L’estate non è solo periodo di crociere in barca a vela o di vacanze. Per chi ama le regate, ed ha ancora voglia di navigare su percorsi d’altura, è tempo di Rolex Fastnet Race, in partenza il 3 agosto.
Nata nel 1925 ed organizzata negli anni dispari dal Royal Ocean Racing Club, il Fastnet Race è una regata del circuito Rolex Cup che ad ogni edizione richiama velisti da tutto il mondo e che richiede esperienza e buone doti di marinaresche; proprio come specificato sul bando di regata: “The Rolex Fastnet Race is not a race for novices”.
Il percorso, di 608 miglia, parte da Cowes, una cittadina portuale sull’Isola di Wight, per fare rotta sul mitico Fastnet Rock. Dopo il giro di boa del famoso faro, punto più meridionale dell’Irlanda, si fa rotta per il traguardo a Plymouth lasciando a sinistra le isole Scilly.
Il Fastnet Race ha quindi come scenario una zona dell’Oceano Atlantico particolarmente difficile dal punto di vista meteo, con venti e correnti che possono mettere in difficoltà anche i più esperti.
Quindi, cosa bisogna aspettarsi da una regata come il Fastnet?
Lo abbiamo chiesto a Mario Benzi, velista riminese, che ha partecipato al Fastnet nel 2013 a bordo di Duffy, Dufur 34, dell’armatore Enrico Calvi.
Ciao Mario, raccontaci la tua esperienza in questa mitica regata.
A Cowes la settimana velica che precede il Fastnet ti proietta già in un’atmosfera unica, sei in mezzo ai più famosi velisti oceanici e alle barche più veloci al mondo.
Nel 2013 ho partecipato alla regata a bordo di Duffy ed in equipaggio c’era Michele DeGiovanni, in forza alla North Sails, il quale usava un software particolare che forniva informazioni come vento, corrente e rotta, perché una delle cose da tenere in considerazione al Fastnet, soprattutto nel tratto da Cowes alla Cornovaglia, sono le correnti.
Quindi se sbagli l’ora di alcuni passaggi rischi di avere anche 5 nodi di corrente contro, e per barche come il Duffy, un 34 piedi, sono ovviamente penalizzanti. Ho visto zone dove l’incontro delle correnti faceva letteralmente ribollire l’acqua con onde che sembrano delle guglie; non avevo mai visto nulla di simile.
Durante il Fastnet quindi è importante capire come affrontare questi tratti di mare per non rischiare di passare ore a fare un nodo di velocità perché ne hai 5 di corrente contro. Altro aspetto di questo percorso è sicuramente la nebbia. Arrivati verso l’Irlanda abbiamo incontrato una nebbia molto fitta che ha ridotto la visibilità a pochissimi metri, mentre facevamo 8 nodi di velocità.
In questi casi navighi con il plotter e con l’AIS, perché le barche a 50 o 100 metri non le vedi assolutamente. Pensa, ad un certo punto il timoniere non vedeva la bussola nel pozzetto.
Le condizioni meteo di quel tratto di Oceano sono quindi molto variabili e il vento e il mare si fanno sentire. Sicuramente il Fastnet è una regata che ha le sue difficoltà tecniche ma ha soprattutto un grande fascino.
Fare il Fastnet è mitico anche solo per il fatto che quando tagli il traguardo a Plymouth c’è la statua di Sir Francis Drake che ti guarda, e cammini nei pontili dove sono passate le vere leggende della vela.
L’EDIZIONE DELLA TRAGEDIA
Il Fastnet viene però spesso ricordato per l’edizione del 1979, dove a causa di una tempesta, considerata la più insidiosa del secolo, che colpì l’Atlantico dagli altopiani americani fino alle coste dell’Inghilterra morirono 18 uomini; 15 velisti in gara e 3 soccorritori. Il più tragico disastro accaduto durante una regata d’altura.
L’inchiesta che seguì i fatti del Fastnet si chiuse con la considerazione che “il mare ha mostrato come può essere un nemico mortale e come coloro che navigano per diporto devono farlo sapendo di poter incontrare pericoli grandissimi”.
Cosa è successo in quel tragico agosto del 1979?
La regata parte con tempo buono ma la situazione cambia già al tramonto del 13 agosto, che molti descrissero con una colorazione strana, per degenerare dalle 22.00 alle 18.00 del 14 agosto.
Prima con un vento forza 10 (oltre i 50 nodi), fino ad arrivare ad un vortice depressionario che toccherà i 978 millibar, si parla quindi di forza 12 (testimoni raccontano di oltre 70 nodi di vento).
La tempesta si trasforma in uragano con onde alte come palazzi, oltre 15 metri, che cadono rovinosamente sulle 303 imbarcazioni in gara.
I racconti di chi visse quell’edizione del Fastnet sono impressionanti e tantissimi descrivono sempre la stessa cosa; il vento sembrava urlare ed ogni onda sembrava un boato nel mare.
Per rendere più chiaro cosa è stata l’edizione 1979 del Fastnet riportiamo qualche dato: 303 barche partite, 85 arrivate, 194 ritirate, 15 uomini persi, 5 barche affondate e 19 abbandonate.
La tempesta del Fastnet rimarrà una pagina tragica delle regate e le sue storie, dalle responsabilità per delle previsioni sottovalutate, all’equipaggio che abbandonò un compagno ancora vivo sulla barca disalberata, verranno ancora raccontate, spesso per clamore, ma anche per ricordare quanto il mare, e quindi la natura, possano dominare l’uomo.
Per conoscere i dettagli di quell’edizione del Fastnet due sono i libri da non perdere:
Fastnet forza 10 – Storia completa della più tragica regata di tutti i tempi. Scritto da John Rousmaniere. Mursia Editore
Abbandonati nella tempesta– il libro che racconta la storia del velista inglese Nick Ward, abbandonato dall’equipaggio a bordo del Grimalkin, ancora vivo con accanto il cadavere del compagno e recuperato dopo diverse ore da un’elicottero. Edizioni Nutrimenti.
IL FARO DI FASTNET ROCK, CHIAMATO ANCHE LACRIMA D’IRLANDA
Posizione: 51° 23.3’ Nord 9° 36.1’ Ovest.
Emissione luminosa: lampo bianco ogni 5 secondi, in funzione anche di giorno quando è attivo il segnale sonoro di nebbia.
Segnale di nebbia: 4 suoni ogni 60 secondi.
Portata nominale: 27 miglia nautiche.
Alto 54 metri il faro del Fastnet è anche conosciuto come lacrima d’Irlanda in quanto era l’ultima terra che gli emigranti, in rotta verso una nuova vita in America, vedevano prima di entrare nel grande blu dell’Atlantico.
Il faro si erige su un isolotto formato da due rocce; Fastnet Rock e Little Fastnet, divisi solo da uno strettissimo canale di appena 10 metri.
Il primo faro fu costruito nel 1853 e il secondo, ed attuale, nel 1897 anche se entrò in servizio solo nel 1904.
Altra curiosità: dal faro del Fastnet venne scattata l’ultima immagine del Titanic il 12 aprile 1912.