Realizzare l’ impiombatura di una cima: guida e tecnica

L’ impiombatura delle cime è una pratica molto comune nel mondo della nautica. Per descrivere l’attività in poche parole, possiamo dire che si tratta di un processo che permette di lavorare il finale di una cima, sostanzialmente “chiudendola” in modo che non si sfilacci, oppure creare un occhiello per tutti gli usi che potrebbe avere a bordo di una barca a vela (ormeggiare, reggere i parabordi, stazionare sui winch ecc. ecc.).

Nello specifico, però, come si realizzano le impiombature delle cime? Continuando con la lettura sarà possibile avere una visione d’insieme sulle varie tecniche e sull’occorrente per portarle a termine. Spoiler: occorrerà armarsi anche di molta pazienza!

Impiombatura cime: il processo in fasi

Per prima cosa, occorre una premessa: utilizzare i nodi è il modo più semplice per andare a coprire tutti i bisogni connessi all’uso delle cime in barca, ma spesso le loro prestazioni sono qualitativamente inferiori a quelle delle impiombature, soprattutto dal punto di vista della capacità di carico (tra il 40% e il 60% a seconda del tipo).

Impiombare una cima, in questo senso, consente di conservare maggiormente la capacità di carico della stessa e offrire maggiore sicurezza anche di fronte a logorio e sfilacciamento. Una volta spiegati i vari processi sarà più chiaro, ma anticipando il senso di tutto, possiamo dire che l’innesto creato tra anima e calza di poliestere di una stessa cima o l’intreccio dei diversi legnoli che la compongono sia anche a livello intuitivo meccanicamente più solido rispetto all’unione tramite un nodo di due cavi separati.

A ogni modo, a seconda della tecnica di realizzazione, esistono diversi metodi per portare a termine l’impiombatura. 

Impiombatura a legnoli multipli

In questo caso, parliamo di un metodo solitamente utilizzato per l’ ormeggio e gli ancoraggi, con l’utilizzo di un cavo a tre legnoli (detto “piano“) o a otto legnoli (detto “square line“). Non sentiremo parlare di calza e anima in questo frangente, in quanto ciascuna cima è formata da un diverso numero di cavetti più piccoli uniti in un unica treccia.

Essendo le impiombature per le cime a tre legnoli tanto diffuse, vedremo più nello specifico come portare a termine questo processo con uno di loro. Parliamo di un percorso di 6 fasi: 

  1. Individuiamo la grandezza dell’asola che ci interessa ottenere e la relativa lunghezza dell’impiombatura, segnando le dimensioni dell’occhiello con uno spago o un colore.
  2. Sciogliamo i tre componenti (legnoli, appunto) che formano la cima a partire dall’estremità vicina fino al punto precedentemente segnato.
  3. Ora, prenderemo il legnolo più verso destra e lo faremo passare sotto il suo omologo speculare che dovrebbe rappresentare l’altro “contrafforte” dell’occhiello. 
  4. Ora, il secondo legnolo seguirà lo stesso percorso del primo, ma lo scavalcherà per passare sotto il legnolo speculare immediatamente successivo. 
  5. L’ultimo legnolo rimasto a questo punto passerà sotto il suo omologo che ha già visto passare il primo, al punto 3, ma nella direzione opposta. Ci accorgeremo di aver fatto bene se questo terzo legnolo uscirà da dove è entrato il secondo.
  6. A questo punto basta continuare a intrecciare i tre componenti saltando quello immediatamente successivo rispetto a quello selezionato.
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Generalmente si effettuano tre passate minimo, per poi tagliare la lunghezza dei legnoli in eccesso raggiunta la distanza desiderata bruciando i monconi di terminazione con un accendino o un cannello a gas per fissarli in posizione. Spiegarlo per iscritto è molto più difficile che capirlo una volta visto, quindi forse un video può dare una mano.

Impiombatura Samson e impiombatura all’australiana

Per approfondire questa tecnica, occorrerà una piccola introduzione. L’azienda statunitense Samson ha messo in commercio negli anni ’50 i cosiddetti cavi a doppia treccia, che sono diventati fondamentali a bordo di ogni imbarcazione grazie alle loro prestazioni paragonabili a quelle dell’acciaio.

Questa famiglia di cavi si divide fondamentalmente in due gruppi: 

  • Cavi a doppia treccia in fibre a basso modulo: sia la calza (il rivestimento esterno) che l’anima lavorano per svolgere il compito a cui la cima è deputata.
  • Cavi a doppia treccia in file ad alto modulo: la calza lascia tutto il lavoro pesante all’anima, occupandosi di proteggerla da erosione e agenti atmosferici.

Per il primo tipo di cime, si esegue di solito l’impiombatura Samson. Questa prende il nome dall’azienda statunitense che produsse negli anni ’50 i primi cavi a doppia anima, e consiste nella parziale separazione di anima e calza, che vengono poi intrecciate nuovamente per creare un occhiello molto resistente. Il processo viene solitamente eseguito con una serie di aghi e strumenti specifici, ed è ben spiegato in questo video.

L’impiombatura all’australiana, invece, si esegue con la stessa tecnica e viene utilizzata per i cavi ad alto modulo, dove la calza svolge un servizio praticamente solo estetico. In virtù di questo, si può decidere di portare a termine il processo lasciandola al suo posto, oppure di produrre un “occhio scalzato”, fermando la calza con una legatura sotto l’occhiello scoperto.

L'impiombatura di una cima può avvenire con diverse tecniche.

I migliori amici per realizzare le impiombature: attrezzi, esperienza e pazienza

Fatta chiarezza sulle tecniche e sulle varie applicazioni dell’impiombatura, parliamo un attimo di cosa serve per poter svolgere questa attività. 

Per prima cosa, esistono aghi e kit di strumenti appositi per poter trattare facilmente la manipolazione di anima e calza di ciascun cavo utilizzato per il secondo tipo di tecnica di impiombatura di cui abbiamo parlato. Ovviamente, questo tipo di strumenti non saranno necessari per un cavo a tre o quattro legnoli, come abbiamo visto.  Tutto dipende dal tipo di cima che si intende utilizzare e anche dallo scopo, ma non bisogna dimenticarsi che i requisiti fondamentali sono soprattutto pazienza ed esperienza. 

La prima occorre soprattutto quando si è alle prime armi con questa tecnica, per la quale occorre sviluppare un po’ di manualità prima di acquisire una certa maestria. L’esperienza è invece un risultato diretto proprio della pazienza, e vi aiuterà a essere sempre più veloci a mettere in campo queste soluzioni per aumentare la sicurezza a bordo e, in ultima analisi, a navigare maggiormente a cuor leggero.

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Scritto da
Luigi Oriani
Luigi Oriani
Nato a Milano nel 1992, la pianura che circonda la sua città non gli impedisce di sviluppare una grande passione per il mare. Chiedetegli di descrivere il suo momento ideale e vi parlerà di un tramonto in barca, sorseggiando un bicchiere di bianco nella baia di Corfù mentre il pesce sfrigola sulla griglia.

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