Come ridurre l’impatto ambientale della nautica? Questa è una domanda non più posticipabile, la quale anzi dovrebbe essere presente nella testa dei diportisti, dei produttori di accessori per la nautica, dei gestori dei cantieri e del legislatore da parecchio tempo. Come ormai sappiamo tutti, larga parte dell’attività umana impatta in modo più o meno drastico sull’ambiente, nelle modalità più diverse. Le nostre case, per esempio, danneggiano l’ambiente con le emissioni legate al consumo energetico, con l’inquinamento acustico, con l’inquinamento luminoso, con la produzione di rifiuti, con tutte gli impatti dovuti alla produzione dei materiali edili usati per la costruzione, e via dicendo. E duri colpi al pianeta arrivano anche dall’industria, dall’utilizzo delle automobili, dalle nostre diete, e così via.
Non ci può certo aspettare che il diporto, per quanto sia un’attività dettata prima di tutto dall’amore per il mare, sia esente da contraccolpi di questo tipo: anzi, l’impatto ambientale della nautica non è da trascurarsi. Dal rapporto “Diporto nautico in Italia anno 2023”, reso pubblico in occasione del 64° Salone Nautico Internazionale di Genova dal Ministero dei Trasporti, sappiamo che in Italia risultano iscritte 80.474 unità da diporto. A queste vanno però sommate le tantissime unità non iscritte – ovvero i natanti – nonché tutte quelle imbarcazioni che navigano in acque italiane ma sono immatricolate altrove, per i più differenti motivi. E in effetti, a guardare i posti barca destinati all’ormeggio delle unità di diporto, la cifra sale a 161.778. Una mole gigantesca di mezzi da diporto, con un altrettanto enorme impatto ambientale della nautica: come è possibile ridurlo nell’utilizzo quotidiano della propria barca? Vediamo le più importanti strategie per una navigazione ecocompatibile, da mettere subito in pratica!
L’impatto ambientale della nautica da diporto: le minacce per l’ambiente
Per individuare le principali strategie per una navigazione ecocompatibile è prima di tutto necessario conoscere come si concretizza l’impatto ambientale della nautica: non solo di emissioni di anidride carbonica infatti si parla. Anzi, la nostra navigazione può impattare nei più diversi modi nell’ambiente circostante, minacciando l’equilibrio dell’atmosfera, dell’acqua, delle specie marine, della costa e via dicendo. Ecco quindi le diverse forme in cui si concretizza l’impatto ambientale della nautica da diporto:
- Le emissioni di gas a effetto serra del motore nautico: si parte inevitabilmente da qui, ovvero dalle emissioni di gas a effetto serra prodotte dal normale motore nautico alimentato da carburante, le quali sono analoghe per intenderci a quelle correlate all’uso delle automobili. Proprio per questo motivo peraltro il ministro delle imprese e del Made in Italy ha di recente adottato il decreto interministeriale che istituisce il famoso fondo per l’erogazione dei contributi volti alla sostituzione e alla rottamazione dei motori endotermici delle imbarcazioni.
- L’impatto sui fondali dell’ancoraggio: altra forma di impatto ambientale della nautica da diporto è quella diretta immediatamente al di sotto della barca, al momento dell’ancoraggio. Se non effettuato con tutte le attenzioni del caso, questo step va infatti a rovinare il fondale, sia esso roccioso, sabbioso o colmo di vegetazione, complicando non poco la vita alle specie marine che lì hanno (o nei casi peggiori: avevano) casa.
- Lo scarico in mare di acque sporche o detergenti: non di rado purtroppo dalle nostre imbarcazioni “cadono” in acqua sostanze di diversa natura, ma spesso nocive. Pensiamo ai detergenti usati per la pulizia della barca, all’acqua sporca delle nostre docce o del lavaggio dei piatti, degli scoli dalla sentina, e via dicendo.
- L’inquinamento luminoso: così come sulla terraferma le luci delle nostre abitazioni e delle nostre automobili possono disturbare la vita della fauna, a partire dagli uccelli sempre più disorientati, allo stesso modo in mezzo al mare le luci delle nostre barche possono avere lo stesso effetto sulle specie che vivono questi habitat.
- Le emissioni dei generatori elettrici: non solo il motore nautico, anche i classici generatori elettrici nautici, accesi per dare un apporto alla generazione di energia elettrica a bordo, sono legati a significative emissioni di gas a effetto serra.
- L’azione della vernice antivegetativa: le classiche vernici antivegetative funzionano grazie alla loro carica biocida, il cui rilascio nell’ambiente marino ha delle conseguenze che non possono essere trascurate.
- La creazione di onde dovute alla velocità: spesso nel valutare l’impatto ambientale della nautica da diporto si tralascia l’impatto dell’inquinamento idrodinamico, che varia in base alle dimensioni, al peso, alla forma della carena e alla velocità di uno scafo. La conseguenza è la formazione di onde che possono danneggiare la vita marina, il fondale e la costa.
- La caduta di rifiuti in mare: qui c’è ben poco da aggiungere, sapendo quanto possano essere rischiosi taluni rifiuti e quanto sia necessario per la degradazione di oggetti in plastica o altri materiali non biodegradabili;
- I consumi di acqua dolce: in mare con in terraferma, l’utilizzo di una barca è legato a un consumo di acqua dolce, per l’alimentazione, per l’igiene personale nonché per la pulizia dell’imbarcazione.
- L’inquinamento acustico: nel valutare l’impatto ambientale della nautica da diporto non è possibile trascurare quello dell’inquinamento acustico, generato in primo luogo dal motore della barca, ma anche da altri sistemi presenti a bordo, dal verricello salpa ancora fino allo stereo.
- Lo sversamento di carburante accidentale: basta recarsi in un qualsiasi porto turistico a fare il pieno per rendersi conto che, molto spesso, per disattenzione o a causa di una maldestrezza diffusa, gocce di carburante finiscono direttamente in mare, causando dei danni molto pericolosi all’ecosistema circostante.
- Lo smaltimento non idoneo di oli, filtri e via dicendo: la manutenzione della barca richiede il ricambio regolare di oli, filtri e altri componenti, operazioni che hanno sempre un impatto sull’ambiente, che può essere piccolo o grande, in base alle attenzioni prese durante questo iter.
- Lo smaltimento di rifiuti ingombranti: infine inseriamo un’ultima importante fonte che va ad ampliare l’impatto ambientale della nautica da diporto, ovvero la produzione di rifiuti ingombranti, dal vecchio motore nautico al vecchio frigo nautico, per arrivare allo smaltimento della stessa barca, una volta arrivati alla sua pensione.
Tante sono come si è visto le fonti che costituiscono il complessivo impatto ambientale della nautica da diporto: come ridurlo di giorno in giorno, per rendere l’attività di diporto amica dell’ambiente? Ecco a nostro avviso quali sono le più importanti strategie per una navigazione ecocompatibile:
- Meno emissioni: l primo passaggio per rendere il nostro utilizzo delle barche da diporto più sostenibile consiste nel ridurre le emissioni di gas a effetto serra prodotte dal nostro motore nautico. Come è noto infatti è proprio l’anidride carbonica risultante dall’utilizzo di combustibili fossili la prima responsabile dei cambiamenti climatici di origine antropica: da qui la necessità di ridurre l’uso di carburante. In barca a vela sarà quindi bene fare affidamento sulla vela stessa il più possibile, mentre in barca a motore ci si affiderà sulla riduzione dei consumi, con andature ridotte e costanti. Ovviamente la manutenzione del motore gioca un ruolo chiave: un propulsore in forma, infatti, consuma e inquina meno.
- Quando possibile, passare all’elettrico: un motore elettrico per barca permette di tagliare le emissioni nocive durante la navigazione. Vale quindi la pena, quando possibile, optare direttamente per una barca dotata di propulsore a batteria, oppure sfruttare gli incentivi per il motore nautico elettrico per la sostituzione.
- Prima di ancorare, controllare il fondo: per evitare di danneggiare il fondale marino, per non andare per esempio a sradicare la Posidonia, preziosa per la vita marina come per la produzione di ossigeno. Combinando uso dell’ecoscandaglio e delle carte nautiche scegliere un ancoraggio sostenibile è possibile e anche facile.
- Usare prodotti ecologici per la pulizia: per l’igiene personale, per la pulizia della barca, per lavare le stoviglie e via dicendo, è sempre bene avere a bordo dei prodotti ecologici, etichettati quindi come biodegradabili, così da non impattare in modo nocivo sull’ambiente marino.
- La gestione delle acque nere: è semplicemente e ovviamente vietato svuotare le acque nere in mare
- Ridurre l’illuminazione: hai deciso di dormire in rada? Allora non esagerare con l’illuminazione della barca, sapendo che le luci della barca possono diventare un’attrazione fatale per diverse specie marine, mentre altre, proprio per via di questo disturbo, si trovano costrette a spostarsi altrove.
- Generare elettricità a bordo in modo pulito: a bordo delle barche il fabbisogno di elettricità è in aumento, per via dei diversi dispositivi elettronici che sono ormai un must, nonché per i diversi comfort che possono allietare la vita in coperta e sottocoperta. Ecco che allora sarebbe bene dotarsi di generatori di energia elettrica amici dell’ambiente, a partire dai pannelli fotovoltaici per barca.
- L’antivegetativa giusta: se l’antivegetativa come è noto è essenziale per mantenere pulito lo scafo di una barca, così da ridurre l’attrito (e quindi i consumi e dunque le emissioni) e da salvaguardare carene, piedi poppieri e via dicendo, è anche vero che in commercio esistono delle vernici antivegetative a ridotto impatto ambientale, verso le quali dovrebbe andare la nostra attenzione.
- Evitare la formazione di onde eccessive: la velocità elevata, l’esubero della potenza propulsiva installata rispetto alle dimensioni della barca, la guida sportiva possono aumentare a dismisura il movimento dell’acqua, creando smottamenti, vortici, pressioni e via dicendo. Per ridurre l’impatto ambientale della nautica da diporto è quindi bene pensare anche alla tranquillità delle acque in cui si naviga, agendo di conseguenza.
- Ridurre i rifiuti e gestirli in modo corretto: aumentare il livello di sostenibilità a bordo della barca vuol dire anche imparare a gestire correttamente i rifiuti e a ridurli al minimo. Ecco che allora nel fare cambusa si opterà per prodotti senza packaging o con confezioni ridotte e biodegradabili, e che ci si organizzerà per la raccolta differenziata, avendo cura di non far mai cadere nulla in acqua.
- Ridurre i consumi di acqua dolce: l’acqua dolce, si sa, è un bene prezioso, che andrebbe sempre centellinato. In barca peraltro ridurre i consumi di acqua dolce è nella maggior parte dei casi obbligatorio, per via della “pochezza” dei serbatoi d’acqua nautici. Dall’abbassamento della pompa alla sensibilizzazione dell’equipaggio, di modi per raggiungere questo obiettivo non ne mancano di certo!
- Prezioso silenzio: il bello di navigare in mare aperto sta anche nel godersi il silenzio, condito dai suoni della natura. Di attenzioni da prendere qui ce ne sono parecchie, dalla scelta dell’elica più adatta al motore alla riduzione delle vibrazioni, per arrivare ovviamente alla moderazione del volume di eventuali impianti stereo a bordo della barca.
- Occhio a fare il pieno: nel momento in cui ci si porta al distributore per rabboccare i serbatoi di carburante è essenziale organizzarsi in modo da assicurarsi di non far cadere nemmeno un goccia, a livello di posizione, di coordinazione e di prevenzione, portando eventualmente con sé un panno per raccogliere eventuali gocce in caduta libera.
- Manutenzione attenta: nel fare il tagliando delle barche, nel fare interventi di manutenzione o di sostituzione di elementi a bordo, è sempre bene pensare anche a quello che succederà agli elementi “vecchi”, informandosi in anticipo sulle modalità previste per il loro corretto smaltimento.