Isola delle Rose. Quando accompagnavo le persone sull’Isola dell’Ingegnere. Il racconto di Nando Falcinelli

44° 10’ 48’’ Nord – 12° 36’ 00’’ Est.
Sono queste le coordinate dell’Isola delle Rose, la piattaforma costruita al largo di Rimini dall’Ingegnere bolognese Giorgio Rosa, che divenne un caso internazionale per essere stata proclamata stato indipendente.
Una storia che i “ragazzi” del ’68 hanno raccontato ai loro figli per poi rimanere solo una chiacchiera da spiaggia sviolinata ai turisti dai bagnini riminesi.

Oggi, il film L’Incredibile Storia dell’Isola delle Rose”, diretto da Sydney Sibilia e disponibile su Netflix, ha riportato a galla la memoria di quella piattaforma, a dire il vero poco bella, dove si ballava, si mangiava e ci si divertiva alla maniera “romagnola”.
Un film delizioso con un bellissimo cast dove si racconta, con qualche nota di fantasia, l’avventura di uno stato libero in mezzo al mare.

E fu proprio la grande passione che l’Ingegner Rosa aveva per il mare a far nascere il progetto.
Laureato in ingegneria meccanica, Giorgio Rosa, classe 1925, voleva costruire qualcosa che potesse resistere all’impeto delle onde.

isola delle rose rimini

Nel 1957 iniziò a pensare al progetto che, con brevetto numero 850.987, venne poi titolato come “Sistema di costruzione di isole in acciaio e cemento armato per scopi industriali e civili” e che realizzò nel 1968.
Una piattaforma a due piani di 20×20 metri, costruita in 4 anni di prove, che sorgeva a 11,6 chilometri al largo di Rimini, quindi oltre le 6 miglia dalla costa, limite delle acque territoriali italiane, conosciuta ufficialmente come l’Isola delle Rose.
Con un bar ed un ristorante, un ufficio postale, il Milo come moneta ufficiale, l’Esperanto come lingua, la bandiera con 3 rose ed un governo costituito il 1° maggio del 1968, l’Isola delle Rose inseguiva il sogno di “veder fiorire le rose sul mare” suscitando una grande curiosità nella gente e paura nelle istituzioni per quella proclamazione di Stato indipendente dall’Italia lanciata dall’Ingegnere Rosa.

Per questo la fine dell’avventura arrivò il 25 giugno del 1968 quando una motovedetta della Guardia di Finanza impedì l’approdo all’Isola, che nel frattempo attirava centinaia di persone ogni giorno.

I ricorsi non servirono a nulla e la struttura venne minata dai sommozzatori della Marina che piazzarono il tritolo per ben due volte, ma il colpo di grazia fu proprio il mare a darglielo a fine febbraio del 1969, facendola affondare definitivamente.

Una storia sicuramente resa unica ed incredibile dalla fantasia e dall’inventiva del suo ideatore che, aiutato dagli amici e dalla moglie, creò non poco scompiglio in quell’estate calda del 1968.

Estate in cui anche Fernando Falcinelli, Nando per gli amici, era un “ragazzo” degli anni 60 e come tanti romagnoli viveva la stagione turistica e le vicende di una Rimini colorata da personaggi felliniani e sempre pronta a raccogliere le opportunità. Nando è un pescatore e ha visto e vissuto tutte le fasi dell’avventura dell’Isola delle Rose, fino a diventare uno dei traghettatori degli ospiti dell’Ingegner Rosa.

Ciao Nando, che piacere rivederti e grazie mille per essere qui con noi.
Ciao Laura, il piacere è mio.

Hai visto il film di Sibilia?
Non ancora, ma spero di vederlo presto perché sono curioso. Tu l’hai visto? Ti è piaciuto?

Devo dire che è molto carino, rispecchia tanto la fantasia dei romagnoli e l’imprenditorialità emiliana.
Tu hai mai incontrato l’Ingegner Rosa?
Lo vedevo sempre sull’Isola quando portavo gli ospiti, ma non ci siamo mai parlati se non con un semplice buongiorno. Lo vedevo anche quando stava costruendo la struttura.

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Quindi hai visto anche la fase della costruzione dell’Isola?
L’Isola è stata costruita fuori dalle 6 miglia dalla costa ed era la zona dove andavo a pescare con la mia barca insieme agli amici. Quindi quando stavano facendo i lavori di posizionamento dei pilastri con il pontone, le gettate di cemento ed i piani, noi capitavamo spesso nella zona e ci fermavamo a curiosare. La notizia della costruzione girava già da tempo e capitava spesso di uscire per vedere a che punto erano i lavori.

Nando, ma cosa succedeva sull’Isola?
Si divertivano. Ogni volta che mi sono avvicinato per portare le persone o anche solo per girare intorno all’Isola con la barca, vedevo sempre gente che lavorava nel bar o nel ristorante. Era un locale con musica e con servizi per accogliere i turisti. Era un gioco.

C’era movimento anche di notte?
Sì, era sempre illuminata, poi non so cosa succedesse dopo il tramonto.

Cosa diceva la gente dell’Isola?
Molti pensavano che ci fossero attività illegali come una bisca clandestina. Altri vedevano l’Isola solo come un luogo di divertimento, un luogo turistico nato da un’idea un po’ strana di un ingegnere bolognese e di sua moglie.

Come hai iniziato a portare le persone?
Il servizio “ufficiale” era svolto da due motonavi: l’Asso di Cuori ed il Glentor. Ovviamente la voce si era sparsa già l’anno prima, nel 1967, e tutti volevano vedere o salire sull’Isola. Fui contattato dal proprietario di un’agenzia nautica e fu così che io e Pio, un mio amico, mettemmo a disposizione le nostre barche. Il punto di imbarco era difronte al faro di Rimini, ma era proprio vicino alla Capitaneria di Porto e un giorno ci fermarono. Quando dicemmo che uscivamo per pescare non ci hanno creduto, visto che non c’erano canne da pesca a bordo. Così ci spostammo alla foce del fiume Marecchia, qualche chilometro più a nord dell’uscita del porto. Nell’ultimo periodo, quando avevano vietato l’accesso sull’Isola, portavamo le persone a vederla dalla barca, girando intorno alla struttura. Erano tutti curiosi perché i giornali avevano pubblicato la notizia della proclamazione di stato indipendente dall’Italia. L’Isola era un’attrazione turistica e il divieto l’aveva trasformata in un vero e proprio fenomeno.

Poi cosa è successo?
L’Isola fu presidiata dalle motovedette giorno e notte per diversi giorni. Io andavo a pescare e la vedevo da lontano. Il giorno in cui i sommozzatori usarono il tritolo per demolirla eravamo tutti sulla palata del porto o sulla spiaggia, perché ovviamente non era possibile uscire in mare. Tutti sapevamo quello che stava succedendo. Ci fu un’esplosione enorme che alzò una colonna d’acqua e poi il fumo. L’avventura dell’Isola delle Rose era finita.

Oppure, era solo iniziata la leggenda dell’Isola delle Rose, il sogno di un ingegnere che amava il mare.

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Scritto da
Laura Doria
Laura Doria
Mi chiamo Laura Doria e sono nata al mare, quindi raccontare storie ed incontrare i personaggi del mondo della nautica è qualcosa di naturale per me. Perché è sempre un grande privilegio scrivere della passione che punta la prua verso i grandi orizzonti blu.

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