I 10 infortuni più frequenti in barca

A tutti prima o poi capita di farsi male più o meno gravemente in barca. Spesso questi infortuni capitano per stanchezza, a volte per disattenzione ma molto spesso capitano per leggerezza.

Per divertimento ho lanciato un sondaggio sulle sventure in barca e condivido qui il risultato. Ad ogni sventura segue un consiglio per cercare di evitare l’infortunio. Ecco la lista dei 10 infortuni che possono occorrere più spesso a bordo della nostra bella barca.

Classifica degli infortuni in barca

Primo Posto

Scivolata dal tambucio fino a sotto il tavolo della dinette.  Con ben 97 voti questo incidente è di gran lunga il più frequente. Le possibilità di farsi veramente male con fratture e lussazioni sono molto alte. Basti pensare che in una barca di 12 metri di lunghezza la distanza che separa il pagliolato della dinette dai carabottini del pozzetto è molto spesso superiore ad 1.20 metri.

Soluzione. Cosa possiamo fare per evitare questo incidente? In navigazione sarebbe bene tenere il tambucio chiuso, specie con mare formato onde evitare che possa entrare acqua sottocoperta. La scaletta solitamente è abbastanza ripida, soprattutto se scendi con i piedi bagnati (mai portare acqua salata in barca). Aggiungi qualche striscia di nastro antisdrucciolo agli scalini e vedrai che la tenuta migliorerà enormemente, soprattutto nelle barche un pò anzianotte.

Secondo Posto

78 voti. Mignolo sulla galloccia. Questo infortunio fa sempre invariabilmente un male incredibile. Ogni volta che capita il primo pensiero che si affaccia alla mente è la possibilità di esserselo rotti. Ma fortunatamente il dito non si rompe quasi mai a meno che la botta non sia molto forte.

Soluzione. Per eliminare alla base questo infortunio basterà indossare un bel paio di scarpe nautiche! Non preoccupatevi per la coperta, le suole di queste scarpe sono “NonMarking Grip” quindi non troverete segni. Ma non usatele poi per andare al bar altrimenti la base si sporcherà e allora si che vedrete dei bei segni sul Teak e sul VTR.

Terzo Posto

74 voti. Infilare la gamba in un Passauomoaperto. Il 90% delle volte in cui succede ci si fa male e c’è poco da fare. La situazione tipo è la caduta in cala vele mentre sto retrocedendo per piegare il fiocco in coperta. Il grado di pericolosità è molto alto. Se mentre stai cadendo sei abbastanza agile da puntare le mani per attutire la caduta sarai fortunato. Altrimenti, a seconda del passauomo il male potrebbe essere tanto. Rompersi una costola o una gamba precipitando in cala vele è semplice. Per i più favoriti dalla sorte c’è un bel livido viola in attesa.

Soluzione. Sicuramente chiudere oblò barca, passauomo e tutto ciò che rappresenta un ostacolo al muoversi in coperta durante la navigazione. Quando si è fermi e la cala vele è aperta per prendere i parabordi e riporre altra attrezzatura fate particolarmente attenzione a non coprire l’apertura accidentalmente con un pezzo di vela o sacco.

Quarto Posto

Con 61 voti credo che questa sia una delle cose più comiche ma anche una delle più pericolose data la presenza del molo da una parte e della barca dall’altra. La caduta dalla Passerella barca. Detta anche “Guarda come dondolo”. Difficile che capiti senza essere carichi come muli da soma. Normalmente stai arrivando con sacchi di cambusa o le valigie dell’amico a cui hai detto di portare una sacca e non un trolley da 60kg. Grado di pericolosità “un classico”. Approcci alla passerella con fare disinvolto ma proprio in quel momento arriva l’onda del traghetto e lei decide di cominciare la sua danza suadente. In men che non si dica ti ritrovi a mollo con i cefali. Tutto il porto ride. Perché quando vedi queste situazioni dall’esterno hai come un sesto senso e sai già che cosa sta per accadere quindi il malcapitato ha gli occhi di tutti incollati in attesa.

Soluzione. Assicurati che la passerella sia abbastanza vicina al molo e, come si dice ai bimbi, non si gioca sulla passerella. Non caricarti di troppo peso perché più sei pesante e più possibilità hai di cadere. In fondo sono solo due metri da percorrere, perché rischiare per non fare un viaggio in più?

Quinto Posto

48 voti. La scotta che scotta. Anche qui siamo sul classico. Una delle prime cose che impari sulla barca è che le scotte si chiamano così proprio perchè se decidi di stringerle mentre scorrono ti scotterai palmi e dita delle mani. Il grado di pericolosità è basso ma il dolore è alto.

Soluzione. GuantiDevono essere adatti alla vela ed avere il giusto grip anche da bagnati altrimenti fanno più danno che altro.

Sesto Posto

Con 21 voti. Dito chiuso nel gavone. Grado di pericolosità basso. Come hai ben capito le dita in barca sono un patrimonio da salvaguardare. Il nemico è in agguato e si presenta sotto ogni forma, dalle cime, alle gallocce, ai passauomo e ad ogni altra sporgenza o chiusura della barca.

Soluzione. In linea di massima quando chiudi il gavone non lasciare andare la copertura da un metro di distanza ma accompagnala fino a sentire il “clic”.

Settimo Posto

19 voti. Scivolata e conseguente caduta a mare. Detta anche “Si fa cos.. ahhhhhh”. Non è particolarmente pericoloso se cadi da poppa in estate con mare piatto. Ma è molto pericoloso se cadi da prua. Scivolare può capitare soprattutto con onda pronunciata e molti spruzzi. Cadere fuoribordo non è una bella esperienza. Oltretutto a seconda della comicità della situazione in cui può capitare la caduta verrai sbeffeggiato dagli amici per tutti gli anni a venire.

RecuperoUomoaMare

SoluzioneGiubbotto di salvataggio nautica sempre e nastro di sicurezza fissata alla Life Line con mare formato.

1Ottavo posto

17 Voti. Saltocorto” in banchina con conseguente tuffo in posizione cozza. Se non c’è nessuno che può aiutarvi ad ormeggiare in banchina e avete a bordo più persone potrete incaricare qualcuno dell’equipaggio per scendere a fissare le cime durante la manovra di ormeggio. Il leit motif è “Salto io!”. A volte può capitare che il malcapitato decida di saltare un pò troppo presto. Nel migliore dei casi riesce a lanciare il cuore oltre l’ostacolo e, una volta atterrato con le costole sul molo, riesce ad issarsi con fatica e sorridere imbarazzato. Nel peggiore la vittima si schianta con un tonfo in banchina e cade in acqua. A parte la comicità, cadere tra una barca in movimento e il molo è una situazione pericolossisima.

Da non perdere:   Incendio in barca: prevenzione e intervento

Soluzione. Se l’ormeggio dispone di bitte molto spesso non è necessario saltare sul molo ma semplicemente mantenere un capo della cima in mano e l’altro già fissato alla galloccia. Lancia la parte mediana della cima oltre la bitta e recupera con il capo che hai in mano. Se fatto nella maniera corretta la cima agguanterà la bitta e avrai tutto il tempo di regolare l’ormeggio. Se il molo non dispone di bitte ma anelli bisognerà saltare. Attenzione a cogliere il momento giusto. Occhio soprattutto all’onda! Le possibilità di farsi male sono molto alte e quindi aiuta l’uomo a mare a risalire il più in fretta possibile o ad allontanarsi verso il primo accesso al molo.

Nono Posto

13 Voti. Boma sull’orecchio. Può far sorridere se di lieve entità ma spaventa quando la bomata arriva da lontano. E’ come ricevere uno schiaffo da un Robot, non è piacevole. La strambata involontaria è una delle cause di questo incidente.

Soluzione. Non c’è una soluzione, a meno che non vogliate fissare il boma con una cima proprio per evitare che involontariamente passi da una murata all’altra. Questo si può fare se si è sicuri della direzione del vento. Camminare bassi e stare attenti!

Decimo Posto

Solo 4 voti ma secondo me qui molti hanno mentito! Tuffo fuori bordo… ma le salopette vela non vuole bagnarsi e decide di aggrapparsi ad un candeliere. Grado di pericolosità medio. Sappi però che per questo incidente verrai dileggiato a vita.

Senza soluzione!

 

I racconti più simpatici

Abbiamo raccolto le storie più strane e simpatiche di infortuni, per intenderci, quel tipo di storie in cui ti permetti di ridere a distanza di anni dal fatto. Eccole riproposte anonimamente:

“Tentato tuffo con drizza tipo “liana” troppo lunga rimango appeso per un piede. testa in acqua e schienata a murata.”

“Caduta da tender in piena notte per operazione garbage a Santorini.”

“In dieci anni di regate: caduto dal tambuccio sulla scaletta interna con due coste rotte; scivolato sotto le draglie durante una straorza e finito in acqua a gennaio; spellato le dita almeno un paio di volte con le drizze; coste rotte per caduta nel passauomo di prua, bomata sulla testa del trimmer.”

“Cambi barca, ne comperi una con tambucio scorrevole, sulla precedente era fisso, vai a sistemare la randa e non chiudi… 1,2,3,4,5,6 scalini…tutti con l’osso sacro!”

“Frattura della caviglia a causa della passerella il giorno prima di capodanno.”

“Salto notturno dallo specchio di poppa sul pontile quasi al buio. Mancava un asse e per evitare di cadere in acqua per non bagnare lo zainetto con cellulare portafogli ecc.. mi sono agganciato al pontile con la spalla sinistra che, ovviamente si è lussata.”

“Frustata in faccia da scotta del fiocco che salta”

“Uscire deciso da sottocoperta ma inchiodarsi contro il tambuccio chiuso con una capocciata colossale”

“…precipitare dal pozzetto in dinette e rompersi un legamento del ginocchio. Senza contare una stecca della randa che decide di uscire dalla tasca e di colpirmi in testa….o le capocciate contro il tambuccio chiuso….o la scotta che…scotta!”

“Rottura del legno del pontile, dove avevo ancora appoggiato un piede, mentre passavo le borse dalla spesa a mio marito nel pozzetto. Caduta rovinosa con strappo di cavo elettrico finito tra le gambe : botte varie e perdita di occhiali e spesa”

“Tangone alluminio in testa in ammainata su un 45, mollato a peso per classica confusione tra tre e pozzetto, mi raccolgono da sotto lo spi che vedevo solo buio e mi si era bloccato il respiro, pronto soccorso”

“Trasloco da barca vecchia a barca nuova, barca nuova con passerella, la vecchia con tavola da cantiere, carico di libri e con portafogli in tasca… lieve risacca e la passerella parte per nuovi mondi, dopo il fatto pesci molto colti, moneta e carte appesi ad asciugare”

“Caduta dalla plancetta per prendere il tender , ma la più pericolosa il colpo della strega per regolare la cima di poppa alla bitta che era già a posto”

“Braccio incastrato tra due barche, conseguente quasi lussazione della spalla e lividi plurimi, dopo aver incastonato il mezzo marinaio tra i candelieri della barca del vicino, ormeggiando la barca in un porto nuovo con improvvise raffiche di vento…. Malissimo, ma mi è andata più che bene….potevo frantumarmi il braccio.”

“Io ne ho fatte veramente tante… ma la più bella è stata ad Ortona… in ormeggio davanti alla capitaneria di porto sono caduta dentro la cala vele… lividi e quant’altro e per la prima volta ho ringraziato di avere così tanta roba in barca!”

Abbiamo anche due testimonianze che esulano dal parco infortuni e si situano nella categoria incidenti involontari:

“Uscita dall’ormeggio con 25 metri di prolunga ancora attaccata alla colonnina… e conseguente colpo di frusta”

“Vale anche quando ti svegli la notte in porto e scopri che il pontone galleggiante a cui sei ormeggiato si è staccato e stai vagando nel porto in balia delle correnti?”

Concludo dicendo che in barca la soglia di attenzione non deve mai raggiungere un livello troppo basso e che la maggior parte degli incidenti è proprio causato da disattenzione o stanchezza. Quindi il mio consiglio è di stare sempre all’erta non solo per te ma anche per il tuo equipaggio!

 

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Scritto da
Fabio Portesan
Fabio Portesan
Navigo nel Mediterraneo con la mia famiglia dal 2017. Fino al 2021 ho sperimentato il vivere in barca in tutte le stagioni accumulando un po' di esperienza marina. VideoMaker per passione e scrittore per necessità realizzo video di cultura marinara e manutenzione nautica dedicati ad un utilizzo più consapevole della barca ed alla salvaguardia dell'ambiente marino.
  1. Ciao Fabio, ci sono pontili che se potessero parlare….

    Diciamo che il pontile del marina che conosciamo entrambi, parla da solo, basta vedere la varietà di muschi e licheni che lo ricopre 🙂

    Un saluto!

  2. Da ragazzini, 16 anni, dopo una giornata di allenamento in catamarano, doccia senza asciugamano (era chiuso in cabinato), asciugato al vento, balzo felino con il beauty case e il casco jet sulla prua della barca: scivolata istantanea e carpiato all’indietro nel porto. Lanciando ovviamente in coperta beauty case e casco che, essendo l’uno quadrato e l’altro rotondo, rispettivamente: si fermano e rotolano.
    Il secondo con la visiera sul mio naso mentre emergevo dall’acqua con tutti i santi che mi ero tirato dietro. Tra le risa degli astanti. Ho ancora la cicatrice.
    L’umiliazione non fu nell’ilarità del nostromo per gli anni a seguire, neppure nella cicatrice, fu nella settimana in vespa col casco bagnato per quanto cercassi di scambiarlo con altri:-“è bagnato, è il tuo!”.

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