Quale è la situazione della navigazione fluviale in Italia? Quali sono le regole per muoversi in barca lungo i fiumi italiani, e quali sono i corsi d’acqua effettivamente navigabili? Per certi versi nel nostro paese è facile dimenticarsi delle tante vie navigabili che attraversano le nostre regioni. Si pensi però alla Germania, alla Francia, all’Olanda, al Belgio o all’Irlanda, paesi in cui la navigazione interna è un patrimonio di ben altro valore, dando peraltro lustro a forme di turismo alternativo, all’house boating e a tante nuove possibilità di business lungo le sponde di questi lunghi e, per l’appunto, vissuti fiumi. Qui, invece, non abbiamo una vera e propria cultura del turismo fluviale, allo stesso tempo motivo e conseguenza della scarsa modernizzazione delle opere fluviali. Eccezion fatta per i pochi grandi fiumi italiani, infatti, la difficoltà di navigazione regna sovrana. E questo qui e lì è un vero peccato, come è stato più volte sottolineato da varie associazioni locali, a partire per esempio dall’Associazione Dilettantistica Gommonauti Pordenonesi, da anni impegnata nelle promozione e nello sviluppo della navigazione interna nell’immensa rete fluvio-lagunare che si estende tra il Friuli Venezia Giulia e il Veneto. Si parla infatti di un intreccio di fiumi e di canali capace di collegare il mare a luoghi come Padova, Chioggia, Pordenone, Oderzo; e non si può ovviamente dimenticare l’Associazione Locarno-Milano-Venezia, volta per l’appunto alla promozione dei valori ambientali, turistici e culturali delle vie d’acqua che dal Lago Maggiore permettono d’arrivare fino a Venezia. Ma quali sono le regole delle navigazione fluviale, in Italia?
Navigare in un fiume è molto diverso dal navigare in mare, ed è differente anche dalla navigazione lacustre. Per questo motivo chi decide magari di carrellare il proprio gommone per la prima volta lungo un corso d’acqua deve imparare le regole peculiari di questo ambiente. Va detto che, in generale, per navigare lungo i fiumi ci sono alcuni disturbi in meno: non serve per esempio annotare i tempi di marea, e non serve avere motori potentissimi, tanto che spesso un motore fuoribordo da 40 cavalli o da 60 cavalli è assolutamente sufficiente.
Le regole ufficiali ci dicono prima di tutto che si procede mantenendo la destra, e ci dicono a chi va la precedenza tra barche che si incontrano in eventuali passaggi stretti: a prescindere da tutto il resto, la precedenza deve sempre andare all’imbarcazione che scende, e quindi di fatto con la corrente a poppa. Va poi sottolineato che l’uso dell’ancora, pericolosa per gli altri naviganti, è permesso solo in caso di emergenza, e che l’attracco a riva deve essere sempre contro corrente. In prossimità delle curve a gomito, e quindi con visibilità scarsa, è sempre necessario emettere un suono lungo per segnalare la propria presenza. E ancora, vi è l’obbligo, durante la navigazione notturna, di avere sempre a bordo un proiettore orientabile per poter leggere la segnaletica relativa all’allineamento: parliamo dei quattro segnali di sponda, chiamati di volta in volta di chiamata, di rimando, di chiamata e rimando e di prosecuzione.
Il re dei fiumi navigabili italiani è ovviamente il Po, che con i suoi 652 chilometri di lunghezza può regalare viaggi assolutamente interessanti per il turista. Va peraltro sottolineato che, sfruttando la rete idroviaria che si sviluppa intorno al grande fiume, e considerando i vari affluenti, si arriva al di là degli 800 chilometri, potendo contare su più di 100 attracchi, una dozzina di porti lungo il percorso e parecchi operatori fluviali. Un discorso a parte andrebbe poi fatto per quell’area unica al mondo che è il delta del Po, che con i suoi 380 chilometri tra Veneto ed Emilia-Romagna regala emozioni uniche all’amante della natura.
Restando in Veneto c’è poi ovviamente il fiume Brenta, che è navigabile da Padova fino a Venezia, in primavera, in estate e nel primo autunno. Muovendosi verso il trevigiano si incontra poi il Sile, che si muove verso l’Adriatico, e più nello specifico verso Jesolo.
Non si può poi trascurare tutta quell’enorme rete di fiumi e di canali artificiali che collega il Friuli Venezia Giulia alla laguna veneta, collegando internamente Trieste e Chioggia, Pordenone e Marano, e via dicendo. Lungo la litoranea Veneta, da Venezia fino al confine sloveno, c’è veramente di che perdersi.
E ancora, ci sarebbe la famosa Idrovia Padana, in grado di collegare, attraverso canali costruiti negli anni Trenta del secolo scorso, Mantova al mare, attraversando la provincia di Rovigo. Volgendo poi lo sguardo verso la Toscana va sottolineata la presenza del canale Navicelli, quel largo canale costruito nel Cinquecento a collegare Pisa con il porto di Livorno. L’idea, che serpeggia da anni, è quella di collegare il canale all’Arno, per rendere l’idrovia più appetibile per il turista.