Come scegliere tra i diversi tipi di giubbotti di salvataggio presenti nel nostro e-commerce di accessori per la nautica e in generale nei negozi di prodotti per la navigazione? In effetti la scelta non è tra le più semplici. Nella categoria del nostro shop online dedicata ai giubbotti salvagente, infatti, sono presenti oltre 80 prodotti, ognuno con caratteristiche bene definite, con forme, pesi, materiali diversi, e sì, di conseguenza anche con dei prezzi di acquisto molto differenti. Si spazia infatti da modelli di giubbotti di salvataggio che costano poco più di 10 euro, per arrivare fino a dei giubbotti professionali che superano i 200 euro.
Come individuare quello ideale per le proprie esigenze e per il proprio budget? Vediamo una guida all’acquisto, partendo anche dalla normativa italiana.
Quando il giubbotto salvagente è obbligatorio
Prima di vedere come scegliere tra i diversi tipi di giubbotti di salvataggio per la navigazione, è bene ripassare velocemente cosa dice la normativa italiana circa l’obbligo di utilizzo di questi salvagenti indossabili. Per quanto riguarda l’utilizzo obbligatorio assoluto, non ci dovrebbero essere grandi dubbi: chiunque navighi al di là dei 300 metri dalla costa deve infatti avere a bordo tali dotazioni di sicurezza, e più nello specifico un numero sufficiente di giubbotti di salvataggio per equipaggiare in caso di emergenza tutte le persone presenti a bordo. L’obbligo, va sottolineato, per i diportisti si traduce nella necessità di avere sempre con sé il giubbotto, e non di indossarlo; nel caso delle moto d’acqua invece la questione è diversa, con la legge che obbliga a indossare questa dotazione di sicurezza fin da subito.
Contravvenire all’obbligo di avere con sé un giubbotto salvagente vuol dire mettere seriamente a rischio la propria sicurezza e quella dell’equipaggio in caso di emergenza al largo, ma non solo: nel caso di controlli, la mancanza di questa dotazione di sicurezza si traduce infatti in sanzioni anche salate, dai 1.000 euro in su.
Ora, per capire come scegliere tra i vari giubbotti di salvataggio, è bene sottolineare il fatto che le tipologie a cui fare riferimento mutano in base all’utilizzo concreto. Approfondiamo la cosa nel prossimo paragrafo!
Tipi di giubbotti salvagente nella normativa italiana: la normativa ISO 12402
Non tutti i giubbotti salvagente sono uguali: non basta quindi sceglierne uno a caso in un negozio di accessori per la nautica per mettersi al sicuro e per rispettare l’obbligo. Cambiano materiali, tipologie, forme, e sì, cambia anche la loro spinta, ovvero il loro grado di aiuto nel garantire il galleggiamento di chi li indossa in caso di caduta in mare. Ecco che allora, all’incrementare del pericolo al quale si è esposti, cresce anche la “potenza” del giubbotto salvagente da utilizzare. Ma chi definisce le regole in tal senso? La normativa di riferimento è la ISO 12402 della Commissione Sicurezza, la quale divide i giubbotti di salvataggio in quattro differenti livelli.
- Livello 50: qui non abbiamo un vero e proprio giubbotto di salvataggio, quanto invece un più semplice “aiuto al galleggiamento”, pensato per l’utilizzo da parte di chi può contare su un aiuto e su un mezzo di salvataggio a portata di mano. Abbiamo dunque una dotazione di sicurezza leggera, economica, che ingombra poco, ma che può essere utilizzata solamente da chi fa delle attività ricreative sottocosta, come per esempio kayak o windsurf. Per garantire il galleggiamento in questo caso è richiesta la partecipazione attiva da parte dell’utilizzatore: si capisce quindi che non è adatto a garantire il galleggiamento di persone che hanno perso i sensi (cosa che potrebbe accadere in caso di incidente nautico) o che potrebbero dover stare in acqua a lungo in attesa dei soccorsi.
- Livello 100: passiamo ora a un vero e proprio giubbotto di salvataggio, che riesce a mantenere a galla una persona senza la sua partecipazione attiva, pur in acque relativamente protette, e quindi con dei soccorsi piuttosto rapidi. Per questo motivo i giubbotti di classe 100 (ovvero con spinta di 100 Newton) sono pensati come requisito minimo per chiunque navighi entro le 6 miglia dalla costa.
- Livello 150: qui l’aiuto al galleggiamento è ancora maggiore, con una dotazione di sicurezza pensata per l’utilizzo in alto mare e in acque agitate: non a caso i giubbotti classe 150 N devono essere utilizzati obbligatoriamente nella navigazione a oltre 6 miglia dalla costa
- Livello 275: infine ci sono i giubbotti di salvataggio pensati per chi naviga in alto mare in condizioni meteorologiche o del mare che possono diventare estreme.
Le tipologie di giubbotti di salvataggio: materiali e tecnologie
La suddivisione vista sopra non prende in considerazione la struttura o la modalità di costruzione dei giubbotti, quanto invece solamente la loro spinta verso l’alto una volta in acqua. Se quello è il primo e fondamentale requisito, per scegliere i giubbotti di salvataggio ideali per la propria barca è essenziale fare anche un passo in più. Esistono infatti due tipologie di giubbotti salvagenti, ognuna delle quali con modelli diversi:
I giubbotti a schiuma espansa
Partiamo con i giubbotti di salvataggio più classici, rigidi, che vengono costruiti con dei materiali galleggianti e leggeri, e quindi tendenzialmente con della schiuma espansa. In questo gruppo si possono individuare:
- I giubbotti di salvataggio a stola: estremamente semplici, poco ingombranti, economici. Più che giubbotti, sono delle “pettorine”, ovvero delle stole che possono essere indossate intorno al collo per posizionare del materiale galleggiante sul petto, lasciando la schiena quasi completamente libera.
- I giubbotti a corpetto: qui abbiamo dei veri e propri prodotti indossabili, a corpetto, o meglio, a gilet. La protezione in questo caso copre infatti sia busto che schiena. Leggermente più costosi e ingombranti, possono garantire un comfort e una sicurezza maggiori.
I giubbotti gonfiabili
Negli ultimi anni i giubbotti di salvataggio gonfiabili hanno preso sempre più spazio. Il concetto di partenza è semplice: questi modelli sono molto meno ingombranti, e possono anche essere indossati durante la navigazione senza compromettere i movimenti. Ne consegue quindi che i giubbotti gonfiabili, potendo essere tenuti addosso sempre, offrono un livello di sicurezza più alto. Non tutti i giubbotti gonfiabili sono però uguali:
- Giubbotti salvagente gonfiabili ad azione manuale: occhio, non si deve pensare a dei giubbotti a gonfiaggio manuale, che necessitano quindi dell’azionamento di una “lenta” pompa. No, questi giubbotti presentano infatti una piccola cartuccia contenente dell’anidride carbonica che, al momento opportuno, può essere azionata manualmente per avviare un veloce gonfiamento del giubbotto.
- Giubbotti salvagente a gonfiaggio automatico: qui non serve nessuna azione manuale. Sono gli stessi salvagente che, a contatto con l’acqua, avviano in autonomia un gonfiaggio velocissimo. Questo avviene grazie a una pastiglia di sale che si scoglie una volta immersa oppure, in altri modelli, grazie a una valvola idrostatica.
I vari “optional” dei giubbotti di salvataggio
Per capire come scegliere i giubbotti salvagente è infine bene sapere che, al di là degli obblighi e delle diverse tipologie, esistono degli optional da non trascurare. Eccone alcuni:
- le maniglie di sollevamento
- le fibbie di sgancio rapido
- il fischietto
- i nastri riflettenti
- il collo modulare per la protezione della testa
- il porta badge
- l’anello per la connessione alla lifeline della barca;
- i cosciali di sicurezza