La pesca in mare in primavera

Febbraio, che sembra appena iniziato, è già agli ultimi rintocchi, e con marzo ci si avvicina finalmente alla primavera, per far diventare un lontano ricordo le gelate invernali. Che poi, ovviamente, c’è primavera e primavera: dapprima si parla più che altro di una primavera astronomica, e quindi teorica, con il calore che si fa attendere anche parecchio. Ma bastano solitamente alcuni giorni per avere, già in aprile, delle giornate effettivamente calde, che vanno per l’appunto a scaldare l’acqua del mare. Perché sì, a determinare il cambio di passo della pesca in mare in primavera è per l’appunto la temperatura dell’acqua. Quando questa è bassa, e quindi come è ancora in questi giorni, sul finire dell’inverno, il pesce è ancora abbastanza addormentato, con un appetito decisamente lontano da quello estivo. Ecco allora che le nostre prede saranno meno pronte a buttarsi sulle nostre esche, ed ecco che le loro battute di caccia saranno più contenute, più lente. La situazione, in ogni caso, va migliorando di settimana in settimana. Ciononostante, la pesca in mare in primavera può regalare belle sorprese, e prede di tutto rispetto: vediamo quindi come e cosa pescare in mare in primavera.

La pesca in mare in primavera, da terra

Guardiamo prima di tutto alla pesca in mare in primavera fatta da terra, dalle spiagge e dagli scogli. Soprattutto durante le primissime settimane di primavera, quando non si può effettivamente parlare di temperature calde, i luoghi migliori in cui pescare sarebbero i porti. Senonché, come ben sanno i pescatori più informati, questi liti risultano spesso proibiti. Tutto dipende dalle effettive regole imposte dalle varie capitanerie di porto, che possono vietare o meno l’attività di pesca nelle acque circostanti. Le cause che possono portale al divieto sono le più varie, dalla presenza di cantieri al fastidio che si potrebbe creare alle lì presenti attività commerciali, per arrivare fino a chiari problemi di sicurezza.
Detto questo, quali sono le tecniche più redditizie e utilizzate per la pesca in mare in primavera da terra? Ebbene, la cosa varia un po’ in base al luogo scelto, per esempio tra spiaggia e scogli. Dalla spiaggia si può senz’altro cimentarsi nel surfcasting, soprattutto nel caso di mareggiate. Di certo la situazione ottimale prevede di portarsi di fronte a dei fondali misti, oppure, ancora meglio, negli immediati pressi di scogliere (non artificiali). Il contesto che si crea in questo caso è quello perfetto per ritrovarsi tra le mani dei saraghi (va detto che a marzo vi è la riproduzione del sarago maggiore) che possono fare la felicità del pescatore primaverile.
Oppure è possibile ovviamente darsi alla pesca alla bolognese, che trova i suoi luoghi perfetti su scogliere – sia naturali che artificiali – o direttamente in porto lì dove è consentito. In questo caso, come ben sanno i più navigati in questa tecnica, l’esca più banale ma anche più efficace resta il bigatino, sia nelle ore di luce che in quelle di oscurità. Di certo le prede non mancano: negli immediati pressi delle scogliere si troveranno per l’appunto i saraghi, le spigole e le occhiate, con le orate che tenderanno ad avvicinarsi sempre di più con l’aumentare della temperatura e dell’alta pressione.

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Pescare in barca in primavera

Chiuso il capitolo della pesca primaverile da terra, vediamo cosa è possibile fare per quanto riguarda la pesca in barca in primavera. Di sicuro anche in questa stagione è possibile praticare il bolentino costiero, un vero evergreen, ancorati o in deriva, utilizzando cozze, sardine, acciughe o gamberetti vivi. E poi ovviamente c’è la pesca a traina, a partire dalla traina con vivo, per andare a mettere nel mirino dentici, cernie, tanute e ricciole: le probabilità di avere un buon risultato in movimento sono alte. C’è poi ovviamente anche la traina costiera propriamente detta, soprattutto a primavera inoltrata, con i pesci che, con il progressivo scaldarsi delle acque, tendono a spostarsi verso costa: si potranno insidiare le spigole, gli sgombri, le aguglie, le occhiate e via dicendo. Merita poi una menzione anche lo spinning sulle mangianze, che i più audaci possono osare persino per insidiare il tonno rosso. Tutto sta ovviamente nel trovare il luogo migliore nel momento ideale, a motore spento e con avvicinamento lento: il fattore “fortuna”, in questo caso, è sempre molto alto, oltre alla calma necessaria per avvicinare i tunnidi senza spaventarli, effettuando poi dei lanci il più possibile precisi. Se il lancio sarà effettuato bene, la ferrata avverrà nel giro di una manciata di secondi!

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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.

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