La gestione dell’acqua dolce a bordo

Le docce e i punti doccia in coperta, i lavelli e i lavandini: la gestione dell’acqua a dolce in barca è un mondo tutto da scoprire e, soprattutto, da studiare approfonditamente. Quando siamo in casa, l’acqua sembra sgorgare dai nostri lavelli quasi per magia: non ci preoccupiamo affatto – o pochissimo – dell’effettivo utilizzo di questo bene prezioso e indispensabile per la nostra vita, il quale infatti scorre generoso e senza limite. Non è così, e non lo è men che meno in barca: qui l’acqua dolce disponibile è poca, in certi casi pochissima. A casa ci sono ancora molte persone che, senza pensare all’effettiva finitezza dell’acqua, si lavano i denti tutte le mattine e tutte le sere con il rubinetto rigorosamente aperto, sprecando litri e litri d’acqua dolce senza alcun senso. In barca questo comportamento scellerato sarebbe ancora peggiore, e potrebbe anzi attirare sul malcapitato le peggiori ingiurie da parte della ciurma. Ma la gestione dell’acqua dolce a bordo non si limita alla necessità di centellinare questo bene. No, chi vuole amministrare al meglio questo bene in mezzo alle onde deve realizzare un impianto idrico perfettamente efficiente e adatto alle sue esigenze, e deve inoltre essere in grado di effettuare una perfetta manutenzione ordinaria. É indispensabile, dunque, conoscere il proprio impianto idrico da cima a fondo, dal serbatoio acqua al lavello, passando per i tubi e la pompa autoclave!

Acqua, acqua dappertutto, e nemmeno una goccia da bere

Acqua, acqua dappertutto, e nemmeno una goccia da bere”. Recita più o meno così ‘La ballata del vecchio marinaio’ del poeta britannico Samuel Taylor Coleridge, e ben riassume la disperazione di tutti quei naviganti che, nei secoli scorsi, si trovavano a dover navigare con dei razionamenti d’acqua dolce tutt’altro che soddisfacenti, per poi magari – per improvvise e prolungate bonacce o per urti – finire bloccati in mezzo alle onde senza più una sola goccia d’acqua dolce. L’acqua potabile è del resto sempre stato uno dei problemi maggiori per i naviganti per tutti i tempi, soprattutto per quegli esploratori che, dall’antichità fino al diciottesimo secolo, attraversavano mari e oceani sconosciuti senza poter contare su qualcosa di simile ai nostri pratici e salubri serbatoi d’acqua.
Oggi possiamo contare su serbatoi capienti, leggeri e sicuri, su pompe elettriche che diffondono l’acqua dolce nei vari punti di prelievo e su tubi perfettamente stagni. Un tempo non era certo così, e la mancanza di un buon impianto idrico, unita all’incertezza della rotta e dell’approdo, rendeva le navigazioni ben poco sicure.
È del resto proprio dal passato che arriva fino a noi lo spettro del marinaio in mezzo al mare, solo o insieme al resto della ciurma, rimasto senza una goccia d’acqua, tentato magari dai flutti dell’acqua salata. E a questo proposito, prima di concentrarci su argomenti più tecnici e relativi all’impianto idrico di una barca, potrebbe essere interessante sottolineare il fatto che in realtà l’acqua salata non sarebbe poi una scelta così scellerata per un naufrago. Siamo tutti cresciuti con la ferma convinzione che, se un naufrago assetato cede al desiderio di bere dell’acqua salata, quello non potrà che perire in breve tempo – se non soccorso – a causa della disidratazione, di blocco renale e di nefrite. Sì, perché bere acqua salata vuol dire mettere sotto incredibile sforzo i nostri reni i quali, per espellere tutto il sale immesso, vanno in blocco. Subentrano dunque la nausea, il delirio, il coma e dunque la morte. Come dimostrò però il medico francese Alain Bombard alla metà del secolo scorso, l’acqua di mare è altamente e immediatamente dannosa solo se assunta da una persona già disidratata: se il nostro organismo in salute si trova a restare senza acqua, l’idea di iniziare a bere fin da subito dell’acqua salata non sarebbe completamente da bocciare – a patto che i nostri reni non siano già disabilitati da una lunga disidratazione. Lo stesso Bombard volle mettere alla prova questa teoria navigando per 65 giorni nel Mediterraneo, cibandosi solo di plancton e di acqua marina.
Questa, ovviamente, è una pura curiosità. Per fortuna, grazie alle moderne tecnologie, il rischio di ritrovarsi in situazioni così drammatiche è ridotto al minimo!

Alla scoperta dei serbatoi d’acqua per barche

L’impianto idrico di una barca inizia ovviamente dal suo serbatoio acqua barca, dove risiede dunque la preziosa riserva d’acqua dolce dell’imbarcazione, la quale viene utilizzata per la cucina e per gli usi sanitari. Come vedremo, ci sono diverse tipologie di serbatoi: in ogni caso, questi particolari contenitori vengono realizzati con dei materiali atossici, tali dunque da mantenere salubre l’acqua, senza il rilascio di sostanza e senza incentivare il formarsi di muffe. Ma come è possibile capire quale serbatoio acqua è il più adatto per la propria barca? La prima questione è ovviamente quella relativa alle sue dimensioni, e dunque alla sua capacità.

La capacità del serbatoio d’acqua dolce della barca

Per capire quanto deve essere capiente il serbatoio della propria barca è necessario calcolare la necessità d’acqua dolce a bordo. Partendo dal presupposto che nella nostra vita quotidiana utilizziamo circa 80 litri d’acqua dolce per una fare una normale doccia, una volta in barca i nostri consumi devono essere drasticamente ridimensionati, per non dover correre ogni due giorni in porto a fare rifornimento e a riempire il serbatoio acqua. In linea di massima, è necessario calcolare almeno 5 o 6 litri d’acqua dolce al giorno per ogni persona a bordo, a patto ovviamente di avere a che fare con dei passeggeri abbastanza educati da questo punto di vista. Due o tre litri sono infatti destinati per bere – nei giorni più caldi è difficile e sconsigliato restare al di sotto di questa quantità – un altro litro per cucinare e altri 2 per l’igiene personale. Una barca che si limita a delle uscite giornaliere con un numero limitato di passeggeri, dunque, potrà senz’altro accontentarsi di un serbatoio acqua da circa 40 litri. Una barca per navigazioni d’altura, invece, dovrebbe puntare bene più in alto: l’obiettivo, infatti, dovrebbe essere quello di garantire un’autonomia di oltre un mese, equipaggiandosi con un buon numero di serbatoi d’acqua molto capienti.

scegliere serbatoio acqua per barca

La tipologia di serbatoio d’acqua dolce per barca

Va detto che a differenziare i vari serbatoi d’acqua dolce per barca non ci sono solamente le dimensioni e quindi la capacità: esistono infatti dei serbatoi rigidi, che mantengono dunque la medesima forma anche da vuoti, e serbatoi flessibili, che invece si assottigliano da vuoti. Entrambi hanno certamente i loro vantaggi. I serbatoi rigidi sono ovviamente più resistenti, essendo costruiti in vetroresina, in polietilene oppure in acciaio inox, e sono quindi più indicati per capacità maggiori. Non serve certo sottolineare che i modelli in acciaio inox costano di più, e che in linea generale i serbatoi rigidi costano più di quelli flessibili. Questi ultimi, da parte loro, sono in generale realizzati con del PVC alimentare o con del nylon e, nonostante l’aspetto, sono comunque abbastanza resistenti. Il loro vantaggio è quello di adattarsi agevolmente al luogo in cui vengono ospitati, laddove invece i serbatoi per l’acqua rigidi devono essere acquistati su misura per essere infilati in determinati anfratti. In ogni caso, i serbatoi flessibili – che puoi trovare completi di raccorderia sul nostro negozio online dedicato agli articoli nautici – sono perfetti anche come serbatoi d’emergenza.

Da non perdere:   Guida all’attrezzatura per barca: gli indispensabili a bordo

Il serbatoio d’acqua, come anticipato, è il punto focale dell’impianto idrico della nostra barca. E, nella maggior parte dei casi, è ovviamente anche quello più pesante: un serbatoio da 200 litri pieno pesa 200 chilogrammi più il peso stesso del contenitore, e dunque rappresenta una massa che può senz’altro influire sull’equilibrio di una barca. Ne risulta che, soprattutto nel caso di serbatoi d’acqua con capacità importanti, il luogo deputato per la loro installazione è in basso all’interno della barca. Soprattutto i serbatoi rigidi, inoltre, dovrebbero essere fissati in modo molto stabile, con un’installazione tale da mantenerli perfettamente immobili e al sicuro, per il loro bene e per quello della barca stessa.
In molti casi i serbatoi vengono posizionati sotto alle cuccette, per sfruttare al meglio quello spazio altrimenti inutilizzato. Va però detto che i serbatoi non sono degli elementi del tutto silenziosi, anzi: un serbatoio mezzo pieno movimentato dall’inevitabile rollio può ovviamente essere abbastanza fastidioso, e mettere a repentaglio il sonno. Molto meglio, in queste situazioni, decidere di isolare acusticamente il contenitore, proteggendolo quindi con del materiale in grado di smorzare il rumore. Un rivestimento di sughero o realizzato con dei pannelli isolanti di altro tipo è in certi casi davvero indispensabile.

Oltre il serbatoio d’acqua dolce: l’impianto idrico della barca nella sua interezza

Il tipico serbatoio d’acqua dolce, oltre alla bocca d’ispezione, presenta l’attacco per due tubi. Uno è destinato al rifornimento, mentre l’altro ha invece il ruolo di rifornire le ‘utenze’ della barca. Tra gli elementi più deboli e più a rischio dell’impianto idrico di una barca ci sono proprio le congiunzioni tra serbatoio, pompa e punti di prelievo, ed è dunque fondamentale non solo scegliere dei tubi di qualità, ma anche effettuare un’installazione attenta. Ogni giuntura e ogni attacco vanno fatti a regola d’arte, senza risparmiare su accessori come fascette stringitubo e via dicendo. Come si diceva, il secondo tubo porta ai vari lavandini e agli altri punti di prelievo della barca. Va però sottolineato che, ovviamente, questo tubo deve prima passare per un accessorio in grado di ‘pompare’ l’acqua verso le varie utenze.

La pompa autoclave

Come è possibile vedere sul nostro stesso e-commerce di nautica online, esistono i più differenti tipi di pompa autodescante, con le più diverse potenze e i più diversi prezzi. Ma cos’è una pompa autoclave, e qual è il suo ruolo? Semplice: senza di lei l’acqua del serbatoio della barca non potrebbe in alcun modo arrivare ai vari rubinetti. Le barche più piccoline sono dotate di semplici pompe elettriche, mentre sulle barche più grandi autoclave per barca, e quindi a pressione, è d’obbligo. Tutto funziona grazie a una sorta di polmone d’aria che, mantenendo sotto pressione la tubazione, permette l’erogazione subitanea dell’acqua – laddove invece con la pompa elettrica c’è sempre il tipico ritardo tra l’avvio e l’effettiva erogazione.
Esistono davvero tantissimi tipi di pompe autoclave, e cercare di distinguerli in questa sede sarebbe impossibile: alcune pompe, per esempio, sono settate per azionarsi solo nel momento in cui l’80% della loro capacità risulta distribuito, in modo da evitare riavvi inutili. A determinare l’avvio della pompa è il pressostato, il quale in base alla pressione presente nel tubo capisce se è necessario accendere la pompa.

gestione acqua dolce in barca

I punti di prelievo

Ecco la parte dell’impanto idraulico manifesta all’utente finale: parliamo ovviamente delle docce, delle doccette, dei lavelli e dei lavandini. In una barca di dimensioni ridotte si parla di un numero estremamente ridotto di punti di prelievo d’acqua dolce, laddove invece in altri casi si ha a che fare con tanti punti doccia, con più lavabi e via dicendo. Non è in caso se spesso a ogni attività viene assegnato uno specifico serbatoio. Nel nostro negozio online puoi trovare un’ampia selezione di lavandini, di lavelli, di doccini, di rubinetti e di miscelatori per barca, nonché degli interi set doccia.

La manutenzione dell’impianto idrico della barca

Non è certo raro dover intervenire sull’impianto idrico della propria barca per sistemare piccoli malfunzionamenti. Visto che spesso e volentieri questi problemi insorgono in mezzo al mare, è assolutamente necessario studiare bene il proprio impianti idrico, conoscendo esattamente ogni accessorio e ogni passaggio dal serbatoio acqua fino ai vari punti di prelievo.
Per prima cosa, tutti i tubi e le giunture dovrebbero essere controllati periodicamente, per bloccare in tempo eventuali allentamenti o piccole perdite. Spesso, però, i problemi non sono riconducibili ai tubi, quanto invece alla pompa. Per questo motivo è necessario essere sempre pronti, se non a tutto, perlomeno agli interventi più immediati: un pressostato di riserva, per esempio, dovrebbe essere sempre presente a bordo.
Non è raro nemmeno avere a che fare con degli intasamenti o con delle incrostazioni, che finiscono per bloccare il flusso d’acqua dolce. In quel caso, l’unica soluzione è ovviamente smontare i tubi, analizzarli, pulirli, liberarli e rimontare il tutto, stringendo per bene le varie fascette.

Non rischiare di rovinare una vacanza al largo per via del tuo impianto idrico: acquista solo serbatoi, tubi e pompe di qualità, e impara il loro funzionamento per poter intervenire in modo tempestivo!

Come ridurre il consumo di acqua in barca?

Chiudiamo questo post dedicato alla gestione dell’acqua dolce a bordo con un piccolo vademecum riassuntivo per capire come ridurre il consumo di acqua in barca. Come abbiamo detto, è fondamentale calcolare in modo corretto quale sarà l’ammontare dell’acqua dolce necessaria a livello quotidiano, in modo da acquistare dei serbatoi d’acqua idonei.

Il fatto di avere una buona riserva d’acqua a bordo, però, no ci deve spingere a usarne troppa. Pensiamo alla doccia in barca, per esempio. Lo sapevi che è possibile lavarsi usando l’acqua salata? Esistono infatti dei detergenti per corpo e capelli con PH neutro pensati per essere utilizzati con l’acqua di mare. Diventa dunque possibile lavarsi i capelli e il corpo con l’acqua salata, per poi fare un veloce risciacquo finale con dell’acqua dolce, riducendone al minimo l’utilizzo.

Un discorso simile va fatto anche per quanto riguarda le stoviglie e le pentole usate per mangiare e per cucinare: tutte queste cose possono essere tranquillamente lavate con dell’acqua salata. C’è persino chi, per fare in fretta e non sprecare nemmeno un secondo, mette direttamente tutte le stoviglie in borse retate, per poi calarle a poppa durante la navigazione: il mare, in questo senso, può funzionare come lavastoviglie naturale!

Insomma, con un paio di accorgimenti azzeccati è possibile effettivamente ridurre il consumo di acqua dolce a bordo!

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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.

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