Conviene restaurare una barca?
Se prendiamo il vecchio adagio popolare secondo cui l’impegno non è tanto comprare una barca quanto mantenerla o restaurarla, cerchiamo in questo articolo di vedere come avere il giusto approccio per poter prendere in mano delle situazioni che, ad una prima occhiata, sembrano casi disperati.
Analisi del mercato nautico prima di tutto.
Se avete navigato nel web o fatto un giro per i porti, avrete notato come i rimessaggi sono pieni di scafi lasciati al proprio destino e spesso offerti a prezzi più che vantaggiosi.
Quali sono le cause?
Andiamole ad esaminare: con l’attuale situzione del mercato nautico può accadere che spesso gli armatori preferiscono lasciare una barca in secca, evitando così costi di manutenzione, o, ancora, gli eredi di vecchie barche semplicemente non hanno interesse o non ne apprezzano il valore.
Restaurare una barca: l’occasione è dietro l’angolo, ma poi arriva l’impegno più importante che è quello di riportare la barca agli antichi splendori.
Ed eccoci al punto focale, vi siete innamorati. Avete trovato il modello che avete sempre desiderato dondolante in porto o in secca in qualche invaso.
Si sa, sulla barca ci si ragiona per anni, poi si acquista d’impulso.
L’acquisto di una barca usata passa anche attraverso un istinto naturale, un’emozione di cuore a cui è difficile resistere. Anzi forse è proprio quella scintilla iniziale, al d là delle specifiche tecniche, delle prestazioni, dei dettagli, che porta a decidere per l’acquisto di una compagna di veleggiate, di viaggi, di crociere, di sogni sconfinati tra il cielo e il mare.
Siamo sognatori?
Per chi non demorde però e anzi è pronto ad affrontare un’avventura che sa ancora di romanticismo e libertà come quella di diventare armatore, le occasioni di fare buoni affari non mancano.
Sembra quasi un’utopia lo ammetto, l’importante è approcciarsi con quella che gli inglesi chiamano la giusta “confidence” e un pizzico di follia.
Bella! La compro e la restauro
Le barche in certi casi hanno quasi prezzi ridicoli e se ne può approfittare. Il problema vero non sono gli assegni da staccare nella fase di compravendita, ma il necessario lavoro di restauro per riportare la propria amata a navigare. Missione impossibile? In alcuni casi assolutamente sì, o almeno poco sostenibile a livello di impegno e costi, ma in altri è del tutto fattibile purché eseguita con il giusto approccio, mancanza di fretta e un’ottima capacità manuale e gestionale.
Quali lavori ci sono da fare?
Vediamo insieme una serie di lavori sempre attuali da fare su un’imbarcazione usata.
– Veleria per la riparazione o sostituzione delle vele.
– Elettronica nautica per il controllo e l’eventuale rinnovo di tutta la strumentazione di bordo di navigazione, comunicazione e intrattenimento.
– Meccanica navale per la revisione completa del motore entrobordo e dei suoi impianti ed accessori, compresa la linea d’asse.
– Stuccatura e verniciatura di scafo e coperta per scrostare la vecchia pittura, riparare eventuali difetti estetici estetiche e dedicarsi alla la finitura sia della carena che degli interni.
– Tappezzeria nautica per recuperare e riprodurre tendalini, bimini, cagnari, sacche porta strumenti, cappe di copertura dei winch, spray hood, fodere dei sofà, dei materassi, cuscineria, etc.
– Rigging per l’attività di controllo, sostituzione e riassemblaggio di tutte le attrezzature nautiche di bordo, compreso l’armo velico, le manovre in coperta e sottocoperta.
– Falegnameria per tutti lavori e gli smontaggi degli interni in legno e laminati, i loro rifacimenti, i restauri, le ricostruzioni e le modifiche.
– Elettricità che riguarda tutto il lavoro sui circuiti dell’impianto elettrico di bordo, il cablaggio e l’approntamento dei nuovi quadri elettrici.
– Meccanica per i vari smontaggi e revisioni delle parti dotate di meccanismi, come per esempio la pinna di zavorra, il timone, i serbatoi, le tubazioni, le valvole, le prese a mare, i wc e i vari impianti impianti del Gpl, del gasolio, acqua dolce e acque nere.
– Resinatura in poliestere, vinilestere ed epossidica con fibre di vetro o esotiche, con possibilità di stratificare sotto vuoto e controllare grado di umidità e della temperatura ambiente.
– Saldatura di tutte le parti in acciaio, acciaio inox e leghe leggere.
– Carpenteria, ossia tutti i lavori con il legno, acciaio, compreso (quello inox) e leghe leggere. In questo settore rientrano non solo i lavori eseguiti a bordo, ma anche quelli di officina per riprodurre parti rotte, perdute o non più utilizzabili con tutte le attrezzature e i materiali necessari.
Fai-da-te, cantiere o artigiani free lance
Di fronte al restauro di una barca a vela o motore ci sono due strade: la prima è rivolta esclusivamente ai puristi del fai-da-te, marinai di razza in grado di affrontare lavori manuali di ogni tipo, che conoscono a fondo i materiali, sanno come trovarli e lavorarli, hanno mani d’oro, cultura, conoscenze tecniche ma anche lo spazio necessario a ospitare lo scafo e prendersene cura: un giardino, un capannone, un garage, insomma un luogo di lavoro funzionale e libero per il tempo occorrente a finire i lavori.
L’altro percorso, praticabile da una comunità più ampia di appassionati, è quello di eseguire in proprio quei lavori di cui si è all’altezza in base alle proprie competenze o comunque che attraverso consigli, studio e pazienza si può arrivare a svolgere con una certa sicurezza.
In questo lavoro di delega, senz’altro meno impegnativo e affidabile, non si può in ogni caso prescindere da una buona conoscenza della barca acquistata, della sua costruzione e del suo allestimento per non farsi imbrogliare da chi eseguirà materialmente il lavori.
Perché affidarsi ad artigiani separati invece che commissionare tutti i lavori ad un solo cantiere? Prima di tutto per contenere i costi, ma anche perché non sempre tali strutture accettano lavori del genere o comunque impongono tempi di attesa estenuanti. Dividere i lavori significa inoltre anche avere un rapporto diretto con il personale, chiedere spiegazioni, consigli, gestire meglio i tempi di esecuzione, aumentare la propria cultura in fatto di materiali, il loro reperimento e lavorazione.
Anche qui con l’attuale situazione di crisi del settore nautico che ha fatto chiudere o ridimensionare molti cantieri la possibilità di trovare bravi artigiani che purtroppo per loro sono liberi da impegni e desiderosi di lavorare non è difficile. L’importante è che abbiano l’attrezzatura giusta, siano disposti a lavorare fuori sede, abbiano una certa elasticità con gli orari di lavoro
Se si è all’altezza in base alle proprie competenze o comunque che attraverso consigli, studio e pazienza si può arrivare a svolgere i lavori fai da te con una certa sicurezza, mentre per il tutto il resto consigliamo di affidarsi ad artigiani nautici.
Perché affidarsi ad artigiani separati invece che commissionare tutti i lavori ad un solo cantiere? Prima di tutto per contenere i costi, ma anche perché non sempre tali strutture accettano lavori del genere o comunque impongono tempi di attesa estenuanti.
Dividere i lavori significa inoltre anche avere un rapporto diretto con il personale, chiedere spiegazioni, consigli, gestire meglio i tempi di esecuzione, aumentare la propria cultura in fatto di materiali, il loro reperimento e lavorazione.
In questo caso una cosa da tenere a mente è quella di riuscire a gestire i lavori del personale ingaggiato in modo da coordinarli perfettamente, evitare di sovrapporsi o intralciarsi l’uno con l’altro rispettando le varie fasi di lavoro: resinatura, stuccatura e rifinitura, solo per fare un esempio.
Il restauro di una vecchia imbarcazione non è una passeggiata a livello di costi e impegno, ma seguendo queste indicazioni e mettendosi in gioco con il giusto approccio, siamo sicuri si trasformerà in un’esperienza meravigliosa.