Rimessaggio invernale: la pulizia dell’opera morta

Nelle ultime giornate di sole abbiamo visto qualche diportista prendere il largo con la famigliola e con gli amici, per una breve escursione del fine settimana, in molti casi l’ultima prima di un rimessaggio invernale in molti casi non più posticipabile. È ora insomma di dire arrivederci al mare, e di mettere al sicuro la barca in vista dell’inverno. Ma si sa, il rimessaggio invernale non consiste di certo unicamente nel riporre l’imbarcazione in un posto sicuro, sia questo in acqua o a secco. Nossignore, il rimessaggio prevede una beauty-routine notevole per le nostre barche, le cui operazioni, nel 99% dei casi, possono essere fatte da chiunque, con un po’ d’attenzione e con gli strumenti giusti. Abbiamo già visto una checklist per il rimessaggio invernale della barca: oggi vogliamo quindi concentrarci su un passaggio importante ma spesso trascurato dai diportisti che fanno il rimessaggio fai da te. Parliamo della pulizia dell’opera morta, la quale, essendo un’attività più facile e veloce rispetto alla pulizia dell’opera viva, viene talvolta presa sottogamba, con risultati pessimi. Vediamo quindi come affrontare la pulizia dell’opera morta in modo efficace, e soprattutto quali strumenti e detergenti usare.

La pulizia dell’opera viva

Lo sappiamo, l’attenzione del diportista, nel momento in cui termina l’alaggio della barca, va immediatamente all’opera viva. Non è una cosa che ci sorprende, assolutamente no. Si dà infatti il caso che quella zona resti nascosta per tutto il tempo che la barca giace in acqua, celando ai nostri occhi le incrostazioni di vegetazione, gli eventuali graffi alla vernice, gli eventuali danni da osmosi e via dicendo. Insomma, i nostri occhi puntano immediatamente lì, non ci possiamo fare nulla. In vista del riposo invernale è necessario approntare il ripristino delle carena della barca, senza però portarlo a termine: come sappiamo, infatti, la vernice nautica per legno antivegetativa va messa immediatamente prima dell’alaggio, e quindi nelle ore precedenti alla messa in acqua. Mettere l’antivegetativa ottobre prima del rimessaggio invernale a secco, vista la natura di questa vernice, è il più assurdo degli spreco di soldi, di tempo e di energie. Ma una volta tolta la barca dall’acqua è comunque bene pulire la carena con un’idropulitrice, prima di fare qualsiasi altra cosa. Il motivo è semplice: tutta lo sporco e la polvere che si solleveranno durante questa operazione vanificheranno qualsiasi altra operazione di pulizia fatta precedentemente. Al termine del rimessaggio invernale, in condizioni normali, basterà così dare una leggera carteggiatura e applicare l’antivegetativa, per rimettere la barca in mare.

La pulizia dell’opera morta

Dopo avere pulito l’opera viva ci si può quindi concentrare sull’opera morta. Parliamo della parte della barca che si trova al di sopra della linea di galleggiamento, che non sta quindi costantemente immersa: va dà se che pulire la parte alta della barca sia meno impegnativo, non avendo a che fare con vegetazioni e particolari incrostazioni. Dalle fiancate allo specchio di poppa, fino ad arrivare alla coperta, nelle normali barche in vetroresina si ha che fare con una superficie rivestita esternamente di gelcoat. Come dobbiamo approcciare questa superficie? Dobbiamo sapere che il gelcoat altro non è che una resina particolarmente resistente, che viene applicata al di sopra dello stratificato in vetroresina per proteggerlo dalla infiltrazioni d’acqua. Il gelcoat nuovo o ben pulito si presenta come una superficie lucida, brillante, esteticamente appagante. Ma non resta così per sempre, men che meno senza una regolare pulizia. Oltre alla polvere e allo sporco, a compromettere la bellezza del gelcoat è l’azione combinata della salsedine e del sole, che insieme vanno a togliere brillantezza alla resina rendendola opaca e pericolosamente porosa. Come fare quindi per la pulizia dell’opera morta in gelcoat? Che cosa usare?

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Cosa usare per pulire il gelcoat

La pulizia dell’opera morta delle normali barche in vetroresina, come abbiamo detto, non è difficile. Prima di tutto è necessario avere a disposizione dell’acqua dolce e uno spazzolone per barca. Si inizierà quindi spruzzando l’opera morta con una manichetta a pressione, per poi iniziare a pulire la superficie con un detergente per gelcoat. L’errore che fanno in tanti è quello di provare a pulire le barche in vetroresina con dei detergenti a uso domestico, che però non riescono a riportare brillantezza originale e, ancora peggio, in molti casi finiscono per rovinare la superficie. Quello che serve è infatti un detergente mirato, che riesca a pulire il gelcoat senza aggredirlo. In caso contrario, ci si potrebbe ritrovare con un gelcoat irreversibile opaco, che non tornerà più come prima.

Tra i detergenti lucidanti per gelcoat più indicati ci sono per esempio il Quick Gloss K1 lucidante gelcoat di Iosso, perfetto per pulire le superfici dure come gelcoat, metalli smaltati e verniciati, acrilato e vetroresina; per le superfici trasparenti e plastiche, come per esempio il plexiglass, è più indicato il Glitter – Rinnovatore superfici plastiche di Iosso.

Nel caso di macchie più ostinate sulla linea morta sarà invece il caso di usare il polish, con il quale si riuscirà a togliere le striature che si trovano solitamente lì dove si trova la linea di galleggiamento, le macchie di carburante o di grasso, nonché le strisciate dei parabordi barca (meglio usare i copri-parabordi!). Il polish, va detto, va sempre usato con grande attenzione, essendo abrasivo, leggermente di più del Quick Gloss K1.

 

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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.

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