Installare la Jackline a bordo della propria barca può essere una ottima soluzione per aumentare la sicurezza a bordo durante qualsiasi tipo di crociera o navigazione. Si tratta sostanzialmente di un componente che corre da prua a poppa del ponte, consentendo di agganciare la propria cintura di sicurezza tramite l’apposito moschettone e assicurarsi di percorrere l’intera lunghezza della barca senza rischi di perdersi in acqua dopo una caduta in mare accidentale.
Si tratta di una precauzione che può risultare molto comoda per qualsiasi equipaggio, soprattutto in presenza di bambini, ma diamo un’occhiata più da vicino a qualche consiglio generale, sia riguardo all’installazione che alla scelta.
La Jackline: un identikit
Descrivendola in poche parole, la Jackline non è altro che un cordone che corre da prua a poppa e al quale le cinture di sicurezza dell’equipaggio vengono attaccate. Le sue estremità vengono generalmente fissate a alla base di una bitta o a degli anelli metallici sufficientemente resistenti, ma le sue caratteristiche possono fondamentalmente variare.
La caratteristica comune, tuttavia, è sempre quella. La Jackline, infatti, consente a qualsiasi membro dell’equipaggio che dovesse cadere in mare on in acqua dolce di rimanere in contatto con l’imbarcazione grazie a una cinghia che, agganciata al cavo stesso tramite apposito moschettone, funge da cordone ombelicale tra l’imbragatura indossata dal marinaio e lo scafo.
Chiaramente, questo accessorio di sicurezza risulta utile in ogni tipo di occasione, ma soprattutto nei momenti di improvviso maltempo con conseguente mare formato, o in caso di navigazione notturna. Nel caso volessi mettere in sicurezza il tuo equipaggio sotto tutti gli aspetti, ti consigliamo di consultare questa guida alle dotazioni di sicurezza in barca che abbiamo pubblicato qualche tempo fa.
Installazione Jackline: alcune considerazioni di sicurezza su materiale e allestimento
Prima di installare la Jackline, occorre una piccola riflessione sul materiale. Fino a non troppo tempo fa, la versione più comune di questo equipaggiamento era passato da una semplice fune di canapa a un cavo di acciaio inox, che garantisce una resistenza pressoché illimitata, ma risulta scivoloso quando bagnato e non solo. Per questo, si è tornati a una soluzione tessile, ma in materiali moderni e resistenti come il dyneema per provare a coniugare gli aspetti vantaggiosi di entrambe i tipi di soluzione. In questo senso, anche le lifeline a nastro possono rappresentare una soluzione ottimale.
Bisogna sempre e comunque tenere conto, in ogni caso, che ogni tipo di materiale è soggetto a usura, specie se a bordo di un’imbarcazione che passa diversi mesi all’anno in mare. La previdenza suggerisce dunque di cambiare la fune della Jackline ogni due o quattro anni a seconda della frequenza di utilizzo, e di sganciarla dal ponte quando la cattiva stagione arriva e si effettua il rimessaggio. Una buona idea è anche quella di sciacquarle alla fine di ogni crociera con acqua dolce per prevenire problemi legati alla salsedine.
Un ultimo fondamentale accorgimento riguarda i carichi di rottura. Il cavo teso da prua a poppa, infatti, deve avere un fattore di sicurezza minimo su carico dinamico di 2,4:1, ovvero deve essere capace di reggere almeno 2,4 volte il peso esercitato da un corpo che cade in acqua o che viene trainato dalla barca alla sua velocità di punta. In virtù di questo, è piuttosto chiaro come all’aumentare della lunghezza della barca debba anche aumentare la resistenza della lifeline.
Come installare nel concreto la lifeline
Una volta operata la scelta del materiale con cui “armare” la propria imbarcazione in tema di Jackline, è importante trovare due punti estremamente solidi in testa e in coda allo scafo (di solito si tratta di anelli in acciaio inossidabile appositamente fissati alle controplacche). Per facilitare l’installazione, i cavi preposti ad agire come lifeline presentano di solito due terminazioni a bocca di lupo.
Considerando la funzione di questo equipaggiamento, è bene che si individui un punto fisso di aggancio anche in prossimità del pozzetto, possibilmente più avanti rispetto al passavanti. Questo punto di aggancio deve anche essere posizionato in un luogo comodo per permettere di salire e scendere agevolmente sottocoperta agganciando e sganciando il proprio cordone ombelicale. Proprio questo cavo dotato di moschettone rappresenta il collegamento tra l’imbragatura che funge da cintura di sicurezza e la lifeline, pertanto deve essere sufficientemente lungo da consentire tutti i movimenti necessari alle varie manovre. A tal fine, è bene considerare l’installazione di punti di appiglio nelle zone più “calde” del ponte quando si parla di manovre, come per esempio alla base dell’albero.