Sì, esatto, torniamo su uno dei materiali – meglio, degli argomenti – più amati e più discussi del mondo marinaresco. Sì, oggi parleremo di come pulire e proteggere il teak in barca. Non è la prima volta che lo facciamo, e molto probabilmente non lo è nemmeno per te. Tutti i diportisti, infatti, prima o dopo sono stati trascinati in una conversazione/discussione sul teak, materiale marinaresco per eccellenza, in grado di donare alle barche un’eleganza semplicemente impareggiabile. E su questo non ci sono dubbi, sia chiaro: sulla bellezza del teak, del teak vero e proprio e di alta qualità, non si discute.
Dove stanno, allora, i tanti punti di faida intorno al teak in barca? Prima di tutto, la popolazione del diporto si divide tra chi sogna una barca con coperta in teak e dunque desidera acquistarne una, e tra chi sogna una barca con coperta in teak ma, nonostante questo, ha già deciso in partenza che non ne acquisterà mai una con questo “optional”. Perché il teak piace a tutti, ma non si tratta certo di un materiale facile. Il che è assurdo, perché in realtà il teak, come sottolineeremo più avanti, è un materiale ultraresistente, che può durare tantissimo nel tempo, e che sopporta molto bene le minacce dell’ambiente marino. A patto, ovviamente, di essere trattato bene, ed è qui che casca l’asino. Ed è proprio per questo che quando si parla di questo legno non si discute del uso impatto estetico, quanto invece della sua pulizia e della sua manutenzione. Proprio così: in banchina e nei forum sembra non si parli di altro che di come proteggere il teak. E il bello è che, molto spesso, le idee che vengono esposte sono estremamente differenti, talvolta contrapposte, a partire da un’interpretazione differente delle medesime caratteristiche di questo stupendo legno.
Quindi sì, oggi parleremo di come proteggere il teak, perché in questo campo c’è sempre qualcosa da imparare. Riassumeremo quali sono le peculiarità di questo legno, spiegheremo perché si comporta così e quali sono le principali minacce alla sua bellezza, e riassumeremo velocemente le migliori tecniche per la sua pulizia. E poi faremo un passettino in più, parlando della sua protezione dopo la semplice pulizia, presentando una vera chicca, ovvero un protettivo idrorepellente che può diventare il miglior alleato di un diportista con una barca in teak.
Si comincia!
Proteggere il teak: ecco quali sono i suoi punti salienti
Nei forum, sul teak, si legge tutto e di più, e purtroppo di tanto in tanto si incontrano dei resoconti di trattamenti alla coperta finiti male, malissimo, con uno spreco di soldi e di tempo notevole, nonché dei risultati agghiaccianti. Questo accade per differenti motivi: perché si seguono i consigli dell’amico esperto che, però, in realtà non sa molto bene di cosa sta parlando, perché si decide di fare di testa propria, perché si sbaglia tecnica, perché si sbaglia prodotto e, molto spesso, perché non si conoscono a sufficienza la natura e le caratteristiche fondamentali del teak.Prima di parlare di come proteggere il teak, quindi, è il caso di spendere qualche riga sulle peculiarità di questo legno subtropicale.
Partiamo proprio da qui: il teak è un legno che nasce in determinate regioni subtropicali, soprattutto nelle foreste della Birmania, del Laos e del Vietnam. Per crescere il teak ha infatti bisogno di temperature piuttosto alte, al di sopra dei 20 gradi, e di sole per tutto l’anno. Il problema sta nel fatto che, vista la grande richiesta di teak per la costruzione di barche, di arredi interni ed esterni, negli anni la quantità di teak “naturale” e nobile è andata via via diminuendo, portando anzi in certi casi il teak a rischio estinzione. Va peraltro sottolineato che gli alberi di teak – i Tektona, che possono raggiungere i 40 metri di altezza e un diametro di oltre 100 centimetri – dovrebbero essere abbattuti molto in là nel tempo, ovvero dopo i 40 anni di età. E sia chiaro, non è sufficiente abbattere l’albero come si farebbe con un abete: la tecnica giusta prevede di incidere la base dell’albero e aspettare che questo “muoia”, per abbatterlo poi qualche anno dopo.
Viste tutte queste peculiarità, non deve stupire quindi che nel tempo siano nate grandi piantagioni di teak, in Africa e in Sud America, per rispondere alle richieste del mercato. In base all’età, all’area geografica e ad altri aspetti, ci sono diverse qualità di teak sul mercato e, come dicono in tanti, è sempre più difficile trovare teak di altissima qualità, come invece si poteva fare negli anni passati.
Il miglior teak è quello ricavato da alberi pienamente maturi, e si distingue dagli altri per la robustezza massima. Ma lo stesso albero può dare teak di qualità differenti: quello più interno, il durame, è più solido, e si presenta del colore del miele; quello più esterno, vicino dunque alla corteccia, è invece più debole, assomiglia a quello degli alberi giovani, e presenta una quantità minore di resina e di olio. Questo significa che quel teak potrà durare meno nel tempo.
Un teak di qualità e trattato bene può resistere più di un secolo: si tratta infatti di un legno in grado di affrontare le intemperie, i parassiti, i funghi, il sole e il gelo. Grazie al suo elevato contenuto di resine, si mantiene elastico. E ancora, è per natura idrorepellente, nonché in grado di resistere senza grossi problemi alla salsedine, a differenza di tanti altri legnami che no, non sono affatto adatti per essere impiegati in barca.
Insomma, sembra proprio il materiale perfetto per la coperta di una barca. Eppure… eppure bisogna essere in grado di proteggere il teak, eliminando tutte le minacce che possono danneggiarne la bellezza.
Gli errori da non fare con una coperta in teak
Le sue affascinanti venature, le sue tonalità che giocano tra il miele, il bruno il giallo e persino il rossastro. Resistere al teak è difficile. Ma è invece facile, per disattenzione o incuria, rovinarlo, spesso in modo irrimediabile. Per proteggere il teak in barca, quindi, è necessario partire dall’eliminazione di tutto quello che può minacciarlo. E sì, bisogna fare delle rinunce.
Niente scarpe con i tacchi a spillo sulla coperta in teak, né cani con unghie – o artigli – pronti a creare righe antiestetiche. La regola delle “scarpe da barca” vale per tutte le barche, ma soprattutto per quelle con una coperta in teak: camminare qui e lì con un sassolino conficcato nella suola, infatti, potrebbe fare grossi danni, quindi è sempre meglio avere un paio di calzature a suola barca da usare solo a bordo. Il teak, inoltre, teme anche le sostanze acide o oleose, dal pomodoro alla maionese, senza dimenticare creme solari, bevande energetiche e via dicendo.
All’inizio proteggere il teak potrebbe sembrare difficile, ma con il tempo tutto diventerà routine: non far cadere il cibo sulla coperta e lasciare a terra le scarpe con il tacco non è certo impossibile, come non lo è affatto predisporre delle coperture sul legno quando si effettuano lavori di manutenzione con lubrificanti o attrezzi appuntiti.
Non basta però tenere questo pregiato legno lontano dalle minacce: bisogna anche pulirlo regolarmente!
Proteggere il teak: la pulizia
Avevamo già affrontato in modo piuttosto esteso l’argomento della pulizia del teak l’anno scorso, con una guida bella cicciona che è stata molto apprezzata. Qui, dunque, ci limiteremo a riassumere velocemente – ma non troppo – come si affronta questo fondamentale passaggio.
Pulire regolarmente il teak è un obbligo: chi non vuole farlo, molto semplicemente deve virare verso un altro tipo di coperta. Usare le tecniche e i prodotti giusti, appositamente pensati per questa operazione, permette di preservare nel tempo non solamente la bellezza di questo legname, ma anche le sue pregevoli doti chimiche e fisiche, così da poter godere a lungo della propria coperta.
Occhio: nei forum c’è sempre chi dice che il teak non va pulito eccessivamente per non andare a derubarlo degli oli e delle resine che si trovano al suo interno. Sono proprio loro, infatti, a rendere questo legno così speciale per il diportista. Quindi no, questo ammonimento non è completamente sbagliato. Ma non deve – e non può – essere usato come scusa per lavare poco o per nulla al coperta in teak: in questo caso i rischi sarebbero ben peggiori, e anzi, i danni alla coperta non sarebbero più possibili, ma del tutto certi.
Per preservare le resine del teak non bisogna sospendere le pulizie: bisogna invece agire nel modo giusto, eliminando sul nascere approcci e prodotti aggressivi. Cancelliamo dalla mente e dal panorama delle possibilità, quindi, l’utilizzo di acqua a pressione o di idropulitrici. Sempre parlando degli strumenti, per la pulizia del teak è bene usare delle spazzole morbide, che non vadano a “incidere” il legno. Tutto quello che viene utilizzato in questa operazione deve essere rispettoso del legno, delle resine nonché della gomma dei comenti.
Bisogna dunque usare prodotti detergenti per la pulizia del teak: parliamo del mitico Teak Wonder, ma anche di Sika Teak Cleaner e di Magic Teak Cleaner. L’importante è non scegliere dei prodotti generici, e affidarsi solamente a dei marchi conosciuti come quelli appena nominati.
Per la pulizia del teak si inizia dunque con un detergente apposito come Teak Wonder Cleaner, che permette una pulizia efficace senza dover carteggiare al coperta e nel pieno rispetto di questo stupendo legno, nonché dei comenti, del gel coat e e della ferramenta. Per farlo ci si deve attrezzare di spazzola morbida e di acqua dolce, procedendo su aree piccole, e preferibilmente all’ombra – meglio evitare, dunque, il sole battente.
Una vota risciacquato il detergente, è possibile – se si desidera riportare il teak alla sua tonalità chiara originale – usare lo sbiancante per teak, come Teak Wonder Brightner, da usare sulla coperta ancora bagnata.
Questo, insomma, per quanto riguarda la pulizia. E per quanto riguarda le operazioni possibili per proteggere il teak perfettamente pulito?
Proteggere il teak: l’olio
Terminata la pulizia, è bene procedere con un’ulteriore operazioneper proteggere il teak. Tipicamente in questi casi si utilizza dell’olio per teak, il quale andrebbe dato almeno una volta all’anno: lo scopo è quello di ricompensare il legno dell’olio naturale perso nei mesi precedenti per colpa delle intemperie, rendendolo quindi via via più grigio, nonché meno resistente. L’olio va applicato sulla coperta perfettamente asciutta, e quindi preferibilmente due giorni dopo le pulizie, avendo cura di rimuovere l’eccesso d’olio con un panno. Solitamente, all’interno di un regime di pulizia e di manutenzione regolare, è sufficiente una sola mano d’olio per teak: in caso contrario, è possibile dare una seconda mano di teak oil.
Ma nei lavori di protezione del teak non c’è solo l’olio. Hai mai sentito parlare del protettivo idrorepellente per il teak?
Proteggere il teak: l’idrorepellente per legni duri
Sopra abbiamo detto che, come molti fanno notare, la pulizia del teak non deve essere eccessiva. Questo perché sì, è obbligatorio mantenere pulita la coperta per farla durare a lungo, ma allo stesso tempo non bisogna esagerare, per non andare a impoverire il legno. Non è un caso se, come visto, si consiglia di usare dell’olio per teak almeno una volta all’anno.
Ma come si può ridurre la frequenza dei lavaggi della coperta in teak senza compromettere la sua durata? La soluzione c’è, e si chiama idrorepellente per legni duri: nel nostro e-commerce puoi trovare il Protettivo idrorepellente all’acqua per legni duri Idro Boat, ovvero un prodotto che protegge il legno impedendo all’acqua di penetrare senza però compromettere la natura traspirazione del teak.
Andando ad aumentare l’idrorepellenza del teak, questo prodotto riesce a mantenerlo pulito e protetto nel tempo, così da ridurre la frequenza dei lavaggi. E questo porta anche a tanti vantaggi collaterali: non solo il teak dura di più, ma è possibile diminuire il tempo speso per la manutenzione del teak, nonché i soldi spesi per acquistare i detergenti specifici.
La prossima volta che pulirai la tua coperta, dunque, ricordati di usare anche il protettivo idrorepellente per teak: penetrerà per qualche millimetro del legno, proteggendolo a lungo senza lasciare traccia, senza mutare in alcun modo l’aspetto del legno. Riduci al minimo le aggressioni al tuo teak!
La pulizia del teak: perché averne particolarmente cura oggi
Avere grande cura della propria coperta in teak, al giorno d’oggi, è particolarmente importante. Il motivo è semplice: saranno sempre meno le barche che potranno vantare questo materiale in coperta. Non ci sono dubbi, il teak è il migliore tra i materiali che possono essere usati per la realizzazione di ponti su navi, yacht e barche di dimensioni inferiori. Ma è anche vero che le foreste naturali di teak stanno diventando sempre meno. Partendo dal presupposto che l’albero del teak cresce solo nelle foreste di India, di Thailandia, di Laos e di Myanmar, e che solo quest’ultimo paese ha finora posticipato il divieto di taglio delle foreste naturali, si capisce che si tratta già di per sé di un materiale via via più raro. La faccenda diventa ancora più oscura nel momento in cui si scopre che importare teak naturale dal Myanmar significa anche finanziare il regime militare che ha preso il potere con un colpo di stato. Certo, le piantagioni di teak coltivate dall’uomo danno legname di ottima qualità, che però non è paragonabile a quello naturale: si potrebbe quindi pensare che il solo fatto di continuare a costruire ponti di questo tipo sia, direttamente o indirettamente, un modo per incentivare la deforestazione. Come hanno più volte sottolineato quelli della FAO, peraltro, è difficile sapere esattamente a quanto ammonta il declino delle foreste di teak, poiché questi alberi crescono in misura variabile (tra il 4 e il 35%) in foreste di latifoglie e di sempreverdi tropicali. Insomma, l’impressione – e da un certo punto di vista, la speranza – è che in futuro si produrranno sempre meno coperte in teak. Chi ha la fortuna di averne una deve quindi averne particolare cura, con una pulizia del teak attenta e rispettosa!