno delle regole più precise su come gestire i rifiuti in barca. La regola generale è ovviamente sempre quella che non è possibile abbandonare i rifiuti a sé stessi, e che quindi è vietato gettare in acqua bottiglie, mozziconi, incarti e via dicendo. Il Codice della Navigazione da parte sua ci dice che “nei porti è vietato gettare materiali di qualsiasi specie, così come è vietato tenere rifiuti accumulati a bordo delle navi e dei galleggianti, nonché di gettarli negli ambiti terrestri o acquei del porto in mare aperto ad una distanza inferiore a quella stabilita dal comandante del porto”. La normativa fondamentale in tal senso per le imbarcazioni come per i porti è il decreto legislativo 24 giugno 2003 n. 182 “Attuazione della direttiva 2000/59/CE relativa agli impianti portuali di raccolta per i rifiuti prodotti dalle navi ed i residui del carico”. La norma in questione si applica per qualsiasi imbarcazione, esclusione fatta per le navi militari, e ai porti. Ma va anche detto che tale legge è stata fatta seguire dalla Direttiva 2019/883UE del 17 aprile 2019 di pari contenuto, che va a ribadire i concetti già riportati e a fornire ulteriori dettagli. A cambiare, a essere pignoli, è l’introduzione di un obbligo per i porti e per i marina, chiamati a creare un “Piano di raccolta e di gestione dei rifiuti”.
Ma quali sono le regole fondamentali da conoscere? Ecco una sintesi generale:
- I rifiuti non si gettano in mare (meglio ripeterlo sempre);
- Le imbarcazioni che non hanno dei locali adatti non possono accumulare rifiuti assimilabili a quelli urbani a bordo; di fatto per i diportisti questi si traduce nel divieto di accumulare rifiuti a bordo, dovendosi quindi servire quanto prima dei servizi di raccolta sulla terraferma;
- Porti e marina sono obbligati a fornire ai diportisti tutte le informazioni necessarie per svolgere una corretta raccolta differenziata;
- Qualora sia accertata la responsabilità di errori o mancanze nella gestione dei rifiuti, in caso di violazione il comandante può essere multato fino a 30 mila euro (le sanzioni, va detto, prendono in considerazione anche eventuali violazioni di grandi navi commerciali e pescherecci)
Come gestire i rifiuti in barca al meglio: qualche consiglio per non sbagliare
Vediamo ora qualche consiglio su come gestire al meglio i rifiuti a bordo: con qualche attenzione in più, infatti, è possibile ridurre ingombri, disturbi e inquinamento.
- Organizzare al meglio la cambusa: il primo trucco è quello di imparare per bene l’arte di fare cambusa. Prima della partenza, oppure nella varie soste durante una traversata, si arriva sempre in porto con una lista abbastanza precisa su cosa mettere in cambusa prima di ripartire. Sarebbe però bene stilare questa lista non solo a partire da gusti e dalle effettive necessità, ma anche dall’obiettivo di ridurre al minimo spreco e inquinamento. La riduzione dei rifiuti in barca e nella vita in generale inizia infatti al momento della spesa!
- Meno packaging: nel momento in cui si fanno gli acquisti per fare cambusa sarebbe sempre bene premiare i prodotti con un minore packaging. Perché acquistare della verdura chiusa nella plastica? Perché acquistare delle porzioni singole impacchettate una a una? Chi fa degli acquisti senza tenere in considerazione queste cose sta di fatto acquistando chili e chili di “futuri rifiuti” che spesso e volentieri non hanno nessuna necessità di esistere.
- Contenitori riciclabili: di certo talvolta una qualche forma di packaging è necessaria. Pensiamo al sacchetto in cui mettere la verdura, oppure alla borsa per portare la spesa a bordo, oppure alla cassetta in cui mettere la frutta. Ecco, quando dei contenitori sono necessari, è bene optare per quelli riciclabili o eventualmente per quelli riutilizzabili, preferendo quindi quando possibile carta, cartone, cotone e legno.
- La differenziata inizia a bordo: gestire i rifiuti in barca vuol dire ridurli al minimo e essere pronti per effettuare la differenziata una volta giunti a terra ferma. Da questo punto di vista può certamente aiutare effettuare la differenziata già a bordo, separando quindi plastica, carta, vetro, organico e non riciclabile: in questo modo, una volta arrivati in porto, sarà facile e veloce svuotare la barca.
- Rielaborare in modo intelligente gli avanzi: quando si fa cambusa per crociere o traversata è bene prendere in considerazione la possibilità di avere degli “avanzi” che potrebbero essere ripresentati nei pasti successivi. Vale quindi la pena aggiungere qualche ingrediente per rielaborare eventuali rimasugli, dalla farina alla besciamella, dalla salsa di pomodoro alle uova. Veri e propri passe-partout per creare nuovi piatti a partire da ingredienti semplici e avanzi!
Ecco, questi sono i principali consigli per gestire i rifiuti in barca in modo corretto, sapendo che le nostre attenzioni possono fare la differenza. Un semplice sacchetto di plastica finito in mare richiede circa 450 anni per svanire, e può essere scambiato per una medusa e quindi ingerito da balene, tartarughe o delfini, causandone la morte per soffocamento oppure per occlusione intestinale. Tappi, mozziconi, piatti di plastica possono diventare vere e proprie armi, sapendo per esempio che ogni anno i rifiuti di plastica uccidono fino a un milione di uccelli marini. Meglio prendersi cura dei nostri rifiuti, anche e soprattutto in mare!