Pesca al dentice in mare aperto: suggerimenti

Aggressivo ma pigro, il dentice è una preda ambita per chi pratica pesca dalla barca, proprio per la sfida che rappresenta: si tratta infatti di un pesce diffidente, e quindi abbastanza difficile da catturare, dalle carni ottime (soprattutto nel caso degli esemplari che nuotano nelle acque del Tirreno). Possiamo dire che il dentice è presente in tutto il Mediterraneo: come vedremo preferisce le batimetriche che si aggirano intorno ai 50 metri, ma è anche vero che i dentici si trovano dai fondali di 1-2 metri fino ad arrivare a oltre 200 metri. Ma quali sono le caratteristiche e le peculiarità di questo predatore? E quali sono le migliori tecniche di pesca dalla barca per insidiare il dentice? E ancora, quali esche scegliere per attirare l’attenzione di questo sparide alquanto sospettoso? Ecco una guida alla pesca del dentice in mare aperto!

Le caratteristiche di questo predatore diffidente

Prima di vedere come affrontare la pesca del dentice in mare aperto, vale certamente la pena studiare le peculiarità di questa ambita preda. Il Dentex dentex è un pesce di acqua salata che come si è visto è estremamente diffuso nel mar Mediterraneo, e che è presente anche in diversi altri mari (come per esemoio nell’Atlantico orientale). Creatura delle abitudini demersali – ovvero che preferisce vivere in prossimità del fondale marino – è robusto, e si presenta come una grossa orata dal corpo tozzo e dalla bocca decisamente grande. Al suo interno si trovano denti grandi e aguzzi, per facilitare la sua attività di caccia. Si tratta di un predatore di tutto rispetto, sapendo che può raggiungere una lunghezza di circa un metro e un peso di 12 chilogrammi, pur restando sempre scattante e sempre pronto all’agguato.

A livello cromatico il dentice presenta un dorso blu, con fianchi argentei attraversati da delle verticali scure: va detto che i dentici più grandi con il tempo perdono la tonalità blu, per virare verso un rosa pallido.

Estremamente astuto, diffidente e guardingo, una volta adulto è solito nuotare da solo e osservare da lontano le prede, da cui si trovano soprattutto le occhiate e le sardine. Il dentice guarda le prede dal basso, aspettando il momento adatto per partire all’assalto con grande velocità, spalancando la propria bocca con denti aguzzi, per ripetere nel tempo diversi attacchi nel caso dei branchi di prede, che per la velocità delle incursioni talvolta sembrano non accorgersi del passaggio del dentice. Non va trascurato il fatto che il dentice riesce a cacciare anche prede più importanti, come per esempio il polpo, che viene osservato a lungo con grande pazienza per poi dare il via a un combattimento estremamente violento.

Nel periodo degli amori è possibile vedere branchi di dentici vicino alla riva: in quei giorni pensano però poco al cibo.

Dove e quando scovare il dentice

Il dentice predilige il mare aperto, a qualche centinaio di metri dalla costa, meglio ancora se in mezzo alla vegetazione e tra le rocce: insomma, chi si dà alla pesca al dentice dovrebbe perdere poco tempo su fondali sabbiosi. Nell’erba il dentice si tuffa per riposare, mentre tra i sassi si muove lentamente, sempre pronto all’agguato.

pesca al dentice dalla barca

Pesca al dentice in barca: le tecniche usate

Vediamo ora quali sono le principali tecniche usate per la pesca al dentice, per poi passare a due approfondimenti specifici. Come detto, il dentice è un predatore aggressivo, veloce, potente, ma allo stesso tempo molto paziente e diffidente: si capisce quindi che qui la sfida è innanzitutto convincere e incuriosire il dentice, che oltretutto è abbastanza pigro. A partire da queste caratteristiche, e dalla sua preferenza per il fondo, tra le tecniche più usate per pescare il dentice ci sono il bolentino, ma non a barca ancorata, quanto invece a scarroccio, usando una canna da pesca robusta. Altra tecnica molto utilizzata per la pesca al dentice dalla barca è la traina, da farsi tendenzialmente lenta e affondata. E ancora, si possono ottenere ottimi risultati con lo spinning, il vertical jigging, nonché con live kab, inchiku e kabura.

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Approfondiamo ora la traina e lo spinning al dentice!

La traina al dentice: consigli

La traina al dentice trova il suo periodo di punta tra primavera e autunno: dall’estate inoltrata fino a novembre si opta tendenzialmente per le esche vive, mentre tra maggio e giugno si hanno ottimi risultati con le esche artificiali (anche se va detto che queste sono solo indicazioni, sapendo che con qualche attenzione gli artificiali giusti risulteranno efficaci anche tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno). Per quanto riguarda le esche naturali, sono da preferirsi le vive e le freschissime, dalle aguglie alle seppie, dai sugarelli alle triglie, per arrivare ai calamari.

La traina deve procedere lentamente, senza mai superare i due nodi – si potrebbe anche scegliere di avanzare a una velocità di un nodo. Così facendo l’esca riuscirà a scendere fino al fondale, andando così a stuzzicare la curiosità del dentice: certo è che, così facendo, sarà probabile andare a incuriosire anche altre prede. La tecnica più classica con esca viva prevede l’uso del piombo guardiano, ovvero di una zavorra dai 4 etti in su .

Le esche artificiali per i dentici

E se si decidesse di cimentarsi nella pesca al dentice con delle esche artificiali? Abbiamo visto che il nostro predatore non si lascia fregare facilmente, e che non è facile riuscire a stimolare la sua curiosità. Si capisce quindi che l’esca artificiale prediletta del dentice è il minnow realistico con paletta metallica, nonché l’esca artificiale per inchiku. Il minnow perfetto è quello che riesce a muoversi in modo fedele, imitativo, con lunghezza tra i 12 e i 17 centimetri. Per portare l’artificiale sul fondo il consiglio di tanti è quello di usare un affondatore, ovvero un downrigger, che va a calare sul fondo una zavorra che ha il compito di trascinare con sé l’esca.

Lo spinning al dentice

Riprendiamo il discorso degli artificiali e spostiamolo nel loro campo prediletto, ovvero nello spinning: come affrontare la pesca al dentice a spinning? Ovviamente si parte come di prassi con l’ail portare il jig verso il fondale; una volta raggiunta la profondità, si solleverà velocemente la canna da pesca per far risalire l’esca artificiale, per poi lasciarla ricadere. L’obiettivo qui è quello di incuriosire il dentice facendolo cadere nell’inganno di trovarsi di fronte a una preda in difficoltà, e quindi decisamente facile: per un dentice affamato, un’esca del tipo giusto e mossa bene è praticamente irresistibile. Qui la difficoltà può essere quella di avvertire il momento dell’attacco da parte del predatore: per assicurarsene è bene recuperare applicando una tensione costante. Nel momento in cui si sentirà l’attacco, sarà bene prepararsi a recuperare con forza e intensità, così da non permettere al dentice di rifugiarsi tra le rocce, così da dare il via a un recupero faticoso ma di successo!

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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.

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