Manutenzione dell’elica: una guida

Siamo decisamente in autunno: tempo di foliage, di vendemmia e di castagne, non certo di grandissime uscite in barca. I mesi forti del diportista sono ormai alle spalle e il lupo di mare, invece di pensare a nuove rotte e a nuovi lidi, deve mettersi l’anima in pace e concentrarsi sulla manutenzione della barca prima del rimessaggio invernale. Tanti, tantissimi i lavori da fare: è necessario dare un’occhiata al motore, controllare le timonerie, smontare le batterie, togliere le vele e piegarle con cura e, ovviamente, darsi alla pulizia della carena della barca, con tutte le eventuali riparazioni o stuccature del caso. Ed è proprio quando ci si avventura alla manutenzione dell’opera della viva della barca – o quando ci si concentra sulla manutenzione del motore fuoribordo negli altri casi – che ci si deve soffermare sull’elica, pensando anche alla sua pulizia e a eventuali interventi per rimetterla in sesto. E sta proprio qui il colmo: pur essendo innegabilmente degli elementi fondamentali per qualsiasi tipo di barca – ovviamente per quelle a motore, ma certamente anche per le barche a vela – spesso le eliche vengono trascurate al momento del rimessaggio invernale, dedicando loro ben pochi minuti del proprio tempo. Ma si sa: un’elica messa male pregiudica il buon funzionamento del motore, lo rende inefficace e lo mette sotto sforzo inutilmente, portando dunque a rotture e a inconvenienti costosi, fastidiosi e del tutto evitabili. Ecco perché, oggi, abbiamo voluto soffermarci su un argomento di cui si parla solitamente molto poco, e quindi della manutenzione delle eliche delle barche. Il momento – essendo ormai ottobre – è perfetto, soprattutto per i proprietari di barche con motore entrobordo o entrofuoribordo, i quali – non potendo contare sulla mobilità dei motori fuoribordo – possono vedere e toccare con comodità le proprie eliche solo al momento della messa a secco dell’imbarcazione.

Per capire come occuparsi in modo corretto della manutenzione dell’elica è però prima necessario comprendere davvero come funziona e come dovrebbe funzionare questo oggetto. La cosa, va detto, non è banale come potrebbe sembrare. Anzi, per capire sul serio tutti gli aspetti di questo tema sarebbe necessario avere delle competenze che solo ingegneri aereospaziali e simili possono vantare; noi, ovviamente, non ci spingeremo fino a lì, e useremo anzi un linguaggio molto semplice. L’importante è capire come quelle pale rotanti riescano a spingere avanti la nostra barca, così da imparare quali sono i fattori che vanificano i loro sforzi. Prima di vedere come muoversi per la manutenzione dell’elica, quindi, studiamo un po’ più da vicino questo oggetto!

Manutenzione dell’elica: scegli quella giusta per la tua barca

Per il bene dell’elica, per il bene del motore della barca e più in generale per il benessere della tua intera barca, quando acquisti un’elica devi pensare a quali sono effettivamente le esigenze della tua imbarcazione. Di eliche, infatti, ce ne sono di tantissimi tipi differenti, come puoi vedere tra l’altro sul nostro e-commerce per articoli nautici, nella categoria dedicata a questo elementi per la propulsione.

Ci sono quindi alcuni fattori da tenere in considerazione. Per prima cosa, il diametro, ovvero la grandezza delle eliche misurata dal loro centro fino alla punta delle pale. Ovviamente, in linea generale, il diametro dell’elica deve crescere con le dimensioni della barca. Ma non basta tenere in considerazione questa proporzione. Bisogna infatti ricordarsi che un’elica con diametro maggiore gira più piano; le eliche con diametro minore girano invece più in fretta, garantiscono una maggiore ripresa, ma al tempo spesso innalzano il rischio di sforare i i giri motore. Al contrario, un’elica troppo grande rischia di creare una situazione di overpropping, con il motore che non raggiunge il numero di giri al minuto stabiliti dal produttore: per capire cosa succede in questi casi, bisogna pensare a un’utilitaria ferma all’inizio di una salita che prova a partire in terza, o persino in quarta, e che lo fa continuamente.

Ma non bisogna tenere in considerazione solamene il diametro dell’elica. Altra variabile da tenere in considerazione è il passo dell’elica, ovvero la distanza che – in sede teorica – un’elica copre nel fare una rotazione completa a 360 gradi. In linea di massima, si può dire che un passo superiore consente maggiore velocità, laddove invece un passo inferiore permette un’accelerazione ottimale. Quando si ragiona intorno al passo di un’elica, però, si semplifica quasi sempre troppo, facendo finta che l’elica della barca sia come una vite che, ruotando su sé stessa, si muove all’interno di un’asse di legno. Ma non è così: le eliche delle barche si muovono infatti in una sostanza liquida, l’acqua, che non dà la stessa ‘presa’ del legno massiccio, complicando un po’ le cose. Va poi detto – e ci torneremo lateralmente tra poco – che la stessa barca può richiedere un certo passo per un’elica in alluminio e un altro passo per un’elica in acciaio inossidabile, per via del diverso comportamento di questi due materiali.

Da questo ragionamento ci si collega alla quarta variabile da tenere in considerazione per la scelta dell’elica, ovvero l’inclinazione delle pale, che può essere più o meno accentuata: in questo secondo caso, per esempio, si riduce il rischio di cavitazione (vediamo qui sotto di cosa si tratta). Altro fattore da tenere in considerazione è ovviamente il numero delle pale, anche se va detto che, nella stragrande maggioranza dei casi, la scelta si limita tra eliche a 3 o a 4 pale. Maggiore è il numero delle pale, in ogni modo, più rapidamente si può arrivare in planata, con una maggiore accelerazione e con poche vibrazioni. D’altro canto, un’elica a 4 pale costa di più rispetto a una collega a 3 pale, e permette di raggiungere una velocità massima lievemente inferiore.

Altra variabile da tenere in considerazione è, ovviamente, il materiale con cui è costruito questo accessorio nautico – va peraltro sottolineato che un materiale differente presuppone anche diversi interventi di manutenzione dell’elica.

[ps_product_list id_product=3158,3160,3147]

[ps_product_list id_product=3070,3083,3077]

La cavitazione dell’elica

Abbiamo accennato qui sopra alla cavitazione dell’elica. Si tratta di un fenomeno che viene citato molto spesso, ma che pochi diportisti hanno imparato effettivamente a conoscere e a capire. Di che cosa si tratta? In poche parole, è quel fenomeno che taglia la spinta propulsiva per via della creazione di aree di vapore che implodono su sé stesse intorno alle pale, causando perdita di pressione, e quindi aumento dei giri e danneggiamento dell’elica. La cavitazione di per sé è un fenomeno fisico che viene osservato anche al di fuori del mondo della nautica: di fatto lo ritroviamo nello studio generale delle dinamica dei fluidi. Questo fenomeno si crea nel momento in cui, all’interno di un bacino d’acqua, vengano a crearsi delle zone a bassa pressione, al punto da avere il passaggio dell’acqua dallo stato liquido a quello gassoso: si creeranno così delle bolle di gas, tutto fuorché stabili, che implodono nel momento stesso in cui toccano l’acqua circostante ad alta (e normale) pressione. La cavitazione si crea nel momento in cui un oggetto attraverso un fluido ad alta velocità: pensiamo per esempio a un missile sottomarino, o a un proiettile che attraversa una piscina, oppure, per l’appunto, alle pale delle nostre eliche. Il problema è che queste bolle d’acqua possono creare danni piccoli e grandi. Prima di tutto, circondata da acqua a bassa pressione, l’elica tende a girare più velocemente, stressando il motore e aumentando i consumi, senza però avere spinta. In secondo luogo, e ancora peggio, le bollicine di gas che esplodono continuamente al contatto con le pale dell’elica provocano delle micro lesioni alla superficie delle pale, che alla lunga possono compromettere la loro struttura complessiva.

Da non perdere:   Ferramenta nautica: un glossario

manutenzione dell'elica

Eliche e materiali di costruzione

Un tempo il principale materiale di costruzione per le eliche era il bronzo. Nel secondo dopoguerra, perlomeno per i fuoribordo, il bronzo venne via via sostituito dall’alluminio. Poi, a partire dagli anni Settanta, a questi primi due materiali se ne accostarono altri due, ovvero il policarbonato e l’acciaio inox. Attualmente, per le imbarcazioni al di sotto dei 15 metri, la scelta è quasi sempre tra alluminio e acciaio inox, i quali hanno parecchie differenze. Partiamo, per esempio, dal peso, con le eliche in acciaio inox che sono molto più pesanti di quelli in alluminio (più del doppio). Anche il costo cambia parecchio, con le eliche in alluminio che costano molto meno delle colleghe in acciaio. E qui, di fatto, finiscono gli svantaggi delle eliche in acciaio inox, le quali sono superiori a quelle in alluminio da tutti gli altri punti di vista.

Le eliche in acciaio inox sono più resistenti, sono più rigide – molto di più – e quindi, per prima cosa, possono essere più sottili, e quindi più efficaci. Ma non è tutto qui: prima abbiamo parlato dell’inclinazione delle pale, e va detto che, se nel caso delle eliche in acciaio inox questo valore rimane stabile nel tempo, così non è nel caso delle eliche in alluminio, le quali invece tendono a flettersi con il crescere della spinta dell’acqua. Questo significa che con una elica in alluminio, da un certo punto in poi, si riduce l’incidenza, e quindi il passo reale, facendo però salire di giri il motore. Altro vantaggio dell’acciaio inox sull’alluminio è la maggiore resistenza alla corrosione, aspetto che, guardando alla manutenzione dell’elica, non è certo da trascurare.

La manutenzione del complesso elica

A questo punto dovresti aver capito – nel caso in cui pensassi il contrario – quanto è effettivamente delicato il ruolo dell’elica sulla (sotto) tua barca. Un’elica non azzeccata può causare malfunzionamenti non indifferenti, e un’elica sbagliata può portare a danni molto gravi al motore. Un’elica rovinata, storta o sbilanciata può mettere a dura prova i cuscinetti dell’albero di trasmissione, e nuovamente danneggiare il motore. Insomma, adesso sai che la scelta e la manutenzione dell’elica non sono cose da trascurare. Ma ancora prima di concentrarci sull’elica, guardiamo a quello che la circonda. Iniziamo dal premistoppa, ovvero da quell’elemento di tenuta meccanica tra l’elica (e dunque il mare) e il motore (e dunque la barca). Il suo ruolo, ovviamente, è quello di impedire all’acqua di fluire all’interno dell’imbarcazione, e non è un compito da poco. Il tuo intervento di manutenzione dell’elica parte quindi da qui, controllando che non ci siano infiltrazioni e dando un’occhiata alla salute delle guarnizioni: se secche, visibilmente vecchie o danneggiate, ovviamente, vanno cambiate tempestivamente. Sempre nel complesso dell’elica è da controllare anche la boccola, e nello specifico che il movimento – il gioco – tra questa e l’elica non sia eccessivo. Infine, senza se e senza ma, ogni anno dovrebbero essere cambiati gli anodi sacrificali dell’elica, i quali hanno la funzione di proteggere le pale – e tanti altri componenti della tua barca – dalla corrosione galvanica. In tutti i casi, questi elementi non dovrebbero mai essere corrosi per più del 50%: molto meglio, dunque, cambiarli in anticipo.

manutenzione dell'elica della barca

Come smontare l’elica

Per una pulizia veloce dell’elica è possibile procedere senza lo smontaggio. Se invece è necessaria una vera manutenzione dell’elica, o se invece è arrivato il momento di sostituire quella vecchia quella nuova, bisogna ovviamente per prima cosa smontarla. Questo passaggio, va detto, non è affatto difficile. Basta infatti armarsi di chiavi inglesi, di una pinza (e nemmeno sempre) e di un pezzo di legno per facilitare il lavoro. Come si inizia? Ebbene, una volta messo il motore in folle e messa la barca in sicurezza è necessario fermare l’elica, per poter lavorare su un oggetto che non continua a girare vanificando i nostri sforzi. É possibile fermarla agevolmente, senza ricorrere a una aiutante, con un semplice pezzo di legno, materiale che tra l’altro non rovinerà la nostra elica: basterà dunque ‘impuntare’ le pale con il piede e il gioco è fatto. A questo punto, una volta tolta l’eventuale coppiglia armati di pinza, si può andare a svitare il dado di sostegno. Una volta svitato completamente, l’elica della barca sarà libera, e potrà essere estratta. Molto probabilmente, però, non sarà pronta a scivolare velocemente tra le nostre mani: in questo caso, il pezzo di legno tornerà utile per assestare qualche piccolo colpi di incoraggiamento. Una volta effettuata la manutenzione dell’elica – o una volta acquistata l’elica nuova per la barca – si potrà rimontare il tutto altrettanto facilmente, non prima però di aver cosparso l’asse porta elica con del buon grasso nautico.

La manutenzione dell’elica

Il primo passo, quando si tratta di manutenzione dell’elica (si parli della manutenzione dell’elica del fuoribordo, dell’entrobordo, dell’elica di prua e via dicendo) , è quello della pulizia. Impossibile avere la barca in acqua e pretendere di avere un’elica pulita: la vegetazione e gli altri abitanti del mare, infatti, infestano in poco tempo le pale, ed è dunque buona norma scendere a cadenze regolari per dare una pulita di massima a questa parte essenziale del sistema di propulsione. La vera sessione di pulizia, però, avviene al momento del rimessaggio, quando cioè la barca viene tirata a secco e l’elica può essere comodamente smontata.

Il primo passaggio è quello di pulire per bene l’elica, eliminando sporcizia e vecchi strati di vernice, portandola dunque a nudo. A questo punto bisogna sottolineare il fatto che ci troviamo ad avere a che fare con un oggetto che non solo vive sott’acqua – eccezion fatta per le eliche dei fuoribordo di barche usate poco – ma che è sottoposto anche a parecchio stress. Prima di procedere alla stesura di vernici e di antivegetative è dunque necessario creare un fondo ruvido, sul quale i prodotti che si useranno negli step successivi possano effettivamente fare presa, così da non volare via tra le onde alla prima accensione del motore – e di strati di vernice distaccati dalle eliche, ahimè, sono pieni i mari. Una volta portata a ruvido e grattata, l’elica va pulita con un buon detergente nautico, e quindi fatta asciugare. Ora sarà possibile procedere con la verniciatura, iniziando con un buon aggrappante e terminando con una vernice nautica di qualità. La verniciatura è praticamente obbligatoria per le eliche in alluminio, laddove invece lì fuori ci sono non pochi diportisti che, armati di elica in bronzo o in acciaio inox, snobbano qualsiasi processo di verniciatura, preoccupandosi invece di mantenere l’elica perfettamente lucida e pulita nel tempo.

E per chi ha fretta, Silpar Tk ha pensato all’antivegetativa spray per eliche e piedi poppieri: comodissimo!

Ti è piaciuto l'articolo?

Clicca sulle stelle per votare

Media voti 2.7 / 5. Numero di recensioni 6

Nessun voto per ora. Sii il primo a valutare questo post.

Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.

Cosa ne pensi? Dicci la tua

Non hai inserito nessun commento
Inserisci il tuo nome prima di commentare

Contenuti che potrebbero interessarti
Resta aggiornato


Su promozioni e novità riguardo il mondo della nautica.

Iscrivendoti accetti le condizioni generali e l'Informativa Privacy.

Hai una storia da raccontare?

- -pubblicità - -

Accessori nautici e pesca sportiva

1 store online di accessori nautica e articoli per la pesca sportiva qualità: i migliori brand e tanto made in Italy, catalogo con più di 50.000 articoli.

Ultimi articoli

Guida: Sistemi di Filtraggio e Desalinizzazione per Barche

Avere sete ed essere circondati da una distesa apparentemente...

Kit primo soccorso marittimo: Come scegliere quello giusto

Navigare è un'esperienza straordinaria, ma il mare può riservare...

Igor D’India. Un occhio tra abissi e superficie.

Igor D'India è un documentarista. Ma prima di...
Condividi