Come scegliere le cime nautiche

Oltre 500 prodotti: tante sono le voci presenti nella categoria del nostro e-commerce dedicata alle cime nautiche. In poliestere, a treccia doppia, in propilene, a 3 legnoli, a treccia doppia, piombata, da 3 millimetri, da 8 millimetri,in poliammide, da 18 millimetri, da 32 millimetri. Come scegliere le cime nautiche? Di certo anni fa questa scelta era più semplice: negli ultimi anni, infatti, il mondo del cordame per barche ha conosciuto una grande evoluzione, con lo sviluppo di prodotti innovativi. Per aiutarti a scegliere le cime nautiche abbiamo deciso di scrivere questa guida, con una suddivisione del cordame per barca e consigli relativi a materiali, resistenza e qualità delle cime.

Tipi di cime nautiche

Questo paragrafo della nostra guida per scegliere le cime nautiche è dedicato ai principianti: vedremo infatti semplicemente le tipologie di cime nautiche a cui fare riferimento. Si parla di:

  • Cime da ormeggio: ovvero dei cavi che servono per tenere ormeggiata la barca in modo sicuro, anche per lunghi periodi. Si parla in questi casi anche di cime nautiche che presentano un occhiello o una redancia, che permette di mantenere alto il carico di rottura (diversamente da quanto fatto da un nodo) e garantisce un utilizzo più veloce.
  • Scotte: diversamente dalle cime d’ormeggio, che servono a qualsiasi barca, le scotte sono pensate solo per le barche a vela, che hanno bisogno di questi cavi per regolare la posizione delle vele. Le scotte devono essere scorrevoli, stabili, resistenti di fronte all’abrasione, nonché essere in grado di resistere a carichi molto alti. Non a caso, come si vedrà più tardi, le scotte più performanti sono realizzate in poliestere o in Dyneema. In una classica barca a vela avremo quindi tre diverse scotte, ovvero la scotta dello spinnaker, la scotta del fiocco e quella della grande vela.
  • Drizze: le drizze sono i cavi che vengono utilizzato per issare le vele, e per questo non vanno confuse con le scotte, pur condividendo il fatto di essere utilizzate esclusivamente su delle barche a vela. Anche in questo caso ci sarà una drizza per ogni singola vela.
  • Cime di ancoraggio: si parla delle cime usate nella linea di ancoraggio insieme alla catena, generalmente in poliestere.
  • Cime da parabordi: si tratta di cime corte, che visto il loro posizionamento tra barca e parabordi devono resistere sia al sole che all’acqua salata.

Le variabili di una cima

Ora possiamo riprendere la nostra guida su come scegliere le cime nautiche. Quali sono i fattori da prendere in considerazione nell’acquistare il cordame per la propria barca? Certo, c’è la questione della lunghezza, che però non è affatto difficile da calcolare. Poi ci sono diametro, tipologia e materiale, tutti elementi importantissimi, perché da loro dipendono fattori come il carico di rottura, l’elasticità, la resistenza all’acqua salata, la resistenza al sole, la resistenza alle abrasioni, la scorrevolezza, il peso, il costo, e così via. Vediamo nel prossimo paragrafo quanto il materiale può fare la differenza nello scegliere una cima nautica.

scelta cime nautiche

Come scegliere le cime nautiche? I materiali

A determinare la qualità e quindi le performance di una cima è in primo luogo il materiale con cui è costruita. Ecco quali sono i principali materiali da conoscere per scegliere le cime nautiche giuste:

  • Polipropilene: si tratta del materiale di base e più economico per le cime nautiche con una resistenza di carico media, una discreta resistenza ai raggi ultravioletti e una capacità di allungamento che non deve essere tralasciata.
  • Poliammide: un materiale caratterizzato da un alto grado di elasticità, nonché da una buona capacità di assorbire gli urti. Non a caso, insieme al polipropilene, il poliammide è tra i materiali più diffusi per le cime di ormeggio.
  • Dyneema: sviluppato e prodotto dalla DSM, è un polietilene ad alto modulo, per permettere la costruzione di cime nautiche tenaci, con una forte resistenza all’abrasione, pur di fronte a una grande leggerezza. L’unico difetto? Oltre al costo, una resistenza limitata alle alte temperature.
  • Kevlar: sviluppata dalla DuPont de Nemours, questa fibra è 5 volte più resistente dell’acciaio, con una buona stabilità sotto carico. Non ama particolarmente i raggi ultravioletti.
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Esistono in realtà altri materiali, dal nyon al Corura, dal Tecnnora al Vectran: per ognuno è bene studiare le caratteristiche prima di effettuare la scelta.

Come scegliere le scotte

Vediamo ora come scegliere una scotta, come per esempio quella della randa. Cosa cerchiamo in un cavo di questo tipo? La scotta in questione dovrà sopportare una grande tensione, e allo stesso tempo essere in grado di presentare un’alta resistenza all’abrasione, avendo a che fare con diversi punti d’attrito lungo il suo percorso. Non è tutto qui, in quanto la scotta per definizione deve vantare un allungamento definibile come minimo. E poi, come si scelgono le cime nautiche da destinarsi all’uso di scotta? Ebbene, non bisogna dimenticare che le scotte devono essere maneggiate dai velisti, e che quindi dovrebbero essere abbastanza morbide, e non troppo sottili, per non scappare di mano. A livello della randa, su barche da regata o da crociera si propenderà per delle ottime scotte in Dyneema, laddove invece per imbarcazioni con meno pretese si potrà risparmiare optando per dei cavi in poliestere, ma pur sempre di qualità; nel caso della scotta del genoa sarà bene tenere in considerazione la grande usura causata dalle draglie, e agire di conseguenza!

Come scegliere le drizze

Visti i consigli per scegliere le scotte più adatte per la tua barca, vediamo ora come scegliere le drizze. Pensiamo sempre alla randa: quanto dovrà essere lunga? Chi non ha con sé la vecchia drizza potrebbe affidarsi alla vecchia formula che prevede di trasformare i piedi di lunghezza della barca in metri di lunghezza della drizza: una barca da 30 piedi avrà quindi bisogno di 30 metri di drizza. Sarà però forse meglio misurare, sapendo che la lunghezza ottimale della drizza dovrà essere tale da vantare almeno 2 metri oltre lo stopper. Per lo spinnaker sarà necessaria una lunghezza minima pari a tre volte l’altezza dell’albero, mentre per il fiocco sarà bene assicurarsi una lunghezza sufficiente per delle manovre senza problemi a prua, eventualmente con tangone armato.

Come scegliere la cima d’ormeggio

Come scegliere infine la cima d’ormeggio? Questo è il capitolo della nostra guida per scegliere cime nautiche che interessa davvero tutti, da chi si muove in barca a vela a chi invece è spinto unicamente dal motore. Eccezione fatta unicamente per chi carica e scarica sempre la barca dal carrello, tutti hanno bisogno di buone cime d’ormeggio! Questi cavi devono resistere a grandi sollecitazioni, sapendo per esempio che queste corde devono assolutamente resistere anche nelle situazioni meteorologiche più intense, quando le barche sobbalzano per le correnti che si infrangono nel porto. Certo, a fare la differenza è il numero e la disposizione delle cime d’ormeggio, ma anche il loro materiale e il loro diametro fa la differenza: in linea di massima oggigiorno si propende per le cime in poliestere, materiale robusto, morbido, dall’asciugatura veloce, pur a fronte di un’elasticità non superba; chi cerca qualcosa si meglio da quest’ultimo punto di vista punta in genere per il poliammide. Non va peraltro trascurata la possibilità di aiutare le cime d’ormeggio con degli ammortizzatori d’ormeggio, a molla oppure in gomma.

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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.

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