Manutenzione del rig: il fulcro della manutenzione in barca a vela

Quando si tratta della manutenzione delle barca a vela, il manuale del diportista s’allunga di un ulteriore capitolo, e mica di poco conto: parliamo per l’appunto dell’apparato velico, e più in generale di tutti quegli elementi che permettono alla barca di procedere con la sola e semplice spinta del vento. E che ci sia bisogno di una buona manutenzione del rig – e quindi per l’appunto di tutto questo sistema, fatto di parecchi elementi diversi – è assolutamente indubbio. Per due principali e grosse ragioni: per prima cosa la barca a vela, come del resto qualsiasi manufatto, per mantenere il proprio valore nel tempo deve essere mantenuta, e quindi curata, controllata, riportata in forma: in secondo luogo, per una questione di efficacia e di sicurezza. Al venire meno della manutenzione spuntano infatti performance deludenti, disturbi, rotture, nonché per l’appunto rischi. E sì, tantissimi fatti di cronaca nautica degli ultimi anni dimostrano quanto possa essere importante un’attenta, regolare e tempestiva manutenzione del rig, per non ritrovarsi in difficoltà al largo, nonché, se vogliamo essere pignoli, per non dover poi spendere cifre esorbitanti per danni che – se presi in tempo – avrebbero potuto essere risolti con spese assolutamente contenute.

Ma come si affronta la manutenzione del rig, affinché sia efficace? E come la si può fare in completa sicurezza, per non ritrovarsi in situazioni pericolose proprio mentre si è al lavoro per ridurre i rischi durante la navigazione?

Cos’è il rig?

Ancora prima di vedere come affrontare la manutenzione del rig, vale la pena spendere qualche parola per spiegare cosa si intende per rig. Un po’ perché il gergo nautico – e soprattutto quello della vela – nasconde sempre qualche dubbio lessicale, un po’ perché la parola in questione non la si trova nei vocabolari italiani, intorno al significato di rig c’è sempre un po’ di confusione.

Partiamo dunque dal significato originale in inglese: con i termini rig e rigging si indicano le manovre e il sartiame. Nell’italiano nautico la tendenza è quella di usare il termine rig per indicare tutto quello che rientra nell’armo della barca, dalle manovre correnti a quelle dormienti, dall’albero al tangone, passando per le crocette, per il girafiocco, per il bompresso e via dicendo.

Con la parola rigging si tende invece a indicare l’arte di chi progetta e realizza l’armo stesso, e che va quindi a calcolare angoli, superfici, lunghezze, diametri, materiali e posizioni di quanto visto sopra. Non è tutto qui, in quanto spesso con la parola rigging si indica anche l’attività di manutenzione del rig (ci sono infatti diverse aziende di servizi nautici che contano tra i propri servizi, per l’appunto, le “operazioni di rigging”).

Insomma, con i termini rig e rigging si indicano diverse cose, in definitiva sia l’oggetto della manutenzione del sistema velico, sia l’atto della manutenzione stessa. Va poi detto che, parlando di manutenzione del rig, c’è chi si limita a quanto concerne l’albero, e chi include anche i relativi elementi di coperta, dalle rotaie ai winch.

rigging e sicurezza

Manutenzione del rig: i controlli da fare

Questioni lessicali a parte, vediamo come si procede con la manutenzione del rig. Lo diciamo subito: in linea di massima, laddove non si tratti di controlli superficiali, chi non ha particolare esperienza dovrebbe sempre rivolgersi a dei professionisti, per non trascurare controlli che potrebbero risultare fondamentali per la sicurezza della barca durante la navigazione. Ma di certo conoscere a fondo la propria barca è fondamentale, e per questo vale sempre la pena imparare a prendere sulle proprie spalle almeno una parte delle attività necessarie per la manutenzione.

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Da dove partire con la manutenzione del rig? Partendo dal presupposto che nella quotidianità si guarda l’albero da sotto in su, per fare rigging viene quasi naturale fare esattamente il contrario, iniziando dalla testa d’albero, con il supporto di un bansigo. Occhio: prima di salire fin lassù è necessario assicurarsi di sapere e di avere il necessario per eventuali interventi, dai cacciaviti allo spray sbloccante, per arrivare al nastro isolante.Una volta arrivati in cima è bene controllare ogni elemento della testa d’albero, approfittando per controllare anche la salute di eventuali antenne e dei rispettivi fissaggi: il silicone a protezione del cablaggio è in buono stato? Le viti sono tutte tirate? Fatto questo, è possibile passare al rig vero e proprio, controllando il grillo dell’avvolgifiocco, verificando che le drizze non siano rosicate ai loro estremi, per poi procedere con il controllare l’attacco del sartiame e tutte le lande, di qualsiasi tipo esse siano.

Di fatto, vale la massima del controllare tutto il guardabile: nel momento in cui ci si trova eccezionalmente a tu per tu con l’albero, nulla dovrebbe essere trascurato, prendendosi tutto il tempo necessario per ispezionare ogni elemento, ogni centimetro.

Altri punti da non trascurare sono il raccordo finale degli stralli, in cerca di ruggine, per poi dedicare un po’ di tempo a ogni singolo grillo e bozzello, avendo sempre la cura di lubrificare per bene le pulegge. Si procede con il controllo delle crocette, che siano ben stabili, senza temere di togliere e di rimettere il nastro isolante. 

Occhio: una volta scesi e lasciato il bansigo vale la pena dare una controllata all’albero anche dalla coperta, e anzi, sarebbe bene infilarsi anche sottocoperta, per verificare che anche la base sia in salute. A che pro controllare ogni millimetro dalla testa d’albero alla coperta, per poi ignorare magari della corrosione significativa alla base?

Non va poi dimenticato che il bansigo può essere utile anche per controllare lo strallo, così da assicurarsi che gli elementi di fissaggio, i giunti e la girella siano in salute.

Per completare la manutenzione del rig, infine, è d’uopo controllare anche il sistema di avvolgimento delle vele, operazione da farsi preferibilmente prima di rimettere al loro posto le vele in vista della nuova stagione: una volta capito il meccanismo e i movimenti del tamburo, del perno e della girella, diventa facile controllarne l’efficacia e in generale lo stato di salute.

La cura del rig in sicurezza: bansigo e non solo

La manutenzione del rig e l’uso del bansigo vanno a braccetto. Ma sbaglia chi pensa che avere il seggiolino sia sufficiente per essere al sicuro; è necessario armarsi di cordame sicuro (la regola dovrebbe essere quella di usare solamente corde certificate EN 1891 in ottimo stato) e di sistema anticaduta connesso all’imbrago, nonché di moschettoni ben solidi, come quelli pensati per l’alpinismo. Basta poco per farsi male – parecchio – sfidando l’altezza dell’albero: meglio attrezzarsi di conseguenza!

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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.

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