Manutenzione della barca: la guida definitiva per la pulizia della coperta

Una buona manutenzione della barca, lo sanno bene i diportisti di lunga data, passa anche per una sua corretta pulizia. Pensiamo per esempio a quanto è importante avere delle carene pulite e un’opera viva senza vegetazione o altre fonti d’attrito, o ancora, a quanto è importante il lavaggio del motore fuoribordo. Oggi vogliamo concentrarci sulla pulizia dell’area “principale” per la vita a bordo: in questa guida parleremo infatti della pulizia della coperta della barca, passaggio essenziale per il benessere dell’imbarcazione come di chi la utilizza. Eccezion fatta per le barchette più piccole, dalle derive in là, la pulizia della coperta è un’attività tutt’altro che veloce, che può infatti assorbire ore o persino intere giornate; va peraltro detto che pulire la coperta significa spesso incontrare piccoli danni o segni d’usura che fino a quel momento non erano stati notati, dando così il via a ulteriori operazioni di manutenzione della barca. Proprio questo del resto, come vedremo, è uno dei tanti motivi per cui è bene programmare regolarmente una seduta di pulizia della coperta! Qui vedremo per l’appunto perché è importante pulire questa area della barca e successivamente come procedere, sia nel caso della pulizia della vetroresina, sia nel caso della pulizia del teak a bordo della barca; vedremo inoltre alcuni piccoli approfondimenti, relativi per esempio alla riparazione delle cricche della VTR e alla sostituzione dei comenti per il teak.

Non ci resta che augurarti una buona lettura: il buon lavoro te lo augureremo invece alla fine della guida, quando saprai tutto il necessario per avviare la pulizia della coperta della tua barca!

Perché è importante avere una coperta pulita

Per quale motivo è così importante programmare regolarmente la pulizia della coperta della barca? Non ci si può limitare a rispondere “perché sì” o “perché è bello”; va infatti sottolineato il fatto che pulire la coperta è un passaggio della più ampia “strategia” di manutenzione della barca, che supera il puro obiettivo di ordine estetico (altrimenti a pulire regolarmente le coperte delle barche dovrebbero essere solo le aziende di vendita o di affitto degli scafi, o chi opta per il noleggio occasionale della barca così da ammortizzare i costi di acquisto e manutenzione). Nossignore, ci sono dei motivi concreti e diversi per pulire regolarmente la coperta:

  • Non lasciare correre l’usura: lo sporco per sua stessa natura è coprente. Ecco che allora in una coperta sporca non si noteranno i segni di usura o i piccoli danni, dalla guarnizione rotta alla cricca nella vetroresina. Al momento della pulizia invece tutti questi piccoli sintomi diventano palesi, così da poter intervenire tempestivamente e nel modo giusto prima che questi danni da nulla diventino problemi seri (e costosi).
  • Più sicurezza a bordo: una coperta pulita è una coperta più sicura, dove si scivola meno, dove tutto è più visibile, dove si può avere la certezza della solidità dei vari appigli.
  • Maggiore integrità strutturale: l’umidità, il salino, la sporco, sono tutti agenti che non fanno bene ai diversi materiali presenti in coperta. Per questo motivo una pulizia regolare permette di conservare l’integrità della barca stessa
  • Più igiene a bordo: sulla coperta della barca si gira a piedi nudi, su una coperta ci si stende – con un asciugamano – a prendere il sole, ci si siede a guardare l’orizzonte, e via dicendo. Una coperta pulita è sicuramente più igienica.

Insomma, di ottimi motivi per programmare regolarmente la pulizia della coperta non ne mancano. E poi, vogliamo davvero mettere quanto è soddisfacente, alla fine della pulizia, rimirare la propria coperta perfettamente lucida e linda?

Iniziamo quindi con la nostra guida pratica alla pulizia della coperta: iniziamo dalla vetroresina!

La pulizia della coperta in vetroresina: il necessario

A vela o a motore, la maggior parte delle barche moderne presenta una coperta in vetroresina. Un materiale che, come è noto, ha permesso di abbassare in modo importante i costi di produzione delle barche, così come i tempi di esecuzione, riducendo in modo concreto peraltro gli sforzi necessari per la manutenzione delle barche. Certo, ci sono anche dei difetti, sottolineati per lungo tempo dai detrattori delle “barche in plastica”, da quelli estetici in poi, per arrivare fino all’osmosi. Ma tant’è: la vetroresina si trova praticamente ovunque, anche in coperta, ed è bene imparare a pulirla nel modo giusto. Cosa dobbiamo avere a disposizione per la pulizia di una coperta in vetroresina? Ci serviranno:

  • Un panno assorbente pulito
  • Un’idropulitrice
  • Una scopa morbida
  • Un’aspirapolvere, meglio ancora se senza fili
  • Uno scopettone da barca
  • Una spugna morbida, non aggressiva
  • Un detergente per vetroresina
  • Un lucido per vetroresina
  • Degli stivali
  • Un po’ d’acqua dolce

Questo grossomodo è il necessario per pulire una coperta in vetroresina in modo efficace, pratico e soddisfacente: a partire da questi strumenti, vediamo come procedere!

Pulire la coperta in vetroresina: i passaggi

A questo punto è possibile dare il via alla pulizia della coperta in vetroresina della barca. Per prima cosa ci dovremo impegnare a togliere tutto lo sporco “facile”: questo vuol dire quindi iniziare a “spazzare” la coperta, utilizzando una scopa con delle setole morbide. Di certo aiuterà avere a bordo anche un’aspirapolvere con un “beccuccio” così da poter raggiungere gli angoli difficili o “impossibili” per la scopa. Terminato questo primo round, avremo eliminato tutto lo sporco “volatile” presente sulla barca: il prossimo step si concentrerà quindi sulla rimozione delle macchie, degli aloni e via dicendo.

Qui l’alleato perfetto è l’idropulitrice, che permette di pulire in profondità in modo rapido, efficace e ammettiamolo, persino divertente. Chi non possiede una lavatrice dovrà invece ripiegare verso il classico scopettone da barca, che deve avere delle setole morbide ma non troppo: troppa tenerezza renderà particolarmente difficile cancellare macchie e aloni! Si lavorerà quindi utilizzando scopettone, detergente per vetroresina e spugne non abrasive, così da togliere ogni traccia di sporco, anche da angoli, superfici curve e via dicendo. Si potrebbero incontrare anche delle incrostazioni più ostinate, per esempio vicino ai metalli: lì potrebbe essere il caso di usare delle apposite creme abrasive, con attenzione, sapendo che queste possono arrivare lì dove i semplici sgrassanti marini per gelcoat e superfici in plastica possono fare pochino.

L’ultimo passaggio, infine, consiste nel lucidare la vetroresina sfruttando gli appositi lucidanti. A questo punto la tua coperta dovrebbe essere sfavillante!

Riparare zampe di gallina e cricche nella vetroresina

Come abbiamo anticipato più in alto, tra i principali vantaggi del programmare regolarmente la pulizia profonda della coperta della barca c’è anche quello di individuare prontamente dei danni alla VTR prima che questi diventino gravi. Ma cosa potremmo quindi trovare, mentre armati di spugna e di detergente per barca siamo chini sulla coperta? La tipica magagna è quella delle zampe di gallina o di piccole criccature o ragnatele, ovvero piccolissime fratture del gelcoat senza però necessariamente dei cedimenti strutturali. Nel caso in cui la coperta sia ancora solida e ferma, si potrà semplicemente “rivestire” la parte danneggiata, con delle pitture gommose e traspiranti o con del semplice gelcoat spray.

Da non perdere:   Parabordi per barca: come sceglierli e come usarli al meglio

Come sappiamo bene, in coperta non ci si trova unicamente davanti a della vetroresina: vediamo quindi ora come pulire una coperta in teak!

La pulizia del teak: il necessario

Vediamo ora come pulire una coperta in teak. Da dove partire? Quali sono i prodotti e gli strumenti necessari da avere con sé? Questa lista riprende in parte quella già proposta per la pulizia della vetroresina, ma non totalmente:

  • Una scopa morbida
  • Un’aspirapolvere, meglio ancora se senza fili
  • Uno spazzolone per il teak
  • Una spugna morbida, non aggressiva
  • Un detergente apposito per il teak
  • Degli stivali
  • Un po’ d’acqua dolce

Vediamo ora come procedere nel concreto con la pulizia della coperta in teak in barca!

Come pulire il teak

Un legno resistente ma anche delicato, un materiale profondamente “marinaresco” il cui utilizzo sta però diminuendo velocemente nel tempo, un tipo di legname che nobilita un’intera barca: di motivi per mettere in campo una buona e attenta manutenzione del teak in barca non ne mancano davvero! Ovviamente la cura del teak parte dalla prevenzione: no scarpe con sassolini, no scarpe con suola in cuoio, no cani, no bambini con bicchieri di coca Cola, non panini ripieni di maionese, non creme solari lasciate aperte, e via dicendo. Pur con tutta la prevenzione del mondo, però, anche il teak si sporca: ecco come procedere.

La pulizia della coperta in teak inizia pur sempre dalla rimozione dello sporco più facile: si inizia quindi usando una scopa molto morbida, nonché un’aspirapolvere, preferibilmente con un beccuccio morbido, così da non correre il rischio di rigare il legno.

Si passa poi alla pulizia vera e propria: come avranno notato i più attenti, per la pulizia della coperta in teak non abbiamo indicato l’uso dell’idropulitrice. La potenza del getto d’acqua forzato potrebbe infatti essere eccessiva, andando ad aggredire il legno. Molto, molto meglio utilizzare semplicemente uno spazzolone morbido e pulito – da utilizzare sempre e solo perpendicolarmente alle fibre del legno, per non andare ad asportare la lignina e quindi a usurare il teak.

Per quanto riguarda i detersivi, assolutamente vietato l’utilizzo di prodotti generici: una coperta di questo tipo va pulita solo e unicamente con un detergente per teak, sapendo che in commercio esistono diverse alternative, da Teak Wonder Cleaner in poi. L’utilizzo di questi detergenti va fatto seguendo molto attentamente le indicazioni del produttore, quanto a dosaggio, utilizzo e tempistiche; in tutti i casi, dopo l’uso del detergente per teak, è necessario sciacquare abbondantemente con acqua dolce. Alcuni produttori consigliano peraltro di dare una sciacquata anche con dell’acqua di mare, la quale ha il vantaggio di rallentare l’invecchiamento del legno.

Nel caso in cui ci si trovi ad avere a che fare con una coperta in teak inscurita dal tempo, potrebbe essere un bene concludere la pulizia della coperta utilizzando un prodotto schiarente apposito, come il Teak Wonder Brightener. Questo prodotto sbiancante, se usato rispettando le indicazioni del produttore, è assolutamente sicuro e soprattutto efficace: l’effetto schiarente è immediato.

pulizia della coperta in vetroresina e in teak

Sostituire e riparare i comenti del teak

Come abbiamo visto sopra, la pulizia della coperta in vetroresina costituisce un momento ideale per individuare eventuali magagne del materiale plastico. La stessa cosa vale ovviamente anche per la pulizia della coperta in teak: tra i danni che si potrebbero individuare potrebbe esserci per esempio qualche problema a livello dei comenti, i quali potrebbero essere rovinati, tendenti allo sbriciolamento o già in parte “volati via”. Ebbene, in una situazione di questo tipo, in caso di un problema tutto sommato localizzato, è possibile un intervento mirato, senza dover prendere in considerazione un calafataggio completo o delle attività molto costose. Come sostituire quindi dei comenti rovinati? Prima di tutto, è bene assicurarsi che la parte su cui lavorare sia all’ombra, e che le temperature non siano eccessive: sarebbe bene infatti stare trai 5 e i 25 gradi circa. A questo punto, armati di pazienza e di precisione, si andrà a togliere i comenti rovinati usando un taglierino qui è necessario essere attentissimi, per non rischiare di “tagliare” anche il legno. Una volta pulita completamente la fuga (che certe volte deve essere anche ribattuta, per assicurarsi lo spazio necessario) con dell’acetone, è bene aspettare che questa asciughi del tutto: ci vorrà almeno un’oretta. A questo punto, usando l’apposita pistola, sarà possibile depositare il sigillante, con movimenti lenti e soprattutto regolari; il lavoro va poi rifinito con calma con una spatola.
Il lavoro va fatto riposare per almeno 2 giorni, obbligatoriamente all’asciutto; passato questo tempo, si potrà togliere la gomma in eccesso, usando un taglierino pulito.

La pulizia dei metalli in barca

Alla pulizia della coperta in barca è spesso associata, e non a caso, anche la pulizia degli elementi metallici. In effetti avrebbe poco senso lasciare sporchi questi elementi, che andrebbero di conseguenza a “inzozzare” la coperta pulita alla prima pioggia! Ecco che allora è il caso di procedere con la pulizia di pulpiti, traglie, passo uomo e via dicendo. Di prodotti ad hoc ne esistono diversi, a partire per esempio dalla crema lucidante di Iosso, pensata per essere utilizzata su tutti i principali metalli marini: acciaio inox, ma anche alluminio, ottone, rame, bronzo, cromature e via dicendo. Come procedere? Prima di tutto è bene dare una pulita veloce e grossolana per eliminare lo sporco più superficiale, utilizzando un panno o una spugna. A quel punto, utilizzando un panno pulito – meglio ancora se assorbente – è possibile applicare a piccole dosi la crema per la pulizia dei metalli in barca, sfregando per bene per distribuire la crema su tutta la superficie, fino a formare una leggerissima patina, abbastanza omogenea; a questo punto è necessario ripassare il metallo con un novo panno, pulito, per avere una lucidatura molto soddisfacente.

Sostituire il sigillante in coperta

Siamo giunti alla fine della nostra guida alla pulizia della coperta in barca: abbiamo visto infatti come pulire la coperta in vetroresina come quella in teak, e ci siamo soffermati anche su dei piccoli interventi di manutenzione che potrebbero essere necessari al termine di questa attività. Prima di chiudere vale la pena citare un altro lavoretto che potrebbe rendersi evidentemente necessario al termine delle pulizie: ci riferiamo all’eventuale sostituzione del sigillante marino sulla coperta in vetroresina. Ci si potrebbe infatti a scoprire che qui e lì il sigillante ha ceduto, o che magari è ammuffito, e che sta per cedere. I fattori che indeboliscono questo materiale sono tanti, dall’umidità al sole, causando perdita di impermeabilità e di elasticità. Il lavoro da fare è molto simile a quello che abbiamo visto per i comenti del teak: si toglie il vecchio sigillante con un taglierino, facendo parecchia attenzione, e si procede poi con la stesura del nuovo silicone per barca, per delle fughe più belle, più pulite e più impermeabili.

Buon lavoro!

Ti è piaciuto l'articolo?

Clicca sulle stelle per votare

Media voti 2.3 / 5. Numero di recensioni 3

Nessun voto per ora. Sii il primo a valutare questo post.

Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.

Cosa ne pensi? Dicci la tua

Non hai inserito nessun commento
Inserisci il tuo nome prima di commentare

Contenuti che potrebbero interessarti

- -pubblicità - -

Resta aggiornato


Su promozioni e novità riguardo il mondo della nautica.

Iscrivendoti accetti le condizioni generali e l'Informativa Privacy.

Hai una storia da raccontare?

- -pubblicità - -

Accessori nautici e pesca sportiva

1 store online di accessori nautica e articoli per la pesca sportiva qualità: i migliori brand e tanto made in Italy, catalogo con più di 50.000 articoli.

Ultimi articoli

Guida Completa alla Manutenzione del Gommone

Se ami navigare e trascorrere del tempo in mare,...

Manutenzione del rig: il fulcro della manutenzione in barca a vela

Quando si tratta della manutenzione delle barca a vela,...
00:06:16

Mini Transat: Sopravvivere all’Oceano Atlantico – La Sfida Giorno per Giorno EP 2

Nel secondo episodio della serie Mini Transat, scopri come...

Come funziona un Ecoscandaglio? Funzioni Avanzate e Consigli per Sfruttare al Massimo il Tuo Dispositivo

Dopo aver esplorato le basi sull’ecoscandaglio e la sua...
Condividi