Sono tantissime le persone che ogni anno in Italia studiano e si preparano per l’esame della patente nautica vela, così da poter condurre finalmente una barca senza particolari restrizioni – se non quelle definite dall’imbarcazione stessa. Bisogna però ricordare che il fatto di avere un brevetto nautico e di veleggiare dunque in mezzo alle acque ci mette di fronte a una lunga serie di responsabilità che i semplici passeggeri, in quanto ‘ospiti’, non devono in alcun modo tenere in considerazione. Proprio così: lo skipper di una barca ha delle responsabilità civili, penali e morali importanti e piuttosto precise, ed è molto meglio studiarle una per una prima di mettersi al comando di una barca, sia pure in un contesto del tutto amichevole.
Prima di andare a vedere quali sono le varie responsabilità cui va incontro uno skipper, però, è forse il caso di capire in quali casi si può effettivamente usare questa parola. Chi è uno skipper, e chi invece non lo è? Quali sono i criteri fondamentali per potersi autodefinire in questo modo? É sufficiente avere la patente nautica vela, possedere un’imbarcazione e conoscere le rotte, o è forse obbligatorio essere dei navigatori professionisti? Vediamolo insieme!
Chi è lo skipper
Nella maggior parte dei casi, lo skipper si autodefinisce tale. Sì, perché non c’è alcuna documento ufficiale che elegge determinati diportisti come skipper: questi possono sfoggiare tuttalpiù il brevetto nautico, e null’altro. Certo, lì fuori ci sono anche parecchi skipper professionisti, i quali dunque giorno dopo giorno mettono le proprie competenze al servizio di altre persone per condurre una barca in piena sicurezza. È del tutto naturale che questi skipper professionali tendano a guardare dall’alto in basso – anche e soprattutto bonariamente – tutti quei diportisti della domenica che si autoeleggono skipper solo perché possiedono la patente nautica per la barca a vela nonché un’imbarcazione sulla quale far salire amici e familiari. Questo non toglie, però, che usare la parola skipper anche all’infuori della sfera professionale è del tutto corretto.
Sì, perché la definizione più corretta, più semplice e diretta di skipper è quella che ci dice che è tale quella persona responsabile della conduzione di una barca di dimensioni ridotte. Va infatti sottolineato che anche l’etimologia di questo termine è piuttosto generosa: questa parola inglese ormai di uso internazionale deriva infatti dall’olandese ‘schipper’, il quale a sua volta indicava e indica tutt’oggi il capitano di una nave. Certo, l’origine anche in questo caso è più alta, con il termine a indicare dapprima espressamente i comandanti delle navi di grandi dimensioni, ma con il tempo è andato via via generalizzandosi – tanto è vero che il termine skipper, nel Regno Unito, si usa talvolta anche per indicare il capitano di un team di gioco, come nel caso del cricket e persino del curling. Di più: ‘to skipper’ è un verbo che significa propriamente ‘capitanare’ e quindi ‘comandare’.
Ecco, quindi, chi è lo skipper. Si potrebbe peraltro sottolineare che questo termine nasconde altre interessanti curiosità dal punto di vista lessicale. Si dà infatti il caso che l’etimo del verbo inglese ‘to skip‘ è il medesimo di skipper, e che dunque questo vocabolo sta indicare non solo un comandante (di una nave, di una barca o di una squadra di cricket) ma anche un ‘saltatore’, ovvero una persona ‘che salta’. E, va detto, non solo una persona che salta una corda o un ostacolo, ma anche una persona che salta il giorno lavorativo o quello scolastico. Proprio così: nei Paesi anglosassoni, riferendosi ai ragazzi che decidono di saltare la scuola per andare al parco, in sala giochi o al bar, si dice talvolta ‘to skip school’, laddove in Italia si parla invece di ‘fare sega’, di ‘bucare’, di ‘fare blau’ ma, soprattutto, di ‘marinare la scuola‘, creando un ovvio e stupefacente contro circuito lessicale.
Lasciandoci alle spalle le questioni lessicali, possiamo riassumere con il dire che è skipper quel personaggio che, potendo vantare all’attivo un brevetto nautico e una certa esperienza, è il leader di una barca – mezzo e contesto nel quale, si sa, non vige in nessun caso la democrazia: è sempre lo skipper a prendere le decisioni, prendendo tuttalpiù in considerazione i consigli dell’equipaggio per elaborare la propria strategia.
I doveri dello skipper
Con il brevetto nautico, e quindi con il permesso di comandare una barca nel vero senso della parola, subentrano parecchi doveri. E, va detto, i solo corsi e i testi per conseguire la patente nautica per la vela non sono sufficienti per capire effettivamente tutti quelli che sono gli obblighi di un buon skipper. Non si tratta, infatti, unicamente di ‘condurre’ un’imbarcazione.
Uno skipper, per essere veramente tale, deve essere il leader naturale del gruppo presente sulla barca. E quando diciamo ‘naturale’ sottolineiamo il fatto per cui uno skipper non deve imporsi come comandante, deve semplicemente esserlo, con un’autorità che deriva dalle sue capacità e dalle sue competenze. Il vero skipper, insomma, emerge senza forzature.
Non è tutto qui. Lo skipper deve sapere tutto il necessario per gestire la propria barca al meglio. Questo significa conoscere nel dettaglio come sfruttare e gestire al meglio le vele nonché il motore, potendo contare su delle competenze sufficienti riguardanti la manutenzione del motore nautico, dell’impianto elettrico, dell’impianto idraulico e di tutte le componenti della barca. E ancora, tra i doveri dello skipper vi è anche quello di controllare in modo meticoloso tutte le dotazioni obbligatorie della barca, dalla radio VHF fino alla zattera di salvataggio.
Lo skipper, però, non è chiamato all’amministrazione della sola barca. Deve amministrare e gestire anche l’equipaggio, mantenendolo da una parte unito e possibilmente felice, e dall’altro pronto ad affrontare al meglio eventuali emergenze in mare. Tra gli altri doveri burocratici del comandante, per non andare incontro a multe, c’è poi la necessità di controllare tutti i documenti necessari per la navigazione, dalla propria patente nautica per la vela fino alle varie certificazioni e assicurazioni. Sempre parlando di documenti importanti, lo skipper è tenuto a controllare regolarmente i bollettini meteorologici, nonché i vari avvisi ai naviganti.
Questi, va detto, sono i doveri dello skipper in senso molto generale. A specificarli più nel dettaglio è il Codice della Navigazione, il quale, andando a disciplinare la navigazione nel nostro Paese, definisce nello specifico anche i doveri dello skipper. A essere precisi, per rintracciare i doveri di uno skipper nel Codice della Navigazione bisogna guardare alla prima parte, al libro secondo, al titolo terzo (dedicato all’Impresa di Navigazione) e quindi al Capo quarto (dedicato al Comandante della nave). All’articolo 295, per esempio, si legge che “Al comandante della nave, in modo esclusivo, spetta la direzione della manovra e della navigazione. Il comandante rappresenta l’Armatore. Nei confronti di tutti gli interessati nella Nave e nel carico egli esercita i poteri che gli sono attribuiti dalla legge”. Poco dopo, all’articolo 297, si spiega che lo skipper, prima di salpare, deve accertarsi in prima persona della idoneità dell’imbarcazione, la quale deve essere idonea al viaggio e quindi equipaggiata alla perfezione. E ancora, all’articolo 298, si legge che il comandante “deve dirigere personalmente la manovra della nave all’entrata e all’uscita dei porti, dei canali, dei fiumi e in ogni circostanza in cui la navigazione presenti particolari difficoltà”. All’articolo 302 si accennano invece gli obblighi dello skipper in caso di emergenza: in particolare si dice che “se nel corso del viaggio si verificano eventi che mettono in pericolo la spedizione, il comandante deve cercare di assicurarne la salvezza con tutti i mezzi che sono a sua immediata disposizione o che egli può procurarsi riparando in un porto ovvero richiedendo l’assistenza di altre navi” e che “se è necessario sacrificare o danneggiare parti della nave o del carico, egli deve, per quanto è possibile, procedere cominciando dalle cose di minor valore e da quelle per cui più utile si appalesa il sacrificio e meno indispensabile la conservazione”.
Nel Codice della Navigazione, inoltre, si specifica che lo skipper deve rendersi utile anche in caso di emergenza di altre barche, prestando tutta l’assistenza necessaria, senza però mettere in rischio il proprio equipaggio, tentando con tutti i mezzi di salvare persone in pericolo in acque interne o in mare.
Tutto questo vale sia per gli skipper professionisti che per i dilettanti che si trovano a comandare un’imbarcazione: in tutti i casi, nel momento in cui si è al comando, si hanno tutti questi doveri.
Visti i doveri dello skipper, possiamo passare alle sue responsabilità. Ma ancora prima, è bene approfondire di chi sono le responsabilità quando si parla di barche.
Chi ha la responsabilità in barca?
Non facciamo troppi giri di parole: la responsabilità dell’imbarcazione è nella maggior parte dei casi dello skipper che la conduce e che la gestisce. Non dell’armatore (che può essere o non essere lo skipper) né di chi in quel momento è al timone (che di nuovo, può essere o non essere lo skipper) ma dello skipper, ovvero di chi comanda la barca. Tra l’altro, va detto, un decreto ministeriale pubblicato nel 1992 chiarisce che la conduzione di una barca non consiste materialmente nella gestione del timone, quanto invece “nell’assunzione delle responsabilità del comando e nella direzione di tutte le operazioni necessarie alla navigazione che ben possono essere delegate a terzi”. Non conta, dunque, chi c’è al timone al momento dell’imbarcazione al momento di un incidente: se al posto dello skipper c’è un familiare con o senza patente nautica, la responsabilità sarà sempre e comunque dello skipper, come peraltro – più in generale – ci dice anche l’articolo 2054 del Codice Civile, il quale afferma che, qualora non ci siano prove attestanti la sua condotta a regola d’arte, “il conducente di un veicolo senza guida di rotaie è obbligato a risarcire il danno prodotto a persone o cose”. Più nello specifico, per quanto riguarda i diportisti dilettanti, e quindi gli skipper per passione, il Codice della Navigazione ci dice che “chi assume il trasporto di persone o di bagagli a titolo amichevole è responsabile solo quando il danneggiato provi che il danno dipende da dolo o colpa grave del vettore o dei suoi dipendenti e preposti”.
Riassumendo, quindi, la responsabilità dell’imbarcazione è dello skipper, il quale è tenuto a rendere conto delle proprie azioni in caso di incidenti. Ma quali sono, nello specifico, le responsabilità civili e penali del comandante di una barca?
Le responsabilità civili e penali di uno skipper
Andando a frugare nei documenti della giurisprudenza italiana si potrebbero trovare tonnellate di condanne a carico di skipper, i quali si trovano non di rado ad avere grane civili e, ancora peggio, penali. Nel caso delle responsabilità penali, il comportamento di uno skipper è tale da produrre un danno che presuppone un risarcimento: nel momento in cui un comandante sbaglia una manovra in fase di ormeggio e va a toccare una barca vicina, si parla di responsabilità civile, e quindi di un illecito che prevede un risarcimento del danno effettuato. Di tutt’altro stampo è la responsabilità penale. In questo caso non si parla di un semplice illecito, né di un danno qualunque, quanto invece di un vero e proprio reato, e quindi di un comportamento che viola la legge: la conseguenza qui prevede una pena vera e propria, la quale vuole punire ed eventualmente educare il reo.
A definire le responsabilità civili dello skipper non è il Codice della Navigazione. È invece il Codice Civile, il quale va a normare in senso generale la circolazione dei veicoli, e va dunque a definire le responsabilità civili del comandante sia rispetto i danni provocati a terzi, sia verso i danni provocati eventualmente a persone a bordo della barca.
Nei casi più gravi si va nel penale: nel caso di un incidente con lesioni personali o con la morte di qualcuno, lo skipper che non ha fatto tutto il possibile per scongiurare il peggio può incorrere nell’accusa di lesioni colpose o di omicidio colposo, andando quindi incontro eventualmente a delle condanne detentive, nonché a delle pene pecuniarie estremamente importanti. Non è un caso se, in molti casi, l’assicurazione barca obbligatoria viene affiancata da un’ulteriore polizza, pensata per coprire almeno parzialmente le possibili spese legali.
Può uno skipper sbarcare ospiti paganti e portatori di patologie importanti, su un’isola all’estero, senza dare indicazioni come poter tornare a casa , dicendo loro di arrangiarsi, e per un solo motivo: aperta antipatia verso gli ospiti stessi ????
Quale la normativa nel merito?
Ciao Tiziana, lo skipper ha l’obbligo di garantire la sicurezza dei passeggeri e di fornire assistenza in caso di emergenze, come previsto dalle normative internazionali e locali. È importante consultare la normativa specifica applicabile alla giurisdizione dell’imbarcazione per determinare le obbligazioni precise. Speriamo di esserti stati utili.