L’acqua? Il vento? Moby Dick? No, il nemico più pericoloso per le barche è rappresentato dalle fiamme. Non passa giorno che, qui o lì nel Mediterraneo, non si verifichi un incendio in barca. Solamente nelle primissime giornate di agosto si sono registrati incendi a bordo a La Maddalena, vicino a Punta Crucitta; nel rione di Vaccarella, a Milazzo; a largo di Cesenatico; sul lago di Garda, in direzione di Sirmione; a Cefalù, dove a prendere fuoco è stata una motovedetta della Capitaneria di porto. E questi sono solamente alcuni dei ‘focosi’ incidenti accaduti negli ultimi giorni, a testimoniare il fatto che un incendio a bordo è tutt’altro che una possibilità remota e rara.
Certo, è normale che chi conduce una barca non pensi subito all’incendio come al pericolo più probabile. Si penserà piuttosto a una falla dovuta a uno scontro con il fondale o con uno scoglio, o al danneggiamento per un avvicinamento errato alla banchina. Eppure, numeri alla mano, il vero nemico delle marche sono senz’altro le fiamme, e del resto a ribadirlo c’è anche un vecchio proverbio piuttosto diffuso tra i marinai di Camogli. Il problema, però, non è tanto costituito dalla ovvia pericolosità del fuoco. No, il grattacapo deve essere piuttosto l’impreparazione generale a prevenire e a fronteggiare lo scoppio di un incendio in barca, sia questa ormeggiata lungo la banchina o al largo. Ecco perché, oggi, vedremo insieme come prevenire l’incendio in barca, nonché come affrontarlo al meglio. Non possiamo che partire, ovviamente, dall’analisi delle cause: perché mai dovrebbe scoppiare un incendio a bordo della tua imbarcazione?
Incendio in barca: le principali cause
Quali sono i motivi scatenanti della maggior parte degli incendi nel mondo nautico? Non esiste uno studio che, a partire dai dati reali, ci dica effettivamente quanti incendi scoppino a causa di un malfunzionamento e quanti per via di un comportamento errato dell’equipaggio. In ogni modo, indubbiamente, la più probabile delle cause di un incendio in barca è da individuare a livello dell’impianto elettrico. Saremo ancora più precisi: nella maggior parte dei casi, le fiamme non avvolgono un’imbarcazione mentre questa è in mare, a causa magari di una sigaretta caduta su un telo mare. No, nella maggior parte dei casi l’incendio in barca scoppia in porto, lungo la banchina, mentre la barca è collegata alla rete elettrica offerta dal porto stesso. Se c’è una situazione in cui le probabilità di assistere a un incendio sono più alte, quella è infatti sicuramente il momento in cui una barca attinge energia elettrica dalla rete a terra.
Attenzione: non vogliamo certo dire che collegare la propria barca alla rete elettrica sia di per sé un pericolo. Diventa però tale nel momento in cui l’impianto elettrico della barca non è stato realizzato – e non è stato gestito e manutenuto – a regola d’arte.
Per fare un esempio: potendo leggere lo storico di tutte le imbarcazioni in un porto gremito di barche da diporto, ci si stupirebbe di scoprire quante di esse hanno vissuto degli interventi di adattamento pesanti. In certi casi, e non troppo raramente, ci si potrebbe persino scontrare in vecchi impianti di bordo nati per una corrente continua a 12 volt e modificati in modo più o meno professionale.
Ma non è tutto qui, altrimenti non si spiegherebbe il fatto per cui, negli ultimi anni, il numero di incendi in barca sembra persino essere aumentato. Bisogna dunque prende in considerazione anche il fatto che la barca media, negli ultimi anni, si è andata popolando di un numero crescente di elettrodomestici e di dispositivi elettronici, così da accrescere in modo esponenziale il fabbisogno di elettricità. Frigoriferi, congelatori, asciugacapelli, ventilatori, per non parlare in certi casi di lavastoviglie e di lavatrici: tutti questi dispositivi assicurano grandissime comodità ai diportisti, ma indubbiamente finiscono per mettere sotto stress l’impianto elettrico.
Da qui la necessità di sfruttare il più possibile, durante le soste nei porti, la rete elettrica di terra. Il problema, però, è che un impianto elettrico modificato e adattato da un non professionista, una volta connesso alle rete elettrica della banchina, può causare dei piccoli problemi, e per l’appunto dare luogo a un incendio a bordo. Come si può immaginare, il risultato può essere altamente tragico sia nel caso in cui i passeggeri siano a bordo, addormentati nelle loro cuccette; sia nel caso in cui a bordo non ci sia nessuno (con tutti i passeggeri, magari, al ristorante in città) con l’incendio in barca che può quindi propagarsi e avvolgere prima l’intera imbarcazione, e poi le barche vicine.
Ma attenzione, non tutti gli incendi in barca scoppiano a causa dell’impianto elettrico. Molto spesso le fiamme partono dalla cucina della barca: quanti incendi in mare sono stati causati da qualche schizzo d’acqua finito accidentalmente su una padella piena di olio rovente? Una piccola fiamma, in un ambiente piccolo come la cucina di una barca, può trasformarsi bene presto in un incendio pericoloso. Sì, perché lì vicino ci sono tanti materiali diversi che incentivano il propagarsi delle fiamme: i tessuti, il legno della cucina, la stessa vetroresina, e quindi via via le cime e le vele stesse. Nel caso di un principio di incendio in cucina, a livello dei fornelli, il metodo migliore è quello di usare un’apposita coperta ignifuga, la cosiddetta ‘fire blanket’, capace di soffocare velocemente la fiamma (lo stesso si può fare con un largo panno di cotone bagnato, ma ovviamente in questi casi i tempi di reazione non potrebbero che essere più lenti: per questo si consiglia sempre di tenere una fire blanket sempre a portata di mano e pronta all’uso nella cucina della barca).
Prima regola nella gestione degli incendi a bordo: niente panico
Molto spesso l’incendio in barca viene esacerbato dalla reazione sbagliata da parte dei diportisti. Come abbiamo visto, può succedere che non ci sia alcuna reazione: è quello che capita tipicamente quando la barca viene lasciata incustodita mentre è connessa alla rete terrestre. In molti altri casi la reazione dei diportisti, seppure presente, è del tutto insufficiente, così da non riuscire a contenere e a spegnere l’incendio prima che questo generi dei danni importanti, per arrivare fino all’inabissarsi della barca bruciata.
Il problema, da questo punto di vista, è che il diportista medio non è preparato ad affrontare un incendio in barca. Certo, può essere lupo di mare in grado di effettuare le più difficoltose manovre senza grossi problemi. Ma quello dell’incendio in barca è senz’altro un evento speciale, che esula dalle sue esperienze. A questo va poi sommato che, in linea generale, il diportista che solca i nostri mari è pur sempre una persona che prende il largo solamente per circa 50-60 ore all’anno, le quali peraltro si concentrano solitamente nell’apice dell’estate. É triste prendere coscienza di questo fatto, ma è esattamente così: la maggior parte dei diportisti non ha una grande dimestichezza con la propria barca, non abbastanza per essere in grado di reagire al meglio in caso di emergenze. Non bisogna certo farsene una colpa: il diportista medio ha un lavoro, una famiglia, una casa e probabilmente altri hobby, così da ridurre inevitabilmente il tempo da trascorrere con la propria barca.
Quindi non si può nemmeno pensare che, in caso di incendio, la reazione del diportista medio sia quella che si aspetterebbe da un capitano professionista o da uno vero skipper. Purtroppo, però, in caso di incendio in barca sarebbe necessario poter contare non solo sul sangue freddo, ma anche su una gamma di conoscenze, competenze e automatismi tali da poter controllare le fiamme ed eliminarle in poco tempo. Nella maggior parte dei casi, è una questione di secondi: bastano 30 secondi di troppo nel reagire per veder compromessa la propria barca.
Ecco perché ogni diportista dovrebbe stendere un piano ‘antincendio’, pensando in anticipo come reagire in caso di incendio in barca, e ripassare questo piano tutte le volte prima di uscire al largo – non potendo certo pensare che, usando la barca solo 60 ore all’anno, tutti i dettagli del proprio piano possano restare perfettamente impressi in mente. Saper da subito cosa fare aiuta a ridurre il panico, il quale molto spesso porta i diportisti ad abbandonare una barca in fiamme ben prima che questa possa essere realmente data per perduta. Quante volte si è sentito di diportisti che hanno abbandonato una barca ancora prima di aver lanciato una richiesta di soccorso! Ma non basta che il ‘capitano’ conosca il piano antincendio: anche gli altri passeggeri dovrebbero conoscere la posizione degli estintori nautici, nonché il loro ruolo in caso di incendio in barca!
Incendio in porto: regole da seguire
Come abbiamo visto, tra i casi più frequenti c’è sicuramente l’incendio in barca mentre questa è in porto. Come ci si dovrebbe comportare in questi casi? In primo luogo, è necessario reagire prontamente, ed è proprio per questo che è assolutamente da evitare l’errore di collegare la barca alla rete di terra per poi lasciare l’imbarcazione incustodita, soprattutto se non si è pronti a mettere la mano sul fuoco (è il caso di dirlo) circa le condizioni del proprio impianto elettrico.
Ma cosa fare nel momento in cui ci si accorge che c’è del fuoco nella propria barca in porto? La prima azione è quella di dare l’allarme, avvisando i vigili del fuoco e le barche vicine. Bisogna quindi accertarsi che l’eventuale impianto antincendio di bordo sia entrato in funzione, per poi – se l’incendio è all’interno – chiudere tutte le prese d’aria, così da negare alle fiamme l’ossigeno necessario per espandersi. É poi necessario chiudere tutte le valvole di gas e di carburante, nonché, se possibile, tagliare la tensione di tutto l’impianto elettrico, staccando batterie ed eventualmente anche il generatore. A questo punto – o ancora meglio in contemporanea, se delle altre attività antincendio si sono occupati gli altri membri dell’equipaggio – è possibile concentrarsi sulle fiamme, utilizzando l’estintore – avendo cura, come vedremo dopo nel paragrafo dedicato agli estintori Anaf Group, di usare l’estintore giusto. I membri dell’equipaggio non armati di estintore per barca potrebbero ovviamente aiutare con l’acqua, partendo però da presupposto che questa non dovrebbe mai essere usata in prossimità dell’impianto elettrico.
Tutte le persone che non prendono parte alle manovre antincendio devono abbandonare la nave; le altre persone, impegnate nel contenere e nello spegnere le fiamme, dovranno eventualmente fare altrettanto nel momento in cui ci si renderà conto che non è possibile più fare nulla per salvare la barca senza rischiare la propria incolumità. A quel punto, il controllo dell’incendio in barca deve essere affidato all’arrivo dei vigili del fuoco.
Incendio in barca, al largo: cosa fare?
E se l’incendio in barca non avvenisse in porto, ma in mare? La maggior parte delle azioni da fare sono le medesime, nello stesso ordine. Bisogna però tenere in considerazione che un incendio in mare tende a generare ancora più panico, non avendo una sicura via di salvezza a portata di mano.
Il fatto di essere in mezzo al mare rende indispensabile prima di tutto un ottimo coordinamento tra i passeggeri: una persona deve chiamare i soccorsi, l’altra deve preparare una via di fuga, l’altra deve pensare al fuoco e via dicendo.
Non essendoci una banchina a portata di mano, i passeggeri che non prendono parte alle manovre antincendio devono spostarsi in una zona sicura della barca, senza dimenticare di indossare il giubbotto salvagente. Un’altra persona, utilizzando il canale 16 della Radio VHF, deve richiedere soccorso, indicando sia le coordinate geografiche, sia eventualmente altri dati per favorire un arrivo rapido dei soccorsi. E ancora, è necessario mettere in mare il tender e la zattera di salvataggio.
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La barca dovrebbe essere orientata sottovento: vista la necessità di tagliare l’alimentazione, questo potrebbe essere eventualmente fatto con l’aiuto del tender, se a bordo vi è un numero sufficiente di persone ‘esperte’ e in grado di gestire questa difficile situazione. Fatto questo, si dovrebbe gettare l’ancora. Per tutto il resto, la lotta alle fiamme deve essere condotta come abbiamo visto sopra, tenendo ben in considerazione la possibilità, a un certo punto, di rinunciare, e di affidarsi quindi al tender e alla zattera di salvataggio.
Impianti antincendio in barca
Come vedremo tra poco, il primo e principale accessorio antincendio in barca è l’estintore, che deve essere posizionato nel modo giusto, e che deve essere sempre pronto all’uso. Come è noto tra l’istante in cui si rilevano il fumo o persino le fiamme e il momento in cui si entra in azione, però, passano secondi preziosi, per non parlare di tutto il tempo che può passare prima che qualcuno nell’equipaggio senta puzza di bruciato. Per questo motivo, nelle barche più grandi – tendenzialmente al di sopra dei 12 o 15 metri – è possibile prevedere anche l’installazione di impianti antincendio fissi. Parliamo quindi di sistemi che contano dei rilevatori di fumo per attivare automaticamente le bocchette d’acqua a pioggia, e quindi di sistemi che trovano il loro posizionamento naturale in ambienti a rischio come quelli che ospitano motori e serbatoi di combustibile.
Scegliere l’estintore giusto per un’imbarcazione
Il protagonista supremo nella lotta contro l’incendio in barca è, ovviamente, l’estintore nautico. Diventa quindi fondamentale avere a bordo gli estintori giusti – obbligatori per legge in quanto previsti nelle dotazioni di sicurezza immancabili. Noi di HiNelson abbiamo scelto gli estintori di Anaf Group, un gruppo di aziende specializzate proprio nella progettazione, nella produzione e nella distribuzione di estintori di ogni tipo e di ogni specialità.
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Nel nostro negozio online è dunque possibile trovare i principali estintori nautici Anaf Group, tenendo in considerazione che esistono diverse tipologie di estintori. Gli estintori a polvere lavorano per soffocamento, togliendo alla fiamma l’ossigeno; quelli a schiuma sfruttano il potere raffreddante dell’acqua; quelli a gas inerti, invece, sfruttano l’azoto o l’anidride carbonica per soffocare l’incendio. Non bisogna poi dimenticare che i diversi estintori (per barche e non solo) sono divisi in classi di fuoco. Per quanto riguarda il mondo delle barche, è necessario conoscere gli estintori della classe A, per lo spegnimento di combustibili solidi; della classe B, per spegnere combustibili liquidi; e della classe C, per spegnere combustibili gassosi. Se l’incendio di una barca avviene nella sala macchine, per esempio, sarà necessario utilizzare un estintore che conti anche la classe B.
Bisogna sempre ricordarsi che l’utilizzo corretto dell’estintore consiste nel dirigere il getto della sostanza estinguente non sulla parte alta della fiamma, quanto invece sempre sulla loro base, sempre a distanza di sicurezza, e sempre sopravento!