Cominciamo questa guida alla pesca al polpo in barca con una questione lessicale, per evitarti della gaffe più o meno clamorose. Nonostante le cadute di stile di qualche inesperto, e persino di qualche pescatore esperto e di alcuni famosi chef, quello che si pesca è il polpo, non il ”polipo‘. Il polpo, che talvolta viene chiamato anche piovra, è un mollusco, della stessa famiglia, per capirci, di seppie e calamari. Il polipo è invece un animale acquatico del tutto differente, con una capacità di movimento minima, vivendo attaccato sul fondale marino: tra i vari tipi di polipi si contano le anemoni, gli esacoralli, gli ottocoralli e le madrepore, ovvero le creature che ‘costruiscono’ le fantastiche barriere coralline. Certo, con il termine ‘polipo’ si indica anche un’altra cosa, ovvero una patologia tipica delle superfici mucose del nostro organismo. In nessun caso, però, polpo e polipo sono la stessa cosa!
Chiarito questo dettaglio, iniziamo con la nostra guida alla pesca al polpo in barca. In questo articolo vedremo insieme quali sono le caratteristiche principali di questo affascinante mollusco, spiegheremo dove e come vive – e dunque quali sono gli spot ideali per la pesca del polpo in barca – e qual è la tecnica perfetta per fare il pieno di polpi sulla propria barca. In chiusura, infine, ricorderemo quali sono le fondamentali norme che regolano la pesca sportiva, e in particolare, per l’appunto, quella del polpo: rispettare le regole infatti, serve non solo a evitare multe salate, ma anche a rispettare il mare.
Il polpo
Dove e come vive il polpo
La pesca dalla barca del polpo: tipo di barca necessaria
Introduzione alla polpara
La pesca del polpo dalla barca: tecnica dello scarroccio
Le regole per la pesca del polpo
Pescare polpi con la tecnica del Tako Game
Il polpo
Abbiamo già chiarito che polpo e polipo sono due cose differenti. Vediamo quindi più da vicino cos’è il polpo. Il suo è nome scientifico Octopus vulgaris: si tratta di un mollusco della classe dei Cefalopodi facilmente riconoscibile. Partendo la si incontra la testa, dalla quale si dipartono 8 tentacoli coperti da una fila doppia di ventose a forma di disco, che l’animale usa per fare presa sul fondo e per muoversi agilmente. La doppia fila di ventose, tra l’altro, è il particolare che può aiutare l’inesperto a distinguere il polpo dal moscardino, il quale infatti presenta una fila singola di ventose. Al centro degli 8 tentacoli, nella parte inferiore della testa, si trova la bocca del polpo, o meglio, il suo duro becco, usato per rompere senza grossi problemi le conchiglie e i carapaci dei granchi di cui si nutre golosamente. La parte superiore del polpo può essere lunga fino a 25 centimetri, mentre invece i tentacoli, in certi esemplari, possono raggiungere e superare i 100 centimetri, anche se di norma sono decisamente più corti. Gli esemplari più piccoli pesano pochi etti, mentre quelli più grandi possono oltrepassare i 6 o 7 chilogrammi. Il polpo possiede tre cuori, ed è capace di cambiare colore molto velocemente, così da mimetizzarsi – per sfuggire ai predatori – e da comunicare con i propri simili.
Dove e come vive il polpo
Il polpo non è insidiato solamente dall’uomo: altri predatori che attentano alla sua vita sono per esempio le murene, le cernie e i gronghi, dai quali si difende, per l’appunto, grazie al mimetismo, nonché grazie a getti tempestivi di inchiostro. Ben più lunga è invece la lista delle prede del polpo: predilige gamberetti e granchi, ma di fatto, con i suoi tentacoli, è pronto ad afferrare qualsiasi cosa gli capiti a tiro, piccoli pesci compresi. Si tratta di un animale estremamente intelligente e molto veloce, e queste doti, oltre alla sua particolare forma, sono le caratteristiche che lo rendono un animale intorno al quale la curiosità non manca mai. La sua intelligenza è tale da stupire chi la mette alla prova: alcuni test hanno per esempio dimostrato che i polpi sono in grado di aprire un barattolo di vetro svitando il tappo per impossessarsi di un granchio al suo interno, e non sono pochi i pescatori che dichiarano di aver visto un polpo riuscire ad aprire senza grossi sforzi il contenitore in cui era stato rinchiuso.
Ma dove vive il polpo? Questa è una delle informazioni fondamentali per poter pescare dalla barca questo mollusco. Va dunque sottolineato il fatto che il polpo vive a partire da lì dove l’acqua è profonda anche meno di un metro, per arrivare a fondali di 12 o 15 metri. Non è un caso, quindi, se il polpo, oltre che dalla barca, viene spesso pescato direttamente dagli scogli o dalla spiaggia. Ci deve essere, però, il fondale adatto: quello in cui il polpo preferisce vivere è duro, di roccia, ricco di piccoli ciottoli, cavernette e anfratti in cui nascondersi. Dunque il posto ideale del polpo comune è la scogliera sommersa, ma non bisogna essere troppo categorici: è possibile trovarne anche lì dove il fondale è sabbioso o fangoso, a patto che ci siano qui è lì dei ciottoli, e anche nei porti.
La pesca dalla barca del polpo: tipo di barca necessaria
Avviciniamoci ancora di più al tema della nostra guida, ovvero alla pesca dalla barca del polpo. Precisiamo una cosa, che peraltro le persone con una certa dimestichezza nell’ambiente avranno già capito: in genere, la pesca del polpo non viene considerata, tra i pescatori sportivi, come un’attività particolarmente avvincente. Per il pescatore in barca come – e più – per il pescatore in apnea, il polpo viene pescato non tanto per la ‘sportività’, quanto invece per la sua bontà a livello gastronomico. Insomma, i motivi che spingono tantissime persone verso la pesca al polpo dalla barca, dagli scogli o in apnea – magari aiutati da un acquascooter – sono eminentemente culinari. Il periodo migliore durante il quale praticare la pesca al polpo in barca, in ogni caso, va da agosto a dicembre, meglio se durante le prime ore del mattino.
Come abbiamo visto, in ogni modo, il polpo vive lì dove i fondali sono piuttosto bassi: per questo motivo, per la pesca in barca del polpo è possibile stare abbastanza vicini alla costa, a partire da qualche decina di metri per arrivare a qualche centinaio di metri dalla terra. Cosa significa questo? Che, di fatto, è possibile praticare la pesca del polpo con qualsiasi imbarcazione. Certo, si può gettare la lenza dallo yacht, ma si può farlo – più comodamente per la tecnica dello scarroccio che vedremo tra poco – anche e soprattutto da una barca più piccola, di 3 di 5 o di 8 metri. Per assurdo, si potrebbe darsi anche alla pesca del polpo con il kayak o con il belly boat, per quanto questo non sia di certo l’opzione più comoda!
Non è un caso se, ancora oggi, tantissimi vecchi lupi di mare si dedicano alla pesca del polpo con un semplice gozzo, aiutandosi eventualmente con i remi quando lo scarroccio è troppo debole.
Introduzione alla polpara
Protagonista pressoché indiscussa della tecnica più classica e antica per pescare il polpo dalla barca come da terra è la polpara. Si tratta, di fatto di accessorio a forma di saponetta con fermo per l’esca e ami sottostanti. La polpara viene attaccata a un filo di nylon sottile da 0,50 millimetri per i primi due metri, quindi a un cordino di qualche decina di metri da due o tre millimetri di spessore. Alla saponetta può essere attaccata un’esca artificiale, un’esca viva – una sardina o ancora meglio un granchio – o qualsiasi altra cosa possa incuriosire il famelico polpo. Classica, in questi casi, la polpara arricchita con la zampa di gallina, nonché di tanto in tanto con dei pezzi di cotone bianco per richiamare il polpo. É possibile tra l’altro costruire una polpara artigianale, servendosi di ami, di un piombino e di un’esca, nonché di un po’ di pazienza per legare il tutto alle giuste distanze.
Una volta preparate le polpare e la lenza, è possibile iniziare a pescare.
La pesca del polpo dalla barca: tecnica dello scarroccio
Se si pratica la pesca con lenza a mano del polpo dalla barca, di fatto, si pratica la tecnica dello scarroccio. Ma cosa significa pescare a scarroccio? Chi è fresco fresco dell’esame di patente nautica sa molto bene cosa significa scarroccio, termine che indica l’angolo tra la direzione della prua e la reale direzione seguita dalla barca nel suo movimento per via dell’azione laterale del vento. Come si può intuire, lo scarroccio è del tutto assente nel momento in cui, per esempio, una barca a vela viaggia con il vento a poppa.
Per pescare il polpo in barca a scarroccio è necessario che ci sia uno scarrocciamento lento-medio, quindi non del tutto assente ma nemmeno troppo marcato. Se il movimento a scarroccio risulta troppo accentuato per procedere con la pesca, è possibile usare un’ancora galleggiante per rallentarlo, oppure, in caso, una cima attaccata a un secchio. Il trucco, in ogni caso, sta tutto nel posizionare nel modo corretto la barca, aiutandosi eventualmente con il motore fuoribordo, in modo da avere le lenze nella direzione giusta, che potrebbe essere vista come perpendicolare rispetto all’asse della barca.
Abbiamo già visto in cosa consiste la polpara. Una volta al largo, individuato il nostro spot di pesca – in base a conoscenze pregresse o all’analisi dei fondale, mediante ecoscandaglio – è possibile posizionare le esche. Per battere una quantità maggiore di fondo è possibile procedere con più esche, tre o quattro: è possibile procedere con un’esca a persona, ma va detto che, usando degli elastici per attaccare le varie lenze al bordo della barca, è possibile usare anche tre o quattro lenze da soli, mostrando attenzione per l’appunto all’eventuale tendersi di uno o dell’altro elastico.
Va detto che, in genere, la pesca a scarroccio stravolge uno dei punti saldi dei pescatori in barca, i quali prediligono solitamente, per ovvie ragioni, la posizione a poppa. Ebbene, con lo scarrocciamento di traverso, invece, per il movimento stesso della barca, le esche che hanno più probabilità di fare il proprio lavoro sono quelle posizionate a metà della barca o a prua: solo quando lo scarrocciamento è parallelo al vento si può pensare che ogni lenza abbia la stessa probabilità di ‘vincere’ un polpo.
Gli spot in cui pescare i polpi non sono infiniti: nel momento in cui le polpare smettono di ‘battere’ sul fondale roccioso, molto probabilmente si è usciti dallo spot, ed è dunque necessario riposizionarsi o, eventualmente, cambiare zona.
Come deve essere fatto il recupero? Ebbene, concentriamoci allora sul momento clou della pesca dalla barca del polpo con la tecnica dello scarroccio e con la polpara: nel momento in cui la lenza si tende, o si è incagliata in un alga o anfratto oppure c’è un polpo. Se la nostra polpara è stata arricchita con un’esca viva, è bene ritirarla lentamente, senza fretta né strattoni, stando bene attenti a mantenere il polpo lontano dallo scafo della barca (potrebbe infatti fare presa con i tentacoli, e recuperarlo a quel punto sarebbe molto difficile) per prepararsi subito con un retino non appena issato in superficie (si è detto che si tratta di un animale intelligente: non appena superata l’acqua, il suo istinto sarà quello di mollare la preda e di rituffarsi).
Nel caso di esca artificiale, invece, è necessario dare subito un colpo veloce alla lenza, per ‘ferrare’ il polpo: questo, infatti, non tarderà ad accorgersi di essere stato attratto da un pezzo di plastica e mollerà la presa dalla polpara.
Una volta a bordo, il polpo deve essere messo immediatamente in un contenitore adatto – perfetto un barilotto in plastica, meglio se refrigerato con delle bottiglie ghiacciate – con un tappo a vite, per evitare fughe. Meglio non tardare: basta un attimo per vedere il polpo riprendere la via verso l’acqua.
Quando pescare il polpo
Visto come pescare i polpi dalla barca (ci sarebbero tantissime altre cose da dire su come pescare i polpi da terra, per non parlare della pesca subacquea del polpo) è bene capire anche quando pescare questo apprezzato mollusco. Quali sono i periodi migliori per pescare polpi dalla barca? Ebbene, in generale il polpo può essere pescato tutto l’anno, senza reali pause. Ci sono però dei periodi migliori, ovvero il periodo che va da settembre a dicembre, nonché quello che va da maggio a luglio, ovvero mesi che danno la possibilità di pescare degli esemplari di polpo più grandi, e più soddisfacenti. C’è poi chi si interroga non solo sul periodo, ma anche sull’orario migliore per la pesca del polpo. Va sottolineato a questo proposito che gli orari migliori sono quelli tipici della pesca in generale, ovvero alba e tramonto, anche se qualcuno continua a preferire la piena luce. In realtà tutto sta nel capire in quale momento si vuole “incontrare” il polpo, se mentre è in tana oppure quando è in caccia. Chi effettua la pesca subacquea del polpo, per esempio, predilige ovviamente il polpo intanato, che quindi non ha via di fuga.
Le regole per la pesca del polpo
Per la pesca al polpo dalla barca valgono le medesime regole per la pesca sportiva in generale: il pescatore sportivo può pescare pesci e molluschi fino a una quantità massima giornaliera di 5 chilogrammi giornalieri per imbarcazione. Soprattutto i pescatori subacquei sono spesso spaventati da una norma vecchia di 30 anni, ovvero l’articolo 129 bis aggiunto al DPR 1639/68 nel 1987, il quale recita «ai pescatori sportivi è vietato raccogliere coralli, molluschi e crostacei» presto corretta, però, dalla famosa circolare Degan, ovvero la circolare ministeriale n° 622720 «è vietata la raccolta di coralli e crostacei, nonché di molluschi esclusi quelli cefalopodi». E si dà il caso, per l’appunto, che il polpo sia un cefalopode.
Pescare polpi con la tecnica del Tako Game
Al termine di questa lunga guida alla pesca al polpo, possiamo dedicare un breve paragrafo a una “nuova” tecnica che arriva dall’Oriente, e più precisamente dal Giappone. Chi cerca un nuovo modo per pescare polpi anche di dimensioni importanti può infatti essere interessato al Tako Game. Tako è infatti la parola giapponese usata per indicare in genere i polpi: ma in cosa consiste questa tecnica speciale di pesca? Si tratta di un approccio per molti versi simile a quello dell’Eging praticato per la ricerca di seppie e calamari. Ma cosa differenzia quest’ultima tecnica dal Tako Game?
Il Tako Game può essere praticato con canne da pesca eging o canne da pesca da spinning, ma va sottolineato che ne esistono di alcune specifiche con una spiccata azione di punta e con il fusto particolarmente resistente, grazie al quale è possibile recuperare in tranquillità anche i polpi di grosse dimensioni.
Ma non è tutto qui: un altro fattore differenziante per questa tecnica è l’esca artificiale. Più nello specifico, l’egi utilizzato per questa tecnica ha delle corone con ardiglioni rivolte verso l’alto, questo perché, come già visto sopra, l’artificiale dovrà lavorare tra gli scogli senza incagliarsi. Bisogna poi aggiungere che in questa particolare tecnica di pesca al popolo è bene tenere a mente l’animazione dell’esca: l’artificiale va jerkato verso l’alto alternando dei recuperi lenti per far lavorare l’esca tra gli anfratti. Nel momento in cui avvertiamo il peso sul vettino, è bene “ferrare” con decisione effettuando una “pompata” energica per staccare il polpo dal fondo ed evitare che lo stesso si possa intanare. A questo punto il gioco è fatto, sarà necessario unicamente recuperare la lenza in modo regolare, per guadinare infine la preda.
L articolo è fatto bene anche se non esaustivo. Succede però che i polpi, almeno a Portovenere sp sono in drastici calo. Dieci anni fa nella baia del piazzale nella stagione giusta si trovavano anche 12-15 barche, tutte a polpi. E tutti prendevano qualcosa. Adesso quando vado al piazzale ci sono solo io e prendere un polpo è dura.
Ciao Giovanni, ti ringraziamo per averci scritto. In effetti su questa attività sarebbe possibile scrivere libri interi, e ancora ci sarebbero ulteriori informazioni da aggiungere. Senza peraltro considerare, come tu stesso hai testimoniato, i cambiamenti nel tempo.