Oggi parliamo delle draglie, elemento fondamentale per la sicurezza a bordo della barca. Pensiamo per esempio alla barca a vela che naviga sbandata, ma pensiamo anche al semplice passaggio da poppa a prua su una normale barca a motore: quello di sorreggersi a dei sostegni durante i movimenti, durante la vita a bordo, è un comportamento assolutamente istintivo, naturale e sensato. Ed ecco allora che entra in gioco tutto quel sistema fatto dalle draglie, dai candelieri, dai pulpiti e dai tientibene, una serie di elementi che permette di evitare cadute rovinose sul ponte oppure, nel peggiore dei casi, direttamente in acqua, con tutte le conseguenze del caso. Proprio per questo motivo è bene prestare attenzione alla manutenzione delle draglie, fin troppo spesso trascurata.
- Draglie e battagliola: un glossario minimo
- La manutenzione delle draglie
- La tensione dei cavi tra un candeliere l’altro
- L’opzione dei copridraglie
Draglie e battagliola: un glossario minimo
Partiamo con un veloce ripasso del lessico intorno alle draglie. Questi sono dei cavi tipicamente d’acciaio – anche se in certi casi si parla di cime in polietilene – che corrono tra i diversi candelieri, ovvero tra degli elementi verticali metallici installati a entrambi i lati della barca. Solitamente si parla di due draglie, una bassa e una alta, che vanno così a correre da prua a poppa a sinistra e a destra. L’insieme di draglie, di candelieri e dei pulpiti forma la battagliola.
Per quanto riguarda l’altezza, la draglia superiore dovrebbe porsi come minimo a 70 centimetri dal ponte, così da garantire un appiglio a portata di mano per una persona che voglia spostarsi da una parte all’altra del ponte in sicurezza, mantenendo ovviamente un baricentro basso. Si capisce che, ovviamente, l’altezza della draglia varia in base alle dimensioni della barca: per questo su scafi di lunghezza ridotta si trovano tipicamente draglie poste a 50 centimetri.
La manutenzione delle draglie
In cosa consiste la manutenzione delle draglie? Ebbene, in linea di massima si tratta del ricordarsi regolarmente di dare un’occhiata a tutti questi cavi metallici che corrono da un candeliere all’altro. Non è un caso se in diversi regolamenti sia fatto divieto di installare dei cavi rivestiti come draglie: in questo modo non si potrebbe controllare l’effettiva salute dei cavi intrecciati metallici. L’ispezione dovrebbe quindi essere periodica e attenta, andando a guardare, oltre alle basi dei candelieri, anche tutti i cavi, con un’attenzione particolare agli attacchi delle draglie e ai tenditori. Tra i punti deboli di una battagliola possono essere individuati peraltro anche eventuali tenditori con dei dadi in plastica, i quali possono subire in modo importante l’azione del sole e della salsedine: nessuno vorrebbe ritrovarsi con un tenditore che cede proprio nel momento in cui si cerca sostegno delle draglie della barca! Il consiglio è quindi quello di pulire regolarmente questi attacchi, utilizzando acqua dolce. Per quanto riguarda le draglie vere e proprie, il nostro occhio indagatore deve mettersi alla caccia di trefoli spezzati, i quali possono costituire delle minacce su più piani: pensiamo alle potenziali ferite alle mani, alle gambe o alle schiene causate da un cavetto metallico sporgente, ai danni che possono essere fatti alle vele, nonché al fatto che dei trefoli spezzati segnalano un prossimo cedimento del cavo stesso.
La tensione dei cavi tra un candeliere l’altro
Parlando della manutenzione delle draglie non è possibile trascurare il fattore tensione. Quanto dovrebbero essere tesi i cavi d’acciaio tra un candeliere e l’altro? Ebbene, la tensione dovrebbe essere alta e omogenea, senza andare quindi a tirare in modo sproporzionato su un singolo candeliere: una tensione corretta e omogenea è importante per distribuire le sollecitazioni sull’intero insieme della battagliola. Esistono peraltro diverse regole sulla tensione delle draglie, le quali ci arrivano dal mondo racing. Va però detto che sono ben pochi gli equipaggi che rispettano queste norme, che possono essere quindi prese come “punti di riferimento generali”. Per la classe Melges24, per esempio, la draglia, una volta schiacciata al centro (a metà tra due candelieri) non dovrebbe toccare il ponte. Questa norma, diciamolo, è abbastanza “lasca”. Più severa invece la regola della classe Meteor, la quale ci dice che, una volta applicato un peso pari a 5 chilogrammi a metà tra i due candelieri maggiormente distanziati, la draglia non deve superare i 30 centimetri dal limite superiore del bottaccio.
L’opzione dei copridraglie
Ci sono peraltro dei modi per proteggere le draglie e, allo stesso tempo, per proteggere le nostre mani, le nostre schiene ed eventualmente le nostre vele. Parliamo dei pratici copridraglia, i quali permettono di rivestire in modo non permanente i cavi d’acciaio, grazie a un sistema a strap. Va peraltro detto che chi è alla ricerca di un modo per rendere più confortevole la battagliola per un eventuale appoggio della schiena può optare per degli schienali in schiuma per draglie.