Autunno, tempo di pesca ai pelagici

L’estate è ormai alle spalle, i costumi sono ormai un ricordo. Non per questo, però, si deve smettere di uscire per pescare in barca. Ogni stagione ha ovviamente le sue prede caratteristiche, come ben sanno i pescatori esperti, e l’autunno non fa differenza: in linea generale, infatti, a partire da settembre inizia la grande stagione della pesca ai pelagici, sia per chi pesca in barca, sia per chi pesca in apnea. Ma quali sono le caratteristiche fondamentali di questi pesci? Quali sono le aree migliori in cui darsi alla pesca ai pelagici? E quali esche usare? Scopriamolo!

Autunno, tempo di pesca ai pelagici: ecco perché

Per quale motivo l’autunno è la stagione di pesca ai pelagici? Semplice: con il progressivo diminuire delle temperature, questi pesci iniziano a riportarsi vicini alle coste, dopo essersi allontanati con l’arrivo dell’estate e del caldo più torrido. Questi infatti si muovono alla ricerca di acqua fresca, o meglio, “mite”: a metà settembre inizia così il loro periodo di avvicinamento, rendendo così gli ultimi giorni di settembre e l’intero mese di ottobre il periodo migliore per la loro pesca lungo la costa, grazie al raffreddamento generale.
Il pescatore attento, sapendo che il luogo dei banchetti dei pelagici si sposta verso i fondali bassi, rivolgerà dunque lì la sua attenzione. Per organizzare al meglio la pesca ai pelagici è bene sapere che la pesca sotto costa trova i suoi orari migliori all’inizio e alla fine della giornata, all’alba e al tramonto, quando i pelagici si troveranno tendenzialmente in superficie e sotto costa. Durante le ore centrali della giornata, invece, le prede si spostano in profondità, per allontanarsi dalla luce eccessiva del sole.

Le caratteristiche dei pelagici

Quali sono i pesci pelagici? Ebbene, possiamo dire che rappresentano uno dei due grandi gruppi in cui si dividono i pesci marini: da una parte abbiamo i pelagici, dall’altra parte abbiamo i bentonici. Questi ultimi sono pesci che vivono in profondità, a contatto con i fondali. Tra i pesci bentonici troviamo quindi la sogliola, la razza, la murena e ovviamente lo scorfano. I pelagici invece toccano solo raramente o eccezionalmente il fondale, preferendo lasciarsi trasportare o comunque muoversi nell’acqua. Nuotatori provetti, i tipici pesci pelagici presentano un dorso azzurrognolo, per confondersi con l’acqua quando nuotano in superficie, e un ventre chiaro, sempre per questioni mimetiche. Dal tonno al barracuda, i pesci pelagici sono tantissimi. Ma quali sono i pesci pelagici che possiamo pescare in autunno nei nostri mari lungo le coste? Ebbene, c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Ci sono ovviamente i pesci spada, e il tonno, ma anche le alacce, gli sgombri, le ricciole, le palamite, le lampughe e i pesci serra. Non resta che imparare come e dove pescare i pelagici!

Da non perdere:   Scegliere la canna da pesca perfetta: la guida alla scelta per tutti

Dove e come pescare

Abbiamo visto quando pescare i pesci pelagici, specificando inoltre che chi li cerca in superficie si muoverà all’alba e al tramonto, mentre chi li cerca in profondità potrà puntare sulle ore centrali della giornata. Come si può intuire, dunque, la migliore tra le tecniche per pescare i pelagici ai due estremi della giornata è la pesca a traina, per catturare agevolmente i pesci che si portano a pelo d’acqua per nutrirsi. Abbiamo già visto una guida piuttosto completa alla pesca a traina: basterà ricordare quindi che è una tecnica che si può fare con qualsiasi imbarcazione piccolissima, piccola o media, utilizzando delle canne da pesca adatte e, ovviamente, le esche del caso (le vedremo tra poco). Chi invece si mette al lavoro durante le ore centrali farà bene a puntare in profondità – o alla mezza profondità – usando quindi dei pesi per affondare amo ed esca: tutto sta in questo caso nello scegliere il piombo giusto.
Ma dove dirigersi per pescare i pelagici in ottobre? Troveremo i pesci azzurrognoli lungo le batimetriche dai 20 ai 45 metri di profondità, aiutandosi ovviamente con l’ecoscandaglio.

 

Le esche per pescare i pelagici

Quali esche utilizzare per pescare i pesci pelagici? Ebbene, ci si può muovere tra diverse possibilità. Si possono utilizzare ovviamente esche vive, a partire da calamari e sugarelli, senza peraltro trascurare i pesci azzurri. La più diffusa è solitamente proprio l’ aguglia, estremamente efficace se viva, per la sua prelibatezza e per la sua grande riconoscibilità, anche se va detto che sarebbe da evitare quando l’acqua raggiunge temperature molto basse, riducendo la capacità di sprigionare l’olio delle carni dell’esca. I pescatori più esperti, va peraltro detto, andranno a cercare direttamente all’interno del ventre delle prede quali sono le mangianze che vanno per la maggiore.
Per quanto riguarda le esche artificiali la scelta cade solitamente sui siliconici come nel caso dei polipetti, sapendo che tutto dipende dalla velocità di traina, dalla profondità di pesca e dalla copertura assicurata dal numero di canne (tendenzialmente da 2 a 5).

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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.

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