Navigare col cattivo tempo in mare: il giusto approccio per mantenere la sicurezza a bordo in caso di tempesta

Qualsiasi capitano, prima o poi, si trova a fare i conti con il cattivo tempo durante il suo tempo trascorso tra le onde di mari e oceani. Si tratta di una semplice questione statistica: per quanto attenti si stia alle previsioni del tempo, per quanta esperienza si abbia a valutare venti e clima, esiste sempre l’imprevisto che può catapultare anche lo skipper più esperto in una situazione spinosa. 

In questo caso, l’ultima cosa da fare è lasciarsi prendere dal panico. Bisogna piuttosto puntare a mettere pratica tutti quegli accorgimenti che permettono di mantenere la sicurezza ai massimi livelli (per quanto possibile) nel momento in cui si naviga con il maltempo. 

In questo approfondimento, daremo un’occhiata ad alcune delle pratiche fondamentali per riportare la propria imbarcazione in porto sana e salva dopo una burrasca.

Quando il semplice maltempo si trasforma in burrasca?

Partiamo dal presupposto che le condizioni ideali per andare in barca siano quelle in cui il vento soffia tra gli 0 e i 10 nodi. Andare a Vela in questo caso è una bellezza e a soffrire di mal di mare sono solo i soggetti più sensibili di solito. 

Quando si naviga con un vento tra i 10 e i 20 nodi parliamo di brezza tesa, con le prime creste bianche che si delineano sulle onde anche lontane dalla costa e le prime riduzioni di vela che sarebbe meglio apportare. Navigando di poppa va tutto bene, ma di bolina lo scafo potrebbe cozzare ripetutamente con le già menzionate onde contrarie. 

Se l’intensità del vento e del mare sale ancora e si colloca tra i 20 e i 30 nodi, allora possiamo effettivamente parlare di maltempo, ma se sconfiniamo oltre i 30 nodi, possiamo parlare apertamente di tempesta o burrasca che dir si voglia. Questo tipo di situazione è quello in cui si deve maggiormente prestare attenzione, ed è buona norma per l’ equipaggio alternarsi in turni di guardia e di manovra, per lo meno nei suoi componenti più esperti e competenti.

Prevenire è meglio che curare: cosa tenere d’occhio per evitare il peggio

Naturalmente, la migliore idea è sempre quella di non trovarsi a dover avere a che fare con una tempesta in mare aperto, e per farlo ciò vale l’antico adagio che prevenire è sempre meglio che curare. 

A questo proposito, conviene sempre tenere d’occhio vari strumenti dell’ attrezzatura di bordo, su tutti l’anemometro e, se presente in pozzetto, il radar. Mentre il primo consente di rendersi conto dell’aumento di intensità del vento, il secondo può aiutare a valutare l’effettiva posizione di quelle formazioni temporalesche di nuvole visibili anche a occhio nudo, ma soprattutto, a rendersi conto di quale sia la loro effettiva velocità di spostamento.

La prima regola, comunque, è non abbassare mai la guardia: spesso è sufficiente tenere alta l’attenzione per cogliere le avvisaglie di una tempesta ed evitare di trovarsi in mezzo alla stessa.

Consigli e precauzioni da seguire per navigare in sicurezza col cattivo tempo

Riportiamo di seguito alcuni consigli validi per ogni membro dell’ equipaggio che sono stati confermati dall’esperienza pluriennale dei nostri esperti di nautica. L’obiettivo fondamentale resta sempre quello di lasciarsi alle spalle il mare mosso e poter fare porto in tutta sicurezza dopo il proverbiale “brutto quarto d’ora”.

Il salvagente va indossato subito e agganciato alla jackline

Può sembrare ovvio, ma il panico spesso porta a dimenticare anche le cose più evidenti. Nel momento in cui la barca va incontro alle prime onde e inizia a sbandare è bene che tutti  i componenti dell’equipaggio indossino il salvagente e assicurino alla jack-line la loro cintura di sicurezza. In questo modo si rimane attaccati al cavo salvavita che corre da poppa a prua e si evita il rischio di cadere fuoribordo, che aumenta naturalmente con il mare grosso e soprattutto se la tempesta coglie la barca di notte. 

Controllare la carta nautica e tenersi lontani dalla costa

Mantenere un’andatura costante con il brutto tempo e la visibilità ridotta è come provare ad accendere un fuoco con la legna bagnata. Il timoniere è messo alla prova e costantemente costretto a correggere la rotta, e questo distoglie la sua attenzione da ostacoli potenzialmente pericolosi come potrebbero essere i bassi fondali. A tale scopo, visto che questi sono più frequenti vicino alla costa, alle isole e ai promontori, è imperativo mantenersi al largo per affrontare la tempesta al meglio e in sicurezza. Sebbene questo possa sembrare controintuitivo, allontanarsi da terra durante una burrasca può salvare da danni peggiori, ma è necessario prestare la massima attenzione a radar, ecoscandaglio e plotter per tracciare la rotta più sicura possibile.

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Ridurre le vele

Nel momento in cui si intuisce che si incapperà in una tempesta, è meglio tirarsi avente. Dare un giro di terzaroli o cambiare il fiocco in una fase di relativa calma è ancora piuttosto facile, ma provvedere a queste misure cautelari quando ci si trova già nell’occhio del ciclone è un altro paio di maniche. Invece di sperare che il brutto tempo passi presto, è meglio investire sulla sicurezza con congruo anticipo, senza correre rischi inutili o farsi ingolosire dalla possibilità di far correre la barca al massimo e scivolare sulle onde lunghe.

Un eccesso di velature può portare a maggiori sbandate, a uno sforzo maggiore per completare anche le manovre più semplici ma, soprattutto, a un indurimento del timone tale da rendere il controllo della barca molto più difficoltoso.

Mandare sottocoperta chi non può contribuire

Quando la barca si trova nel bel mezzo di una tempesta, occorre che tutti i membri abili dell’ equipaggio collaborino per il bene degli occupanti a bordo. Ogni persona può fare la sua parte o semplicemente tenere gli occhi aperti, tuttavia, per mancanza di esperienza o per semplice giovane età (può capitare di avere a bordo dei bambini, soprattutto durante una  vacanza in famiglia), è possibile che qualcuno dei componenti dell’ equipaggio non abbia alcuna possibilità di essere di aiuto in una simile situazione. A questo proposito, è meglio che queste persone si ritirino sottocoperta: quello è infatti il luogo più sicuro a bordo, dove si può rimanere all’asciutto (ricordando di chiudere gli oblò!) e si può ridurre a zero il rischio di cadere fuoribordo. 

In questa posizione, però, è molto più facile soffrire di mal di mare per via della vicinanza con le onde che colpiscono lo scafo. In tal senso, sdraiarsi può essere la soluzione migliore.

Durante una tempesta è essenziale non abbassare mai la guardia

Decidere se fuggire di poppa o rimanere alla cappa

La decisione relativa allo sfruttamento del vento dipende dalla direzione in cui questo soffia. Nel momento in cui questo andasse verso il largo, l’idea migliore è quella di terzarolare la randa, bloccare il boma con una ritenuta e regolare il fiocco per poter procedere al gran lasco. Se la situazione fosse davvero critica, anche la randa va ammainata e si procede con il solo fiocco.

Nel momento in cui la fuga di poppa non fosse possibile, allora sarà necessario mettersi alla cappa con randa sventata (in parte), fiocco al collo e timone bloccato tutto da un lato. A questo punto, la barca tenderà ad avanzare molto piano (uno o due nodi al massimo), scarrocciando sotto vento. Questa posizione può essere mantenuta  anche per periodi di tempo piuttosto lunghi se necessario, con l’equipaggio che compirà brevi turni di guardia a rotazione uno alla volta in coperta mentre gli altri rimangono sdraiati sulle cuccette.

Prestare attenzione ai residui di carburante nel motore

Tutto lo sballottamento a cui l’imbarcazione è soggetta nell’atto di affrontare il mare grosso porta a dei disagi non solo per l’equipaggio e l’attrezzatura, ma anche per il motore fuoribordo. Il carburante, infatti, tende a generare un residuo noto come “morchia” a lungo andare, che si deposita sul fondo e può ostruire i condotti del motore se eccessivamente rimescolato. L’idea migliore è sempre quella di prevenire e di preparare la barca con congruo anticipo affinché possa affrontare le situazioni peggiori. In questo caso, l’accorgimento si traduce semplicemente con l’imbarco di carburante pulito e con l’installazione di un rubinetto di scarico per il deflusso del residuo di gasolio vecchio.

Il punto più importante: lo skipper decide

In una situazione ad alto rischio come quella di una barca durante una burrasca, l’ultima cosa di cui  c’è bisogno è un equipaggio diviso e in conflitto. Lo skipper, in quanto marinaio con maggiore esperienza e capitano designato dell’imbarcazione, deve prendersi la responsabilità di decidere cosa fare, e il resto dell’equipaggio deve aiutarlo affinché tutti possano uscire incolumi dalla situazione di mare grosso e vento forte

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Scritto da
Luigi Oriani
Luigi Oriani
Nato a Milano nel 1992, la pianura che circonda la sua città non gli impedisce di sviluppare una grande passione per il mare. Chiedetegli di descrivere il suo momento ideale e vi parlerà di un tramonto in barca, sorseggiando un bicchiere di bianco nella baia di Corfù mentre il pesce sfrigola sulla griglia.

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