Spesso la realtà supera la fantasia e conoscere la nomenclatura di una barca a vela è fondamentale, soprattutto per i principianti che si approcciano a questo meraviglioso mondo.
Potremmo esordire con la massima di Fantozzi “Cazzi quella gomena” e guardarci intorno spaesati.
Sapere alcuni termini infatti è di primaria importanza, pensiamo per esempio a chi fa charter, si sale a bordo con un marinaio esperto e in men che non si dica ci troviamo spaesati a qualche sua richiesta che, semplicemente, non capiamo.
Iniziamo dal principio.
Cos’è una barca a vela?
Tolte le poetiche descrizioni secondo cui la barca è un sogno da vivere, proviamo in questo articolo ad essere un pochino più pragmatici.
Riporta il dizionario: la barca a vela è un tipo d’imbarcazione la cui propulsione è affidata principalmente allo sfruttamento del vento e in cui il motore riveste solo un’azione di supporto specialmente nelle manovre in porto o in caso di rottura vela, vento sfavorevole o mancanza di vento.
Che si tratti comunque di una piccola barca o grande nave, gli elementi principali sono sempre gli stessi.
In ambito nautico ogni elemento a bordo ha il suo nome specifico e questo perché c’è l’esigenza di poter dare ordini precisi all’equipaggio.
E’ qui che ci rifacciamo all’incipit del nostro articolo, e all’ordine “cazza la randa” non dovremmo avere alcuna esitazione.
Visto cos’è una barca ora proviamo a suddividerle.
Iniziamo con Derive e Cabinati: le prime sono barche piccole, leggere, facilmente trasportabili e non hanno un ambiente abitabile all’interno dello scafo; sono molto utilizzate nelle spiagge, nei villaggi turistici e dalle scuole di vela.
I cabinati invece, più grandi e pesanti hanno un ambiente interno abitabile, spesso corredato da cucina, bagno e cabine.
Tra questi a loro volta potremmo dividerli in Monoscafi o Multiscafi, o ancora in imbarcazioni da regata e imbarcazioni da crociera, che si differenziano molto per il peso e per le dotazioni.
Secondo la normativa le imbarcazioni da diporto (non utilizzate per scopi commerciali) si dividono semplicemente in natanti, sotto i 10 metri di lunghezza, imbarcazioni da 10 a 24 metri e navi sopra i 24 metri.
Vediamo alcuni tecnicismi specifici
Vela di prua: Fiocco
Vela principale che si issa dall’albero: Randa e questa, appoggia nel suo lato più corto sul Boma.
Il Timone può essere a barra o a ruota. La parte immersa rimane praticamente la stessa ma cambia ciò che usiamo per manovrare.
Rimanendo sul piano di coperta troviamo Sartie e Stalli anche detti manovre fisse, sono cavi di acciaio con la funzione di sorreggere l’albero. Poiché spesso le sartie non hanno un angolo sufficiente vengono utilizzate le Crocette che permettono di esercitare maggiore tensione sull’albero.
Veniamo poi ad un elemento fondamentale: Le Cime! Già perché sappiate che in barca (tutte le barche) non esistono corde ma solo cime e queste si dividono in Drizze e Scotte.
Le Drizze issano e ammainano le vele, passando dentro l’albero maestro. Le Scotte permettono di regolare l’apertura della randa e del fiocco.
Sotto lo scafo invece troviamo la Deriva nelle piccole imbarcazioni serve a ridurre lo scarroccio. Nei cabinati la deriva (quasi sempre fissa) mantiene anche l’equilibrio della barca perciò viene costruita in materiali pesanti come il piombo o la ghisa. A volte il peso è concentrato nel Bulbo, una specie di siluro collocato in fondo alla deriva.
Sottocoperta invece troviamo non le camere ma le Cabine, non il salone ma la Dinette, non le finestre ma gli Oblò, non una piccola scrivania ma il Tavolo da Carteggio.
La lista ovviamente non è finita qui, ma queste sono le principali cose da sapere per chi si approccia a questo mondo, se volete ulteriori consigli scrivetelo nei commenti!
Piccolo aneddoto personale: all’esame per la patente nautica mi viene chiesto cosa fosse l’alighiero, voi avreste saputo rispondere? Io ho faticato..