I Piloti del Porto, la carta parlante per le navi. Chiacchiere in banchina con Roberto Bunicci.

“Il proreta guardava la prora e vigilava”, scriveva D’Annunzio.

Il proreta era il marinaio posto di vedetta sulla prua della nave ed aveva il compito di supporto alla navigazione in determinate situazioni.

Oggi il proreta si chiama Pilota del Porto ed il suo compito è quello di coadiuvare il comandante di una nave nelle manovre di attracco o partenza dal porto.

Il Pilota svolge una professione impegnativa, altamente specializzata e spesso poco conosciuta, dove il mare è prima di tutto passione.

Ma dietro il lavoro di un Pilota di porto c’è molto di più; c’è tanta esperienza, ci sono sacrifici, ci sono persone, ci sono storie e c’è anche il mito di un ruolo, tutt’altro che da attore non protagonista, di chi a bordo di una Pilotina si dirige, con ogni condizione meteo, per abbordare navi alte come palazzi saltando sulla biscaglina, una scala di corda.

Entrare nel mondo dei Piloti del Porto è un viaggio che ha ancora il sapore della tradizione marinaresca e ad accompagnarmi alla scoperta di questa professione è il Capo dei Piloti del Porto di Ravenna, Roberto Bunicci, originario di Venezia e Pilota dal 1997.

Il mare dei piloti del porto

L’appuntamento è nella loro sede, una struttura di colore blu, con alle spalle il faro, dove ogni giorno un team di 14 Piloti, 5 conduttori di Pilotine, 2 segretari e 2 operatori radio garantiscono con il loro lavoro il transito in uscita ed in entrata delle navi.

Grazie Roberto dell’ospitalità. Iniziamo capendo com’è strutturato il corpo dei Piloti del Porto?

Alla base di tutto c’è la componente umana della figura del Pilota del porto come professionista. Questo significa che l’investimento è prima di tutto nella risorsa umana e sulla sua professionalità. I Piloti del Porto hanno il compito di garantire la massima sicurezza in ambito portuale degli ormeggi, dei disormeggi e di tutti i movimenti delle navi in transito. Spesso infatti veniamo considerati come la carta parlante o come i navigatori degli spazi ristretti. Ogni porto, con determinate caratteristiche e per volere dello Stato, vede la presenza dei Piloti che possono avere una connotazione pubblica, privata od ibrida. Qui a Ravenna siamo un team di 23 persone, tra Piloti e collaboratori e abbiamo 3 Pilotine; Altair e Bellatrix di 12,34 metri e Venus di 11,30 metri di lunghezza.

Che tipo di porto è Ravenna?

Ravenna è un porto molto interessante dal punto di vista professionale, ma anche complicato dove non ci si annoia mai. E’ stretto ed angusto. Ha un ramo principale che è il canale Candiano e due ramificazioni secondarie: canale Piombone ed il canale della Pialassa della Baiona. Il porto di Ravenna ha subito tantissime modifiche che nel tempo hanno portato un’importante crescita della struttura. Questo a dimostrazione che dove ci sono investimenti ci sono anche ritorni di business. Basti pensare che circa cento anni fa Porto Corsini era come i piccoli porti vinciani tipo Cesenatico o Cervia. La costruzione prima dei bacini e delle banchine per poi arrivare ai terminal hanno determinato la trasformazione del porto, ma soprattutto la prosperità delle industrie costruite a ciglio banchina. Infatti, l’80% delle merci viaggia via mare ed essere presenti lungo i canali ha permesso a queste aziende di azzerare parte del costo di trasporto, sia per reperire le materie prime che per la spedizione del prodotto finito. Ravenna è un porto molto importante; primo in Italia per la circolazione dei cereali e secondo nel settore metallurgico, dove ogni anno circolano oltre 5 milioni di tonnellate di ferro. Abbiamo anche carbone, petrolchimici e, per comparto della ceramica dell’Emilia-Romagna, le merci inerti, come argilla ad esempio. Poi abbiamo la presenza dei traghetti e del trasporto passeggeri. Insomma, a Ravenna non manca nulla.

carta nautica Porto di Ravenna Piloti del Porto

Torniamo alla vostra professione. Qual è l’iter per diventare Pilota del Porto?

E’ un percorso abbastanza lungo che inizia con il diploma di scuola nautica. E’ necessario poi aver maturato almeno 6 anni effettivi di navigazione a bordo di una nave mercantile, militare o passeggeri, dove per effettivi si intende quindi 6 anni contati giorno per giorno. Considerando che il periodo di imbarco per un marittimo è sempre intervallato da un periodo di riposo – esempio 4 mesi a bordo e 2 a terra- per maturare 6 anni effettivi bisogna avere circa 8 o 9 anni di attività.  Durante questo periodo è necessario aver ricoperto il ruolo, per almeno uno o due anni, di primo ufficiale o di comandante. Raggiunti questi requisiti si può presentare domanda presso il porto che bandisce un concorso per il ruolo di Pilota. Il capo compartimento redige una classifica che è la somma dei titoli ed esami del candidato ed in base alla graduatoria di merito si passa all’assunzione.

Quindi bisogna iniziare subito?

Esatto, non bisogna perdere tempo ed iniziare subito dopo il diploma. L’età per accedere alla professione di Pilota è infatti intorno ai 28 – 32 anni. Quando poi si entra a lavorare nel gruppo dei Piloti del porto c’è un passaggio di testimone progressivo con un periodo di affiancamento con i più esperti di circa un anno. In questo periodo l’allievo imparerà tutti i segreti del porto.

Il Pilota del Porto ha un ruolo di grande responsabilità. Quel è l’impatto emotivo del primo intervento da Pilota effettivo?

E’ impressionante, e lo dico senza timore. Il primo intervento fatto in modo autonomo è sicuramente il momento in cui ti chiedi se riuscirai a gestire tutte le variabili, come le diverse tipologie di navi, le maree, la nebbia che arriva improvvisamente. Per questo prima di essere indipendenti passano almeno 12 mesi di affiancamento, perché il tempo è il miglior aiuto per acquisire esperienza. Solo lavorando sul campo e vivendo quelle che sono le piccole emergenze o le situazioni più svariate, si può arrivare al grado di esperienza necessario per essere autonomi, e motivo per il quale il lavoro del Pilota è altamente specializzato. Per capire meglio bisogna pensare che la nave che entra in un porto è una massa di ferro che si muove in un liquido, l’acqua, dove ogni movimento o azione sull’elica provocano una reazione che però può essere condizionata da altrettanti fattori come per esempio la corrente o il vento. E allora cosa fa il Pilota? Io dico sempre che agiamo come il dottore: diamo la medicina e vediamo gli effetti; metto la macchina avanti o indietro e guardo cosa succede per poi intervenire con le manovre correttive per completare l’ormeggio o il disormeggio in sicurezza.

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Cabina di comando della nave con i piloti del porto

Come vengono programmate le vostre giornate di servizio?

La maggior parte del lavoro è fatto prima dell’arrivo della nave, che viene annunciata alla Capitaneria di Porto dall’agenzia dell’armatore con una richiesta di accosto. L’ufficio competente approva la richiesta dopo una valutazione di tutti gli aspetti burocratici come i documenti, le certificazioni ecc. Alle 16.00 di ogni giorno la Capitaneria ci comunica quindi il piano accosti del giorno successivo con orari di arrivi, numero delle navi ecc. Questo elenco contiene anche i dati della nave, come codice MMSI, lunghezza e larghezza, pescaggio e tipologia di cargo, ecc. A questo punto iniziamo la programmazione dei nostri interventi. Ogni giorno siamo in 6 o 7 Piloti operativi, ma ovviamente il nostro lavoro è flessibile e dipende molto dal numero di navi in transito. Quando la nave è in avvicinamento, solitamente circa 2 ore prima di entrare in porto, ci contatta. Qualche minuto prima confermiamo il canale libero e l’uscita del Pilota, che nel frattempo ha studiato la nave ed il luogo dove verrà ormeggiata. Si preparano così anche gli altri servizi, come gli ormeggiatori o il rimorchio se serve. Il Pilota viene accompagnato alla nave con la Pilotina e quando sale nella cabina di comando viene ragguagliato nuovamente dal comandante su alcune peculiarità della nave, come i tempi di risposta, le curve evolutive, la potenza dei motori ecc. Il Pilota a questo punto informa il comandante sulle peculiarità del porto. Dopo questo briefing introduttivo si concordano le manovre per l’entrata.

È sempre stata una professione tipicamente maschile. Oggi ci sono donne Pilota?

Si, certo e noi siamo stati i primi in Italia ad assumere una donna come conduttrice di una Pilotina. Si chiama Frida ed è con noi da 18 anni. In Italia comunque ci sono due donne Pilota; una nel porto di Venezia e l’altra ad Augusta.

Quali sono le difficoltà che deve affrontare il Pilota del Porto?

La principale difficoltà è quella di capire quello sta succedendo intorno a lui, sia sulla nave che nel porto. Poi ovviamente dobbiamo affrontare la variabile meteo e qui a Ravenna per noi è soprattutto legata alla nebbia. Gli elementi sono sempre loro che decidono e vanno valutati.

Quindi qual è la qualità principale del Pilota?

L’attenzione. Il Pilota deve concentrarsi su quello che sta facendo, senza distrazioni. Con il tempo poi si sviluppa un vero e proprio sesto senso che permette di percepire anche i più piccoli cambiamenti. Come spesso si dice, si sentono le cose “sotto i piedi”. Un rumore, un odore, una vibrazione dei motori o della nave diversi dal solito ci fa capire che qualcosa non va. Questo capita quando lavori con passione e con dedizione. Poi ovviamente ci vuole anche un po’ di fortuna.

La professione dei Piloti del porto

Oggi a supporto del vostro lavoro c’è anche la tecnologia satellitare come il PPU (Pilot Portable Unit). Cos’è e come funziona?

E’ uno strumento satellitare altamente raffinato che permette di conoscere la posizione della nave in modo preciso ed istantaneo, e parliamo di precisione al centimetro, ma soprattutto permette di prevedere nel tempo l’evoluzione della nave. PPU è un valido supporto che aiuta noi Piloti in determinate situazioni limite come, ad esempio, la poca visibilità a causa della nebbia. Ovviamente il principio di base per il Pilota è che devono essere sempre rispettati dei canoni di sicurezza di livello superiore, come la vista e gli strumenti tradizionali tipo il radar. Il PPU deve essere considerato un supporto. Nella navigazione marittima infatti il Pilotaggio strumentale non è contemplato; è previsto ma sempre con il supporto ottico. Quando valutiamo l’utilizzo del PPU siamo sempre in due Piloti a salire a bordo della nave e dobbiamo assicuraci di posizionare lo strumento in luoghi idonei alla ricezione. Infatti, i sensori di posizione del PPU analizzano e utilizzano segnali satellitari provenienti da tutti i sistemi mondiali GNSS (Global Navigation Satellite Systems).

La nave veliero Amerigo Vespucci a Ravenna

Avete utilizzato lo strumento PPU anche per l’ingresso della Vespucci?

Esattamente. Ad Ottobre 2018 la Vespucci ha fatto uno scalo di 24 ore qui a Ravenna dopo la Barcolana. Quel giorno c’era poca visibilità a causa di una fitta nebbia e abbiamo utilizzato il PPU. Quando siamo saliti a bordo abbiamo illustrato il sistema al Comandante e il nostro dubbio era sulla ricezione a causa del cordame, del bompresso e di tutta la struttura stessa della nave stessa. Prima di entrare in porto abbiamo quindi fatto delle prove. Tutto ha funzionato alla perfezione e siamo riusciti ad ormeggiare la Vespucci come da programma. Questo ci ha fatto molto piacere perché abbiamo permesso a tutta la città di poter godere di una nave così bella ed importante.  Adesso però ti porto a vedere la sala di controllo.

Sala di controllo dei piloti del porto

Roberto Bunicci è una persona che ama il proprio lavoro e lo si capisce dalla passione che trasmette quando racconta della sua squadra e dei suoi colleghi e del percorso personale che lo ha portato a diventare Pilota.
Un percorso fatto di lunghe navigazioni, di un giro del mondo e dei rumori della terra ferma dimenticati dopo oltre 42 giorni di navigazione nell’Oceano Pacifico, fino all’emozione di aver portato all’ormeggio la nave più bella del mondo, la Vespucci.

Grazie a Roberto ho scoperto il mondo di chi ha scelto di vivere il mare svolgendo un lavoro poco raccontato ma che non ha nulla da invidiare alle più belle avventure marinaresche.

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Scritto da
Laura Doria
Laura Doria
Mi chiamo Laura Doria e sono nata al mare, quindi raccontare storie ed incontrare i personaggi del mondo della nautica è qualcosa di naturale per me. Perché è sempre un grande privilegio scrivere della passione che punta la prua verso i grandi orizzonti blu.

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