Guida alla manutenzione della batteria nautica

Qualsiasi imbarcazione pensata per fare qualcosina in più di una breve escursione lungo la costa presenta a bordo una batteria nautica, chiamata di volta in volta ad alimentare un numero variabile di dispositivi. Per l’avviamento del motore, per alimentare l’ecoscandaglio, il verricello per salpare l’ancora, le luci di bordo e via dicendo. Ecco allora che a bordo si crea un impianto elettrico di dimensioni variabili, il che, se ci si pensa bene, è qualcosa di straordinario: lì, in mezzo al mare, a miglia di distanza dalla costa, possiamo avere energia elettrica a disposizione per le più diverse attività.

Ma si tratta anche di impianti elettrici che si trovano in una situazione del tutto particolare, senza essere connessi a una rete disposta a rifornirci di continuo di energia, e circondati da moli immense di acqua, la quale di certo non rientra tra le amiche dell’elettricità. Fulcro di questi impianti sono le batterie, le quali per funzionare in modo efficiente, per non lasciarci a secco nel momento sbagliato e per garantire un eccellente livello di sicurezza, devono essere trattate nel modo giusto: per questo oggi vedremo una guida alla manutenzione della batteria nautica. Per eliminare un po’ di quella confusione che regna sovrana quando si parla di batterie per nautica, prima vedremo insieme quali sono le diverse tipologie di “accumulatori” che possono essere presenti sulle nostre imbarcazioni.

Le batterie da avviamento e le batterie per servizi

La nostra guida alla manutenzione della batteria nautica parte con una distinzione delle diverse tipologie di accumulatori di energia. Possiamo partire con una divisione di questi dispositivi in due grandi gruppi: da una parte abbiamo le batterie da avviamento, le quali sono pensate in modo specifico per permettere l’accensione del motore alimentato da combustibile. Ecco che allora queste sono delle batterie del tutto particolari, visto che la loro funzione è quella di rilasciare una potenza molto alta in un brevissimo lasso di tempo, quello per l’appunto dell’accensione. Tra le peculiarità di questi dispositivi vi è quindi quella di non supportare carichi prolungati nonché quella di mal sopportare la scarica totale.

Ci sono poi le batterie di servizio, ovvero tutti quegli accumulatori che, anziché essere collegati al motore, sono deputate ad alimentare i dispositivi elettrici ed elettronici a bordo nel momento in cui questi non vengono alimentati in altro modo; sono cioè quelle batterie che entrano in gioco nel momento in cui non si è connessi alla rete della banchina del porto o quando non è in funzione l’alternatore. Si capisce quindi che, per la modalità in cui sono chiamate a lavorare, queste batterie sono diverse da quelle di avviamento: non hanno la necessità di fornire alti pocchi di potenza, ma possono essere utilizzate a lungo, senza temere eccessivamente le scariche né un alto numero di cicli di ricarica.

In generale, una barca che conta un discreto impianto elettrico dovrebbe quindi avere a bordo due tipologie di batterie: la prima per il motore, la seconda per tutto il resto. Va detto che non sempre è possibile, per lo spazio ridotto o per il bisogno di semplificare al massimo l’impianto elettrico. Ecco che allora entrano in gioco degli accumulatori a doppio uso, che senza eccellere particolarmente in nessun campo – né nell’avviamento né nei servizi – riescono a soddisfare entrambe le necessità.

Vediamo ora, a livello di costruzione e di tecnologia usata, quali sono le diverse tipologie di batteria per barche.

I diversi tipi di batteria per barca

Come sappiamo il prototipo della batteria moderna è stato messo a punto da Alessandro Volta nel 1799, in Lombardia: per farsi un’idea, le guerre napoleoniche erano ancora lì da venire, parliamo di un’altra epoca. Non stupisce quindi che in oltre 2 secoli le batterie si siano evolute e diversificate non poco: ecco le principali tipologie che possiamo trovare sulle nostre barche.

Batteria a elettrolita liquido

Queste batterie, anche dette al piombo-acido, presentano gli elettrodi immersi in acido solforico, il quale per l’appunto ha il ruolo di elettrolita. Si tratta di accumulatori concettualmente semplici ed economici, i quali però presentano diversi svantaggi: andando a formare dei gas potenzialmente infiammabili, devono essere installati in luoghi ben ventilati (guai a chi installa queste batterie in un ambiente stagno) e devono mantenere una posizione verticale, così da evitare la fuoriuscita dell’acido. La manutenzione di queste batterie per barca prevede di andare a rabboccare regolarmente il liquido con dell’acqua distillata.

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Batteria al gel

Sempre di batterie al piombo-acido si parla, ma questa volta l’elettrolita non è liquido, quanto invece gelatinoso. Il vantaggio è quello di avere un contenitore a chiusura stagna che non conosce la fuoriuscita di gas, per poterla quindi installare anche in ambienti per nulla ventilati. Va però detto che questi accumulatori temono molto i picchi di tensione, e necessitano quindi di grande attenzione nell’utilizzo e nella gestione dell’impianto elettrico: se trattate nel modo giusto, però, garantiscono una lunga durata, con tantissimi cicli di carica e parecchie scariche.

Batterie Absorbed Glass Mat

Le batterie AGM presentano un elettrolita liquido piombo-acido che però, stavolta, è trattenuto da delle “spugne” realizzate in fibra di vetro. Anche queste, come quelle gelatinose, sono batterie stagne, che non necessitano la manutenzione vista nel caso delle classiche batterie a elettrolita liquido. Rispetto alle batterei al gel, presentano diversi vantaggi, quali la durata ancora superiore, un tasso di scaricamento piuttosto basso durante i periodi di inattività e un’ottima velocità di carica. Non a caso, le batterie AGM per barca sono tra le più utilizzate quando si parla di batteria unica, e dunque ibrida, per avviamento e servizi.

Pile a combustibile

Qui parliamo di una tecnologia completamente diversa: non più batterie vere e proprie, quanto invece Fuel Cell, ovvero dispositivi elettrochimici che permettono di ottenere elettricità dall’idrogeno, senza combustione termica. Si tratta di dispositivi innovativi, che stanno facendo ora i primi passi nel mondo della nautica.

Consigli manutenzione della batteria nautica

Manutenzione della batteria nautica: a cosa stare attenti

Viste le diverse tipologie di accumulatori, diamo il via alla nostra guida alla manutenzione della batteria nautica. A cosa bisogna prestare attenzione? Prima di tutto, al momento dell’installazione a bordo, è necessario sapere con certezza con quale tipologia di batteria abbiamo a che fare: come abbiamo visto, per esempio, la batteria a elettrolita liquido deve essere posizionata in luoghi ben areati. Meglio quindi leggere attentamente le disposizioni del produttore e, in caso di batterie a elettrolita liquido, procedere quando necessario al rabbocco: il posizionamento, in ogni caso, dovrebbe essere pensato in un luogo con ridotte sollecitazioni meccaniche. Per questo motivo sarebbe sempre bene evitare il posizionamento degli accumulatori nautici a prua.

Sempre in linea generale, è da evitare l’abbinamento di batterie di tipologie differenti, avendo la certezza di rispettare sempre il voltaggio di carica imposto dal produttore.

Guida alla manutenzione della batteria nautica

La prima regola della manutenzione della batteria nautica, come peraltro di qualsiasi altro accumulatore, è quella di mantenere i morsetti puliti, proteggendoli parallelamente con del grasso o con della vaselina per evitare l’ossidazione. Va detto che dei morsetti sporchi possono essere puliti con una spazzola per morsetti o con della lana d’acciaio, scollegando prima il negativo e poi quello positivo; se visibilmente corrosi, devono essere sostituiti, per non mettere a repentaglio l’intero impianto elettrico della barca.

Per durare a lungo, a prescindere dalla tipologia, una batteria dovrebbe essere mantenuta pulita, carica e controllata. Ma come si controlla una batteria, al di là dell’esame visivo? Lo strumento più utile è il misuratore di tensione, per sapere quanti volt quell’accumulatore è effettivamente in grado di garantirci: una buona batteria, scollegata da tutto e carica al 100%, dovrebbe essere capace di assicurare un voltaggio compreso tra i 12,6 e i 12,8 Volt. Il consiglio, durante i periodi di riposo – come per esempio durante il lungo rimessaggio invernale – è quello di monitorare regolarmente questo valore, una volta al mese per le batterie a elettrolita liquido, e una volta ogni 3 mesi per le altre tipologie di batteria per barca. Va peraltro detto che, se non utilizzata per lunghi periodi, la batteria dovrebbe essere sempre disconnessa: è possibile farlo semplicemente sconnettendo il polo negativo o, in modo più comodo e intelligenti, con uno stacca batterie apposito. In questo modo si andrà a ridurre il progressivo scaricarsi della batteria per le cosiddette correnti parassite dell’impianto elettrico nel suo complesso.

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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.

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