Abbiamo incontrato Francesco Cappelletti a pochi giorni dalla chiusura della Garmin Marine Roma per 1/2/tutti Edizione 2019, di cui vi avevamo già raccontato nel precedente post.
Edizione con un meteo impegnativo che non ha risparmiato i più di 40 equipaggi in gara suddivisi tra Garmin Marine Roma per 1/2/tutti (535 miglia) e la Riva (218 miglia).
La Regata organizzata, sempre con grandissima passione, dal Circolo Nautico Riva di Traiano non ha deluso le aspettative di chi vuole cimentarsi nell’altura, quella vera.
Diversi infatti sono stati i ritiri per danni alle imbarcazioni da regata in gara.
Francesco ci ha raccontato la sua esperienza a bordo del Giro 34 Lima Fotodinamico, insieme a Simone Camba.
Ciao Francesco, ben trovato. Allora come è andata questa Roma per due?
Bene, molto bene. È stata una bella avventura di mare anche se il risultato non c’è stato, vuoi perché eravamo un equipaggio che si conosceva poco, vuoi per un meteo impegnativo. All’inizio non mi importava un granché fare un buon risultato, poi alla fine sono entrato nello spirito competitivo e quindi un pochino mi rode. Però va bene, visto che questa regata per me era un test. Ora so come funziona e mi posso preparare meglio per la prossima.
Una Roma per due 2019 caratterizzata da un meteo impegnativo. Raccontaci la vostra regata a bordo di Lima-Fotodinamico.
Diciamo prima di tutto che le condizioni che abbiamo incontrato non sono mai state ideali per il Giro 34. Nella prima parte abbiamo avuto sempre situazioni che andavano al limite della bolina apparente, o al traverso dove però non avevamo la vela giusta. All’approccio a Lipari abbiamo avuto una situazione di groppi e vento forte in poppa che ci ha regalato una bella situazione di velocità e dove abbiamo ripreso alcune posizioni. Questo perché il GIRO 34 ti consente di rischiare, tra virgolette. Sono barche fatte con i muscoli e quindi abbiamo tenuto il gennaker nel cielo bianco di lampi di diversi temporali e groppi, una situazione surreale. Dopo aver girato Lipari, ovviamente, ci siamo trovati di bolina e abbiamo fatto la scelta di restare in rotta, ma non ha pagato. Eravamo sempre bagnati e faceva freddo, e questa condizione ci ha un po’ scoraggiato. Fortunatamente dopo Procida abbiamo trovato una situazione diversa e con un unico bordo, mure a sinistra, con il gennaker siamo arrivati fino a Riva di Traiano, diminuendo il distacco dalle altre barche. Abbiamo chiuso dignitosamente.
In classe ORC siete arrivati terzi?
Si, esattamente.
Prima della partenza hai detto che passare da una barca con chiglia lunga come 007, con la quale hai navigato nella tua campagna Golden Globe Race, ad una barca come il GIRO 34 per la Roma per due, sarebbe stato un po’ come cambiare i parametri. E’ stato così?
In realtà i parametri sono sempre quelli, ma quello che è diverso è ovviamente la velocità di reazione della barca. Un’altra differenza sono i tempi della vita di bordo che sono sempre più veloci, rispetto a quanto ero abituato, e non ci si ferma mai. Dopo aver passato Lipari non ci potevamo rilassare o rallentare un po’, anzi, ci siamo focalizzati subito sull’altro traguardo da raggiungere. Nella prima giornata ero ancora con i ritmi di OO7, poi sono entrato nel ritmo della regata, dove non puoi mollare mai neanche un minuto. Altro aspetto, che mi è piaciuto da matti, è quanto barche, come il Giro 34, ti comunicano in termini di reazioni alle regolazioni. Basta guardare il display degli strumenti, toccare la scotta e il timone e ti accordi di guadagnare anche un nodo e mezzo di velocità. A bordo di 007 stappavo la bottiglia quando riuscivo a fare 15 miglia in più nelle 24 ore o quando aumentavo la velocità di 0.1 nodi. Sul Giro 34 invece il feedback è immediato e questo è molto stimolante.
Cosa è importante, secondo te, definire a bordo di una barca in vista di una regata in doppio?
Prima di tutto è importante conoscersi e comprendere le peculiarità e i limiti di entrambi. Questo perché durante la regata devi capire quando bisogna intervenire ed aiutare il tuo compagno per mantenere sempre al meglio le prestazioni. Altro aspetto è avere un approccio alla regata ed una chiarezza di intenti ben definita per entrambi, anche se non è così insormontabile, ma saperlo prima è importante. Se uno si tira il collo per prende una posizione e l’altro, durante il suo turno, si rilassa perché per lui è importante solo finire la regata, capisci che è un po’ un paradosso.
Francesco, quindi cosa preferisci, adrenalina della competizione oppure ebrezza della navigazione?
Sono cose complementari. Per me la navigazione è esprimersi ai massimi livelli. Quando sono in regata è importante arrivare davanti perché ho dato il 100% e non tanto per aver lasciato dietro “tizio e caio”. Quindi la cosa che mi interessa è aver portato la barca da A a B, al suo massimo potenziale.