Pescare in barca: le tecniche per iniziare

Per alcuni è una forma di sostentamento, un lavoro duro dal sapore antico. Per altri è una vera e propria arte, mentre per altri è un semplice e piacevole passatempo, una divertente distrazione. Parliamo, ovviamente, della pesca, un’attività che ci mette a contatto con la natura, che ci permette di scoprire dei luoghi unici, che ci fa fare dell’attività fisica all’aperto e che, tendenzialmente, ci rilassa. Oggi vogliamo parlare della pesca in barca, o meglio, vogliamo introdurre questo mondo a chi ha poca familiarità con la pesca in generale ed è interessato a scoprire questa attività lì, in mezzo alle onde, lontano da tutto e da tutti.

Per pescare in barca, del resto, non servono dei mezzi molto particolari: un natante medio-piccolo, i principali accessori da pesca, un portacanne da barca e un po’ di esche, e il gioco è fatto. Ovviamente qualche accessorio in più permette di pescare con maggiore comfort e con risultati più esaltanti. Una barca più grande permette maggiore movimento ai pescatori e maggiore comodità, una doppia ancora per barca ci dà la possibilità di immobilizzare la barca, e un buono ecoscandaglio, oltre a darci informazioni preziose sul fondale, ci può dire parecchio anche sui pesci circostanti.

L’importante, all’inizio, per chi comincia a pescare in barca, è sempre e comunque divertirsi, nel rispetto della natura e delle più ovvie regole di sicurezza. Gli esperti ti diranno che per pescare un certo tipo di pesce è necessario usare una determinata canna e una specifica esca in un determinato luogo, il tutto con una tecnica precisa. Questo è vero, verissimo: al principiante della pesca in barca, però, conviene partire con il cuore più leggero, dotandosi di accessori e di tecniche polivalenti. Per la specializzazione ci sarà sempre tempo. Abbiamo parlato di canne, di esche e di portacanne da barca. Chi inizia a conoscere questo sport da zero, però, ha di certo bisogno di qualche indicazione in più: in questo post vedremo sia gli accessori da pesca per principianti che le tecniche fondamentali. Prima di iniziare, però, è il caso di ripassare velocemente il capitolo ‘burocrazia’ della pesca in mare!

Pescare al mare in barca

Pescare in mare: i documenti e i permessi necessari

La pesca amatoriale in mare offre diversi vantaggi dal punto di vista della burocrazia rispetto a quella in acqua dolce. Fino a qualche anno fa – il 2010 per l’esattezza – la pesca in mare era assolutamente libera, senza la necessità di licenze o di permessi particolari. La pesca in acque dolce, invece, prevedeva e prevede la presenza di licenze e permessi. A partire dal 2010, anche la pesca in mare prevede un breve iter burocratico, ovvero la comunicazione obbligatoria. Negli ultimi tempi si era parlato parecchio della possibilità dell’entrata in vigore della licenza di pesca a pagamento a partire dal 2019, la quale avrebbe dovuto prevedere per l’appunto il pagamento di una tassa annuale per la pesca in mare – a fronte di una possibile sanzione amministrativa di massimo 51 euro. I guadagni relativi a questa tassa sarebbero dovuti andare al Ministero per le politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, nonché alle Capitanerie di Porto e alla Guardia Costiera. La Legge di Bilancio 2019, però alla fine non ha introdotto questa nuova norma, lasciando dunque ancora una volta libera – o quasi – la pesca in mare.

La barca… per pescare dalla barca

Ci sono molti pescatori da riva che guardano al pescare in mare dalla barca come a un sogno. Va però detto che per darsi alla pesca in barca non serve per forza spendere migliaia e migliaia di euro per acquistare delle barche “classiche”. Esistono per esempio molti piccoli tender gommoni che possono essere acquistati con meno di 500 euro, e ci sono anche dei pacchetti tender+motore fuoribordo assolutamente convenienti. Ma non è tutto qui: chi volesse darsi alla pesca in barca in modo pratico e veloce, con un budget ridotto e senza ingombri, può optare per dei comodissimi belly boat, comodi e forniti di tutto il necessario per la pesca, con borse laterali e reti portabagagli.

Vediamo ora, una volta trovata una barca – dalla barca a vela fino al belly boat – qual è l’attrezzatura da pesca necessaria.

L’attrezzatura necessaria per pescare dalla barca

Elemento principe della pesca in barca, oltre ovviamente alla barca in sé, è la canna da pesca da barca. Questo accessorio non ha certo bisogno di presentazioni, ma ne esistono talmente tanti tipi che confondersi è molto semplice. I pescatori più agguerriti ed esperti arrivano a spendere cifre estremamente importanti per le canne da pesca. Il principiante però può certamente accontentarsi di una canna da pesca telescopica per il bolentino costiero, che di distingue dalla canna ad innesti – in fibra di carbonio di 4 metri di lunghezza massima. Si avrà così una canna da pesca versatile che, una volta chiusa, ingombra poco – poco meno di un metro. Una canna più lunga sarà tutto fuorché comoda e versatile.

accessori pesca in barca

Il principiante non si deve buttare su una canna da pesca da usare per un tipo specifico di tecnica o di pesca, quanto invece su una canna buona à tout faire: non troppo rigida, la nostra prima canna da pesca per pescare dalla barca dovrà essere delicata, adatta per qualsiasi tipo di pesca. Un qualsiasi negoziante di accessori per la pesca saprà sicuramente consigliarvi senza troppi problemi, partendo dal presupposto che è possibile portarsi a casa una canna degna di questo tipo spendendo meno di 50 euro. L’obiettivo è quello di infilare nel proprio portacanne da barca una canna in grado di supportare piombi fino a 250 grammi senza rischio di rotture.

Non c’è canna, ovviamente, senza mulinello da pesca. Anche in questo caso, l’obiettivo è la polivalenza: va bene dunque un mulinello di media grandezza, della misura 4000, economico, per spendere meno di 30 euro. Una volta selezionato il mulinello, questo dovrà essere dotato di filo, il quale potrà essere caricato sul mulinello direttamente dal negoziante. Anche qui, ovviamente, c’è l’imbarazzo della scelta, il quale anzi qui si fa sentire ancora più che altrove. Quale lenza scegliere? Il principiante non ha certo bisogno di spendere troppo in lenze multifibra: meglio volare basso, e accontentarsi di un filo in grado di resistere senza problemi a un carico di rottura di circa 10 chilogrammi. Un economico monofilo di nylon da 0,30 millimetri di diametro, per esempio, sarà una buona soluzione per qualsiasi principiante che desideri pescare dei pesci di taglia media o piccola. Nessuno, qui, si sta preparando per andare ad arpionare Moby Dick! Il vantaggio di una lenza di diametro ristretto non è solo economico: con un filo di 0,30 millimetri sarà infatti possibile avvolgere sul proprio mulinello più di 200 metri di filo.

Non serve, però, un’unica lenza da pesca: oltre alla lenza madre – ovvero alla parte iniziale del filo da pesca – ci servirà anche la parte finale. Ed è proprio sulla ‘finale’ che troveranno spazio tutti gli accessori usati per la pesca, e quindi perline, piombi, braccioli, ami e via dicendo, localizzati su questa lenza più breve e più sottile. Se dunque la tua lenza madre è un monofilo di nylon da 0,3 millimetri, la tua finale potrà essere un fluorocarbon da 0,25 millimetri, abbastanza spesso per sopportare gli strattoni di pesci medio-piccoli e abbastanza sottile per non essere individuato dalle prede. Certo, si tratta di lenze da usare solamente per pesci di dimensioni ridotte, ma per un principiante possono di certo andare bene. Ecco dunque che un principiante che esce dal negozio di accessori di pesca dovrebbe avere una canna da pesca dai 2 ai 4 metri, un mulinello standard con monofilo di nylon da 0,3 millimetri (con due bobine di ricambio con le stesse caratteristiche) e una bobina di finale. Come vedremo poi quando parleremo delle tecniche di pesca in barca, le bobine di riserva potranno essere utilizzate anche in modo autonomo.

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Dunque, ora abbiamo la canna, abbiamo le lenze e abbiamo il mulinello. Di essenziale, dunque, ci mancano gli ami. E quanto ad ami ci sarebbe da parlare per tantissimo tempo: cambiano le forme e cambiano le dimensioni. Esistono ami molto grandi – a partire dalla misura 1 – ed esistono ami molto piccoli – quelli delle misure 26-28. Come già fatto per tutti gli altri accessori, il principiante pescatore in barca si butterà su una soluzione intermedia, e dunque su degli ami di misura 10, meglio se a gambo lungo. Per stare tranquilli e pescare senza problemi sarà meglio acquistarne una ventina quindi almeno un paio di bustine.

Tra gli altri accessori ci sono poi i piombi, che variano in quanto a peso e a dimensioni in base alla tecnica di pesca usata. Il principiante dovrebbe acquistare un’ampia gamma di piombi, senza dimenticare quelli più pesanti, che potranno essere per esempio usati per la pesca a bolentino. In ogni caso, meglio non scegliere dei piombi eccessivamente pesanti: meglio sempre ricordarsi dei limiti della lenza che utilizziamo, e non andare mai oltre i 2 terzi del peso massimo lanciabile dichiarato dal costruttore (con la nostra lenza monofilo da 0,3 millimetri, per esempio, ci si dovrà fermare su piombi da 100 grammi, al di sopra del quale ogni nuovo lancio potrebbe risolversi con la rottura della lenza). Sarà poi opportuno acquistare dei travi pronti– lasciando perdere per ora quelli fatti a mano – e delle esche, sia vive che morte.

Oltre a questi accessori fondamentali, prima di salire a bordo per pescare della barca ci si dovrebbe assicurare di avere uno slamatore, per togliere l’amo dal pesce pescato – utile soprattutto se si ha intenzione di liberare il pesce, nonché delle forbici, un retino, un coltello sfilettatore, delle pinzette e un secchio per i pesci. Tutto questo, unito a un portacanne per barca, rappresenta lo stretto necessario per godersi una giornata di pesca al mare. Ma quali tecniche dovrebbe conoscere – e provare – un principiante che sale per la prima volta in barca con canna da pesca e lenze?

pescare in barca canna da pesca

Le tecniche per pescare in barca per principianti

La prima tecnica da provare e imparare per pescare in barca l’abbiamo già anticipata qui sopra: parliamo ovviamente del bolentino, che può essere praticato sia con la canna da pesca che a mano, e quindi senza canna. È il metodo più semplice di pesca a fondo, che consiste dunque nel far scendere la parte finale della lenza verso il fondale grazie all’utilizzo di un piombo piuttosto pesante, così da andare a incuriosire i pesci che vivono lontano dalla superficie – pur sapendo che, nei nostri mari, è in genere più probabile avere successo lontano dal fondale. Con questa semplice tecnica di pesca, in barca come dagli scogli, si usano esche vive, come vermi, gamberetti, sardine, cozze e calamari, ed è possibile pescare già a qualche decina di metri di profondità, con barca ferma e ancorata.

Una volta sperimentato il fondamentale e basico bolentino costiero, tenendo dunque la lenza in tensione per un po’ di tempo, è possibile passare a qualcosa di leggermente più complesso tra le tecniche di pesca in barca. Pensiamo per esempio al kabura: le esche in questo caso sono artificiali, e vengono calati sul fondo, per poi essere recuperate per quattro, cinque, sei metri, a strattoni, per poi essere rilasciate nuovamente, e via così, per dare ai pesci la sensazione di trovarsi di fronte a delle prede appetitose. Tecnica simile al kabura è il vertical jigging, che prevede l’uso di esche leggermente più grosse – fino ai 400 grammi, laddove il kabura si ferma intorno ai 50 grammi – e di un recupero senza strattoni.

Altra tecnica classica della pesca in barca è certamente la traina costiera, che può essere fatta a partire da fondali di 4 o 5 metri. Anche in questo caso si utilizzano esche artificiali, destinate a lavorare in superficie o in media profondità, aiutandosi a volte con dei piombi leggeri o con gli affondatori idrodinamici. Qui si utilizzano due canne – con i portacanne per barca che diventano dunque fondamentali – e, una volta calati gli artificiali a poppa, si inizia ad avanzare – e quindi a trainare le esche – a una velocità di circa 4/5 nodi abbondanti: la barca non dovrà essere arrestata nel momento stesso in cui un pesce abboccherà, bensì, va diminuita la velocità di crociera e quindi adoperarsi nella fase di recupero del pesce.

Diversa ma non troppo dalla traina costiera è ovviamente la traina d’altura, la quale però richiede tendenzialmente delle canne da pesca diverse, delle lenze più resistenti e, preferibilmente, delle barche abbastanza spaziose, per rendere questa attività più confortevole e intrigante. Non è affatto raro vedere appassionati mentre pescano con più di 2 canne da pesca in contemporanea, per avere maggiore probabilità di pescare qualcosa in mare aperto: in questo caso gli artificiali vengono calati a poppa a circa 40 o 50 metri, per poi procedere a una velocità di 8/9 nodi. Ma la bravura del pescatore d’altura, si sa, inizia a farsi vedere quando il pesce abbocca!

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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.

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